Maria e Monica - Sesto capitolo

di
genere
dominazione

Sesto capitolo

Il mercoledì mattina mi fermo sempre alle bancarelle che si mettono vicino al mercato, più per curiosità che per altro, ma anche per cercare qualcosa di diverso da mangiare. Girare fra gli ambulanti mi piace anche perché ho tutto il tempo di guardare con calma, senza sentirmi subito chiedere cosa voglio.
Inoltre si sentono i pettegolezzi delle altre donne e così ho scoperto che in tanti si chiedono che fine abbia fatto Mario, senza sapere che è rinato ad altra vita.
La cosa più bella è scoprire che la vicina è una gran mangiatrice di uomini, ma anche sapere che quasi tutte sono state con il fornaio del quartiere.
Sentire le loro confessioni mi eccita sempre perché, porca quale sono, la mia fantasia viaggia. Quella mattina, mentre ero intenta a scegliere dei formaggi sento una mano poggiarsi sul mio culo, cerco d’essere indifferente, ma dal vetro del camioncino vedo che dietro di me c’è un signore e che può essere solo lui ad importunarmi.
Cerco di vedere meglio, a occhio è sui quaranta, vestito nel solito abito giacca e cravatta, non mi sembra ne brutto né bello, solo molto distinto nonostante la mano morta.
Devo essere sincera, la cosa mi eccita e non poco e sento il mio cazzo diventare duro.
Ma subito mi ricordo che sono in un luogo pubblico e la paura di essere scoperta lo fa diventare ancora di piccolo del solito.
Dopo la sosta dal salumiere mi fermo apposta da un ambulante che vende intimo e anche lì mi si piazza dietro per palparmi il culo, solo adesso con più insistenza.
Io faccio sempre l’indifferente e mi sposto da una bancarella all’altra con lui sempre dietro che mi tasta.
Avrei una gran voglia di girarmi e dargli un bello schiaffo davanti a tutti, mentre prima la sua mano dolce era un piacere ora mi sento molestata ma, in fondo, è il primo uomo che mi degna, seppur in maniera sbagliata, di un minimo d’attenzione, forse non rendendosi conto che non sono una donna al cento per cento.
Fino a quel momento gli unici rapporti col sesso forte sono stati gestiti da Monica, non che mi possa lamentare, solo mi manca una storia, anche effimera, tutta mia, dove sentirmi donna in maniera completa senza dovermi per forza confrontare in alcun modo con mia moglie. Così mi dirigo verso casa, all’inizio lui sembra sparito, finché non me lo ritrovo dietro a meno d’un metro.
Non ho il tempo di dirgli niente che mi afferra per un braccio e mi spinge dentro ad un portone, di lì mi trascina per un corridoio fino ad arrivare ad una porta metallica, che si apre lasciandoci entrare nel locale caldaia di quel palazzo.
Appena dentro lui chiude la porta dietro di sé spingendomi contro il muro, poi mi bacia con notevole irruenza ed io mi sciolgo subito davanti a tanta mascolinità. Le nostre lingue si intrecciano, e io ho una voglia indescrivibile di lui.
Quando stacca le labbra dalle sue inizia a palparmi il culo, solo ora mi fa salire prima la gonna in modo da potermi toccare sulla pelle. Dopo, quel bacio così passionale il mio sesso è durissimo, ma lui blocca subito la mia eccitazione.
“So che sei una checca.” Mi sussurra all’orecchio “Ma io ho una gran voglia di scoparti quindi, o esci adesso o fai come dico io.”
In teoria dovrei scappare, in fondo sto tradendo Monica, ma non posso non ricordare che lei lo fa senza farsi tanti scrupoli, anzi raccontandomi la sera le sue scappatelle. E quel bacio, che mi ha rubato così mi ha messo una gran voglia di lui.
Così gli metto una mano dietro la testa e lo spingo contro la mia bocca, ora sono io ad essere affamata della sua lingua, che ritrovo subito contro la mia.
La sua mano afferra la parte posteriore del perizoma tirandola in alto, i miei genitali si schiacciano contro quella anteriore e la cappella quasi mi esce fuori.
Sono arrapata, vogliosa di cazzo e di sentirmi puttana fino in fondo. Allungo una mano e gli tocco la patta, sento che sotto c’è una mazza notevole, proprio quello che desidero con tutta me stessa. Senza che lui mi dica niente mi accuccio ai suoi piedi, gli apro i pantaloni, abbasso gli slip e finalmente lo vedo.
