Autobus

di
genere
incesti




Autobus

Enrica aveva scoperto di avere una sessualità forte ed inesauribile. Amava il figlio oltre qualsiasi altra cosa, lo accontentava su tutto, cercava di prevenirne i desideri e quando lui la voleva lei era contentissima di accontentarlo anche nei desideri più perversi.
Lei era abituata ad una vita sessuale normale, fatta di amori settimanali e nella posizione che più classica non si poteva. Le variazioni erano minime, al massimo prendeva in bocca il cazzo del marito, ma non aveva mai ingoiato il suo sperma, le faceva schifo, e non sarebbe andata oltre quell'ambito ormai scontato.
Lei sapeva di avere un bel corpo, minuto, ma ben proporzionato, e sapeva anche di risvegliare negli uomini istinti sessuali potenti. Qualcuno le aveva confidato in momenti in cui non c'era nessuno al bar che se soltanto lei lo avesse voluto, avrebbe toccato le più alte vette dell'erotismo, ma lei non era andata oltre una risata, e subito dopo lo aveva mandato col pensiero al diavolo.
Lei si vestiva in modo non eccentrico, sobrio, le gonne erano appena appena sopra il ginocchio, i tacchi non erano eccessivamente alti, quanto bastava per slanciare la sua figura proporzionata e seducente. Gli avventori del suo bar ne scrutavano continuamente le mosse nella speranza di carpirne qualche veduta sexy, ma lei non si scomponeva, controllava sempre chi si trovava nei paraggi e quando – per esempio – doveva salire su una sedia per pulire in alto, lo faceva sempre quando il bar era vuoto.
Insomma una vita che più normale non si poteva.
Le incompatibilità col marito erano giornaliere, anzi lei aveva avuto l'impressione che lui cercasse qualsiasi occasione per attaccare litigi anche pesanti, fino a quando di comune accordo non decisero di separarsi cercando di rimanere almeno buoni amici anche per favorire la crescita del loro unico figlio che in quel periodo aveva dodici anni ed era un giovincello robusto, sveglio, ma anche con molti problemi, problemi dovuti alla mancanza della figura paterna che lo considerava poco e niente, mentre il ragazzo avrebbe voluto una figura comprensiva e dolce, un persona alla quale confidare i suoi problemi, le sue ansie, i suoi primi palpiti d'amore. Ma lui se ne era sempre fregato, aveva altro per la testa che non la crescita del suo unico figlio. Il compito di far crescere Luca - questo era il nome del figlio – fu assunto dalla madre. Gli accordi prevedevano che la casa di loro proprietà sarebbe stata a disposizione del figlio e della moglie, inoltre il marito ogni mese le dava una discreta somma per crescere e curare il figlio. In aggiunta a tutto ciò, lei aveva rilevato un bar in disarmo e lo aveva rimesso in sesto spendendoci una discreta somma, ma in poco tempo gli incassi avevano ripreso quota, ed ora facevano – madre e figlio – una vita più che decorosa. Luca attraversava un periodo difficile, i suoi ormoni vagavano impazziti nel suo corpo ancora acerbo, ma dal modo come guardava la madre, era attratto da lei che in casa girava con corte vestagliette aperte sul davanti, a volte con corte sottoveste che non nascondevano nulla. Luca cercava di non farsi scoprire, ma le cosce della madre lo arrapavano moltissimo, ed a volte, quando la madre era uscita erano seghe a non finire. Un giorno lei, dopo essere uscita, tornò indietro a casa per prendere le chiavi della macchina dimenticate, entrò in casa e non vedendo il figlio, andò nel bagno dove lui si stava masturbando alla grande. Lui non si era accorto della porta aperta e della madre che lo guardava, per cui continuò fino a schizzare due o tre volte sul pavimento. Solo allora si avvide della madre che lo osservava, bofonchiò qualcosa, ma non sapeva che pesci pigliare, ed allora fu lei a parlare e gli chiese urlando cosa cavolo stesse facendo. Nulla mamma – rispose Luca – è che stamattina ti ho vista mentre preparavi la colazione con la tua vestaglietta che aprendosi sul davanti scopriva le tue belle cosce fino agli slip e non ho resistito, scusami non si ripeterà. Enrica fece finta di bere quella frottola, prese le chiavi della macchina ed uscì di nuovo, questa volta definitivamente, ma nel suo cervello cominciò a frullare una idea. Vuoi vedere che Luca è diventato un segaiolo impenitente che dedica a me le sue prime seghe? All'inizio ne fu – in qualche modo – lusingata, ma era evidente che il ragazzo doveva maturare sessualmente e non solo.
La mattina dopo cercò di essere più pudica, stette attenta a non scoprirsi, ma l'occhio del ragazzo perforava il suo abbigliamento, lei si sentiva nuda davanti ai suoi occhi.
Prima di uscire si rivolse al figlio dicendogli : Luca, io esco, mi raccomando non chiuderti nel bagno, prima o poi dovremo affrontare questo argomento da persone adulte, vedrai che ne verrai fuori al meglio. Diede un bacio al figlio che nel momento migliore girò un po' la testa ed il bacio si stampò sulle labbra di Luca. Lei uscì ed il ragazzo fantasticò su quel bacio di contrabbando rubato alla madre e pensava chissà cosa avrà voluto dire sul fatto che dovremo affrontare l'argomento. Si distrasse pensando al bacio sulle labbra rubato alla madre da cui era fortemente attratto. In realtà il ragazzo era da tempo che osservava la madre che, ritenendolo ancora un bambino, non si curava del proprio abbigliamento in casa, e girava rigovernando la casa mezza nuda, sotto gli occhi attentissimi del figlio che quando lei non era in casa si sparava seghe a ripetizione fantasticando sulle cosce di Enrica che, a volte, inguainate dalle calze autoreggenti, la rendevano – ai suoi occhi – estremamente arrapante. Luca sognava di mettere la faccia tra le cosce della madre e di lapparla per bene, ma sapeva che la faccenda era irrealizzabile, a meno che non fosse stata lei a prendere l'iniziativa. Quel giorno verso le tre del pomeriggio Enrica arrivò a casa dopo aver finito il suo turno di lavoro al bar. Entrò in casa, buttò la borsa sul divano, puntò l'indice sul figlio e disse con molta veemenza : tu, caro Luca devi smetterla di farti seghe, un ragazzo che cresce non può e non deve smarrirsi in queste pratiche poco edificanti, cos'hai da dire a tua discolpa?
Ma – rispose Luca in grande imbarazzo – lo so mamma è una cosa che non mi fa onore, ma tu devi cercare di capirmi, ti vedo ogni mattina mentre pulisci la casa e prepari la colazione, tu non te ne accorgi, ma le tue cosce mi fanno intostare oltre ogni limite. Mamma, io ti sogno la notte, lo so che non è normale, ma non so come venir fuori da questo incasinamento, ti prego dammi una mano.
Ribattè lei : io ti darei una mano, ma non saprei come.
Semplice - riprese Luca avvicinandosi a lei col cazzo duro che deformava i pantaloni – le prese la mano e la avvicinò al suo cazzo che al semplice contatto divenne ancora più duro.
Enrica non s'aspettava un atteggiamento del genere, riteneva il figlio ancora bambino, ma quando sentì la durezza del bastone di Luca, anche se attraverso i pantaloni, rimase sbalordita, ad occhi spalancati tastò meglio l'attrezzo e lo strinse. Si fermò un attimo sorpresa da cotanta abbondanza, ma si riprese subito dicendo : va bene devo darti una mano per soddisfarti?
Luca che stava per scoppiare le disse : mamma voglio la tua mano, lo so che sei stata sposata con mio padre, ma ti ripeto, voglio la tua mano, abbassò la cerniera e tirò fuori un cazzo di tutto rispetto, lei emise un fiuhhhhh di ammirazione, avvicinò la mano e lo toccò delicatamente, facendolo indurire oltre il limite il cazzo del figlio. Quel leggerissimo tocco risvegliò la sua sessualità ormai sopita da anni di disuso, guardò la capoccia violacea e pulsante, sembrava volesse dirle qualcosa, strinse un po' ed inizio' una lenta sega che mandò in visibilio Luca che chiuse gli occhi e si gustò quella manovra. Anche a lei quel tocco provocò un aumento della respirazione ed un arrossimento delle gote, ma non ci fece caso, impegnata com'era a segare il cazzo del figlio. Dopo un po' gli disse : vieni, siediti sul divano, sarai più comodo. Lui non si fece pregare e sempre col cazzo nella mano della madre si sedette, si distese, ed ad occhi chiusi assaggiava per la prima volta una mano che non era la sua, ma quella della madre che gli stava facendo un segone coi fiocchi. Non ci volle molto ad arrivare, fece una colossale sborrata nelle mani di Enrica che non credeva ai suoi occhi. Aveva fatto una sega al figlio, e che sega, da quanto aveva sborrato il figlio sembrava in astinenza da sempre. Lei si scosse, riaquisì il controllo di se stessa, si alzò e si recò verso il bagno per lavarsi le mani. Quando, poco dopo tornò nel salotto lui era ancora sdraiato sul divano col cazzo moscio in bella vista e sembrava dormisse. Enrica ne approfittò per osservare attentamente il figlio in tutti i particolari. Notò che anche moscio Luca era ben dotato, e considerando l'età il suo attrezzo sarebbe cresciuto ancora, inoltre aveva due palle grosse e dure. Si soffermò ad analizzare anche l'aspetto generale del figlio e le sembrò un bel ragazzo in fase di sviluppo, che avrebbe fatto strage di ragazze non appena avesse acquisito una certa esperienza della vita. Ma ora – si chiese – come devo comportarmi con lui? Certo non poteva diventarne l'amante, ne lui si sarebbe accontentato di qualche sega ogni tanto. Era indecisa sul da farsi, ma avrebbe atteso lo sviluppo degli eventi. Intanto decise di uscire per andarsene al centro commerciale per riordinare i pensieri che si affollavano nella sua testa.
Così era cominciata la relazione incestuosa col figlio, per aiutarlo a venir fuori da una abitudine malsana di segarsi pensando alle cosce della madre, lei si era sostituita al figlio ed ora periodicamente gli faceva qualche sega, ma con l'impegno da parte del figlio di lasciar perdere la vecchia abitudine.
Enrica credeva che dopo un po', si sarebbe trovata una ragazza e l'avrebbe lasciata in pace, ma Luca era sempre in attesa della madre che vedendolo immalinconito e mutanghero, lo stringeva un po' e dopo averlo fatto sedere a volte sul letto, gli tirava fuori il cazzo e lo segava mettendoci anche un certo impegno per non dargli l'impressione di fare una cosa forzata. Una volta mentre lo segava, Luca le chiese : mamma, dammi un bacio. Lei rimase sorpresa, ma non fu capace di dire di no e gli appoggiò le labbra sulle sue. Fu un bacio dolce, lungo e, da parte di Luca anche appassionato. Quando lui provò ad infilare la lingua lei lo lasciò fare, anzi ne assaporò la dolcezza e si lasciò andare. Quel bacio le riaprì porte che riteneva chiuse da tempo, e mentre si baciavano lui contemporaneamente le infilò una mano fra le cosce mentre la madre lo segava con passione. La mano galeotta ravanava ed arrivò fino alle mutandine che si erano rapidamente bagnate, così quando, dopo averle scostate infilò dentro il dito medio sfiorando il clitoride e le grandi labbra lei dimenticò tutto quello che stava succedendo, si stese sul letto a fianco del figlio e continuando a segarlo, si abbandonò ulteriormente. Ora i due si masturbavano a vicenda. Le sensazioni dei due erano diverse, ma simili, lei stava svegliandosi da un lungo letargo, i suoi sensi stavano riprendendo vita, e che vita, mentre Luca sentiva per la prima volta una sensazione nuova e mai provata prima. Il ragazzo stava per sborrare, ma resistette ed attese la madre che non tardò molto a godere intensamente. Quel tocco sublime e delicato aveva risvegliato tutti i suoi desideri sopiti, ed ora reclamavano un soddisfacimento pieno e totale. Chiuse gli occhi, si rilassò, e sempre col cazzo del figlio in mano, venne a lungo. Fu un godimento forte, ma non esplosivo, direi discreto, forse si vergognava di godere tra le mani del figlio che la osservava ed era pronto a sua volta a sborrare nelle sue mani. Quando gli scossoni di Enrica si affievolirono, aprì gli occhi, tornò in questa dimensione e si ricordò che stava facendo una sega al figlio che le aveva chiesto un bacio che a sua volta aveva scatenato il suo fortissimo godimento. Ora strinse il cazzo del figlio, andò su e giù per un po', Luca era già pronto, qualche colpo ben assestato e venne nelle mani di Enrica, anche lui ad occhi chiusi. Quando li riaprì, si guardarono e scoppiarono a ridere simultaneamente, entrambi soddisfattissimi per quella performance che aveva aperto loro nuove porte verso ulteriori traguardi che non avrebbero neanche immaginato. Ma per ora nessuno parlava, entrambi ripensarono a quanto accaduto e si rilassarono abbracciandosi e stringendosi.
Così era iniziato il loro rapporto incestuoso che proseguì gradualmente verso traguardi sempre più audaci e coinvolgenti.
Enrica riprese a gironzolare per casa in abbigliamento succinto, la sua vestaglietta preferita lasciava intravedere ed immaginare tutto al figlio, ma a lei ormai non importava più nulla, aveva deciso di dedicarsi a Luca anima e corpo ed ora non aveva più remore di nessun tipo. Luca era sempre appostato per scrutare la madre ed infilarle una mano fra le cosce ad ogni occasione, oppure stringendola in un angolo e strofinando sulla sua pancia la sua potente erezione,sapendo che a breve lei l'avrebbe accontentato. Una volta si sedette sul divano con una rivista, e leggendo non si era accorta di aver allargato le gambe permettendo al figlio di penetrarla con lo sguardo fino agli slip. Ora le seghe e qualche bacio non soddisfacevano più il figlio che decise di procedere verso altri e più soddisfacenti lidi.
L'occasione arrivò quando poco prima di Natale un colpo di freddo costrinse il figlio a letto con la febbre. Quindi niente scuola fino a dopo le vacanze e si alzava dal letto solo per mangiare e per andare in bagno. La febbre non accennava a diminuire nonostante gli antibiotici ed il ragazzo rischiava di uscire da quella brutta influenza piuttosto debilitato. La terza sera di malattia, Enrica disse al figlio di dormire nel suo lettone matrimoniale in modo da poterlo controllare meglio, almeno fino a quando non si fosse ristabilito definitivamente. Luca già pregustava la madre seminuda, ed il solo pensiero gli faceva rizzare l'uccello allo spasimo, ma decise di giocare con calma la sua partita con Enrica. Il lavoro della madre si svolgeva in due turni al bar, uno la mattina fino alle tre e l'altro dalle tre fino alla chiusura. La settimana nella quale Luca era malato comprendente anche il Natale, Enrica lavorava di pomeriggio, per cui preparava il pranzo, mangiavano e lei si preparava per il suo turno.
