Bella scoperta #1

di
genere
incesti

A quel tempo, la madre di Teo, Marisa, aveva quarantasei ed era rimasta vedova da circa un lustro. Non aveva avuto altri compagni né relazioni stabili, per cui aveva vissuto la sua esistenza recente in funzione del figlio Teo che adesso di anni ne aveva venti. La vita che, madre e figlio, avevano fin qui condotto era stata triste e monotona, fino all’insperata vacanza, offerta dalle zie paterne che non vedevano da molti anni. L’ultima volta che si erano incontrati con queste zie era stato per il funerale del marito di Marisa. Le zie, che vivevano in un’amena cittadina in riva al mare, per l’occasione, avevano riservato ai due ospiti un’ampia camera a due letti del primo piano che prospettava sul giardino interno, con alberi e palme, al centro del quale c’era una fontana con dentro dei pesci rossi. Fu messa a disposizione degli ospiti questa stanza, perché prospettando a nord, era una delle più fresche della casa e, inoltre, era stata tinteggiata da recente. Non è che la cosa importasse ai due ospiti più di tanto, in quanto la stanza sarebbe servita loro, solo per dormirci. Ad ogni modo, il pensiero gentile delle due vecchiette, venne molto apprezzato da Marisa. Al figlio, invece, non gliene fregava niente. I due ospiti avevano prefissato che avrebbero trascorso la maggior parte del tempo di quelle vacanze al mare e per fare escursioni o passeggiate nei dintorni.
Durante quelle vacanze Teo scoprì che la propria madre oltre che essere semplicemente una mamma era anche una donna, ma solo perché qualcuno, per caso, glielo aveva fatto notare. Ciò avvenne la prima mattina di permanenza. Scese al lido “Sirene”, di buon mattino, per iniziare la fase di prima di abbronzatura, quella più fastidiosa. Per compiere questa fase piuttosto delicata, scelse di farlo al sole del mattino, così come gli aveva raccomandato il suo dermatologo. Pertanto giunse al lido che ancora non erano le otto. Si spogliò e si stese su una stuoia a prendere il primo sole. A quell’ora c’era pochissima gente tuttavia, man mano che il tempo passava, il lido si ripopolava sempre di più di gente. Sotto l’ombrellone accanto a lui, sedettero due vecchi crapuloni che incominciarono a vantarsi delle loro conquiste femminili, delle grandi amanti che avevano avuto, ricordando i vecchi tempi. Partendo dal condiviso presupposto che non valeva perdere tempo con le donne morigerate che aspiravano solo a relazioni stabili e normali, disquisirono sul come si riconoscessero le potenziali prede; quelle che loro chiamavano le ‘porcelline’. Da come ne parlavano, sembrava che conoscessero appieno l’argomento, per cui Teo facendo finta di essere indifferente ai loro discorsi, concentrò l’attenzione sugli assiomi che quei due latin lovers al tramonto della loro esistenza dettavano. Verso le dieci, uno dei due, quello che sembrava essere più edotto, riprendendo il principio di come si riconoscessero le ‘porcelline’ disse all’altro: “Eccone una!”
“Di cosa vai cianciando?” rispose annoiato l’altro, sbuffando una nuvola di fumo.
“Guarda quella lì. A destra. In mezzo a quelle due signore anziane. Quella con il costume blu a un pezzo.”
“Ebbene?” rispose annoiato l’altro.
“Quella è il classico tipo di porcellina viziosa che non sa di esserlo ma che lo è fino alla radice dei capelli. E sai perché non lo sa?”
“Erudiscimi, ti prego, non vedo l’ora!” Rispose annoiato l’altro.
“Semplicemente perché nessuno glielo ha ancora fatto capire!”
“Che significa?”
“Significa che non ha alcuna coscienza delle sue potenzialità erotiche ed amatorie. Significa che sotto la cenere cova non il semplice fuoco ma, addirittura, la lava!”
Teo si girò verso la direzione indicata per vedere di quale femmina si trattasse. Malgrado ci fosse tanta gente, con le caratteristiche indicate, ce n’era solo una che rientrava nelle tipologia segnalata: la madre di Teo. “mia madre!?!” Si disse Teo, rimanendo in silenzio ad ascoltare cos’altro quei due avessero ancora da dire in merito.