E’ un gran cazzo, di certo sono più di venti centimetri, ma quella che spicca è una cappella quasi sproporzionata per quanto è grande. Allungo la lingua per sentirne il sapore, sa di pulito ma, soprattutto, di maschio.
La lecco in un misto di calma e frenesia, sfiorandola con le labbra, fino a ricoprirla di saliva.
“Che aspetti a prenderlo in bocca, tanto lo so che non vuoi altro.”
Non gli rispondo ma inizio a farlo scivolare fra le labbra, all’inizio ho delle difficoltà date dalla dimensione della cappella, ma alla fine riesco ad attaccare le labbra alla sua pancia.
E’ forse il miglior pompino della mia vita, mi sembra quasi di sentire ogni vibrazione di quella nerchia è come se il sangue che gli scorre dentro volesse farmi sentire ogni suo movimento. Lui mi mette le mani fra i capelli quasi a dettare il ritmo, ma io infoiata come sono, non ne ho certo bisogno.
Faccio scorrere quel cazzo fra le labbra a velocità sostenuta, avvolgendolo con la lingua ogni volta che l’ho dentro fino in gola.
Lo sento gemere sempre più forte, vorrei potermi masturbare, ma non posso perché le mani mi servono per tenermi in equilibrio. Ho il cazzo che mi sta esplodendo nel perizoma quando lui mi avverte che sta per venire.
Allora mi lascio andare alle sue mani, dopo un paio di veloci scorribande in bocca, lo lascio scivolare fra le labbra mentre con una mano gli accarezzo le palle. Poi salgo e gli tiro la pelle indietro, mentre con i denti gli stringo la cappella. Succhio pian piano, mentre con la lingua gli accarezzo il glande e subito lo sento schizzarmi dentro il suo sperma, mentre mi stringe a sè. La sborra sembra volermi entrare dritta in gola, fatico a respirare, perchè con forza mi ha tirato verso di lui e ora sento veramente il suo cazzo sino in gola, ma non voglio certo perdermi neanche una goccia di quel piacere così dolce che ho nel palato.
Bevo tutto ciò che mi dona senza mai aprire la bocca, anzi quando finisce risalgo di nuovo, fino alla base della cappella per poi riprenderlo e succhiarlo tutto e fargli schizzare le ultime gocce di sperma.
Lui si rilassa ed io mi alzo in piedi prendendogli il cazzo in mano.
Quando sono in piedi lui mi afferra la testa e mi bacia, la bocca mi si apre e anche lui può gustare il suo stesso piacere prendendolo dal mio palato. Ma subito questo momento di dolcezza viene interrotto dalla sua irruenza.
“Farlo tornare duro, ho voglia del tuo culo.”
La mano diventa subito più languida ed il suo cazzo non ci mette molto a tornare duro e gonfio come prima. Nel frattempo il mio cazzetto sta esplodendo dentro il perizoma, così lo lascio uscire fuori.
Quando sento che è pronto gli chiedo come vuole che mi metta.
“Faccia la muro e piegata a novanta, poi lasciati andare.”
Mi sistemo subito come vuole lo sconosciuto, mi giro, appoggio le due mani al muro e mi piego a novanta così che veda bene il mio buchetto e subito dopo sento le sue mani alzarmi la gonna fino alla vita.
Lui sposta il perizoma e, dopo esserselo messo in bocca, mi penetra con un dito.
Ho un sobbalzo, non avevo fatto caso alle sue mani, le dita non grandi e lisce e poco dopo diventano due quelle che ho nel culo. Le fa scivolare con calma, roteandole per aprirmi al meglio mentre mi sembra di raggiungere l’estasi. Per fortuna Monica mi ha insegnato a non godere subito, altrimenti, quelle mani così magnifiche mi avrebbero fatto raggiungere subito l'orgasmo.
Quando sento la sua cappella sfiorarmi l’ano cerco di rilassarmi per poterlo prendere senza sentire dolore, ma quando mi sodomizza sento solo un gran male.
Però non emetto un fiato, so che questo è un piccolo prezzo da pagare per avere un gran piacere a breve.