Il ragazzo nel pomeriggio guardò la tele fino a sera, dopo prese un po' di brodo bollente che la madre gli aveva lasciato, ingurgitò le ultime medicine e si mise a letto in mutande guardando la tele della camera di Enrica. Fu attratto da un film di guerra, ma verso le undici cadde in un sonno profondo lasciando la tele accesa. Si svegliò soltanto poco dopo la mezzanotte al rumore dello sciacquone azionato dalla madre che era rientrata dal bar dopo il turno di lavoro. Aprì gli occhi si rese conto di essere nel letto della madre, e decise di far finta di dormire per osservarla quando si sarebbe spogliata. Enrica uscita dal bagno andò in cucina, aprì il frigo, si versò un calice di vino e lo sorseggiò, dopo col bicchiere in mano si slacciò la gonna che cadde per terra lasciandola in autoreggenti, mutandine e camicetta sopra il reggiseno ed entrò nella sua camera dove l'avvoltoio faceva finta di dormire. Appena la vide il suo cazzo si impennò. In quel modo Enrica era sensualissima, il bianco delle cosce sopra le calze, la rendevano attraentissima ai suoi occhi, ma avrebbe avuto lo stesso effetto su qualunque altro uomo ed involontariamente, forse dimentica del fatto che il figlio era nel suo letto, si mosse ancheggiando coadiuvata dal bianco che aveva trangugiato. Si sedette sul letto dalla parte sua ed iniziò a sfilare le calze, ma lo fece in modo lento, anzi lentissimo. Nel semibuio della camera appena rischiarata dal televisore acceso, non si era accorta del figlio nel suo letto, e si tolse le calze con una sensualità che avrebbe risvegliato anche un morto. Luca con un occhio chiuso e l'altro semichiuso, la osservava al massimo della eccitazione e col cazzo già duro. Lo specchio dell'armadio posto al lato del letto rispecchiava agli occhi di Luca l'immagine di Enrica vista dal davanti. A lui sembrava di vedere un film con l'inquadratura scelta dal regista nel modo migliore. Riusciva a vedere anche i più piccoli movimenti, per esempio quando allargava leggermente la gambe per afferrare un lembo della calza, oppure quando sistemava i bordi degli slip per rimettere dentro qualche pelo uscito fuori. Insomma stava godendo di uno spettacolo riservato soltanto a lui. Il bicchiere di bianco da lei bevuto al ritorno a casa, non era il primo di quella serata, infatti al bar c'era stata una festicciola di compleanno e lei, invitata a bere non si era tirata indietro. Ora sul letto, accaldata stava spogliandosi per tuffarsi fra le braccia di morfeo, ma non aveva fatto i conti col figlio febbricitante da lei autorizzato a dormire nel suo letto in attesa di un abbassamento della temperatura. Si era tolta anche le calze, era rimasta in slip e reggiseno, si alzò e si guardò allo specchio come se cercasse una smagliatura o un qualcosa che ne rivelasse l'età ormai matura, ma nulla, si vide perfetta, accennò anche un passo di danza, allargò un po le gambe per osservare l'interno coscia, ma si schiacciò l'occhio sorridendo a se stessa. Finalmente sollevò le lenzuola e si infilò dentro il letto sospirando per l'atteso riposo. Infilandosi nel letto velocemente, non si accorse di essere a stretto contatto col cazzo del figlio che la puntava sul fianco. Non vi diede peso, sentiva questo coso che premeva, ma il sonno, la stanchezza, il vino trangugiato le chiusero le palpebre. Luca intanto strofinava lentamente e delicatamente il suo bastone sulla madre che sembrava non accorgersi di quanto stesse accadendo.
Dopo un po si girò sul fianco ed offrì il suo deretano al cazzone del figlio che riprese a strofinarlo delicatamente sulle sue natiche. Luca prese a sfilare gli slip della madre dal didietro, piano piano per non svegliarla, il vino bevuto da lei l'avevano fatta piombare in un sonno pesante e non si accorse che le sue mutandine erano a metà coscia ed il suo culo era a portata di cazzo del figlio. A questo punto Luca cominciò a strofinare la capoccia sulle grandi labbra della madre che presto si inumidì e lubrificò la figa accogliendo prima la capoccia e successivamente mezzo bazooka. Luca procedeva un passo alla volta, ormai metà cazzo era dentro e la madre continuava a russare senza accorgersi di quanto accadeva alle sue spalle. L'operazione durò qualche minuto, il cazzo di Luca era durissimo ed ormai era quasi tutto dentro, lui sentiva che mancava poco, e quando si accorse che stava per sborrare, strinse la madre ai fianchi, affondò tutto dentro la sua figa e sborrò anche l'anima tenendo stretta a se Enrica, la quale sentendosi stretta quasi da toglierle il fiato, finalmente si svegliò, e cercò di capire quello che stava succedendo. Impiegò un pò a capire di avere dentro di se il bastone durissimo di Luca, ma quando realizzò quanto stava accadendo, cominciò a godere anche lei, tutto sommato non potevano andare avanti a seghe, anche se fatte da lei. Il bastone arrivava fino in fondo, toccava la cervice della madre e stimolava punti sensibilissimi della sua vagina, inoltre la posizione da dietro la eccitava ancora di più. Ormai lo voleva anche lei, si lasciò andare ed accolse il cazzo di Luca dentro di se. Quel bastardo era arrivato finalmente dove voleva arrivare, ma lei ne fu contenta, perchè il bastone del figlio le aveva risvegliato antichi desideri che il marito non aveva mai saputo soddisfare. Strinse le mani del figlio che la stringevano ai fianchi e venne, venne forte, ad occhi chiusi subiva le martellate del figlio nel suo utero dilatato e rimesso in tensione dal cazzo di Luca. Erano anni che non riassaporava la mazza, ma pensò che ne era valsa la pena, attese che Luca si calmasse, si rilassò anche lei, ma tenne dentro di se il bastone che l'aveva risvegliata. Dopo si girò, guardo il figlio negli occhi con un languore che la diceva lunga sull'amore che nutriva per Luca, il quale a sua volta capì di amare la madre sopra ogni cosa, e gli diede un bacio appassionato. Il figlio pensò di aver fatto bene a comportarsi in quel modo, tutto sommato anche Enrica lo voleva eccome se lo voleva. Ora doveva studiare qualcosa per procedere nel rapporto con la madre studiando altre soddisfacenti variazioni.
Lui vene fuori dalla madre che si girò, si abbracciarono, lei prese possesso del cazzo del figlio e si addormentarono. Rimasero in quella posizione fino al mattino, e quando si svegliarono si baciarono ancora ed ancora. Una porta era stata aperta e la strada era lunga.
La mattina , con un gran mal di testa, lei si alzò, si vestì e cominciò con le faccende di casa trascurate negli ultimi tempi. L'appartamento necessitava di una pulizia a fondo, ma l'influenza del figlio le aveva fatto trascurare le pulizie quotidiane. Mentre spolverava i mobili del salotto, ripensava a quanto accaduto la notte. Il cazzo del figlio l'aveva soddisfatta in pieno anche perchè era in astinenza da tempo, si complimentò con se stessa per essere ancora in grado di far rizzare uccelli, e si promise che avrebbe recuperato il tempo perduto, col figlio, ma anche con altri uomini. In definitiva Luca le aveva aperto il cervello, e lei ora cercava di capire dove sarebbe potuta arrivare con la nuova sessualità che Luca le aveva stimolata e fatta riscoprire, anzi scoprire, dal momento che quel bastardo del marito non era stato capace di stimolarla come invece aveva fatto il figlio.
Il viaggio intrapreso, denso di scoperte, l'avrebbe portata lontana, molto lontana da una sessualità normale, l'avrebbe portata ad esplorare angoli sconosciuti e sessualità potenti che lei neanche immaginava, ma per ora pensava al figlio ed a come si sarebbe evoluto il loro rapporto incestuoso. Intanto avrebbe continuato a dormire nel suo letto con lei fino a completa guarigione. Luca, hai preso gli antibiotici ? gli chiedeva spesso. Certo mamma come da prescrizione medica, ma ho ancora un po' di mal di gola, quel brodino caldo che mi hai preparato ieri, mi ha alleviato il malessere, dovresti prepararmene ancora per stasera. Certo, per mio figlio tutto quanto necessario – ribattè lei ed il giorno, prima di uscire per il suo turno, lo avvertì che nel frigo aveva lasciato del brodo di gallina da riscaldare e sorbire molto caldo verso le otto di sera.
Ma, mentre si vestiva per andare al bar, Luca la sbirciava e la osservava quando, seduta infilava le calze lasciando vedere le mutandine e subito dopo quando le tirava su fin quasi agli slip. Immediatamente si specchiava per controllare il tutto, per osservarsi se era tutto a posto mentre il figlio faceva finta di leggere qualcosa, ma in realtà non perdeva un frame di quella scena arrapante che lo preparava per la notte al rientro della madre. Finiti i preparativi, lei uscì e raccomandò a Luca di non prendere aria e di stare coperto, di accendere il riscaldamento se avesse sentito freddo e di prendere le medicine insieme al brodo da riscaldare, conservato nel frigo. Ok mamma, stai tranquilla, non sono più un bambino, vai tranquilla.
Quel pomeriggio si annoiò a morte, guardò la tele, la spense e poco dopo la riaccese, riuscì anche a dormire un paio d'ore col televisore acceso, ma il tempo non passava mai. Ripensava a quanto accaduto la notte precedente quando per la prima volta era riuscito a scoparsi la madre. Stava impazzendo, dopo innumerevoli seghe dedicata alla madre, finalmente aveva assaggiato la figa dalla quale era uscito anni prima. Certo, la scusa dell'influenza che gli aveva permesso di dormire nel letto della madre era stata una mossa magistrale, ma ora bisognava studiare qualcosa per permettergli di procedere verso traguardi ancora più belli, ma come fare? Questo era il suo pensiero fisso, sapeva di dover stare attento a non commettere errori per non pregiudicare tutto quanto costruito fino a quel momento.
Anche Enrica al bar tra un caffè ed un cappuccino ripensava a quanto accaduto la notte precedente, si chiedeva come aveva fatto ad arrivare ad un vero e proprio incesto col figlio, ma pensò anche “ chissenefrega”, a me è piaciuto a Luca ancora di più, andiamo avanti verso ulteriori traguardi, comunque è chiaro che non si sparerà seghe come fino a qualche giorno fa. Ora godrà con me, come io godrò con lui e buonanotte suonatori. Però – pensava sempre Enrica – mio figlio ha un bel cazzo, merito mio che l'ho plasmato come meglio non si poteva, ore me lo godo fin quando dura. Lei non sapeva che il figlio era innamorato cotto di lei e se la sarebbe fatta ogni giorno che il padreterno mandava sulla terra, anzi a volte più di una. Ebbe però il sospetto che la sera prima, mentre si spogliava un occhio del figlio fosse semiaperto e la osservasse durante quello spogliarello lento al suo rientro. Luca non sapeva che al bar prima di chiudere aveva trangugiato un paio di bianchi ed era stata stretta in un angusto passaggio da un avventore di nome Bruno che le aveva fatto sentire il proprio bazooka sulla sua pancia. Lui si era scusato immediatamente, ma ormai lei lo aveva sentito in tutta la sua durezza ed i suoi sensi si erano risvegliati, per cui quando rientrò a casa, quello spogliarello era dedicato all'avventore cazzuto, col quale sognava una qualche avventura erotica, tipo un incontro casuale in un posto non frequentato abitualmente dai due che sarebbe sfociato in qualcosa di più sostanzioso, coadiuvato dal bazooka che aveva sentito al bar e che le era sembrato piuttosto spesso, duro e paccuto. Inoltre non si era accorta, una volta infilata sotto le coperte che qualcosa premeva sul suo fianco, la stanchezza della dura giornata di lavoro aveva avuto il sopravvento, ma ora ripensandoci capì che Luca era appostato col cazzo ritto e, non appena
lei era entrata nel letto le aveva puntato il cannone sul fianco.
Questa sera – si disse – starò più attenta, gli farò un altro spogliarello, ma controllando il suo sguardo e soprattutto il suo cazzo, vedremo come andrà avanti questa storia.
Quella notte lei rientrò verso mezzanotte e mezza, senza far rumore entrò in camera alla luce soffusa del televisore lasciato acceso, il figlio era sul letto apparentemente addormentato, una mano sotto gli slip a massaggiarsi il cazzo che era a mezza pressione, mentre gli occhi erano chiusi. Lo specchio rimandava al figlio la sua immagine quando lei, in piedi, sollevò il lembo della gonna per tirare giù le calze, ma ora era lei che controllava attraverso lo specchio gli occhi di Luca. Stavolta non ebbe dubbi, un occhio era chiuso, ma l'altro era semiaperto ed osservava le sue cosce ancora inguainate dalle calze. Proseguì in quel lento spogliarello, rallentò ulteriormente le mosse, controllò gli slip e ricontrollò il reggiseno, l'occhio di Luca era sempre semiaperto, anzi ora era proprio aperto quando lei infilò la mano destra dentro gli slip e prese a massaggiarsi la figa pelosa controllando l'occhio di Luca. Ora l'occhio era aperto e quel figlio di buona donna non perdeva una battuta di quel sublime spettacolo riservato a lui soltanto. Luca aveva ancora la mano dentro gli slip, ma ora il cazzo era proprio duro, anzi la capoccia occhieggiava fuori dell'elastico ed era di colore violaceo.
In mutandine e reggiseno, coi caloriferi al massimo, lei, accaldata, si sdraiò sul letto, fece uno sbadiglio ed appoggiò la testa sul cuscino. Ancora una volta sentì che qualcosa premeva sul suo fianco destro, ma ora sapeva cos'era, era il cazzo di Luca che pretendeva soddisfazione. Enrica prese il telecomando e spense il televisore. Al buio allungò la mano destra ed afferrò il cazzone appostato sul suo fianco, lo strinse, ne misurò la circonferenza che fu di suo gradimento, girò la testa verso il figlio e gli disse : ecco cos'era ieri sera che mi spingeva sul fianco, era questo cazzone che reclamava qualche diritto, cosa che peraltro sta facendo anche questa sera. A questo punto Luca ritenne inutile continuare la farsa dell'occhio semichiuso, strinse la madre infilandole una mano fra le cosce, lei lo lasciò fare, anzi fece scorrere la mano sul bastone del figlio come per segarlo, ma lui la baciò con prepotenza, le infilò il linguone fino alla gola mentre spazzolava il palato di Enrica.
Oltre al cazzone mio figlio è dotato anche di un linguone che mi arriva fino in gola, in lui tutto è grosso, come piace a me. Mamma, è vero ieri facevo finta di dormire per osservare il tuo splendido spogliarello dedicato esclusivamente a me. Aveva intanto infilato il cazzo dal didietro fra le cosce di Enrica che le strinse mentre lo stantuffo faceva avanti ed indietro. Mentre stantuffava tra le cosce della madre, le mordicchiava il lobo dell'orecchio mandandola in orbita. Enrica non sapeva di essere così sensibile sul lobo delle orecchie, iniziò un rantolo sommesso di godimento assoluto, senza tregua, ininterrotto. Ormai era in un'altra dimensione quando il figlio le sfilò le mutandine a mezza coscia e sempre da dietro la penetrò fino all'elsa. Ancora una volta la capoccia toccò la cervice dell'utero provocando un ulteriore godimento in Enrica che ormai non capiva più nulla. Il rantolo mandava a Luca un segnale chiarissimo : fa quel che cazzo ti pare, mettimelo dove vuoi, sborrami dove ti pare. Ma Luca era ancora un picciotto (direbbe Camilleri) e pur avendo recepito questi segnali, rimandò ad altre occasioni queste opportunità, per ora si accontentò di sborrare nella figa della madre dopo averla stretta allo spasimo. Rimase dentro di lei dopo aver goduto, lei lo trattenne dentro di se fino a quando lui non si sfilò, la girò verso di se e riprese a baciarla col linguone. Enrica dovette riconoscere di non aver mai goduto tanto, se quello stronzo del marito si fosse comportato come il figlio, le cose sarebbero andate diversamente, perchè aveva scoperto di non essere frigida, come più di una volta era stata rimproverata dal marito, ma di essere calda e passionale, di non avere limiti, se opportunamente sollecitata come aveva fatto il figlio. Ma quello stronzo del marito non aveva mai capito quali erano le sue esigenze sessuali e quindi il rapporto tra loro due era andato avanti nascondendo i desideri sessuali fino a quando la insoddisfazione non aveva provocato una rottura definitiva. Ma ora c'era da recuperare tutto il tempo perduto, non ne avrebbe lasciata cadere neanche una col figlio così bravo e così raffinato nell'erotismo. Lei era stata colpita dal fatto che lui aveva fatto finta per due volte di dormire, mentre aveva un occhio aperto per osservarla mentre si svestiva. Più ripensava a questi particolari, più si eccitava, sentiva le mutandine bagnate soltanto a pensare a quanto accaduto poco prima e la notte precedente. Si chiedeva chissà dove finiremo con una sessualità così sfrenata. Sapeva che avrebbe fatto tutto quello che il figlio le avrebbe chiesto, purchè la soddisfacesse come quelle due notti.