“Ma sei sicuro di quello che dici? Mi sembra che quella sia solo una semplice madre di famiglia. Poi, dall’età che ha, non credo per niente a tutte quelle farneticazioni di cui dici di essere convinto. Per me è una sciocchezza!”
“Non si deve guardare solo all’apparenza delle cose ma la sostanza! Devi grattare la superficie per accorgerti di cosa ci sta sotto! Invece di fare il bastian contrario per principio, osserva alcuni particolari che, secondo me, sono molto indicativi. Guarda come si spoglia. Non lo fa meccanicamente come lo farebbe una madre di famiglia che si toglie i vestiti al mare, per andare a farsi il bagno, ma lo fa come se si spogliasse solo per te, come se fosse in una camera da letto in penombra. Guarda attentamente le sue movenze femminili mentre si toglie il prendisole.”
“Certo che di fantasia ne hai tantissima.”
“Osserva, poi, come si china a sistemare l’asciugamani delle vecchiette, flettendo le ginocchia di lato. Guarda come si sistema furtivamente i seni nelle coppe del costume, per farli apparire più invitanti. Nota come si siede e come ripiega le cosce sotto il corpo e che posa assume. Non il fatto che faccia tutto ciò, ma come lo fa.”
“Non noto nulla di particolarmente rilevante in tutto quello che dici.“ disse annoiato l’altro, distogliendo lo sguardo.
“Osserva come rimane seduta con la pancia in dentro, col petto in fuori e la schiena dritta, assumendo una posa da foto. Te lo dico io, stanne pur certo, quella è una cavalla di razza.”
Nel frattempo che il crapulone parlava, Teo valutava con occhi altrui, se tutto quello che aveva detto il “professor Crapula” corrispondesse alla realtà.
“Ma non ti sembra ormai abbastanza attempata per essere ancora l’oggetto di un così definito desiderio?” disse l’altro.
“Caro amico, tu hai gli occhi ma non vedi perché non sai guardare. Quella, te lo dico io, è una bellezza straordinaria, fuori dal comune, che a letto farebbe impazzire chiunque. Se solo potessi vederla valorizzata come merita, ti renderesti conto immediatamente.”
“Su, dai, non diciamo eresie!”
“Guardala bene. Pelle eburnea, capelli corvini, occhi grandi e sognanti, labbra piene, orecchie piccole, fronte alta, dentatura perfetta e sorriso ammaliante. Cosa pretenderesti di più da una donna?”
“Secondo me, quella lì ha passato i quarantacinque anni.”
“A quell’età le donne, quelle che sono femmine per davvero, sono le migliori. Perché, anche se non lo sanno, i loro freni inibitori essendo ormai molto logori basta una discesa ripida che perdono il controllo, per non fermarsi più!”
Teo ascoltava in religioso silenzio ed apparente disinteresse quella conversazione che, in quel momento, aveva per oggetto la sua mamma che sperò non si accorgesse di lui, per evitare una situazione che sarebbe potuta diventare spiacevole. Lei era seduta sotto l’ombrellone accanto alle sue zie che gentilmente avevano offerto ospitalità a casa loro per quel mese di vacanze al mare. Non appena Teo si accorse che sua madre incominciava a guardarsi attorno, per non farsi vedere da lei, si alzò speditamente per andare a tuffarsi in mare. Immerso, con solo una parte della testa che usciva fuori dall’acqua, si mise ad osservare attentamente la madre. Malgrado il costume che indossava fosse di vecchio modello, poté rendersi conto che, effettivamente, aveva un corpo notevole di cui non si era mai accorto. Piedi piccoli, gambe lunghe, fianchi larghi, vita stretta, seno rigoglioso, spalle perfette, braccia toniche, collo da cigno. Si accorse che la madre aveva un’andatura molto femminea che se notata in un’altra donna avrebbe definito provocante. Interessato da quello che vedeva con i nuovi occhi, rimase molto tempo ad osservarla. I suoi pensieri correvano talmente che, malgrado l’acqua fosse fredda, si sentì assalire da una erezione di cui, apparentemente, non sapeva spiegarne la causa. Anche se era chiaro che gli era venuta in onore della madre! Restò in acqua finché poté poi, intirizzito rientrò a casa. Sua madre e le zie, rincasarono dopo di lui, verso le tredici. Poco prima di pranzo. Lei si fece una rapida doccia e dopo circa venti minuti