Lui m’incula con forza e decisione e in pochi attimi arriva fino in fondo, quando sento le sue palle sbattere contro le mie capisco che ormai sono piena.
Senza cadere allungo una mano sul mio cazzo, forse più duro del suo e, comunque più del solito, lo sento veramente di marmo e comincio a masturbarmi con calma.
Il mio amante intanto prende a scoparmi, prima con lentezza, ogni sua penetrazione è lunga, come se volesse farmi sentire per bene quanto ce l’ha grosso. Poi diventa più irruento, il cazzo entra ed esce a maggior velocità, mi sta sfondando come una troia, ma io non chiedo altro che essere trattata come tale.
Con le mani mi afferra saldamente i fianchi, non c’è quasi bisogno che mi appoggi al muro, sono una bambola in suo totale possesso, un oggetto da cui trarre piacere e poco importa se anch’io goda. Man mano mi prende sempre con più veemenza e io godo sempre di più inarco sempre di più la schiena come a voler far entrare anche le sue palle.
Quando apre bocca non ha più nulla del distinto signore che mi faceva la mano morta, sembra più un manovale in cerca d’emozioni proibite.
“Ti piace il cazzo brutta puttana che non sei altro.”
”Si, sfondami tutta, non sai come mi piace. Si ancora dillo sono la tua puttana, la tua troia”
“Certo puttana che te lo rompo questo culo da checca, te lo riempio di cazzo fino a sfinirti.”
“Mm, dammelo ancora e poi ancora, riempilo di sborra.”
“Si ti vengo dentro, devi sentire la sborra fino in gola.”
Ora mi sta davvero sbattendo forte, quasi ho paura che gli esca fuori per quanto è veloce. Mi stringo il cazzo, vorrei segarlo per cercare di venire con lui e così raggiungiamo insieme l’orgasmo.
“Sì vengo, prendila tutta la mia sborra.”
“Anch’io, sto venendo, si. Ancora ti prego.”
Mentre lui mi riempie le viscere di sperma caldo io sborro per terra sfiorando coi miei schizzi la gonna.
Come molla la presa, mi appoggio al muro sfinita, ma subito, m'abbasso e mi giro per riprenderlo in bocca. Ora non sa solo di lui, ma anche di me, del mio culo rotto e pieno del suo piacere, un gusto che amo e che non smetterei mai d’assaporare.
“Brava pulisci tutto, non vorrei macchiarmi i pantaloni.”
Quando ho finito mi allunga un paio di fazzolettini di carta e mi pulisco il culo con quelli mentre lui si riveste in tutta fretta.
“Senti ora devo scappare, se vuoi ogni due settimane sono qui per lavoro.”
”Va bene, ma un nome ce l’hai ?”
“Michele e tu ?”
”Maria.”
“Allora Maria ci vediamo fra due settimane, magari con più calma.” “D’accordo se vuoi abito qui vicino, così stiamo anche più comodi.” “Certo mia bella checca, ora però devo scappare.”
Mi da un veloce bacio, una pacca sul culo ed esce da quella stanza mentre io cerco di darmi una sistemata.
Raccolgo i miei sacchetti e torno a casa, appena dentro vado in bagno e mi spoglio.
Come mi siedo sul bidè porto una mano sul mio buchetto ancora dilatato, raccolgo quello che rimane e lo lecco avida. Finisce che mi masturbo nel bagno con due dita nel culo, poi mi lavo per bene e torno alle mie faccende, non vorrei che Monica si accorga di quello che è successo in
mattinata, ma più che altro non so se dirglielo o meno. Anche se so che se ne accorgerà prima o poi, non riesco a togliermi dalla mia mente Michele.
Dolce, ma nello stesso tempo brutale.
Il mio primo vero uomo.

Sono carica come non mai, ormai è passato un mese e mezzo da quando ho conosciuto Michele e mi sento davvero amata.
Dopo la prima volta nella caldaia ci siamo rivisti per fare due passi per la città, poi ci eravamo infilati in un parco e dietro un boschetto avevamo di nuovo dato libero sfogo ai nostri istinti. La volta successiva però c’eravamo ritrovati di nuovo nella caldaia del palazzo, perché nel boschetto avevamo corso il rischio di farci scoprire, ma nella sicurezza della nostra alcova improvvisata, Michele m'aveva scopata per ore facendomi sentire completamente donna.