Finalmente si addormentarono e stettero abbracciati fino al mattino, quando al risveglio lei si girò verso il figlio e lo baciò appassionatamente. Luca- gli disse – ieri sera mi hai fatto volare in alto, molto in alto, sento di appartenerti, sono tua madre, ma ora sono anche la tua amante, non so dove andremo a parare, ma sarò sempre tua comunque. Lui sorrise, ma quelle parole si erano stampate nel suo cervello che cominciò ad elaborare quello che avrebbe potuto ottenere da una madre – amante così disponibile, ma per ora non ci voleva pensare, voleva soltanto spassarsela al meglio.
E fu quello che fece sbizzarrendosi con le variazioni che aveva visto in qualche porno o letto in qualche libro. Lei sembrava accettare tutto, naturalmente fatte salve le apparenze, nessuno doveva sospettare il loro legame incestuoso, ma assolto questo compito, tutto era lecito all'interno della coppia. Luca aveva imparato velocemente a far volare la madre molto in alto, quando era dentro di lei ad ogni spinta, ad ogni stretta la sentiva godere all'infinito, lei emetteva un rantolo godurioso, ad occhi chiusi si lasciava andare sollecitata magistralmente dal cazzo di Luca che la toccava in punti inesplorati e sensibilissimi. Enrica godeva da matti, solo il figlio sapeva come fare e lei solo dal figlio si faceva penetrare come lui voleva. Luca sapeva di aver in pugno la madre e progettava ulteriori avanzamenti nella loro perversione. Mamma – le disse una volta – ti voglio sempre sexy ed arrapante, almeno quando siamo soli in casa, fai in modo di eccitarmi fino a rischiare di essere violentata da me, vedrai che ci divertiremo. Enrica rimase un po perplessa ad una richiesta del genere, ma ormai era a disposizione del figlio, una specie di schiava sempre pronta ai suoi voleri, insomma era stregata dal cazzo del figlio. La sua sessualità si era svegliata ed ora non voleva più freni, voleva in definitiva fare tutto quello che le andava di fare, compreso le perversioni che la attizzavano moltissimo.
Luca pensò che in una delle prossime occasioni, avrebbe provato ad incularla ed a metterglielo in bocca, magari con relativa sborrata. Soltanto il pensiero gli fece intostare l'uccello e già pregustava l'avvenimento. L'unica incognita era Enrica, come avrebbe preso questa nuova iniziativa? si sarebbe arrabbiata? glie lo avrebbe negato? Vedremo, ormai è mia e ne faccio quello che voglio, tutto sommato la faccio godere moltissimo.
Ormai era da alcuni giorni che Luca dormiva nel lettone matrimoniale della madre e si era ampiamente sollazzato con lei, godendo e facendola godere all'ennesima potenza. Quella mattina Enrica si alzò presto per sistemare la libreria che aveva bisogno di una spolverata a fondo, indossò la solita corta vestaglietta, non mise le mutande, ma siccome era inverno indossò le calze che arrapavano moltissimo Luca che quando vedeva il bianco delle cosce sopra le calze, non capiva più niente, aveva delle erezioni istantanee che la madre aveva notato. Decise di provocarlo perchè quella mattina si era svegliata in fregola, aveva un prurito fra le gambe che soltanto il cazzo e la lingua del figlio avrebbero attenuato. Quando sentì lo sciaquone del bagno, salì sui una sedia con l'aspirapolvere a batteria per pulire un ripiano in alto. Luca arrivò, vide la madre col braccio steso in alto per spolverare sollevando la vestaglietta ben sopra gli slip ed il suo cazzo indurì immediatamente, aveva già l'acquolina in bocca, si avvicinò alla madre e le disse di stare attenta perché sarebbe potuta cadere, lei rispose : si hai ragione, tienimi la sedia così è più stabile e non cadrò, e se dovessi cadere finirei tra le tue braccia e riprese a pulire il mobile in alto. Aveva appena riallungato in alto l'aspirapolvere quando sentì una mano che delicatamente si intrufolava fra le sue cosce appena sotto la figa nuda. Il tocco era leggero, delizioso e sapiente, in pochissimo tempo si bagnò. Girò la testa di lato e vide gli occhi di pesce lesso del figlio che si godeva quel tocco morbido e consistente. Lo guardò fra le gambe e notò il bozzo che deformava i pantaloni. E' già pronto per me pensò Enrica. Fece finta di pulire ancora per arrapare ancora di più il figlio e poco dopo gli chiese di reggere bene la sedia perché stava per scendere. Mise una gamba per terra mentre l'altra era ancora sulla sedia scoprendosi tutta, la mano toccò la figa bagnatissima e Luca capì che la giornata partiva molto bene. Lei rimase un po' con una gamba per terra e l'altra sulla sedia e lui ne approfittò per infilare la manona a diretto contatto della figona della madre per arrivare fino al buco del culo. La gamba a terra si piegò, e stava per cadere, ma il figlio la sorresse e la strinse a se, mentre l'altra mano era saldamente attaccata alla sua figa ed al suo culo. Enrica scesa dalla sedia, lo guardò languidamente e si abbandonò a lui che la circondò con le braccia e cercò le sue labbra. Si baciarono appassionatamente, lei sentiva sulla pancia il bastone del figlio, gli tirò giù la lampo ed infilata la mano dentro afferrò il bazooka e lo tirò fuori. Lo guardò con amore, si inginocchiò e lo baciò sulla capoccia durissima e di color violaceo. Le labbra di Enrica attorno alla sua capoccia gli trasmisero delle sensazioni bellissime che lui ad occhi chiusi si godeva al massimo, indi si trasferirono sempre baciandosi verso la camera che aveva visto i primi approcci dei due amanti. Lei si sedette sul bordo del letto e tenendo sempre in mano il cazzone, riprese a succhiarlo come non aveva mai fatto. Sentiva che quello era il modo di accontentare il figlio ed accontentare se stessa. Mentre succhiava gli prese le palle in mano e le massaggiava con amore. Luca era in orbita e se avesse insistito ancora un po sarebbe venuto, ma lei ormai conosceva il cazzo del figlio ed allora rallentò la presa, lo fece sedere e lo distrasse con un bacio in bocca. Luca si rilassò fece sdraiare la madre e si mise in modo da leccare la figa della madre mentre lei gli succhiava il cazzo. Era partita una cosa che non conoscevano, ma stavano attuando per intuito quanto di più bello in senso erotico si potesse immaginare. Nessuno dei due sapeva che quello che stavano facendo era un bel sessantanove, che tutte le coppie hanno abbondantemente provato, ma loro non sapevano come si chiamava, lo facevano perchè era di loro gradimento e basta. La lingua di Luca spaziava dal monte di venere, proseguiva sulle grandi labbra, indugiava nei dintorni e procedeva leccando il muscolo perineo fino al buchetto posteriore, cosa che procurava un godimento infinito in Enrica che stava sperimentando per la prima volta un trattamento del genere. Anche per Luca quelle cose erano nuove, i suoi amici più esperti di lui gli avevano raccontato delle bellissime sensazioni provate, ma lui non s'aspettava un godimento così sublime, anche perché fatto con la persona amata. Il sessantanove andò avanti per un po', i loro mugolii erano chiarissimi pari al loro godimento. Enrica strinse la testa del figlio e godette nella bocca del figlio ad occhi chiusi. Gli spasmi continuarono, la goduria era stata forte, aveva toccato vertici di piacere incommensurabili ed ora era rilassata col cazzo di Luca in bocca. Lo succhiò ancora ed ancora, quando si accorse che il figlio stava venendo, ebbe la tentazione di ingoiarne lo sperma, ma si disse che avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per fare questo regalo al figlio. Per ora lo tirò fuori e lo fece sborrare fuori continuando a segarlo ed a stringergli i coglioni con la massima delicatezza. Luca emise una grossa quantità di sborra che finì sul pavimento, Enrica lo osservava mentre sborrava e si meravigliò per la quantità industriale che Luca aveva in serbo nei coglioni. Si ripromise che la prossima volta avrebbe ingoiato tutto, perché aveva intuito che per un uomo l'ingoio dello sperma da parte della donna amata è il massimo. Quando gli scossoni finirono, si riabbracciarono, e guardandosi negli occhi, rinnovarono il loro patto d'amore senza profferire parola.
Finalmente il prurito fra le cosce le era sparito come neve al sole, ora era pienamente soddisfatta, rilassata ed in pace col mondo intero. Si alzò per preparare la colazione e le medicine per il figlio che era ancora febbricitante.
Faceva tutto per il figlio, si sarebbe buttata anche dal ponte se necessario per lui, ma la sessualità risvegliata da Luca le aveva aperto il cervello a tutte le varianti immaginabili.
Intanto proseguì verso abbigliamenti molto succinti, almeno quando erano in casa. Lui impazziva quando osservava la madre con le calze autoreggenti e la vestaglietta corta ed aperta sul davanti. Si potrebbe obiettare che le calze autoreggenti in casa non erano adatte, ma lei aveva notato che Luca alla vista delle cosce oltre l'elastico diventava rosso come un peperone e avrebbe potuto, in quei casi, saltare addosso alla madre per farsela comunque ed in qualunque modo. Essere violentata dal figlio non le sarebbe dispiaciuto, aveva accarezzato più volte l'idea di ingrifare Luca al massimo, magari negandosi, per spingerlo ad osare una violenza sulla madre che avrebbe prima resistito, ma al momento opportuno avrebbe ceduto godendo e facendo godere come animali. Questo era il progetto di Enrica che ormai non vedeva altro che il figlio in tutte le sue varianti anche violente.
Pensava a come arrivarci, intanto lo stuzzicava con abbigliamenti intimi molto intriganti che mandavano in orbita il ragazzo che pressava la madre ad ogni occasione. A volte lei, impegnata nelle incombenze di casa, era costretta a sfuggirgli, ma lui era inesorabile, quando la braccava, la impostava contro un muro, le sollevava la gonna o la vestaglia, la frugava velocemente fra le cosce, tirava fuori il cazzo e lo infilava tra le cosce della madre che faceva finta di opporsi dicendo no, no, non così, ma ottenendo l'effetto contrario, Luca si infoiava ancora di più fino a quando, dopo aver scostato di lato gli slip, glie lo sbatteva dentro fino alle palle, lei si opponeva, ma era soltanto una finta, in effetti allargava le gambe per facilitarlo nella penetrazione che avveniva facilmente anche perché lei era già lubrificata dalla sua fortissima eccitazione. Lei impostata contro il muro, penetrata violentemente dal figlio che mentre la scopava in piedi, la baciava con un metro di lingua e con le mani che la stringevano sulle natiche, infilando il dito medio nel suo buchetto, era al massimo, chiudeva gli occhi e si lasciava andare a quell'amplesso semi violento al quale non poteva e non voleva ribellarsi, perché aveva scoperto che quello era il modo che a lei piaceva di più. Lei in quelle occasioni godeva ininterrottamente, lui dopo i violenti colpi assestati in quel modo, le sborrava tutta l'anima dentro fino alla fine. Solo dopo si rilassavano, lui veniva fuori dalla figa grondante della madre, la guardava dolcemente, la baciava ancora, si staccavano mentre gocce di sperma le colavano lungo le gambe fino al pavimento. Erano entrambi soddisfattissimi, nei loro occhi si leggeva tutta la loro gioia perché si amavano in quel modo a volte delicato ed altre volte forte, inesorabile selvaggio e violento. Era quest'ultimo a soddisfare pienamente i due amanti che ormai si conoscevano talmente bene che non avevano neanche bisogno di parlarsi, bastava uno sguardo per sapere il pensiero dell'altro.
Luca era soddisfattissimo della madre, non vedeva che lei, ne attendeva il ritorno per giocare con lei ed apprendeva molto velocemente come godere e far godere la propria partner. Aveva notato per esempio che dopo averla scaldata per bene, averla coccolata a lungo con la mani, con la lingua ed anche con le parole, poteva chiederle tutto, tutto quello che voleva, lei non gli avrebbe negato nulla, talmente era presa da quel rapporto cosi perverso e così intrigante, così coinvolgente, senza rischi, essendo lei da qualche tempo in menopausa. Le era sufficiente in casa abbigliarsi in modo sexy per far partire Luca per la tangente e trovarselo addosso col cazzo in mano, pronto a metterglielo dovunque, non aveva ancora provato ad incularla, aveva timore di essere rifiutato per quella via evidentemente inviolata fino a quel momento, ma che lei aveva analizzato e si era preparata per quel momento in cui il figlio magari senza neanche chiederglielo, glie lo avrebbe infilato nel sedere. Quando lui la solleticava di dietro, lei le prime volte era infastidita, ma capì poco dopo che le piaceva molto, Luca la solleticava nel culo ogni volta che giocavano e lei si trovava sempre bagnata. Un giorno durante i loro giochi, lui le aveva allargato le gambe e stava leccandole il clitoride indurito, decise di scendere passando per le grandi labbra verso il muscolo perineo e proseguire verso il buchetto posteriore. Lì indugiò a lungo, aveva notato che la cosa non le dispiaceva, anzi era molto gradita e quasi attesa, come se senza quella mossa la seduta non si sarebbe conclusa con la massima soddisfazione. Le prime volte vi infilava un dito mentre lavorava con la lingua e col cazzo in altre parti del corpo della madre, ma poi pian pianino si concentrò sul
culo cominciando a leccarlo con sommo gradimento di Luca, ma anche di Enrica che assimilava la mobilissima lingua del figlio ad un cazzetto mobile ed agile in grado di farla godere all'istante. Quando Luca cominciò ad avvicinare il cazzo al suo culo, lei capì che era arrivato il momento di lasciarlo fare, raccomandandogli però una certa delicatezza essendo vergine da quelle parti e soprattutto di ungere per bene il capoccione per evitare danni all'apparato. Luca capì immediatamente l'antifona, si alzò dal letto, si recò in cucina dove prese la bottiglietta dell'olio per l'insalata, tornò in camera ed Enrica si impossessò dell'ampolla, afferrò il cazzo, lo baciò e tenendolo stretto, lo unse per bene, strofinava l'olio sulla capoccia con amore, prendendone le misure, sapendo che di li a poco sarebbe entrato nel suo buchetto posteriore. Si spaventò un po pensando che una bestia del genere non lo avrebbe sopportato, ma ormai non poteva più rifiutarsi, poteva soltanto provare ad ammorbidirne gli effetti con l'olio che aveva sparso abbondantemente sul capoccione e con la supplica di fare piano e di procedere solo col suo permesso, al limite di fermarsi ed eventualmente tornare indietro se lei avesse ritenuto di non poter accoglierlo dentro di se. Ok disse Luca , come vuoi, ma sapeva nel suo cervello che una volta dentro non sarebbe certo tornato indietro, e già pregustava il culo della madre con un cazzo durissimo. L'olio spalmato amorevolmente dalla madre gli aveva fatto indurire la bestia, la girò a culo in aria, le mise un cuscino sotto la pancia per esporre meglio il buchetto e vi puntò il capoccione, provò a spingere, ma il budello resisteva. Enrica con le mani allargò il culo e sembrò aprire la strada, ma il cazzo di Luca era troppo grosso, allora il ragazzo diede una spinta più forte, il capoccione passò la strettoia provocando un urlo di dolore ad Enrica che strinse il cuscino, ma ormai la strada era aperta, lui si fermò un attimo per permettere al muscolo di Enrica di adattarsi alla bestia che stava incorporando, dopo riprese a spingere con delicatezza, ma con decisione. Ora metà era dentro, prese a scorrere avanti ed indietro, con una leggera tendenza ad avanzare nel culo della madre che sembrava assorbire ottimamente i colpi del figlio. Luca, piano, dolcemente ti prego .- disse lei -. Luca rallentò, consentendo un ulteriore adattamento al bazooka, e finalmente poco dopo un colpo deciso fu tutto dentro fino alle palle che presero a sbattere sulle natiche della madre. A questo punto anche lei si rilassò, accolse il cazzone del figlio dentro il suo ano e cominciò a godere, con una mano lo stringeva a se per farlo entrare di più, ma ormai era tutto dentro, Luca prese a martellare con veemenza il culo di Enrica che ormai godeva a tutta birra, anzi ne voleva di più. Le sue godute erano ininterrotte, Luca si accorse che lei lo gradiva, assestò alcune bordate che scossero la madre, la strinse ai fianchi e le sborrò dentro tutta l'anima, fino in fondo. Anche lei venne ancora quando il figlio la strinse forte affondando tutto dentro di lei. Le bordate rallentarono poco dopo, ma rimasero agganciati da quella sublime inculata, pur essendo la prima volta che lei permetteva ad un cazzo – sebbene quello del figlio – di incularla violentemente. Col cazzo ancora dentro, Luca le girò la testa verso di lui e la baciò con passione. Avevano stabilito un nuovo canale di comunicazione sessuale al quale non avrebbero rinunciato.
