Il conquistatore - Cecilia
di
Jo
genere
etero
Ciao, sono Giovanni, ho vent’anni e mi piacciono le ragazze.
Mi direte, ah beh, che rivelazione. Il fatto è che, però, quando vedo una bella donna, giovane o più matura che sia, ho necessità di conquistarla e portarmela a letto. O meglio, non è che sia proprio necessario un letto. E finché non ci riesco, focalizzo tutto il mio interesse alla femmina in questione, utilizzando tutte le mie energie per quest’unico scopo; capita che a volte mi accontenti anche di qualcosa in meno, qualche lavoretto con la bocca o con le mani. E poi via, non mi faccio più vivo, non mi interessano relazioni fisse, dopo averle avute una volta, perdo l’interessamento iniziale. E non voglio ferire, perché se diventassi un fidanzato, non penso che riuscirei a resistere alla successiva donna su cui si poserebbero i miei occhi. E fortuna o sfortuna che sia, dipende dai vostri occhi, ho sempre successo. Può succedere che ci sia qualcuna che ritorna, ma se vogliono qualcosa di più del sesso trovano una porta chiusa; se invece vogliono approfondire la nostra conoscenza carnale, sono le benvenute.
Che bastardo, direte. Ma io sono così e nessuna si è mai lamentata delle mie diciamo prestazioni. Per cui mi sento come una specie di donatore di piacere, che se ne prende anche la sua dose; qualcuna delle mie conquiste potrebbe rimanerci un po’ male, ma sono sicuro che ognuna troverà qualcuno migliore di me.
Vi chiederete, se riesci a conquistare tutte queste donne sarai un figo pazzesco. Magari. In realtà ho un viso piuttosto anonimo, sono alto oltre il metro ottanta, ho occhi e capelli castani, porto gli occhiali. Non ho un fisico scolpito, anzi, ho pure una leggera pancetta. Ma ho questo dono di riuscire a conquistare le donne. Sarà fascino, chissà.
Come quando ho per puro caso incontrato una mia vecchia compagna del liceo, Cecilia. Tra covid e la sua università da fuorisede erano più di due anni che non la vedevo. Già allora era tra le più belle della scuola, ma adesso è proprio una gnocca da paura. Indossa un paio di pantaloni, tipo jeans, gialli, molto aderenti, che le fasciano un sedere tondo, non di quelli piccolini e super sodi, ma un po’ più grosso e morbido, con le chiappe belle formose. E poi ha un maglioncino a coprire le curve del suo seno, che posso dire essere generoso, avendola vista più volte in costume. E poi i suoi lunghi capelli castani a fare da contorno ad un viso, che può sembrare da brava ragazza, ma che quando ci si sofferma sulle labbra carnose e quando indossa gli occhiali, si trasforma in una faccia da vogliosa di cazzo.
Lo ammetto, mi eccitano le donne che indossano gli occhiali, soprattutto quelli con le lenti grosse.
Dopo esserci salutati e fermati un po’ a parlare, le chiedo, visto che si trovava in città, se le andasse di vederci una di queste sere. Lei accetta. Già dai tempi della scuola c’era stato un certo feeling fra noi, con anche un bacio scambiato una sera, ma avevo sedici anni ed ero un imbranato, la cosa finì lì.
Arrivato a casa le scrivo un messaggio, proponendole di vederci la sera seguente per una pizza. Vado a prenderla in macchina.
Ah, un consiglio, se avete intenzione di fare “cose” con una ragazza, se ne avete la possibilità e non avete in mente nessun posto disponibile per voi due, usate l’auto per uscire, mai la moto.
Arrivo sotto casa sua, lei scende e wow! Indossa un vestito lungo rosso con spacco e generosissima scollatura. Sale in macchina e ci scambiamo un bacetto sulla guancia.
La cena scorre tranquilla e piacevole, sperando ci sia qualcosa di più piacevole nel proseguire della serata.
Usciti passeggiamo per qualche centinaio di metri, ci troviamo in una stradina piuttosto isolata, ci guardiamo negli occhi e lei mi caccia la lingua in bocca. Non posso fare a meno che far scendere la mia mano dalla sua schiena al suo sedere e stringerlo. La sua lingua è un vortice, mi spinge contro un muro e si spalma su di me, comincia a strusciarsi porta una sua mano sul mio pacco, non rimasto indifferente, mentre continua a baciarmi.
- Vieni da me? – mi chiede lei.
- Sì.
Praticamente corriamo fino alla macchina, continuando a toccarci. Saliti mi metto al volante, lei, sul sedile del passeggero, si leva le mutandine e me le passa sotto il naso.
- Senti come sono bagnata, annusa.
Poi si tira su il vestito e comincia a toccarsi, mi passa la mano sui pantaloni, mi stringe la coscia, mi slaccia la cintura, mi palpa. Schiaccio sull’acceleratore ed in poco arriviamo dal suo portone. Mentre infila le chiavi mi appoggio a lei da dietro, le faccio sentire la mia erezione sul culo e le stringo le tette, le bacio il collo. Geme.