Così in preda alla follia decisi d'invitarlo a casa ma pregandolo d'arrivare dopo le nove in modo da essere sicura che non ci fosse mia moglie Monica.
Mi sveglio già verso le sei eccitatissima, non vedo l'ora d’avere Michele fra le mie braccia e soprattutto fra le cosce, così inizio a sistemare casa e, senza accorgermene, faccio un po' di rumore svegliando Monica, che si mette subito ad urlare.. "Maria vieni qua."
"Dimmi Monica, che succede ?" le chiedo sapendo già quanto odi svegliarsi male
"Ma hai visto che ore sono, ti sembra il caso di svegliarmi ?"
Mi m’inginocchio accanto al letto e, infilando le mani sotto le coperte, massaggio i suoi piedi mentre cerco di scusarmi.
"Scusami è che oggi sono felice e non mi sono accorta di fare rumore. Mi perdoni ?"
"Beh allora già che mi hai svegliata inizia a pulirmi bene con la lingua, parti dal mio buchetto e poi vediamo." Mi risponde mettendosi di fianco e tirando via la coperta.
Così appoggio la bocca al suo culetto ed iniziai a leccarlo piano con la lingua. Monica non rimane insensibile ed inizia a masturbarsi, ma si ferma prima di venire per mandarmi a preparare la colazione.
Così vado in cucina ed appena pronta, come tutte le mattine, la porto a letto caffè e brioche trovandola ancora ben eccitata da prima.
"Non so come fai Maria, ma anche se mi hai svegliata male alla fine riesci sempre a farmi godere. Ora però ho voglia di un bel cazzone. Prendi lo strap-on, quello grande, legatelo al ginocchio e poi sdraiati qua accanto a me."
Velocemente e senza neanche spogliarmi infilo lo strap-on sulle calze vellutate. Monica si alza e mentre si gusta il caffè s'infila quel grosso fallo dentro di sè. Poi mi porge la tazza ed inizia a cavalcarmi come un'assatanata sino ad emettere un fortissimo gemito, chiaro segnale del suo orgasmo, ma è ancora piena di voglia. Così si alza e prende il cellulare, poi mi mette la sua fica in faccia ordinandomi di leccargliela mentre telefona.
“Pronto Claudio? Sì, sono Monica. Perché non passi a prendermi così ci facciamo una bella scopata prima d'andare in ufficio ...dai che ho voglia di cazzo ...sì, prima te lo succhio e poi mi scopi anche nel culo ...mm già me lo sento dentro mentre mi sfondi per poi riempirmi la bocca di sborra. Allora t'aspetto bello stallone, ciao.”
Sarà l'eccitazione della telefonata, ma Monica continua a bagnarsi ed io lecco ogni goccia del suo piacere finché non mi viene di nuovo in faccia.
"Vedi cosa succede a svegliarmi presto, mi vengono le voglie e sono costretta ad andare via con un vero uomo, uno che sappia scopare una donna come si deve e non che le lecchi solo la fica, lasciandoti qua sola a fantasticare su di me."
Me lo dice mentre si veste, ma io ho la testa altrove e riesco a salutarla solo quando poco prima che esca di casa.
Appena sono sola in casa cerco di risistemare tutto velocemente, poi vado in camera a cercare qualcosa di speciale per Michele, ma non trovo molto, sino a che non mi ricordo di uno splendido completino di Monica. Ma mentre lo cerco vedo anche un piccolo plug in vetro e non resisto alla voglia di farmi trovare col culo già pieno ed ancora più pronta al cazzo del mio amante. Così lo prendo e, dopo averlo leccato per bene, lo faccio scivolare nel mio buchino che sembra non aspettare altro, poi indosso il perizoma ed il reggiseno e mi metto sul divano in attesa di Michele. Quando suona il campanello ho un tuffo nel cuore, mi sembra quasi che mi manchino le forze per alzarmi, ma poi riesco a farlo ed apro la porta, ma ho una sorpresa tale che per poco non svengo. Alla porta non c'è Michele ma Monica!
Riesco a fare due passi all'indietro mentre lei entra sbattendo la porta dietro di lei, vedo subito che è furibonda, ma non ho il buonsenso di dire niente finché non è lei a mettersi ad urlare.