Si staccarono ma rimasero abbracciati, entrambi erano soddisfatti per quello che avevano appena fatto. Avevano esplorato con sommo piacere un altro aspetto della loro sessualità prorompente che li avrebbe portati lontano, molto lontano. Luca si rese conto di poter fare con Enrica tutto quello che voleva e si predispose a portarla verso strade inesplorate della loro sessualità.
Il ragazzo era in un limbo di benessere, si godeva la madre e sognava le più bizzarre avventure con loro come protagonisti.
Bizzarrie sessuali che erano latenti anche nel cervello di Enrica, che aveva sempre fatto una vita sessualmente piatta e senza nessuna soddisfazione tranne quelle degli ultimi tempi col figlio che aveva svegliato in lei una voglia matta di recuperare tutto il tempo perduto dietro a quello stronzo del marito. Ma ora basta, seguirò mio figlio dovunque mi voglia portare, sarò con lui comunque, siamo una sola anima. Questi pensieri passavano per la testa di Enrica quando pensava al suo futuro, certo il lavoro era importante e non doveva trascurarlo, ma assolto quel compito tutto le era permesso, insieme al suo Luca avrebbe scalato le vette dell'erotismo. Anche lei sognava strane avventure con loro come protagonisti. C'era una specie di ossessione che si era intrufolata nel suo cervello, e cioè un giro in autobus nel quale loro facevano finta di non conoscersi, ed incontrandosi per puro caso, avrebbero combinato qualcosa su un pullman molto affollato. Un giorno mentre erano abbracciati nel letto, lei prese il discorso alla larga per stringere sull'argomento che la interessava. Enrica gli disse esattamente: caro figlio, tu sai quanto io ti ami, sei in cima ai miei pensieri, ti mi hai svegliato i sensi, con te sono rinata, dopo il sonno sessuale durato anni ed anni con tuo padre, con te ho recuperato la voglia di fare l'amore, di sentirmi viva, di accontentarti e di accontentarmi pienamente, sento dentro di me che noi due possiamo raggiungere grandi traguardi, senza trascurare il mio lavoro che ci permette di vivere molto dignitosamente ed a te di studiare e toglierti delle belle soddisfazioni, sento una nuova necessità per variare e rafforzare il nostro bel rapporto che non potrà essere scalfito da nessuna contrarietà. Allora devo raccontarti quello che mi è successo l'altro giorno, quando si è rotta la macchina vicino al centro commerciale e sono dovuta tornare a casa col pullman che per fortuna ferma vicino casa nostra. Ma dentro quel pullman pieno di persone, non un alito di vento che potesse rinfrescare l'aria, gente sudata ed accalcata come sardine in scatola, le buche della strada che ci sballottavano a destra ed a manca, io aggrappata ad una maniglia in alto che evidentemente mi alzava la gonna fino a scoprire le cosce, mentre pensavo al guasto che aveva bloccato il motore della mia macchina, ho sentito dietro di me qualcosa che spingeva, ho cercato di capire cosa sarebbe potuto essere, ma dal modo come si strofinava fra le mie cosce, capii che era una mano, avrei voluto girarmi per vedere chi era quello stronzo che si permetteva una iniziativa del genere, avrei volentieri mollato una sberla a questo stronzo , ma mi accorsi che si stavano bagnando le mutandine, inoltre si era fermato ed evidentemente attendeva una qualche reazione da parte mia. Il fatto che si era fermato significava che se avessi manifestato una qualche reazione, lui si sarebbe tirato indietro, ma sentivo di avere le mutandine bagnate e la mia eccitazione era ormai fortissima. Raccontando questo fatto, aveva afferrato il cazzo di Luca che si era immediatamente eccitato ed aveva fatto il fiato grosso. Per un attimo ho pensato, anzi sperato che fossi tu, ma sapevo che eri in facoltà ed inoltre sentivo che era più basso di te, ma l'eccitazione era fortissima, ad un certo punto lo stronzo, dopo aver tirato fuori il cazzo dai pantaloni, ha provato ad alzarmi la gonna ed avere campo libero per mettermelo fra le cosce. Eravamo come sardine in scatola, uno attaccato all'altro, sudati ed infastiditi, ero incazzata per quella situazione, ma anche eccitatissima, lui dopo aver sollevato un po la gonna, ha fatto in tempo a mettermelo fra le cosce, ma dopo un attimo, dopo aver saggiato la consistenza di quel cazzo che somigliava al tuo e se ho esitato un attimo è solo perchè speravo fossi tu, se l'avessi lasciato fare, sarei venuta in un secondo, ma, temendo di essere scoperta, mi sono sottratta a quel trattamento e mi sono spostata in avanti spingendo le persone e sono scesa alla prima fermata. Scendendo ho guardato dentro l'autobus, ma non ho riconosciuto lo stronzo che mi aveva quasi fatto godere. Il cazzo di Luca era durissimo e gli ultimi particolari lo avevano ulteriormente eccitato, per cui un paio di colpi ben assestati e la mano di Enrica si riempì di sborra. Guardò il figlio sorpresa per la sborrata in mano e si misero a ridere. Mamma – disse lui – mi hai fatto una sega come ai vecchi tempi, grazie, ma il fatto è che il tuo racconto mi ha eccitato al massimo, mi sembrava di essere io dietro di te sull'autobus. Pensa Luca - riprese lei – che appena arrivata a casa, mi sono fiondata sul letto per masturbarmi, l'eccitazione era ancora altissima ed ho dovuto masturbarmi per due volte a casa, solo dopo mi sono calmata e rilassata, ma dobbiamo assolutamente organizzarci perché voglio te dietro di me in un autobus superaffollato. Faremo quello che le circostanze ci permetteranno di fare, sapendo però che al ritorno a casa succederà il finimondo. Ok mamma – disse lui – non vedo l'ora e riprese a baciarla con foga.
Avevano scoperto di avere una sessualità quasi identica, quella sborrata nelle sue mani durante il racconto di quanto capitatole sull'autobus era chiarissimo, la sorpresa di trovarsi la mano imbrattata dal suo sperma in seguito ad un paio di colpi ben assestati al suo cazzo aveva chiarito ad Enrica che il figlio si eccitava esattamente come lei, la situazione vissuta sull'autobus aveva eccitato oltre ogni limite lei, ma il racconto di quanto accadutole aveva eccitato moltissimo anche il figlio. Si ritrovarono abbracciati per la scoperta e decisero che avrebbero attuato quanto prima un viaggio in autobus, magari a primavera avanzata, quando i vestiti delle donne si accorciano e l'aria è più frizzante ed intrigante, quando il sudore si mescola agli umori intimi delle femmine in calore che attendono soltanto l'occasione buona per godere in qualunque modo.
Continuarono a fare l'amore come volevano, ed ogni tanto parlavano del progetto da attuare, ed ogni volta che ne parlavano si eccitavano come mandrilli. Finalmente arrivò la primavera, e con essa delle stupende giornate di sole fresco che mandavano in fregola tutte le donne e non solo. Una mattina Enrica disse al figlio – Luca allora quando ci facciamo un giretto in autobus? La macchina ha bisogno di un tagliando e per muoverci dobbiamo per forza prendere il pullman. Non era vero, ma lei voleva dare una parvenza di necessità alla faccenda. Mamma – rispose Luca – ho studiato la faccenda, domattina alle dieci prendiamo il pullman per il centro commerciale, facciamo un giretto al centro e verso le dodici e trenta, all'ora di massimo affollamento vuoi per gli studenti, vuoi per gli impiegati, prendiamo il pullman per tornare a casa, dovrebbe essere molto affollato, tu indossa qualcosa di leggero e sexy, con mutandine che si infilano tra le natiche, il resto verrà da solo, vedrai che ci divertiremo. Enrica solo al pensiero si eccitò e cominciò a pensare al vestito da indossare per l'occasione. Decise per un vestito leggero, a metà coscia e piuttosto largo, in modo da poter essere scostato facilmente e consentire l'accesso alle sue grazie affamate di cazzo, mutandine sottilissime che si sarebbero infilate fra le natiche, senza calze dato il caldo e un trucco leggero in modo da far risaltare il suo viso perfetto. La mattina dopo si alzarono entrambi eccitati e fecero una leggera colazione, i due amanti si guardavano pensando a quanto sarebbe accaduto di li a qualche ora ed erano eccitati, lei aveva tempo fino alle tre del pomeriggio, ora di inizio del suo turno di lavoro al bar, quindi nessuna fretta, si guardavano e si sorridevano come due scolaretti che avevano fatto sega a scuola, ogni tanto lei si avvicinava a Luca, lo baciava sfiorandogli le labbra e lo stringeva cercando di intercettare il cazzo del figlio attraverso la sua pancia. Mamma sei bellissima - disse Luca – quasi quasi te lo metterei ora dappertutto. Lei sorrise per quell'apprezzamento, ma rispose che quella mattina avevano altri impegni e che avrebbero avuto tutto il tempo dopo per fare tutto quello che lui voleva. Lei fece un giro di danza davanti al figlio, la gonna già corta per conto suo, si alzò ancora e lo sguardo di Luca la perforò fino alle mutandine. Mamma – disse lui – attenta, ti violento ora, seduta stante, toccandosi il cazzo. No, - replicò lei – abbiamo un programma e dobbiamo attenerci ad esso, mi violenterai un'altra volta. Luca pensò a quest'ultima frase detta dalla madre : mi violenterai un'altra volta, ma allora lei aveva messo già in conto una ipotesi del genere che arrapava anche lui, ok si disse fra se e se, prima o poi ti violenterò magari nel sedere. Quella mossa di danza le aveva inserito il tanga fra le chiappe, ed ora lei sollevò la gonna ed aggiustò le mutandine con una mossa sexyssima, si accorse che il pacco del figlio era cresciuto ancora, ed allora per non mandare tutto all'aria, prese per mano Luca e si avviarono verso l'uscita, per prendere il pullman per il centro commerciale. Il pullman che andava verso il centro commerciale era quasi vuoto, ed allora lei dopo essersi guardata intorno ed aver constatato che era quasi vuoto, si sedette di fronte al figlio allargando un po le gambe per permettergli di avanzare con lo sguardo fra le sue cosce. Contemporaneamente osservava il suo sguardo dove era diretto, ma sapeva già che si sarebbe fissato fra le sue gambe. Bene – si disse – la giornata parte bene ed andrà meglio. Arrivarono al centro commerciale verso le dieci e quaranta, fecero un giro per negozi, non comperarono nulla, entrambi erano concentrati sul dopo, presero soltanto un caffè per essere più svegli, e verso le dodici ed un quarto erano già nella piazzola di sosta dei pullman. Si guardavano tra di loro, segnali impercettibili agli altri erano invece chiarissimi per loro due, si facevano coraggio a vicenda, essendo la prima volta che facevano qualcosa in pubblico, ma erano tranquilli, la folla già assiepata sulla piazzola avrebbe garantito il loro anonimato. Arrivò il pullman già pieno, tutti i sedili erano occupati, vi erano soltanto posti in piedi e tutti assiepati. Enrica e Luca salirono e cercarono di rimanere vicini, ma la calca era troppa, uno sciopero dei treni aveva dirottato i pochi viaggiatori delle ferrovie verso il trasporto su gomma, per cui uno spillo non sarebbe caduto per terra. Inoltre il caldo a quell'ora era forte ed i vetri erano appena un po aperti contribuendo a surriscaldare ancora di più la temperatura dentro il pullman. Enrica era sbattuta a destra ed a manca, la cosa non le dispiaceva, manate anche maliziose si erano abbattute sulle sue natiche e sui suoi seni eccitandola fortemente. Si era però aggrappata ad un mancorrente in alto, e per farlo la sua gonna era salita ancora di più, ma credeva che nessuno fosse in grado di valutare la perfezione delle sue cosce vista la calca. Dopo qualche minuto sentì dietro una spinta più decisa delle altre e pensò che Luca fosse arrivato dietro di lei e si predispose ad assecondarlo. Si strofinò su quell'aggeggio che era il cazzo del figlio e fece in modo di sentirlo fra le natiche, anzi quando l'autista frenava, lo sentiva duro e potente. Lei era orgogliosa del cazzo di Luca, era tutto merito suo se il figlio era così ben dotato, e lei lo conosceva benissimo avendogli permesso di occupare a volte violentemente tutti i suoi pertugi. Era eccitatissima, farsi sbattere in mezzo a quella folla di gente senza che nessuno si accorgesse di nulla, la eccitavano ancora di più. Gli scossoni del pullman erano forti e le buche della strada contribuivano a quello sballottamento. Lei si muoveva non solo avanti ed indietro, ma anche a destra e sinistra, per cui sentiva il cazzo del figlio ora fra le natiche, ora su una natica a destra ora a sinistra, comunque non si staccava neanche un secondo. La sua figa era liquida, zuppa di umori, fece finta di aggiustare la gonna per mettere la mano dietro e tastò il bazooka che la stava profanando, era grosso e duro, ed il capoccione di Luca le sembrò talmente eccitato da essere più grande del solito. Luca tra poco glie lo avrebbe messo magari fra le cosce oppure chissà dove, lei lo avrebbe accettato dovunque. Nella calca sentì una mano che sollevava piano piano la gonna fino a scoprirle i glutei tondeggianti, poi scostò di lato il perizoma e il suo posteriore fu del tutto scoperto. Contemporaneamente il capoccione si fece strada tra le natiche e trovò il buchetto già abbondantemente lubrificato dalla forte eccitazione di Enrica. La calca ad ogni fermata aumentava perché poche persone scendevano, ma erano di più quelli che salivano per andare in centro. Una buca sulla strada diede uno scossone più forte degli altri, ed il capoccione passò lo sfintere. Era dentro, si fermò un attimo per assestarsi e poi riprese a muoversi con discrezione. Provò a spingere, lei con la mano libera allargò una natica per favorire la penetrazione e godersi quella inculata così particolare. Il caldo spandeva nel pullman il sudore dei passeggeri e le buche della strada spingeva gli uni contro gli altri. Il cazzo lavorava il sedere di Enrica al meglio, entrava ed usciva con discrezione, senza dare nell'occhio, ma era inesorabile. Una buona metà era dentro il sedere di Enrica che ad occhi chiusi aveva preso a godere di continuo, stimolata anche dal fatto che erano in un luogo pubblico e qualcuno avrebbe potuto accorgersi delle manovre dei due. Ad un ulteriore scossone del pullman lui venne dentro il suo ano, la strinse con una mano e le sborrò l'anima nel culo cercando di non essere notato. Lei accolse quella sborrata dentro di se, e quando il figlio venne fuori, godette un ultima volta. Lo sperma le gocciolava sulle cosce, ma lei rimise a posto il tanga, la gonna e si mosse per uscire anche perchè ormai la sua fermata era vicina. Scese alla sua fermata, Luca scese dietro di lei e si diressero verso casa distante poche centinaia di metri. Enrica guardò il figlio e gli disse : amore sei stato grande, ho goduto come mai mi era accaduto, sei un tesoro.
Mamma – rispose il figlio – guarda che io sono rimasto intrappolato a qualche metro da te, ho provato a raggiungerti, ma la folla me lo ha impedito, ti vedevo, volevo avvertirti, ho visto che un tipo ti tampinava da vicino, mi sono venute le lacrime agli occhi, ho spinto per raggiungerti, ma non ci sono riuscito. Spero che tu ti sia accorta che non ero io, ma dal liquido che ti cola sulle gambe direi proprio di no, quel tipo ha fatto quello che avrei dovuto farti io.