Entriamo, nemmeno il tempo di arrivare alla porta, che in ascensore mi ha già tirato fuori il cazzo e ci si avventata con foga, cercando di prenderlo fino alla base. Ci sbava sopra, prende fiato, succhia la cappella, la lecca come se fosse un gelato. Le prendo la testa e glielo sbatto fino in gola, lei ha un conato ma resiste, la lascio, la alzo e le passo un dito sulla fessura. È un lago.
Arriviamo al piano, apre la porta, entriamo dentro l’appartamento. Mi porta fino in camera, mi spinge sul letto e mi sale sopra, strusciandosi. Finisce di levarmi i pantaloni, io le tiro fuori le tette dal vestito, scende e ricomincia a succhiarmi il cazzo, si sofferma sul frenulo, con la lingua, e per un attimo non capisco più nulla. Dopo un po’ risale su, le lecco un capezzolo, lo mordo, lei freme. Le tolgo il vestito e la faccio sedere sulla mia faccia. I suoi umori mi bagnano il viso, le mordo con le labbra il clitoride, le stringo le chiappe. Le infilo la lingua dentro, bevo il suo succo, continuo a lappare, prendo un istante fiato e le infilo un dito dentro, che poi faccio scivolare fino al culo, dove lo inserisco e riprendo a leccarla. Lei grida di piacere.
- Scopami, ti prego, mettimelo dentro.
- Prendo il preservativo.
- Non serve.
La ribalto sul letto. Lei spalanca le gambe, mi metto sopra di lei e la penetro, subito fino in fondo. Lei urla ancora. Comincio a sbatterla con forza, dopo poco ha un orgasmo. Io non smetto di pomparla e spingo come un forsennato.
- Prendimi a pecora.
Mi sfilo, lei si gira e si mette a novanta sul bordo del letto, io scendo e in piedi la infilzo. Se possibile, sento il cazzo infilarsi ancor di più di prima, fino in fondo. Le tiro una pacca sul culo, poi un’altra ancora, lei geme forte, si sta per avvicinare ad un secondo orgasmo.
- Mettimi un dito dietro, ci sono quasi.
Le infilo il pollice in culo e lei grida:
- Vengo, vengo, spingi, dimmi che sono la tua troia, sborrami dentro. Fammela sentire. Ahhh.
Lei viene, quasi si accascia, mi bastano ancora poche spinte che vengo con un fiume di sperma caldo.
Ci addormentiamo così, con il mio cazzo ancora dentro di lei ed i nostri umori mischiati.
Mi direte, ah beh, che rivelazione. Il fatto è che, però, quando vedo una bella donna, giovane o più matura che sia, ho necessità di conquistarla e portarmela a letto. O meglio, non è che sia proprio necessario un letto. E finché non ci riesco, focalizzo tutto il mio interesse alla femmina in questione, utilizzando tutte le mie energie per quest’unico scopo; capita che a volte mi accontenti anche di qualcosa in meno, qualche lavoretto con la bocca o con le mani. E poi via, non mi faccio più vivo, non mi interessano relazioni fisse, dopo averle avute una volta, perdo l’interessamento iniziale. E non voglio ferire, perché se diventassi un fidanzato, non penso che riuscirei a resistere alla successiva donna su cui si poserebbero i miei occhi. E fortuna o sfortuna che sia, dipende dai vostri occhi, ho sempre successo. Può succedere che ci sia qualcuna che ritorna, ma se vogliono qualcosa di più del sesso trovano una porta chiusa; se invece vogliono approfondire la nostra conoscenza carnale, sono le benvenute.
Che bastardo, direte. Ma io sono così e nessuna si è mai lamentata delle mie diciamo prestazioni. Per cui mi sento come una specie di donatore di piacere, che se ne prende anche la sua dose; qualcuna delle mie conquiste potrebbe rimanerci un po’ male, ma sono sicuro che ognuna troverà qualcuno migliore di me.
Vi chiederete, se riesci a conquistare tutte queste donne sarai un figo pazzesco. Magari. In realtà ho un viso piuttosto anonimo, sono alto oltre il metro ottanta, ho occhi e capelli castani, porto gli occhiali. Non ho un fisico scolpito, anzi, ho pure una leggera pancetta. Ma ho questo dono di riuscire a conquistare le donne. Sarà fascino, chissà.
Come quando ho per puro caso incontrato una mia vecchia compagna del liceo, Cecilia. Tra covid e la sua università da fuorisede erano più di due anni che non la vedevo. Già allora era tra le più belle della scuola, ma adesso è proprio una gnocca da paura. Indossa un paio di pantaloni, tipo jeans, gialli, molto aderenti, che le fasciano un sedere tondo, non di quelli piccolini e super sodi, ma un po’ più grosso e morbido, con le chiappe belle formose. E poi ha un maglioncino a coprire le curve del suo seno, che posso dire essere generoso, avendola vista più volte in costume. E poi i suoi lunghi capelli castani a fare da contorno ad un viso, che può sembrare da brava ragazza, ma che quando ci si sofferma sulle labbra carnose e quando indossa gli occhiali, si trasforma in una faccia da vogliosa di cazzo.