“Allora puttana sei sorpresa? Aspettavi forse qualche altra persona? Forse quello stronzo che ti scopa ?”
Rimango immobile come una statua di sale sino a quando Monica non mi dà un forte schiaffo in piena faccia facendomi barcollare.
“Non parli troia !” continua ad inveire Monica ormai furiosa “Ti sei messa anche le mie cose per farti sfondare il culo senza alcun rispetto per me !”
“Amore io ...ecco io...” cerco di dirle, ma lei mi da un paio di manrovesci in piena faccia.
“Tu mi fai solo schifo! Ma so io come punirti! Ti farò passare la voglia di fare la puttana rottinculo vogliosa di cazzo. Pensa sei tanto stupida da non esserti resa conto che sapevo tutto e che la telefonata di prima era solo una messinscena per vedere cosa facevi. Ma non avrei mai pensato che ti portassi in casa quello stronzo che come mi ha vista è scappato via come un coniglio.”
“Monica ti prego perdonami ...” la imploro piangendo.
“Taci cagna che non sei altro! Ora ti spiego quello che succederà d’ora in poi. Oggi è venerdì ed ho preso una giornata libera così ti potrò punire per tutto il fine settimana come meriti. Lunedì entrerai in una clinica specializzata dove subirai qualche piccolo ritocco al viso, ma soprattutto ti metteranno due belle tette da troia. Farai il piercing ai capezzoli e alle palle in modo che mi possa divertire come più mi piace col tuo corpo schifoso. Poi andremo a vivere in un'altra città dove cominceremo una nuova vita e tu ubbidirai ad ogni mio ordine anche il più umiliante.”
“Sì farò tutto quello che vuoi.”
“Non ho ancora finito, d'ora in poi indosserai una cintura di castità che solo io potrò toglierti, voglio che tu provi dolore ogni volta che ti ecciti. E stai tranquilla che ti farò soffrire come non riesci neanche ad immaginare.”
“Sì, me lo merito.” Cerco di dirle per addolcirla ma fu tutto inutile perché mi tira per i capelli per darmi un altro schiaffo.
“Chi cazzo ti ha detto di parlare! O vuoi che ti mandi a battere su un viale! Così potresti prendere tutto il cazzo che vuoi puttana !”
Non sapendo che fare rimango ferma ai suoi piedi.
“Allora hai perso la parola, troia? Intanto spogliati perché non sei degna di indossare i miei indumenti !”
Mi spoglio in tutta fretta mentre lei tira fuori un sacchetto dalla sua borsa. Appena sono nuda mi mise un collare di cuoio nero con guinzaglio, poi tira fuori uno strano pezzo di plastica rigida, di cui solo dopo capisco il suo scopo. Quindi si siede facendomi avvicinare a lei mentre mi ride in faccia.
“Con questa il tuo già inutile cazzetto diventerà per te solo uno strumento di sofferenza.” mi dice mentre mi stringeva il membro fra quei due gusci che poi chiude con un lucchetto “Ma in fondo devi ringraziarmi, stai diventando una perfetta sissy, che in fondo è quello che volevi non è vero ?”
“Sì Padrona.” le rispondo umilmente.
“Bene ora cammina a quattro zampe fino in camera, cagna.”
Ma come mi muovo Monica vede il plug che ho messo per Michele e mi blocca con uno strattone del guinzaglio.
“Ma guarda un po' questa troia come s'è conciata! Sei proprio un culo da sfondare! Ora ti faccio vedere io come ti riduco quel lercio buco che hai fra le chiappe !”
Monica si abbassa per togliermi il plug con forza, poi sedendosi sul tavolo m'infila nel culo tutto il suo tacco da dieci centimetri.
“Allora ti piace prenderlo nel culo! Eh rispondi puttana !” mi urla mentre m'incula senza alcun rispetto.
“Sì Padrona.”
“Stai tranquilla che ti farò godere parecchio ah ah ah.”
Mentre mi parla si tocca i capezzoli e mi tira delle tacchettate sul culo col piede libero. All'improvviso sfila il tacco e mi ordina di leccarlo, cosa che faccio eccitandomi un po', ma subito scopro la tortura di quella cintura di castità. Il mio pene non può gonfiarsi rimanendo imprigionato nella posizione di riposo, sto per lamentarmi quando lei alzandosi mi tira un calcio proprio in mezzo ai glutei intimandomi di seguirla, ed eseguo senza esitare camminando a quattro zampe. Appena sono in camera svuota sul letto i cassetti pieni dei suoi 'giochi', riempiendolo d’ogni sorta di fallo, fruste e cose simile. Alcuni sono ancora nuovi avendoli comprati solo per farmi paura, ma sono certa che sta per usare tutto il suo arsenale per punirmi come meritavo.