Luca, - disse lei – ho creduto per tutto il viaggio che tu eri dietro di me, ti ho lasciato fare tutto quello che volevi, mi hai inculato di brutto, ho goduto come una matta, ma ora mi dici che quel cazzo non era il tuo, amore, non potevo sapere che eri distante da me, io mi sono comportata come se quel cazzo che sentivo uguale al tuo, anzi anche un po più grosso, ma ho pensato che la maggiore grandezza era dovuta all'estrema eccitazione che avevi raggiunto in quella situazione, fosse il tuo, gli ho dato il culo, anzi con una mano ho allargato una natica per facilitargli l'ingresso, lo guardò negli occhi e vi lesse una tristezza infinita, una occasione sprecata per lui, ma non per lei che si era lasciata andare a quell'inculata così particolare. Cercò di recuperare dicendogli : amore mio, mi spiace, ho preso un cazzo che non era il tuo, la prossima volta sarò più attenta e darò il mio culo solo al tuo cazzo, non prendertela, lo rifaremo e farai quello che vorrai con me. Grazie mamma – disse Luca – ma oggi era la giornata buona, vederti con quello stronzo attaccato al tuo sedere mi ha fatto star male, non sapevo cosa fare, ho avuto un travaso di bile. Intanto erano arrivati a casa, sulle scale lui la schiacciò contro il muro, le frugò le cosce, tirò fuori il bazooka duro come il marmo, la fece girare contro il muro, le scostò il perizoma umido della precedente sborrata e con un solo colpo la inculò fino alla radice. Il sedere di Enrica era ancora lubrificato dalla precedente sborrata per cui entrò agevolmente. Luca chiuse gli occhi ed inculò la madre con una violenza che lei non gli aveva mai visto, le fece anche male, ma lo lasciò fare pensando a quanto aveva sofferto sul pullman. Lui la strinse forte, ed in pochi secondi le riempì il culo con una nuova sborrata potentissima, la scosse violentemente come per farle pagare l'errore nel non aver controllato il padrone del cazzo che la inculava, ma ormai era fatta, voleva soltanto recuperare la madre e ristabilire che quel sedere era suo e soltanto suo, non avrebbe tollerato altri errori. Enrica gli lasciò fare quello che voleva, poverino – pensava – abbiamo preparato tutto, e proprio sul più bello, un cazzo non previsto è entrato nel mio sedere, mi spiace per Luca. Ma io ho goduto tanto, anzi sapere di avere avuto a che fare con un cazzo sconosciuto le aveva provocato una fortissima eccitazione, ed immediatamente dopo, quando Luca incazzato come una bestia per la mancata performance la inculò per le scale, godette ancora come un animale. Gli imprevisti della vita a volte hanno dei risvolti piacevoli, e quanto accadutole sul pullman ne era la riprova. Luca aveva recuperato un po di fiducia in se stesso, inoltre la madre lo avrebbe accontentato ancora come gli piaceva, non gli avrebbe negato nulla pur di vederlo contento. Certo quell'imprevisto si era rivelato una cosa piacevole, e col tempo lo avrebbe anche potuto ripetere senza il figlio e tentare una avventura completamente al buio, senza sapere di chi era il cazzo che la penetrava dietro. Era una esperienza che prima o poi avrebbe attuato, sapendo che se lei la cosa non la sapeva, amen, ma una volta messe a fuoco, prima o poi l'avrebbe messa in atto.
La stessa cosa sarebbe successo col cazzo sconosciuto. La prima volta era capitato per caso, ma ora l'avrebbe cercato volutamente su quel pullman pieno di gente all'ora di punta a primavera quando le donne sono in calore, esattamente come lei. Si, era un progetto da portare avanti, ma ora doveva pensare al figlio che era ancora incazzato per la disavventura capitata alla madre ed al figlio, più al figlio che ad Enrica che si era adeguata immediatamente alla novità, anzi nei momenti in cui ripensava all'accaduto, si bagnava immediatamente e sul suo viso si notava uno stato di quasi beatitudine. A casa preparò un veloce pranzo, ed alle tre partì per il suo turno al bar. Nel pomeriggio ripensò a quanto accaduto ed alla rabbia di Luca, ma decise che l'avrebbe compensato con uno spogliarello del tipo che piaceva al figlio, e dopo gli avrebbe concesso tutto quello che voleva. Così fece, al ritorno a casa dopo la mezzanotte, si recò in bagno ed indossò le autoreggenti con reggicalze, una gonna piuttosto corta ed in camera controllò che il figlio fosse appostato facendo finta di dormire. Ormai lo conosceva bene, la posizione della testa girata verso di lei tradiva la sua attenzione, evidentemente l'aveva vista al rientro e quando in bagno armeggiava per prepararsi. Sollevò la gonna fino all'inguine, controllò allo specchio la perfezione delle cosce e contemporaneamente gli occhi del figlio e si sedette sul bordo del letto iniziando a sganciare le calze. Luca controllava le mosse eroticissime della madre attraverso lo specchio e già pregustava il seguito di quello spogliarello dedicato a lui. Guardandola, il suo cazzo cominciò ad indurire, e con una mano sotto le lenzuola massaggiava la capoccia. Lei aveva sganciato le calze, e lentamente le aveva arrotolate e sfilate dalle gambe, dopo si alzò, fece scivolare la gonna per terra ed afferrò gli slip per sfilarli, ma quando erano a metà coscia, Luca non ne potè più, si sollevò velocemente, e baciò le natiche di Enrica che sorpresa lasciò fare, anzi con le mani allargò le natiche e si piegò un po in avanti per farsi baciare più in profondità. La lingua di Luca si muoveva procurandole un bel godimento, mentre con una mano si segava il cazzo lentamente. Quel gesto inatteso, le fece piegare le gambe e dovette sedersi sul letto, lui si spostò e proseguì leccandole anche la figa mentre lei cercava il bastone di Luca, lo prese in mano e se lo infilò in bocca fino alla gola. Un bel sessantanove era quello che ci voleva in quella fase, Enrica spinse il bastone ancora più dentro oltre le tonsille. Voleva fare quel regalo al figlio per la profonda delusione di quella mattina sul pullman. Succhiava forte, tutto il cazzo era nella sua bocca, gli stringeva le palle con una mano e veniva leccata dal figlio nella figa e passando per il perineo nel sedere. Lei emetteva un rantolo di godimento in onore di Luca che dimentico del pullman, ora saggiava i profumi e le carni della madre a sua totale disposizione. Ma lei sapeva quello che voleva il figlio, ed era pronta a darglielo dopo preliminari lunghi e goduriosi. Lei offriva il suo bel sedere al figlio che attendeva solo il momento più opportuno per incularla, e mentre aspettava il cazzo del figlio nel didietro, ripensava a quanto accaduto sul pullman. Ecco pensava che alla prossima occasione avrebbe potuto prenderlo nel suo ano accogliente già lubrificato in precedenza dagli strofinamenti anche forti sul pullman. A questo pensava Enrica mentre attendeva il cazzone del figlio nel suo sedere. Luca già ingrifato dalla visione della madre durante lo spogliarello, e dopo, durante il sessantanove, si girò. La mise a pancia in giù, baciò il buchetto, afferrò il bastone duro come il marmo e puntò il capoccione nello sfintere della madre lubrificato dai suoi umori e dalla saliva di Luca. Spinse ed entrò agevolmente, vi era già passato, affondò la bestia fino alla radice, le palle sbattevano sulle chiappe morbide, mentre lei col cazzo nel sedere si masturbava furiosamente il clitoride. Erano entrambi in paradiso, facevano corpo unico, erano innervati profondamente ed il loro respiro era profondo e veloce. Dopo bei colpi forti e potenti, vennero insieme, lui la strinse forte e riempì il sedere della madre della più potente sborrata della sua vita. Enrica aveva imparato a sincronizzare le sue godute con quelle del figlio, e lo accettò fino in fondo, la fusione tra i due corpi fu totale, ognuno compenetrava l'altro in un amplesso totale. Quando dopo un po il cazzo si ammosciò, la baciò sulla nuca e lo tirò fuori.
Si rilassarono abbracciati sul letto, si guardavano negli occhi, senza profferire parola capivano di essere soddisfatti l'uno dell'altra, insomma si amavano alla follia. O meglio, lui amava lei alla follia, anche lei amava il figlio, ma conosceva la sua indole, periodicamente aveva bisogno di uscire dai canoni e fare quello che le andava di fare, lei aveva un tarlo nel cervello, un tarlo che si era insinuato nella sua psiche e che l'avrebbe portata di nuovo su quel pullman per ripetere, migliorandola, l'esperienza precedente. La settimana successiva il suo turno era di mattina, ma quella ancora dopo avrebbe lavorato di pomeriggio, quindi aveva tutto il tempo per pensare a come attuare il suo insano proposito di salire su quel autobus all'ora di maggiore affollamento in cerca magari dello stesso cazzo che l'aveva fatta volare la volta precedente. A forza di pensarci era arrivata ad una conclusione e cioè che la prima volta aveva fatto male a lasciare l'operazione a metà, se avesse atteso ancora un po, lei sarebbe venuta abbondantemente completando una operazione perfetta. Un errore ha di positivo che se opportunamente analizzato, non verrà ripetuto in seguito, ed era quello che lei avrebbe fatto alla prima occasione. La settimana in cui lavorava al mattino passò velocemente, lavorò sodo, ripensò a quanto accaduto, il figlio la volle ancora e lei lo accontentò volentieri, ma il tarlo lavorava, eccome se lavorava, ormai non pensava ad altro, ed attendeva il lunedì successivo per andare in pullman al centro commerciale. Così fece, il lunedì mattina verso le dieci era sull'autobus per il centro commerciale, dove gironzolò a lungo tra negozi di abbigliamento e magazzini di elettronica. Controllava l'orologio e controllava se stessa ed il proprio abbigliamento che era adatto alle sue necessità. Non portava calze perchè il caldo era arrivato con un certo anticipo, aveva indossato un vestito piuttosto largo e corto, facile da sollevare e leggero al tatto, inoltre era anche svolazzante, ad ogni movimento si sollevava permettendo a qualche sguardo malizioso di valutarne le cosce perfette e qualche volta una parte dei glutei sodi e rotondi, ma soprattutto era senza mutande, con la figa a prendere aria. Al centro commerciale aveva notato che qualche maschietto la osservava approfonditamente, ed Enrica ne era orgogliosa. Oggi sul pullman faccio un macello, pensava mentre si avviava dopo mezzogiorno verso la fermata dell'autobus. C'era già un discreta folla ad attendere il pullman, lei scrutava se tra i viaggiatori che sarebbero saliti di li a poco avrebbe potuto esservi il suo amico, ma si rese conto che la sua era una ipotesi del tutto campata per aria, doveva soltanto attendere gli eventi ed essere pronta per approfittarne. Arrivò il pullman già pieno, vi erano soltanto posti in piedi e lei salì per ultima, la calca era già al limite della sopportazione, provò a spostarsi verso il centro dove le sardine erano ancora più stipate, quello era l'ambiente che cercava, folle di persone strette all'inverosimile in cui intrufolarsi in cerca di occasioni. In mezzo al pullman non riuscì neanche ad aggrapparsi ad un mancorrente, ad ogni buca veniva sballottata a destra ed a sinistra, sentì qualche grossa mano sul suo fondoschiena, ma non vi fece caso. Un buca della strada più profonda delle altre le fece finire addosso ad un gruppo di persone, si aggrappò ad un braccio e rimase ferma in attesa di stabilizzare la posizione, ma pressata da ogni lato, rimase in bilico. Sentì qualcosa dietro, in quella calca non riuscì a capire, ma quando l'affare dietro si fece sentire ancora in tutta la sua forza, capì che qualcosa stava accadendo dietro di lei. Si fermò un attimo, non si girò neanche per vedere a chi appartenesse quel coso invadente, ma capì che era duro e potente, e questo le bastava. Mosse il culo su quel coso anche per mandare un segnale al proprietario, che spingendo ancora di più segnalò ad Enrica che il messaggio era arrivato forte e chiaro. Erano stretti come sardine, non riuscivano neanche a muoversi, ad ogni fermata qualcuno scendeva, ma erano di più quelli che salivano, quindi la calca era sempre maggiore, proprio quello che Enrica cercava. Una mano provò a tirare su la gonna lasciandola con le cosce scoperte, la sua eccitazione crebbe, il suo respiro divenne affannato, quella mano che le aveva sollevato la gonna era ruvida grossa e rasposa. Alcuni secondi dopo qualcosa si intrufolò fra le sue cosce, lei lo misurò e si disse che era buono per farla godere, ma sarebbe andata bene anche se fosse stato più piccolo, quel cazzo duro si strofinava tra le cosce e gli scossoni del pullman facilitavano l'operazione, ma evidentemente non gli bastavano, voleva andare oltre. La stessa mano che le aveva sollevato la gonna, ora, mentre il cazzo si muoveva fra le sue cosce, le aveva afferrato una natica e la palpeggiava dolcemente in cerca degli slip. Quella mano percorse tutto il suo sedere e quando capì che non vi erano slip da scostare, la strinse a se più forte. La calca era forte e pressava da tutti i lati, ma ora quel cazzo cercava il suo buchetto da penetrare, lo trovò e la capoccia spinse fra le natiche morbide. Enrica si rilassò, permise al cazzone di arrivare fino alla figa, di inzupparsi di umori e tornare indietro verso il buchetto, lei mise una mano dietro, prese in mano quel bastone e lo indirizzò verso il suo sedere, arrivatovi spinse delicatamente e forzò il sedere che si dilatò e permise l'ingresso a quel cazzo sconosciuto, coadiuvato dalla mano di lei che aveva allargato una natica. La capoccia era nel suo sedere, si fermò un attimo, il culo si adattò facilmente all'intruso e prese a muoversi assecondato dagli scossoni del pullman. Enrica cominciò a venire ininterrottamente, quel cazzo sconosciuto conficcato nel suo sedere era il massimo cui riusciva a pensare, si concentrò sulle sensazioni che quella situazione le trasmetteva, si lasciò andare e godette moltissimo. Quel tizio ci sapeva fare, ravanava all'interno dell'ano che ospitava la sua bestia in modo potente e discreto, ormai era tutto dentro, sentiva le palle che toccavano il suo deretano, le sue godute erano continue e fortissime, la mano dello sconosciuto proprietario di quel cazzo che sfrontatamente la stava inculando, la strinse più forte e la inondò con una forte sborrata che sembrava non aver mai termine. Lei venne ancora ed ancora, quando lui lo tirò fuori, lei si riassettò la gonna sulle gambe e spinse forte per avvicinarsi alla porta d'uscita. Scese un paio di fermate prima della sua, ma voleva venir fuori da quella ressa infernale nella quale aveva goduto così forte. Si aprirono le porte e lei si fiondò fuori, si girò per cercare di riconoscerlo, ma niente, non fu in grado di carpire nessun segnale, l'autore di quelle venute impressionanti poteva essere chiunque. Durante la forzata passeggiata verso casa, mentre gocce di sperma le colavano sui polpacci, ripensò a quanto accaduto, e si convinse che la sua perversione non aveva più nessun limite, era caduta molto in basso, ma a lei piaceva così, il cazzo di uno sconosciuto la portava in alto e godeva come non aveva mai goduto. Si ripromise che avrebbe ripetuto quella esperienza, senza dire nulla al figlio che non avrebbe compreso i suoi desideri perversi. Luca andava accontentato per vie normali, mentre lei aveva bisogno di sensazioni forti al limite del peggior degrado. Ritenne di essere caduta in un baratro di perversione, si chiese cosa ci fosse di peggio del farsi inculare in un pullman affollato da un cazzo sconosciuto, era diventata una donnaccia da strada, ecco le rimaneva soltanto di battere la strada, quello sarebbe stato l'ultimo gradino della perversione, ma se avesse continuato a coltivare le sue perversioni, prima o poi ci sarebbe arrivata.
Arrivata a casa riempì la vasca di acqua bollente e vi si buttò dentro, come per lavarsi di tutte le brutture che il suo cervello maturava. Dopo il bagno mangiò qualcosa e verso le tre si recò al bar per il suo turno di lavoro. Dalla sua faccia, dal suo viso, dal suo sguardo traspariva una calma decisa e tranquilla come chi è in pace coll'universo creato. Tutto sommato cosa chiedeva alla vita se non fare quel che cazzo voleva senza nessuna regola se non il soddisfacimento dei suoi istinti più bassi, voleva il cazzo il tutte le maniere ed in tutti i modi, quello del figlio sebbene incestuoso, non le bastava, aveva bisogno di emozioni forti, che la facessero sentire viva e vegeta.