sedettero tutti a tavola. Da quel momento in poi, Teo guardò la madre con gli occhi di quel vecchio crapulone, da una prospettiva molto più interessante, che gli faceva quel ‘quid femminile extra’ di cui era in possesso la genitrice. Non ne era sicuro ma gli sembrò che la madre avesse intuito quella ‘novità’, perché adesso il figlio dimostrava nei suoi confronti più attenzioni. Infatti, Marisa aveva notato in più occasioni lo sguardo furtivo del figlio che l’abbracciava. Teo, stando così le cose, decise di architettare un piano per verificare se sua madre, vestita con abiti appropriati, potesse diventare quella bellezza vagheggiata dal vecchio gaudente. Si ricordò che tra due giorni sua madre avrebbe compiuto il compleanno: quarantasei anni. Perciò, sfruttando l’avvenimento come pretesto, decise di regalarle un costume nuovo ritenuto idoneo per verificare la fondatezza della teoria del “professor Crapula”. Il giorno successivo, di buon mattino, dopo avere preso in prestito l’indumento da bagno della madre, per le misure, si recò in un negozio in centro che vendeva articoli per il mare per comprarle un nuovo costume che evidenziasse le forme del corpo della madre, con un minimo di sex-appeal. Dopo accurate ricerche riuscì a trovarne uno, indossato da un manichino in vetrina, che gli sembrava corrispondesse ai requisiti richiesti. Era un due pezzi di dimensioni normali, con grandi fiori cremisi su fondo blu navy, la cui parte superiore consisteva in un reggipetto a balconcino e quella inferiore in un mini gonnellino. Scelse quello, perché gli sembrò leggermente più castigato degli altri. Diversamente, sua madre non avrebbe mai indossato un costume che la scoprisse più del necessario. La commessa che aveva aiutato Teo a scegliere, aveva controllato le misure sentenziando che il bikini era perfetto e che Teo avrebbe fatto una magnifica figura. Poi, fece una confezione regalo, un pacchetto ben confezionato, consegnando il tutto a Teo che, contento, si affrettò a tornare a casa. Doveva riporre il vecchio costume nello stesso luogo in cui lo avevo preso, per non fare intuire alla madre quale potesse essere il regalo per il suo compleanno. Dopo di che andò a mare senza aspettare la mamma e le zie. Fu una giornata, come tutte le altre, lunga e monotona, se non per il fatto che quando andarono a dormire, Teo vide di sfuggita le spalle nude della madre che cercava in tutti i modi di tenergli nascoste le sue bellezze. Il giorno dopo, appena sveglio Teo consegnò a Marisa il regalo che le aveva preso il giorno prima. Lei, benché appena desta, fu molto felice del pensiero tributatole, soprattutto, perché il figlio si era ricordato del suo compleanno. Lo fu talmente che, per un attimo abbassò le proprie difese inibitorie cosicché, da uno scorcio inaspettato della scollatura della camicia da notte, Teo poté ammirarle la parte alta dei candidi seni. Quella innocente vista, gli aumentò la circolazione del testosterone nel sangue, con le immaginabili conseguenze del caso.
“Cos’è?” Disse Marisa prendendo il bel pacchetto.
“Apri e vedrai!”
Scartò immediatamente il regalo inaspettato e, malgrado fosse felice di averlo ricevuto, rimase interdetta quando si accorse di cosa si trattava.
“Molto bello. Ma sei sicuro che è un regalo adatto a me? E non piuttosto per la tua ragazza?”
“Dai, su, non fare storie, provalo!”
“Ma neanche per idea. Non indosserò mai una cosa simile. Ma mi ci vedi tu, con quel coso addosso? Farei ridere i polli. Una vecchietta come me, con un indumento così… così giovanile. Per non aggiungere altro.”
“Non rendi merito al mio regalo?”
“Mi dispiace. Ma non mi sentirei proprio a mio agio. A me sta bene il costume che ho.”
“Il costume che hai, andrebbe bene per le tue zie o per tua nonna! Su, fammi la cortesia di indossarlo. Almeno per vedere se ti sta di misura. Caso mai vedo se me lo possono cambiare.” Disse Teo deluso. Visto che la vicenda stava prendendo una brutta piega e Teo si stava innervosendo Marisa, per una questione di cortesia e per evitare qualsiasi discussione che avrebbe potuto avere ripercussione negli gli anni futuri, capitolò.