La vedo mentre sceglie un lungo flogger per poi sedersi sul letto con le gambe appena aperte.
“Inginocchiati davanti alla tua Signora e Padrona e leccami i sandali ed i piedi, schiava !”
Mi butto fra i suoi piedi e comincio a passare la lingua sui suoi sandali e tra le dita dei piedi, cercando di soddisfarla al meglio, ma presto sono raggiunta da una frustata sul culo che mi fa sobbalzare.
“Chi ti ha detto di smettere serva !” mi urla colpendomi di nuovo col flogger.
“Perdonami Padrona, non succederà più.”
Ma mi è impossibile non staccare la bocca quando i suoi colpi diventano più forti, Monica è diventata brava con le fruste e mi colpisce quasi sempre in mezzo alle chiappe facendo finire le punte del flogger suoi testicoli. Mi frusta a lungo masturbandosi delicatamente mentre lecco i suoi sandali con sempre meno forza sino a ritrovarmi col solco delle chiappe ormai violaceo da tutti i colpi ricevuti. Alla fine m'allontana dai suoi piedi dandomi quasi un calcio in faccia, ma almeno lascia cadere la frusta sul letto.
“Alzati, girati e piegati in avanti. Voglio vedere come ti ho ridotto il culo.”
Un po' a fatica eseguo il suo ordine mettendomi piegato davanti a lei e allargando con le mani le chiappe.
“Non ci siamo ancora, non è come lo voglio vedere.” mi dice con un sorriso sarcastico.
Monica prende allora un frustino molto rigido e mi colpisce con forza il solco del culo che io stessa tenevo ben aperto, fino a quando non mollo la presa per il gran dolore che provo. Allora lei mi frusta dalle spalle alle cosce mentre si tocca sempre più furiosamente la passera, fermandosi poco prima di venire.
“Uhm qui ci vuole qualcosa per tappare questa fogna, vediamo qui se c'è qualcosa d'utile ...”
Monica inizia a prendere diversi falli in mano, ma non è mai soddisfatta per qualche motivo, finché non ne vede uno che faceva al caso suo. E' un grosso vibratore realistico di quasi trenta centimetri di lunghezza e di diametro adeguato, prima se lo passa da una mano all'altra come se volesse saggiarne la consistenza, poi decide che è quello giusto per punirmi. Mi sputa sul buchetto ormai in fiamme un paio di volte prima di cominciare a farlo entrare facendomi un gran male. Non è certo piacevole sentirsi sfondare il culo da una bestia del genere, per di più senza alcuna seria lubrificazione, ma cerco di non urlare dal dolore anche se è quasi impossibile non farlo. Monica sadicamente lo fa entrare alternando forti spinte a lunghe rotazioni del fallo finché non mi sodomizza del tutto e mi da due manate sul culo. Poi prende una corda che fece passare prima un paio di volte intorno alla vita e dopo dentro le chiappe, stringendomi anche i coglioni.
“Ora sono sicura che non lo perderai, contenta ?”
“Sì Padrona.”
Sono le uniche parole che riesco a dire davanti al suo sorriso beffardo.
Mi fa camminare avanti e indietro tirando ogni tanto la corda fino a che non ho le palle nere. Poi mi fa fare un po' di spazio sul letto prima di legarmi mani e piedi al letto ed imbavagliarmi.
Non so cos'ha in mente, ma la paura mi si stampa in volto quando prende un elettrostimolatore e mi applica due placche sulle palle, due sul vibratore e, con un po’ di fatica, altre due sulla punta del pene che è diventato piccolissimo. La vedo accendere il vibratore e subito dopo una scarica elettrica mi colpisce i genitali, cerco di liberarmi, ma sono legata in modo che non riesco a farlo.
“Come va puttana ! Oh dimenticavo che non puoi rispondermi con quel bavaglio ...vorrà dire che mi racconterai dopo com'è avere palle cazzo e culo che vibrano. Ora ho da fare quindi ti lascio sola a pensare ai tuoi sbagli ... a presto Maria.”