Quando dopo mezzanotte tornò a casa, trovò il figlio che dormiva, ma ancora sazia per quello che aveva combinato soltanto poche ore prima, si svestì velocemente e si mise a letto per rifare l'ennesimo riepilogo di quanto accaduto in quella giornata particolare. La conclusione era sempre la stessa, era contenta per quello che aveva fatto, anzi lo avrebbe rifatto, non subito, ma lo avrebbe rifatto sperando che nulla sarebbe accaduto di complicato. Allungò una mano verso il figlio e sentì il cazzo di Luca a mezza forza, povero ragazzo – pensò – lo sto prendendo per il culo, non lo merita, qualche soddisfazione la merita ampiamente ed io sarei una madre ed una amante indegna se non lo accontentassi. Si addormentò col cazzo di Luca in mano, e quando durante la notte lui si svegliò, si accorse della mano di lei che gli stringeva l'uccello, allora si mosse lentamente e fece scorrere lo stantuffo nella mano della madre che dormiva. Muovendosi piano piano, il cazzo prendeva consistenza fino a diventare bello duro, mentre nella faccia di lei alla luce di sicurezza, comparve uno stato di beatitudine. Sembrava che sognasse di avere il cazzo del figlio in mano, ed effettivamente lo aveva in mano e le scorreva avanti ed indietro come stesse facendogli una sega. Ah la bella vecchia sega con la quale siamo tutti cresciuti, maschi e femmine, per conoscere una parte del corpo molto importante e che avrebbe condizionato il resto della vita. Enrica aprì un occhio e si accorse della perfetta coincidenza tra quello che stava sognando e la realtà, ne fu sorpresa, ma come al solito si adattò immediatamente alla realtà e prese a segare il cazzo del figlio con molta delicatezza. In effetti voleva dare al figlio qualcosa d'altro che non una- per quanto bella – sega.
Si sentiva in colpa col figlio per i tradimenti continui che lei non riusciva a controllare, la sua perversione era totale, ed il povero Luca senza saperlo si accontentava dei rimasugli di sesso che lei gli riservava.
Ma anche lui era contento, perché quando aveva saputo delle sue performance con altri cazzi, si era sempre trattato di fatti non dipendenti dalla volontà di lei, e quindi non attribuibili alla responsabilità di Enrica. Diciamo che aveva messo una pezza a colore, non voleva prendere atto che sua madre era una donna facile, pronta a qualsiasi esperienza purché nuova ed intrigante come le avventure vissute sul pullman. Prendere cazzi sconosciuti sull'autobus le piaceva moltissimo, era un po' rischioso, ma la soddisfazione era enorme, quelle venute erano memorabili, le avrebbe ricordate per molto tempo, ma ritenne di doverci ancora riprovare, magari alla ricerca dello stesso cazzo che l'aveva inculata l'ultima volta, ma era impossibile tra le centinaia di uomini che affollavano quel pullman. Doveva affidarsi al caso, ma era fiduciosa che sarebbe riuscita a ritrovarlo, e proprio per cercarlo a fine settimana, precisamente il venerdì tornò al centro commerciale verso le dieci per riprendere l'autobus delle dodici e mezza. Era vestita come la volta precedente, stesso vestito leggero e piuttosto largo che arrivava a metà coscia, scarpe con tacco medio, ma soprattutto senza mutande, ricordava che il suo amico quando si accorse che era senza slip, la strinse forte e la inculò con veemenza. Ormai si sentiva una veterana, con uno sguardo capiva chi avrebbe potuto interessarla per il suo progetto, ma anche gli uomini erano attenti a quello che accadeva intorno a loro. Ognuno – in definitiva – stava cogli occhi aperti per approfittare di qualunque situazione favorevole. Luca era coi suoi amici al mare per i bagni, quindi era tranquilla al massimo, tutto si sarebbe svolto normalmente. Mentre attendeva nella piazzola l'arrivo del pullman, scrutò gli uomini che attendevano insieme a lei, cercò di capire se il suo amico era tra i presenti oppure sarebbe salito in seguito, oppure ancora era già sul pullman. Niente, nessun uomo tra quelli in attesa le sembrò in grado di fare una cosa comunque rischiosa, stavolta voglio guardarlo in faccia e vedere da vicino questo gran figlio di puttana. Al solito il pullman era già pieno all'inverosimile, il caldo ed il sudore avevano impregnato l'aria ed il respiro era già affannoso. Si piazzò a metà, in piedi tenendosi ad una maniglia in alto, in modo da far alzare la gonna già corta di suo ed attese gli eventi. Gli scossoni erano frequenti e lei veniva sballottata a destra ed a manca. In uno dei tanti scossoni, sentì una manata sul culo, ecco ci siamo – pensò – cominciano le danze. Quella manata era stata evidentemente di assaggio, perché fu ritirata immediatamente indietro, ma al successivo scossone quella stessa mano rimase ferma ad avvolgere una natica del suo culetto. Quella mano galeotta ravanava e cercava di insinuarsi nel solco fra le natiche, lei si spostò un po per favorire quella ricerca e per fargli notare che non portava mutande. Ancora una volta, appena lui si accorse della mancanza degli slip, la mano si insinuò fra le cosce e subito si spinse verso la figa già grondante di umori. Enrica era aggrappata al mancorrente in alto, ma le sue gambe tremavano per la fortissima eccitazione. Quella mano ora, dopo aver percorso dalle natiche alla figa, era tornata indietro ed aveva iniziato col dito medio a penetrarla nel sedere ed ora andava avanti ed indietro. Stava preparandola ad un solenne e memorabile inculata, Enrica era pronta, gli umori si erano sparsi ed erano arrivati al suo ano accogliente. Mentre accadevano queste cose, un tipo piuttosto anziano, ma giovanile che era di fronte a lei doveva aver notato qualcosa, perchè cominciò a stringerla sul davanti. Enrica sentiva già un bozzo davanti che spingeva mentre l'altro cercava di entrare nel suo ano dopo aver sollevato la gonna. Era presa da due cazzi su un pullman affollato che la sbatteva da tutte le parti. La capoccia di quello dietro era già entrata ed ora si muoveva lentamente nel suo morbido sedere, mentre quello davanti stava manovrando la patta per estrarre il bastone e conficcarglielo nella figa. Intanto i viaggiatori ad ogni fermata aumentavano anche per uno sciopero delle ferrovie che aveva costretto tutti a servirsi dell'autobus. Quello davanti aveva tirato fuori il cazzo ed ora lo strofinava sulla sua figa cercando di sollevarle la gonna e di scansare di lato le mutande. Lei avrebbe voluto avvertirlo che non indossava mutande, ma lo avrebbe capito tra pochi secondi. Infatti sentì il cazzo davanti farsi strada verso la figa bagnatissima e lo accolse resistendo al doppio assalto con gli occhi chiusi. Era a sandwitch un cazzo davanti ed uno dietro in un autobus superaffollato che schiacciava tutti come sardine in scatola, proprio il casino che Enrica andava cercando per soddisfare i suoi istinti più bestiali. I due cazzi la pompavano con vigore e quando quasi si toccavano separati soltanto dalla sottile striscia di carne che divide la figa dal culo, lei godeva da matti, le gambe tremavano e si reggeva in piedi soltanto perché era attaccata con una mano al mancorrente in alto. Ad occhi chiusi godeva di quell'amplesso così forte, così unico, così inaspettato. Non aveva preventivato una doppia penetrazione su di un pullman pieno di gente, ma si era adeguata immediatamente alla situazione contingente ed ora sfruttava la situazione al meglio che poteva. Dopo innumerevoli godute di Enrica, finalmente sborrò quello dietro, la riempì il culo di sperma caldo stringendola ai fianchi, mentre quello davanti continuava a pompare forte. Ma lei sentiva che mancava poco, e quando la strinse, la inondò con una sborrata interminabile. Enrica accettò tutto, attese che finisse, che si sfilasse e con la gonna si pulì alla belle e meglio. Cercò di girarsi per memorizzare il viso dell'inculatore, ma era già sparito, allora cercò di fissare bene in mente la faccia di quello davanti che era piuttosto anziano, ma vigoroso e potente. Non lo conosceva, ma si promise di ripetere l'esperienza successivamente e di cercarlo, se anche lui era soddisfatto, avrebbero potuto rincontrarsi in seguito.
Scese dal pullman un paio di fermate prima e si avviò verso casa distante un chilometro circa, intanto riorganizzava le idee su quanto accaduto e provare a riassaporare le fortissime emozioni provate fino a qualche minuto prima. Non aveva mai goduto così tanto, era venuta tantissimo, non ricordava quante, ma era certa che come quel giorno mai. Sorridendo pensò di fare un abbonamento su quella linea in modo da godere ogni giorno, era un pensiero inattuabile, però saltuariamente lo avrebbe rifatto, era stato tutto troppo bello per non tentarne una ripetizione anche saltuaria.
Arrivò a casa, riempì la vasca di acqua bollente e vi si tuffò dentro, come al solito nella vasca fece un riepilogo di quanto accaduto ed arrivò ad una conclusione : mai come quel giorno, aveva toccato le vette più eccelse dell'erotismo, nessun uomo, neanche suo figlio l'aveva mai portato così in alto, in pratica era stata per una mezz'ora buona in godimento continuo, era veramente soddisfatta e ripensando a quei momenti era pervasa da una sensazione di beatitudine, di benessere generale.
Finito il bagno preparò qualcosa da mangiare, ne lasciò per il figlio ed andò al bar per il suo turno.
Al bar era particolarmente affabile con tutti, anche con chi le stava sulle scatole, ripensò al viso della persona che l'aveva scopata davanti poche ore prima e cercò di fissarne i lineamenti , provò a ricordare, ma non lo conosceva, di questo ne era sicura, ma se fosse capitato al bar l'avrebbe immediatamente riconosciuto, chissà – si disse – un giorno potrebbe capitare qui ed allora ne vedremmo delle belle, ma dopo ripensò che soltanto sul pullman potevano accadere quelle cose che a lei piacevano tanto, in qualsiasi altro luogo le cose sarebbero andate in modo diverso. Intanto la settimana era passata, la successiva il suo turno era di mattina, quindi tutto sarebbe rimandato alla settimana ancora dopo. Luca un giorno si ed uno no la voleva a modo suo, lei gli concedeva tutto quello che voleva, ma pur facendolo con amore, non vi metteva dentro quell'entusiasmo che aveva caratterizzato il loro rapporto sin dall'inizio. Lo faceva venire anche in bocca se lui lo desiderava, ma il suo desiderio più frequente era di sborrarle nel sedere, ogni scopata, dopo varie leccate da ambo le parti, si concludeva con una bella, sana, potente inculata. Lei lo accontentava, ma non volava alto come sul pullman, le piaceva si, ma il pullman era un'altra cosa, il rischio che correva di essere riconosciuta, il fatto di farlo in mezzo a tante altre persone schiacciate come sardine, ma soprattutto prendere cazzi sconosciuti, rendevano quegli atti unici ed irripetibili. Per lei era il massimo ineguagliabile, non vi erano altri atti sessuali paragonabili a quello. Infatti dopo le scopate col figlio che finivano con una inculata, lei faceva i paragoni, ed arrivava sempre alla stessa conclusione : il pullman è sempre il pullman, non si possono neanche paragonare. Ed allora si metteva in attesa della prossima occasione dove avrebbe dato sfogo alla sua enorme libidine.
Passarono alcune settimane senza che Enrica facesse un altro giro sul pullman affollato, causa lavoro ed impegni vari, era stata costretta a mettere da parte i suoi progetti goderecci sull'autobus, andava avanti col figlio che la voleva spesso e volentieri pur senza portarla ai livelli che lei conosceva benissimo. Una mattina era al bar affaccendata per le solite incombenza, quando entrò uno sconosciuto, ma che le ricordava qualcuno. Lei educatamente rispose al saluto con la solita cortesia, ma si chiedeva chi fosse e dove l'avesse già visto. Frugava nella memoria, ma nulla non riusciva a ricordare, e quando lui dopo aver preso il caffè salutò ed andò via, lei rispose cortesemente, ma ancora non ricordava chi fosse, ma quel suo arrivederci le diede da pensare, vuoi vedere che …...ecco ora ricordo costui, era l'uomo davanti a me sull'ultimo pullman, l'uomo della doppia penetrazione che tanto mi fece godere, peccato non averlo riconosciuto prima, gli avrei offerto il caffè e fatto volentieri due chiacchiere con lui, ma se è venuto qui, evidentemente mi ha cercato e rintracciato, chissà cosa cazzo vuole da me, starò molto attenta se capiterà qui un'altra volta. Un paio di giorni dopo si ripresentò al bar, salutò e chiese il solito caffè. Enrica rispose al saluto, gli preparò il caffè e mentre metteva la tazzina sul piattino, lo guardò negli occhi e gli fece l'occhiolino. Lui capì che l'aveva riconosciuto sorrise e le chiese : quel pullman dovrebbe essere perlomeno raddoppiato, non si può viaggiare come le sardine e pagando per di più un biglietto salato. Hai ragione – ribatté lei – è un vero scandalo, anche se qualche vantaggio lo porta con se, non trovi ? Certo - riprese lui sorridendo e facendole l'occhiolino– i vantaggi ci sono e noi ne conosciamo qualcuno vero ? Enrica non rispose, ma sorrise. Avevano stabilito un contatto e lei era affascinata da quel signore che era si gentile, ma che sul pullman l'aveva adocchiata, si era avvicinato, le aveva fatto sentire la mazza strofinandogliela sul pube, indi aveva sollevato la gonna con le mani ed accortosi che lei era senza mutande, di colpo aveva affondato il cazzo nella figa già abbondantemente bagnata. Enrica capì dallo sguardo dell'uomo che mentalmente stava ripercorrendo, così come aveva fatto lei, tutto quanto accaduto quella mattina, e capì anche che lui era profondamente soddisfatto. Al momento di andar via, lui le chiese : ma ha per caso cambiato orario ? Non l'ho più vista a quell'ora sull'autobus. Lei rispose – è un periodo molto laborioso, ma lunedì mattina dovrei andare al centro commerciale e ritornerei a casa su quell'autobus. Bene – fece lui – allora ci vediamo lunedì mattina. Ok – fece lei – a lunedì.
Solo al pensiero lei si era bagnata le mutandine, la faccenda si stava riaprendo e lei era eccitata al massimo. I tre giorni che la separavano dal lunedì furono vissuti da Enrica in modo eccitante, quel bellimbusto era rimasto agganciato dalla sua sessualità selvaggia e senza freni, chissà come aveva fatto a trovarla dato che il suo bar era in un paesetto a qualche chilometro dal capoluogo, forse anche l'inculatore che lei non aveva potuto vedere l'aveva trovata e si vergognava a farsi riconoscere. Avrebbe tenuto gli occhi aperti, qualche imprevisto sarebbe potuto accadere e lei era pronta alla qualunque. Intanto il lunedì si avvicinava e lei decise di indossare, dato il caldo, lo stesso vestito della doppia penetrazione, naturalmente senza mutande che nella calca del pullman sarebbe stato un ostacolo. Ogni tanto ripensava a quel giorno ed allora non riusciva a non mettere una mano fra le gambe e toccarsi fino ad una forte eccitazione, ma senza masturbarsi a fondo.