“Ok. Va bene lo indosso, ma solo per vedere come mi sta. Non fare affidamento che lo indossi per il mare.” Quantomeno è già qualcosa, pensò Teo. La donna, preso il bikini, si recò in bagno per indossarlo. Teo non stava nella pelle, ma faceva l’indifferente guardando, per distrarsi, fuori nel giardino sottostante dove le zie stavano facendo giardinaggio. Passarono alcuni minuti, dopodiché Marisa rientrò nella stanza. Indossava il bikini. Finalmente! Teo vide quanto fosse bella ed affascinante la madre. E che corpo aveva! Era una delle femmine più arrapanti che avesse mai visto. Aveva ragione il vecchio crapulone che dall’alto della sua esperienza aveva saputo ben stimare le potenzialità del corpo di Marisa, benché celasse la sua femminilità sotto un costume talebano. La madre guardò Teo con aria interrogativa, aspettando qualche commento; magari uno qualsiasi magari. Teo era rimasto talmente di sorpreso da non riuscire a profferire parola. I colori del bikini che contrastavano abbondantemente con la pelle pallida della donna, le evidenziavano le forme del corpo, facendola apparire irresistibilmente seducente. Si sarebbe potuto benissimo dire, senza ipocrisia perbenista che quella donna era ‘un gran bel pezzo di figa!’
“Cosa ne dici? Mi sta così male?” chiese Marisa perplessa.
“Vuoi saperlo veramente? Nel modo in cui sinteticamente potrei dirlo io? Nel modo più schietto? Senza che, però, tu ti offenda?
“Mi stai facendo preoccupare. Mi sta talmente male da farti una impressione così negativa? Comunque, dimmi quello che devi e chiudiamola qui.” Le si stavano riempiendo di lacrime gli occhi.
“Sei il più gran pezzo di figa che abbia mai visto dal vivo!”
“Scusa non ho capito.”
“Oh, si che hai capito. Ti sto dicendo che ti vedo come il più gran pezzo di figa di tutta la spiaggia se non di tutta la regione.”
A quelle parole, Marisa rimase sgomenta. Non tanto per la schiettezza ed esuberanza con cui erano state dette quelle parole, ma perché Teo aveva dimostrato nei suoi confronti, orgoglio, apprezzamento e devozione, nonché il desiderio del maschio nei confronti di una femmina. Marisa sentì avvamparsi. Il sangue le affluì velocemente al collo ed alle guance, ma malgrado tutto ciò, inspiegabilmente era felice e compiaciuta.
“Vieni qui tesoro mio abbracciami forte! Non sai quanto queste tue sfacciate parole mi abbiano fatto felice!”
Teo non se lo fece ripetere due volte e abbracciò la madre con trasporto. Fu un abbraccio prolungato di due persone tra cui si stava stabilendo un nuovo rapporto di complicità che si discostava da quello generico tra madre e figlio. A contatto diretto con il corpo della madre, sollecitato dalla cedevolezza di quelle grazie scoperte e dal profumo di femmina che Marisa emanava, Teo venne aggredito da una violenta quanto improvvisa erezione che la madre avvertì immediatamente ma fece finta di nulla, compiacendosene intimamente. Teo era talmente immerso negli effluvi che quella femmina esalava che avrebbe voluto che quell’abbraccio non finisse più. Poi, Marisa anche se controvoglia si sentì in dovere di sciogliersi da quell’abbraccio per evitare fraintendimenti emotivi da parte del figlio. Si rese conto, però, che la vibrazione trasmessale dal corpo di Teo stretto a lei, le aveva riscaldato non solo l’anima ma anche la figa che aveva sentito inumidirsi. Fenomeno che non succedeva da un bel po’. Sensazioni dimenticate ormai da tempo. Raggiante per quanto successo, come una ragazzina felice disse a Teo: “Allora ti sono piaciuta?” disse facendo una giravolta su se stessa.
“Tantissimo. Non puoi saper quanto.” Rispose Teo toccandosi automaticamente la patta dei pantaloni del pigiama.
Il quanto, Marisa ebbe modo di immaginarselo guardando il punto appena toccato dal figlio che, da quello che stava vedendo, doveva trattarsi di una buona dotazione!