Lo ammetto, mi eccitano le donne che indossano gli occhiali, soprattutto quelli con le lenti grosse.
Dopo esserci salutati e fermati un po’ a parlare, le chiedo, visto che si trovava in città, se le andasse di vederci una di queste sere. Lei accetta. Già dai tempi della scuola c’era stato un certo feeling fra noi, con anche un bacio scambiato una sera, ma avevo sedici anni ed ero un imbranato, la cosa finì lì.
Arrivato a casa le scrivo un messaggio, proponendole di vederci la sera seguente per una pizza. Vado a prenderla in macchina.
Ah, un consiglio, se avete intenzione di fare “cose” con una ragazza, se ne avete la possibilità e non avete in mente nessun posto disponibile per voi due, usate l’auto per uscire, mai la moto.
Arrivo sotto casa sua, lei scende e wow! Indossa un vestito lungo rosso con spacco e generosissima scollatura. Sale in macchina e ci scambiamo un bacetto sulla guancia.
La cena scorre tranquilla e piacevole, sperando ci sia qualcosa di più piacevole nel proseguire della serata.
Usciti passeggiamo per qualche centinaio di metri, ci troviamo in una stradina piuttosto isolata, ci guardiamo negli occhi e lei mi caccia la lingua in bocca. Non posso fare a meno che far scendere la mia mano dalla sua schiena al suo sedere e stringerlo. La sua lingua è un vortice, mi spinge contro un muro e si spalma su di me, comincia a strusciarsi porta una sua mano sul mio pacco, non rimasto indifferente, mentre continua a baciarmi.
- Vieni da me? – mi chiede lei.
- Sì.
Praticamente corriamo fino alla macchina, continuando a toccarci. Saliti mi metto al volante, lei, sul sedile del passeggero, si leva le mutandine e me le passa sotto il naso.
- Senti come sono bagnata, annusa.
Poi si tira su il vestito e comincia a toccarsi, mi passa la mano sui pantaloni, mi stringe la coscia, mi slaccia la cintura, mi palpa. Schiaccio sull’acceleratore ed in poco arriviamo dal suo portone. Mentre infila le chiavi mi appoggio a lei da dietro, le faccio sentire la mia erezione sul culo e le stringo le tette, le bacio il collo. Geme.
Entriamo, nemmeno il tempo di arrivare alla porta, che in ascensore mi ha già tirato fuori il cazzo e ci si avventata con foga, cercando di prenderlo fino alla base. Ci sbava sopra, prende fiato, succhia la cappella, la lecca come se fosse un gelato. Le prendo la testa e glielo sbatto fino in gola, lei ha un conato ma resiste, la lascio, la alzo e le passo un dito sulla fessura. È un lago.
Arriviamo al piano, apre la porta, entriamo dentro l’appartamento. Mi porta fino in camera, mi spinge sul letto e mi sale sopra, strusciandosi. Finisce di levarmi i pantaloni, io le tiro fuori le tette dal vestito, scende e ricomincia a succhiarmi il cazzo, si sofferma sul frenulo, con la lingua, e per un attimo non capisco più nulla. Dopo un po’ risale su, le lecco un capezzolo, lo mordo, lei freme. Le tolgo il vestito e la faccio sedere sulla mia faccia. I suoi umori mi bagnano il viso, le mordo con le labbra il clitoride, le stringo le chiappe. Le infilo la lingua dentro, bevo il suo succo, continuo a lappare, prendo un istante fiato e le infilo un dito dentro, che poi faccio scivolare fino al culo, dove lo inserisco e riprendo a leccarla. Lei grida di piacere.
- Scopami, ti prego, mettimelo dentro.
- Prendo il preservativo.
- Non serve.
La ribalto sul letto. Lei spalanca le gambe, mi metto sopra di lei e la penetro, subito fino in fondo. Lei urla ancora. Comincio a sbatterla con forza, dopo poco ha un orgasmo. Io non smetto di pomparla e spingo come un forsennato.
- Prendimi a pecora.
Mi sfilo, lei si gira e si mette a novanta sul bordo del letto, io scendo e in piedi la infilzo. Se possibile, sento il cazzo infilarsi ancor di più di prima, fino in fondo. Le tiro una pacca sul culo, poi un’altra ancora, lei geme forte, si sta per avvicinare ad un secondo orgasmo.
- Mettimi un dito dietro, ci sono quasi.
Le infilo il pollice in culo e lei grida:
- Vengo, vengo, spingi, dimmi che sono la tua troia, sborrami dentro. Fammela sentire. Ahhh.
Lei viene, quasi si accascia, mi bastano ancora poche spinte che vengo con un fiume di sperma caldo.
Ci addormentiamo così, con il mio cazzo ancora dentro di lei ed i nostri umori mischiati.
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