Finalmente arrivò il lunedì e lei si preparò per la nuova avventura, già al risveglio quella mattina era eccitata, il figlio dormiva alla grande, non aveva pretese sessuali avendo la sera prima sborrato in bocca alla madre che – come al solito – aveva accettato tutti i desideri di Luca, anche per acquietarlo in vista dell'impegno del giorno dopo. Per fortuna Luca aveva sbrigato la faccenda in poco tempo, aveva atteso la madre al rientro dal bar dopo la mezzanotte, le aveva puntato il cazzo non appena lei si era infilata nel letto. Come al solito quando Enrica aveva impegni di tipo sessuale per il giorno dopo, accettava il figlio e cercava di concludere al più presto possibile la pratica permettendogli di fare quello che voleva. Stavolta aveva deciso di sborrarle in bocca e lei lo lasciò fare, non poteva certo spiegargli i suoi impegni per il giorno dopo, per cui Luca lo mise nel sedere della madre, ma quando stava per venire, lo tirò fuori, girò la madre verso di lui e glie lo ficcò in bocca inondandola con una colossale sborrata. Lei si limitò a dirgli : Luca, mi stavi affogando, eri per caso in arretrato oppure oggi ti è successo qualcosa che ti ha ingrifato, ed hai sfogato il tuo desiderio represso con me? No mamma – rispose,lui – e che sono tre giorni che non scarico, e non ne potevo più. Al che lei ribatté : ho capito mi hai presa per uno scarico da utilizzare quando non hai altri sfoghi. No mamma - disse lui – tu sai quanto ti amo , è ingiusto quello che hai detto, la realtà è che da un po' di tempo mi trascuri, ho l'impressione che il tuo cervello sia impegnato su dei pensieri che non riguardano me. No - riprese lei – ti sbagli sei sempre in cima ai miei pensieri, ma devi tener conto che il tempo passa, io sto invecchiando, il lavoro è sempre più impegnativo e tu sei sempre più esigente, ma come vedi io sono sempre pronta ad accontentarti in tutti i tuoi desideri. Lo so mamma – disse Luca – ma da qualche tempo, io ti guardo quando ti muovi per casa, mi fai sempre arrapare come un mandrillo, ma pare che tu non ti accorga delle mie necessità e dei miei bisogni, l'altro giorno diciamo un paio di giorni fa, tu gironzolavi per casa con la tua bella corta ed aperta sul davanti vestaglietta che tanto mi fa arrapare, quando ti vedo in quel modo, devi stare attenta, perché potrei violentarti, ma l'altro giorno eri persa dietro a qualche pensiero e non hai notato la mia eccitazione. Scusami – fece Enrica – l'altro giorno ho avuto un problema al bar e non ti ho detto nulla per non impensierirti. Ma i suoi pensieri erano altri, pensava al lunedì ed al pullman, dove già si vedeva godere al massimo, ma per ora il figlio era stato accontentato, un bacio suggellò il loro nuovo patto d'amore, e lei per consolarlo dormì col cazzo del figlio in mano. La mattina dopo, lunedì si svegliò col cazzo di Luca in mano, era moscio ed il figlio dormiva alla grande, meno male – pensò lei – un'altra performance stamattina proprio non mi andrebbe. Guardò il figlio che dormiva, lo accarezzò sui capelli e dovette riconoscere che Luca aveva azzeccato ancora una volta la diagnosi sulla madre distratta, ma non per i motivi da lei addotti, ma per altri e più perversi desideri che si annidavano nel suo cervello, ma era fatta così e lei lo sapeva, le scuse che metteva in piedi non avrebbero retto ad un esame approfondito, riconobbe che Luca non meritava un trattamento del genere, voleva un bene dell'anima al figlio, ma quando le capitava qualcosa di appagante e di perverso, lei non resisteva, doveva portare a termine la missione prefissa. Luca avrebbe fatto bene a prenderne atto ed a sopportare quella madre amante così snaturata. Diciamo che amava il figlio, ma con abbondanti eccezioni. Si alzò, preparò la colazione per entrambi, dopo si vestì col solito vestito corto e svolazzante, mise le mutande con l'intenzione però di toglierle al bagno del centro commerciale e presentarsi pronta per la nuova avventura sul pullman. Uscì di casa verso le nove e prese un autobus che l'avrebbe portata al centro commerciale, si sedette e pensò a quello che sarebbe accaduto poco dopo, cercando di immaginare qualche imprevisto che avrebbe arroventato il viaggio, magari un'altra doppia penetrazione della quale era molto soddisfatta, ma non fece nessun programma, lei doveva soltanto accettare quello che passava il convento. Poco dopo le dieci era già al centro, si recò in un bagno e si tolse le mutandine che ripose nella borsetta e si avviò verso un bar dove prese un caffè. Tutto era sotto controllo, continuò a girare per negozi, non comperò nulla, fece anche un giro per vedere i telefonini, non vi trovò nulla di interessante, e verso mezzogiorno si avviò verso l'uscita per andare alla fermata dell'autobus che l'avrebbe riportata a casa. Giornata era calda ed a mezzogiorno il sole picchiava duro, le persone erano già accaldate e quelle in attesa del pullman erano numerose. Quando arrivo' l'autobus, lei salì e si spostò faticosamente al centro dove la folla pressava maggiormente, si attaccò al mancorrente in alto e guardava fuori dal finestrino. Era pressata da tutte le parti, ma si accorse chiaramente di una mano maliziosa che le aveva afferrata una natica e la stringeva delicatamente. Chissà chi era, non aveva neanche provato a saggiare una sua eventuale reazione ed in assenza della quale procedere verso lidi più caldi, non capiva, comunque fece finta di nulla e lasciò fare. Dopo alcuni palpeggiamenti favoriti dagli scossoni causati anche dalla strada sconnessa, il tizio si fece più audace e provò a sollevare la gonna per liberare le cosce ed il sedere. Lei non fece una mossa e la mano procedette nell'operazione favorita dall'assenza delle mutande, quella mano che aveva sollevato la gonna ora cercava il buchetto posteriore, Enrica già aveva il fiato grosso e quando il dito medio entrò nel suo ano accogliente, cominciò a godere. Quel dito galeotto ci sapeva fare, roteava intorno al forellino, entrava dentro, veniva fuori, si avvicinava alla figa ormai grondante umori. Aveva davanti un uomo girato di spalle che alla ripartenza da una fermata si girò a fatica e se lo trovò faccia a faccia. Gli spintoni dovuti alla strada sconnessa mettevano in contatto il suo pube col cazzo dell'uomo che sollevò a sua volta la gonna per toccarla fra le gambe, in definitiva era percorsa da due mani, una davanti e l'altra dietro. Le gambe di Enrica quasi si piegavano quando dietro la mano fu sostituita da un cazzone di tutto rispetto che si fece strada ed entrò nel suo ano prima il capoccione, e dopo un secondo di assestamento procedette fino ai coglioni, iniziando un andirivieni che a lei piaceva moltissimo. Come se si fossero sincronizzati cogli occhi, anche quello davanti sostituì la mano col cazzo che la penetrò delicatamente. Enrica godeva da matti, si stava ripetendo la doppia penetrazione di qualche tempo prima, lei era aggrappata alla maniglia in alto, altrimenti le sue gambe non avrebbero retto a quel doppio assalto. Lei resisteva e godeva, a stento tratteneva delle urla di godimento, mentre i due cazzi scandagliavano la sua figa ed il suo sedere. Ad uno scossone più forte degli altri sentì un liquido che le invadeva il culo, segno che l'inculatore stava sborrando. Lei lo assecondò come aveva sempre fatto con tutti i cazzi che l'avevano inculata, specie quelli che l'avevano soddisfatta. Poco dopo anche quello davanti la inondò di sperma, la strinse ai fianchi e le sborrò l'anima, lei gli avrebbe dato anche un bacio mentre veniva, ma lui fu attento, evidentemente temeva di essere scoperto.
Però lo guardò bene in faccia, non lo conosceva ma le sembrò di riconoscere quel cazzone che somigliava a quello che la volta precedente l'aveva inculata con forza, ma non era sicura. Si ricompose, ma stavolta i due non fuggirono, attesero che lei scendesse per scendere anche loro dal pullman. Una volta a terra si guardarono, lei riconobbe il suo amico del bar, si sorrisero e le presentò il terzo che poi era lo stesso della volta precedente, insomma erano gli stessi della volta precedente, ma i maschietti si erano scambiati di posto. Per Enrica il risultato era lo stesso, godute a ripetizione, senza interruzione. Li invitò a casa per un caffè e si avviarono chiacchierando, la soddisfazione era grande, ma lei chiese loro di raccontarle i particolari di quella avventura così particolare.
L'amico del bar che si chiamava Luigi prese a raccontare : noi due e forse anche qualcun altro frequentiamo quel pullman a quell'ora, specie d'estate, proprio per incontrare donne come te che vanno li sopra per lo stesso motivo, ti garantisco che sono non molte, ma abbastanza per divertirci. Bene io ti avevo notata tempo prima e provai ad avvicinarmi a te, ma la prima volta fu impossibile, la calca era troppa, ma ormai avevo memorizzato il tuo viso e sarei stato attento nei giorni successivi. Tu però salivi su quell'autobus senza regolarità, per cui dovevamo affidarci al caso sperando di incontrarti. Quando non ti vedevo, la delusione era grande, ma quando c'eri noi due con uno sguardo ci intendevamo e sapevamo già come comportarci, infatti la prima volta io te l'ho messo dietro e la seconda, oggi davanti, mentre lui il contrario, come vedi ti abbiamo conosciuto molto bene prima ancora di sapere il tuo nome, a proposito come ti chiami? Una sonora risata di lei a conferma della simpatia che si era instaurata tra i tre protagonisti e lei rispose : Enrica, mi chiamo Enrica, e voi ? Lui disse : io sono Luigi e lui Nicola, piacere. Nicola disse : la storia mia è la stessa di quella di Luigi, ma a parti invertite, quando lui ti ha inculato, io ero davanti e viceversa. Grazie comunque sei una cara ragazza, calda e disponibile, potremmo ripetere l'esperienza in seguito se vorrai. Lei disse : ci penserò in seguito, intanto scambiamoci i numeri di telefono in modo da mantenere i contatti. Il caffè salì nella macchinetta, lei riempì tre tazzine le diede ai suoi nuovi amici e con la sua tazzina in mano si sedette sul divano. Solo allora ricordò di essere senza mutande e ancora sporca delle sborrate ricevute davanti e dietro sul pullman, chiese scusa, e si recò nel bagno dove fece un bidet caldo e rilassante, e si infilò un paio di slip. Tornò in salotto, riprese la sua tazzina e si sedette sul divano provando a provocare i suoi amici allargando un po le gambe. Notò un immediato interesse dei due che cercavano di penetrarla anche con lo sguardo, ma lei era sazia, rimandò tutto ad occasioni che non mancheranno in futuro, finì il caffè e congedò i due con l'impegno di sentirsi presto al telefono. I due salutarono, la baciarono in bocca e se ne andarono.
Preparò qualcosa da mangiare anche per il figlio, mandò giù un boccone e verso le tre si avviò al bar per il suo turno. Ora era tranquilla, le sue perversioni erano quiete, non aveva altri progetti perversi da attuare, decise quindi di dedicarsi al figlio che aveva trascurato negli ultimi tempi, presa com'era dal pullman con tutti i suoi accessori. Domani, se Luca ha tempo lo porterei a mangiare fuori, voglio stare un po' con mio figlio e rimettere in moto quelle bellissime emozioni che abbiamo provato insieme tempo addietro. Chiamò il figlio al telefono e si accordarono per mangiare fuori il giorno dopo, Luca ne rimase particolarmente contento, anche lui si era accorto delle distrazioni della madre, ed ora quell'invito a pranzo metteva a posto tante cose. La mattina Luca uscì di casa per vedere degli amici, ma verso le undici sarebbe tornato a casa per il ristorante con Enrica.
Alle undici era a casa. Vide la madre particolarmente sexy, la abbracciò, la strinse a se e la baciò con passione, lei rispose al bacio con altrettanta passione e gli chiese se il suo abbigliamento era di suo gradimento. Luca rispose : sei uno schianto, non sei mia madre, sei mia moglie ed io ti amo all'infinito. Anch'io ti amo – rispose lei – ed uscirono di casa, presero l'auto e via verso il mare.
Come al solito durante il viaggio lui infilò la mano sinistra fra le cosce della madre che guidava, lei gli sorrise e gli disse: questo pensiero è una fissa, ti piace troppo il calore delle mie cosce, e non resisti, ma la tua mano tra le mie gambe piace anche a me, oggi mangeremo insieme e proveremo a ricostruire il nostro rapporto che il questi ultimi tempi si è un po appannato. Vero – ribatte Luca -
dobbiamo rinvigorire il nostro amore, non deve assolutamente inaridirsi, sarebbe un peccato troppo grande lasciarlo inaridire, io ti amo come prima e forse anche di più.
Hai ragione amore mio – disse lei – in questi ultimi tempi ti ho un po trascurato, ma devi capire che al bar i problemi si susseguono di continuo, ma voglio recuperare, riprendere la nostra storia fare in modo che noi due possiamo dirci soddisfatti. Ok mamma – riprese Luca – dobbiamo soltanto fare quelle cose che ci piacciono tanto, intanto oggi stiamo insieme, mangiamo insieme, e stasera al tuo rientro dal lavoro sarai mia al 100 %. il ristorante era uno dei migliori, mangiarono e bevvero abbondantemente, erano piuttosto allegri quando lei sotto il tavolo allungò il piede e lo mise fra le gambe del figlio il cui bastone indurì immediatamente, lei lo sentì ed emise un fiuhhhh di ammirazione. Insomma avevano ristabilito quel bel clima di solido amore che in precedenza li aveva portati in alto. Stavano ricostruendo il loro amore e tutto procedeva al meglio, se lei non avesse avuto il turno di lavoro alle tre fino alla mezzanotte, sarebbero tornati a casa per fare follie, ma il lavoro era inesorabile, per cui tutto fu rimandato al suo ritorno dopo la mezzanotte.
Intanto, mangiando e bevendo, ogni tanto si guardavano negli occhi e sorridevano vogliosi di stringersi l'un l'altra. Bevvero del rosee e mangiarono dagli antipasti, passando per una chitarrina con polpettine fino ad un guazzetto che invitava ad essere mangiato. Erano in perfetta sintonia quando finirono il pranzo. Si alzarono, lei pagò e si avviarono verso l'uscita più contenti che mai. Durante il viaggio di ritorno, quando mancava una mezz'ora alle tre, Luca le chiese - sempre con una mano fra le cosce – mamma, stanotte mi fai lo spogliarello che mi piace tanto ? Cerrrrrto scherzò lei, però mi devi guardare con un occhio solo, altrimenti mi vergogno, ahh ahh ahh e rise di cuore. La mano fra le cosce, si spostò e provò a risalire fino alle mutandine, ma lei lo richiamò : Luca, così rischiamo di fare un incidente, lo so che vorresti masturbarmi mentre guido, ma stai calmo, stasera recupererai. Ok mamma – fece Luca – stasera recupereremo, ma per ora voglio tenere la mano al caldo fra le tue cosce fino a casa. E così fece, lo riaccompagnò a casa e si diresse al lavoro per il suo turno. Enrica era contenta di aver recuperato il rapporto col figlio, tutto sommato con lui andava sul sicuro, ed era tranquilla, senza sorpresa alcuna. Passò il pomeriggio a ripensare a Luca ed alle prime volte che loro due si erano dichiarati ed avevano fatto l'amore, fu un ricordo dolce che la predispose al meglio per la sera. Tornò a casa dal bar che era passata la mezzanotte e Luca, come al solito, dormiva col televisore in camera acceso. Lei non lo spense, abbassò il volume e guardò il figlio, sembrava dormire sul serio. Mah -disse fra se e se – l'ora tarda lo ha stancato in aggiunta al vino bevuto oggi a pranzo. Come al solito sollevò la gonna prima di sedersi sulla sponda del letto proprio davanti allo specchio posto sul suo lato. Dopo si sedette ed iniziò a sganciare la calze dal reggicalze, operazione che fece in modo lento, molto lento. Tolta la gonna, tolte le calze, tolse la camicetta e rimase in slip e reggiseno, stava appoggiando sulla sedia li vicino la camicetta,quando sentì' fra le cosce la mano del figlio che si era intrufolata delicatamente. Ma allora sei sveglio – fece Enrica -. rispose lui : cosa credevi che mi sarei perso uno spettacolo del genere ? La strinse a se e le fece sentire tutta la potenza del suo cazzo. Fiuhhhhhh fece Enrica che mazza, stasera devo stare attenta, potresti farmi male. Sapeva che un complimento del genere accende qualsiasi uomo, ed il figlio non era da meno. Quelle parole lo avevano arrapato oltre misura, lo tirò fuori e lo sventolò sotto gli occhi della madre che fece un gesto di meraviglia per tanta roba. Enrica lo prese in mano, lo baciò sulla capoccia e guardando il figlio gli disse : è cresciuto ancora, dove vuoi arrivare ? Se continua così tra non molto dovrò rifiutarti, - mentì di nuovo la madre. Dai mamma – ribattè lui – vieni qui, datti da fare. Lei, tenendolo sempre in mano e constatandone di nuovo lo spessore e la potenza, lo mise in bocca per un buona metà. Lo succhiò guardandolo negli occhi da pesce lesso che Luca metteva in mostra in quelle occasioni, lui spinse la mazza fino alla gola della madre, ma lei lo tirò fuori quando ebbe un conato di vomito, dopo prese a segarlo come ai vecchi tempi quando lo svezzò sessualmente con le seghe e proseguendo fino alla completa emancipazione del figlio. Mamma, - disse Luca – ora mettiti a pancia in giù con un cuscino sotto, voglio farti un cappottino di saliva. Lei ubbidì e lui si tuffò con la faccia fra le sue natiche. La lingua scivolava ed esplorava quel pertugio che lo faceva impazzire, indugiava un po e passava sotto verso il perineo fino ad arrivare alla vagina pelosa. Lei durante quella operazione infilò una mano sotto e cominciò a masturbarsi il clitoride ed a godere di continuo.