“Adesso però me lo tolgo. Mi vergogno andare al lido conciata così. Magari lo indosserò qualche altro giorno che andremo da soli a Calaseppia. È un posto appartato non lontano da qui. Ci andremo uno di questi giorni. Ricordami. Là è un posto abbastanza isolato, difficilmente ci sono bagnanti. Così saremo lontani da occhi indiscreti. Qualche volta ci andavamo con tuo padre, sai?!” Dopo di che uscì per andare in bagno a togliersi il bikini. Teo, infoiato come non mai, non resistette all’eccitazione e tirato fuori l’arnese se lo menò violentemente, respirando a pieni polmoni il profumo di femmina che sua madre aveva lasciato nell’aria. Era talmente eccitato che bastarono poche scappellate che venne. Per non sporcare dappertutto, nel momento in cui sborrava mise sopra la cappella un fazzoletto di carta. Dopo di che si vestì, pronto per andare di sotto a fare colazione. Quando Marisa rientrò in camera, Teo già non c’era più. Adesso lei aveva indossato il costume ad un pezzo che abitualmente usava per andare al lido. Avvertì che nella stanza aleggiava uno strano odore di ammoniaca che le ricordò effluvi carnali di altri tempi; poi, interdetta, scese anche lei a fare colazione. Per quel giorno, non successe più nulla di rilevante ad esclusione dell’osservazione sempre più attenta di Teo nei confronti della madre.
Il giorno dopo Teo venne svegliato di buonora da Marisa. Prima di aprire gli occhi Teo fece finta di dormire pesantemente. Cosicché Marisa si sedette sulla sponda del letto scuotendolo dolcemente per farlo destare. Teo, sempre facendo finta di essere ancora assopito si girò sul fianco, dal lato dove era seduta la madre, e con il braccio libero l’abbracciò circondandole la vita e posando una mano sul morbido fianco, coperto soltanto dalla camicia da notte. Inspirò intensamente il profumo della madre che continuava a scuoterlo.
“Teo sveglia. Su, fai il bravo. Se ti sbrighi, oggi andiamo a farci il bagno a Calaseppia.”
Teo che aveva abbrancato la madre come un polipo, non aveva nessuna intenzione di mollarla. Continuava a ‘dormire’ beandosi di quel contatto fisico che gli stava provocando un’inaspettata erezione. Marisa cercò di sottrarsi vigorosamente all’abbraccio del figlio perché incominciava a ‘sentire’ il contatto fisico. Allora Teo, vista la piega che stava assumendo la situazione, si vide costretto a ‘svegliarsi’ aprendo gli occhi. “Buon giorno” disse con voce impastata di sonno. “Non mi dai un bacio?” Non appena Marisa si chinò sul figlio per dargli il bacio richiesto, Teo l’abbracciò con tutte e due le braccia e la strinse a sé, come farebbe un uomo con la sua donna. Marisa che era seduta di fianco, attirata in quel modo deciso, cercò di sottrarsi facendo leva con la mano sul letto ma, casualmente, centrò il cazzo abbondantemente inturgidito del figlio. Prima di togliere la mano da quel ‘posto sconveniente’, Marisa ebbe modo di rendersi conto delle dimensioni dell’attrezzo e di quanto il figlio in quel momento la desiderasse. Ciò scatenò immediatamente in lei, in risposta inconscia di quanto aveva appurato, una reazione che attivò i suoi centri erogeni. Infatti sentì chiaramente oltre al calore che le pervadeva l’utero un certo illanguidimento interno.
“Dai su, non fare il matto. Alzati, vai a fare colazione, così poi andremo a Calaseppia. Ti và?!? Disse sciogliendosi dall’abbraccio e alzandosi dal letto.
“Certo che mi va! Con te andrei dappertutto, anche all’inferno!”
Quelle parole, aumentarono la sensazione di calore che Marisa stava avvertendo al centro delle sue cosce, facendola arrossire. In quel momento Marisa aveva realizzato che suo figlio, oltre ad amarla come madre, la desiderava ardentemente come femmina e che, se fosse stato possibile se la sarebbe chiavata seduta stante senza neanche pensarci due volte. Benché questo pensiero la sconvolgesse, come donna di quarantasei anni si sentiva oltremodo lusingata ed allettata da quei non espressi messaggi che il figlio, giovane maschio, sempre meno velatamente, le lanciava. Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa sarebbe stato meglio agire? Scacciò dalla mente questi interrogativi a cui, per il momento, non doveva pensare, rimandando ogni eventuale decisione.
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2012-06-11
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