Cerco di dirle di non abbandonarmi, ma senza riuscirci, vedendola allontanarsi ridendo di me. Il dolore che provo fu disumano, è come se mi dovesse scoppiare tutto da un momento all'altro. E poi c'è quella cintura di castità che mi tiene piegato il cazzo verso il basso trattenendo ogni mio istinto. Non so per quanto tempo rimango così, ma vedo il suo ritorno come una liberazione, anche se non mi slega subito.
“Allora Maria ti è bastata la punizione ?” mi chiede con una strana dolcezza.
Annuisco con la testa e così lei spegne l'elettrostimolatore per togliere il fallo insieme alle placchette ed infine mi slega le mani ed i piedi, ma soprattutto mi libera la bocca.
“Lo sai che non sono cattiva, ma tu mi costringi ad esserlo.” mi dice mentre mi toglieva il bavaglio “Non voglio farti solo del male, ma umiliarti come non ho mai fatto prima, farti capire quanto mi sei inferiore ed usarti solo per il mio piacere fregandomene del tuo.”
“E' giusto così, è già per me un piacere essere la tua serva.”
Lei mi da una carezza che mi fa quasi dimenticare la sofferenza di prima, poi m'ordina d'andare a preparare il pranzo. Anche se a fatica, riesco a muovermi ed andare in cucina, non ho però la forza di preparare qualcosa di complicato, ma lei non dice nulla anche se mi fece mangiare per terra al suo fianco in una ciotola per cani.
Passo tutto il pomeriggio a leccarle la fica per fare in modo che lei si ecciti ed abbia voglia d'incularmi con gli oggetti più disperati, finendo con una enorme melanzana che mi sfonda completamente. Ma quel che era peggio è che ogni volta che m’incula anche se brutalmente io mi eccito come una porca, ma il cazzo non ha nessuno sfogo rimanendo sempre prigioniero di quella gabbia di plastica. Soffro maledettamente di quella situazione anche se riesco ad avere qualche orgasmo anale che mi da un po' di sollievo. Per tutto il tempo Monica mi tratta malissimo insultandomi a ripetizione, non lasciandomi mai il tempo di riprendermi da una tortura. Per due volte mi porta in bagno dove mi fa bere la sua pioggia dorata schiacciandomi sulla bocca la fica e facendomi pulire con la lingua prima la sua passera e dopo quello che non sono riuscita ad ingerire. Ma dopo cena raggiunge il massimo del sadismo con una lunga e lenta tortura che non dimenticherò mai. Mi lega i polsi alle caviglie che poi fissa ai bordi del tavolo mentre ho la testa sul pavimento. In quella maniera sono completamente esposta alla sua crudeltà che non tarda a mostrarmi. Prende una grossa candela che mi pianta nel culo e che poi accende lasciando che la cera mi cada sulle palle.
Ma quello che più mi fa male era vedere il suo sguardo carico di rabbia, comincia a masturbarsi mentre mi frusta, ma il suo viso esprime piacere solo nel vedermi soffrire.
La candela impiega un paio d’ore per arrivare al mio buco ormai distrutto e spegnersi riempiendomi di cera bollente facendomi quasi svenire per il dolore.
Solo prima d'andare a dormire si rivolge a me con un minimo di comprensione.
“Scommetto che avresti una gran voglia di farti una sega, non è vero ?” mi chiede quasi sussurrandomelo all'orecchio.
“Sì mia Signora.”
“Però oggi non se ne parla proprio” risponde sadica “Ma se domani farai la brava non è detto che non ti liberi l'uccello per qualche minuto, va bene ?”
“Sì e vedrò d'essere la miglior serva del mondo.”
Lei prima mi da un piccolo bacio in fronte, poi torna ad essere l'inflessibile padrona di prima, così mi lega mani e piedi prima di ficcarmi un pesante plug nel culo e buttarmi a dormire ai piedi del letto.
“Vedi di non fare casino altrimenti m'incazzo sul serio, domani mattina svegliami leccandomi i piedi e se sarai brava ti farò anche fare colazione con gli avanzi.”
“Sì Padrona.”
E’ tutto quello che riesco a dire prima che lei spenga la luce.



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scritto il
2021-11-14
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