Dopo averle insalivato per bene il buchetto, Luca si sollevò e puntò il cazzo sul sedere della madre che con una mano allargò le natiche pregandolo di stare attento perchè la mazza era troppo grossa.
Luca strofinò lo stantuffo sullo sfintere di Enrica e provò a spingere. Piano - gridò lei – è troppo grosso. Ma lei sapeva di aver lasciato passare stantuffi ben più grossi di quello che ora bussava, Luca si infervorò ancora e con la mazza dura come pietra spinse e superò il restringimento dello sfintere materno. Avanzò piano piano per assuefare il culo al bazooka, e poco dopo lei gli disse : ok Luca vai dentro fino in fondo. A quel punto lui con un colpo solo fu tutto dentro, la strinse ai fianchi ed iniziò una cavalcata memorabile, rallentava quando stava per venire e subito dopo riaccelerava fino al rallentamento successivo, sempre stringendo la madre ai fianchi. Lei sentiva che la punta del cazzo del figlio la toccava in profondità ed in qualche modo la eccitava fino allo spasimo, inoltre la masturbazione del clitoride le provocava ulteriore godimento. Finalmente Luca non resistette più a quella manovra piuttosto inusuale, la strinse ancora più forte e la inondò con una sborrata infinita. Lei si meravigliò per quella venuta così forte ed implacabile che aveva portato anche lei in paradiso. Finalmente lui si calmò, stette ancora un po dentro, e poco dopo venne fuori dal culo della madre che ebbe un ultimo spasmo quando la capoccia riattraversò lo sfintere. Enrica si girò e lo baciò con trasporto e gli disse : grazie, come oggi mai, mi hai fatto godere al massimo, ma anche tu mi hai allagato il sedere. Sazi di sesso dormirono come ghiri fino all'indomani. Enrica si alzò verso le otto e mezza per dare una pulita alla casa e per preparare le colazioni.
I due incestuosi fecero colazione guardandosi negli occhi e sorridendosi per la ottima performance della sera precedente. Enrica nella sua testa pensava : potrei amarlo per tutta la vita, ne sarei pienamente soddisfatta, se non avessi delle idee mattane che ogni tanto invadono il mio cervello e non riesco a controllare, Luca non merita i miei continui tradimenti, sono una donna ed una madre degenerata, mi devo assolutamente controllare ed essere fedele a mio figlio, devo dimenticare tutto il resto e tutti gli altri uomini. Con questi sani propositi si vestì ed usci per delle compere al centro commerciale. Si fermò ad un bar del centro per un caffè, era seduta ad un tavolo quando sentì un ciao. Si girò e vide i due della doppia penetrazione sul pullman, rispose al saluto, non voleva attaccare bottone con loro, memore dell'impegno preso mentalmente di essere fedele al figlio, ma non potè fare a meno di invitarli a sedere per un caffè. I due si sedettero ed iniziarono una conversazione tranquilla, ma poco dopo uno dei due lanciò un sasso nello stagno dicendo : allora, quando torni qui a fare un viaggetto col pullman delle dodici e trenta ? Quella frase smosse le sue viscere, sentì un calore diffondersi per tutto il corpo, specie fra le gambe e sentì che le mutandine stavano bagnandosi. No, - rispose – per ora non se ne parla, impegni di lavoro mi tengono molte ore occupata, ma se un giorno mi venisse in mente, vi chiamerò al telefono per un bel viaggetto come sappiamo noi. Allora - rispose uno dei due alzandosi – aspettiamo una tua chiamata, quella avventura per noi è stata il massimo che ci potesse capitare, una bella donna come te in una situazione come quella è difficile da replicare, inoltre mi è sembrato che a te quella situazione così intrigante non dispiacesse, anzi ne sei molto attratta ed hai corso anche qualche rischio. A quelle parole le mutandine di Enrica si inzupparono fino a gocciolare, era diventata rossa e non sapeva cosa rispondere, allora assunse un impegno che avrebbe volentieri evitato dicendo : tra due massimo tre giorni vi chiamo al telefono e ci metteremo d'accordo. I due contenti per l'impegno strappato in qualche modo, si dileguarono velocemente salutandola cordialmente.
Enrica subito dopo si rese conto di aver assunto un impegno troppo – appunto – impegnativo, soprattutto tenendo conto del fatto che si era impegnata soprattutto con se stessa a non tradire il figlio, ma ormai la cagata era fatta, avrebbe atteso gli eventi.
Eventi che puntualmente le furono ricordati da una telefonata di uno dei due pullmanisti che le chiedevano se avesse per caso dimenticato l'impegno preso. Lei rispose che non aveva dimenticato nulla, ma che un raffreddore le avevano impedito di mantenere l'impegno preso, ma che era nelle sue intenzioni farsi viva tra qualche giorno, non appena si fosse sentita meglio. Avrebbe volentieri mandato a quell'altro paese i due, ma non era il tipo da tirarsi indietro, ed allora decise di togliersi il dente una volta per tutte. Riconobbe che questo era un suo altro grande difetto, se non vuoi mantenere l'impegno preso, basta mandare a quell'altro paese l'amico o gli amici coi quali si era impegnata e buonanotte, ma lei non avrebbe mai fatto una figuraccia, a costo di fare cose non volute.
Il giorno dopo chiamò uno dei due e gli disse che avrebbe preso il pullman delle dodici e trenta dal centro commerciale il martedì seguente. I due non credettero alle loro orecchie, avendo dato per scontato che Enrica non avrebbe mantenuto l'impegno preso, ma evidentemente si erano sbagliati.
Ormai era in gioco e doveva, anzi voleva, giocare. Si preparò mentalmente ad una nuova performance sul pullman, e quel martedì si vestì in modo molto sexy. Nonostante il caldo, indossò le calze autoreggenti per arrapare i suoi amici, gonna corta e svolazzante per facilitare l'iniziativa dei suoi amici, prese il pullman verso le dieci e trenta per andare al centro dove si trattene per una buona oretta e mezza gironzolando e curiosando per negozi. Alle dodici e venti si avviò verso l'uscita per recarsi alla fermata del pullman, si guardò intorno, ma non vide nessuno dei due, ma non se ne curò più di tanto, sapeva che non sarebbero mancati all'appuntamento. Salì sul pullman e spingendo arrivò verso la metà dove l'affollamento era più forte, si fermo, si aggrappò ad una maniglia in alto facendo sollevare la gonna fino a scoprire quasi le natiche. L'aria era calda e quasi irrespirabile, gli scossoni provocati dalla strada sconnessa erano forti e lei veniva sballottata a destra ed a manca. In uno scossone sentì da dietro una mano fra le cosce che tentava di risalire fino alla figa senza slip. Come al solito, quando la mano si rese conto che non indossava mutandine, si fece più audace ed il dito cominciò a roteare intorno al suo buchetto. Lei lasciò fare senza neanche provare a girarsi per vedere a chi appartenesse quella mano così intrigante, intanto si era già bagnata, la sua eccitazione era già alta, quando un altra mano questa volta dal lato sinistro, dall'uomo che era davanti a lei, si infilò fra le sue gambe che cominciarono a piegarsi, si reggeva soltanto perchè era appesa alla mano che era attaccata alla maniglia in alto. Allargò un po' le gambe per permettere alle mani di avanzare e risalire fino al paradiso bollente. I suoi umori vennero percepiti dalle mani che la strinsero ancora di più, Enrica chiuse gli occhi ed iniziò una goduta memorabile, quelle mani ci sapevano fare, il suo clitoride, le grandi labbra, il muscolo perineo ed il buchetto posteriore, erano bollenti, l'eccitazione era accresciuta dal fatto che era schiacciata da tutte le parti, quella linea a quell'ora era affollatissima, e lei pensava a quante persone se la stavano godendo proprio come faceva lei, ma non volle distrarsi, si concentrò sulle mani che la stavano frugando e facendo godere. Con una mano si sosteneva, ma l'altra era libera, ed allora la appoggiò sulla patta dell'uomo che la masturbava dal davanti, sentì una mazza potente e dura, piano piano abbassò la cerniera dei pantaloni, infilò dentro la mano e prese in mano il cazzo dello sconosciuto. Mosse la mano per segarlo, sentiva il capoccione sul quale strofinava il palmo della mano, lo guardò negli occhi e si accorse di quanto stava godendo, tra poco le avrebbe sborrato in mano.
Sborrata che arrivò poco dopo, quando li sentì un liquido denso e caldo che impiastricciava la sua mano. Li guardò negli occhi e capì quanto grande fosse la sua voglia di cazzi, capì di essere desiderata dagli uomini e capì che lei era fatta per accontentarli tutti. Ma ora mise la mano sporca nella sua borsetta che era appesa alla spalla, ne tirò fuori un fazzoletto di carta e si pulì in qualche modo, mentre quello dietro continuava a manovrare col suo culo, ma lei ne aveva abbastanza, si scostò, lo lasciò appeso ed sgusciò via. Mentre si allontanava si girò e vide che nessuno dei due uomini era di quelli coi quali era d'accordo per il viaggio su quel pullman. Allora tutto era stato improvvisato, la qual cosa non le dispiaceva affatto, confermando in tal modo che le cose improvvisate in materia sessuale erano le più belle e quelle che facevano godere di più.
Arrivata a casa squillò il telefonino, era uno dei due amici coi quali si era impegnata che voleva sapere dove era andata a finire, lei rispose che si era trovata con due tipi sul pullman e credeva che fossero loro due, ma che dopo essere scesa dal pullman aveva capito che non erano loro, ma qualche figlio di puttana che aveva approfittato della ghiotta occasione, ma che comunque lei era soddisfatta, per quanto riguardava i due rimasti all'asciutto, avrebbero atteso un'altra occasione. Si va bene – fece lui -, intanto oggi siamo andati in bianco. La qual cosa dispiacque ad Enrica che si sentì in colpa per l'accaduto, ed allora disse : va bene venite domattina a casa mia verso le nove e mezza e rimedieremo, va bene? Ok - rispose lui, - saremo puntualissimi. Si mise a cucinare qualcosa prima di andare al bar per il suo turno.
La mattina dopo, puntualissimi si presentarono con una gran mazzo di fiori per Enrica, che sensibilissima al fascino delle orchidee, li accolse con grande entusiasmo. Aveva indossato dei vestiti molto sexy per l'occasione, conoscendo le abitudini sessuali dei due dediti a frequentare autobus affollati per rimediare qualche donna inesperta oppure viziosa come lei che andava in cerca di avventure audaci. Si fece baciare sulle guance e li fece accomodare in salotto mentre preparava il caffè. Notò che i due la guardavano mentre prendeva in alto il barattolo del caffè e la sua gonna si sollevò abbondantemente. Una mossa del genere mandava in orbita il figlio, i due amici si agitarono, anche se ostentavano indifferenza. Il caffè salì nella macchinetta, le tazzine furono riempite, e messe in un vassoio furono poste sul tavolo del salotto. Non aveva ancora ritirato le mani dal vassoio, che sentì due mani intrufolarsi fra le sue cosce, una ravanava la figa e l'altra le natiche cercando il buchetto. Enrica si bagnò immediatamente, trasmettendo ai due un messaggio di disponibilità totale. Il dito dietro si inzuppò dei suoi umori e cercò di entrare nel sedere accogliente, Enrica con un leggero scostamento facilitò l'operazione ed il dito che somigliava ad un cazzetto avanzò nel suo budello. Quello davanti giostrava tra il clitoride, le grandi labbra, mentre le gambe di Enrica rischiavano di piegarsi, non reggendo a quelle fortissime sensazioni. Si aggrappò alle spalle di quello davanti, allargò ancora le gambe e cominciò a venire ininterrottamente, ricordando che le doppie penetrazioni erano la sua passione più grande. I due maschietti che avevano posto Enrica a sandwitch si guardarono un solo istante e senza profferire parola, allentarono la presa, tirarono fuori gli uccelli durissimi che lei prese in mano ad occhi chiusi saggiandone la durezza estrema e prese a segarli. I due uomini si erano già intesi cogli occhi, e quando quello davanti tenendola per mano, si sdraiò sul tappeto del salotto, la invitò ad impalarsi sul suo cazzo. Enrica scavalcò l'uomo, ed offrendo la sua intimità grondante alla vista di lui, prese in mano il bastone, si abbassò, lo strofinò sulla sua figa, se lo infilò tutto dentro fino all'elsa ed iniziò una cavalcata potente col cazzo che le arrivava fino in fondo. Anche l'altro aveva tirato fuori il suo bastone, lo massaggiava guardando il sedere di Enrica che si agitava con la mazza del suo amico conficcata dentro. Si avvicinò, lo strofinò sul buchetto e spinse per entrare. Quando Enrica si accorse della manovra, con una mano allargò una natica invitandolo ad incularla. Lui non capì più nulla, a quella mossa puntò il cazzo e con una poderosa spinta fu tutto dentro, prese ad incularla selvaggiamente stringendola ai fianchi. Enrica non assaggiava da tempo una doppia penetrazione violenta, si adeguò immediatamente alla situazione contingente e prese a venire di continuo coi due cazzi dentro. Lei si sentiva perforata dalle due mazze e godeva forte, emetteva un lamento di goduria che infervorava ancora di più i due uomini. L'inculatore era inesorabile, la scuoteva fortemente, sembrava volesse mettere dentro anche le palle, la sborrata montava e stava per arrivare, gli scossoni divennero più violenti, ma Enrica resisteva in posizione e godeva immensamente quando lui le sborrò l'anima nel sedere. Lei era al massimo del godimento, quasi sveniva dalle fortissime sensazioni che le trasmettevano i due cazzi che si toccavano quasi dentro di lei. Era al settimo cielo quando anche quello davanti la strinse forte e le sborrò l'anima anche lui. Erano ancora avvinghiati tutti e tre quando lei ritornò in se, si scosse, prese coscienza della situazione ed aprì gli occhi. Aveva ancora i cazzi dentro, si mosse delicatamente per sentirseli ancora dentro, ma andavano ammosciandosi, li avrebbe tenuti dentro ancora per una mezz'oretta, ma vennero fuori da soli, mosci e grondanti sperma. Enrica si rialzò dolorante per la performance cui l'avevano costretta i due cazzi, dolorante ma soddisfattissima, guardò i due con dolcezza come se volesse ringraziarli, prese un pezzo di carta e si pulì in qualche modo, ebbe ancora un brivido quando pulì il sedere dallo sperma, reindossò le mutandine, i due si ricomposero sorridenti, bevvero vestendosi un goccio di vino ghiacciato, ed al momento di andar via, mentre uno la stringeva per baciarla, le disse : quando vorrai, basta una telefonata ed arriviamo in un baleno. Ok – rispose lei – strizzando l'occhio a quello che le sembrò più rapido di cervello, vi farò sapere, comunque oggi avete recuperato ampiamente quello che avete perduto ieri sul pullman. Un leggero bacio e sparirono verso le scale. Enrica si sedette sul divano e fece un riepilogo dell'accaduto, ma c'era poco da riepilogare, lei aveva goduto come non mai, quei due sapevano il fatto loro, sia sul pullman che in casa, bisogna tener presente che se ne vorrò ancora, mi basta una telefonata.
La soddisfazione le si leggeva in faccia, un mezzo sorriso che partiva dagli occhi e proseguiva per le gote e la bocca, parlavano chiaro,



















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2021-12-29
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