Il padrone
di
Raluka
genere
dominazione
Stavo guidando verso casa sua quel caldo venerdì sera di luglio. Ero
emozionata,avevo appuntamento per le 22. Era la prima volta che mi
invitava nella sua tana,era solito usarmi in uno squallido cinema
a luci rosse dove si dilettava ad esibirmi ed offrirmi come una
puttanella.
Un misto tra timore ed eccitazione mi stava attraversando tutto il corpo
quando improvvisamente mi trovai davanti a casa sua. Una piccola
villetta in periferia di Modena in un grazioso quartiere residenziale.
Suonai il campanello e come da accordi mi fece entrare,presi il
corridoio sulla destra fino all'ultima porta sulla sinistra dove c'era
un piccolo bagno di servizio. Entrai,dovevo cambiarmi e trasformarmi in
Raluka,la sua cagna.
Mi aveva dato disposizioni precise,non voleva vedermi in versione
"normale da tutti i giorni" diceva che ero un'inutile maschietto come
tanti. Aprii il mio zainetto nero sul pavimento .Estrassi le mie calze a
rete con giarrettiera che furono le prime ad essere indossate,un
corsetto imbottito nero e perline,l'inconfondibile parrucca nera con i
codini dalle parti come piacciono tanto a lui perchè mi danno
un'aspetto da lolita,scarpe aperte nero lucido con tacco del dieci,una
mini rosso fuoco cortissima da coprire appena il perizoma rosso nero di
pizzo. Dopo aver smaltato le unghie anch'esse di un volgare rosso lucido
e truccata con un bel rossetto abbondante resistente all'acqua non mi
restava allacciarmi l'immancabile collare di borchie nero con
agganciata una catena da cane di grossa taglia. Una volta pronta mi
incamminai verso il soggiorno al primo piano dove mi aspettava. La stanza
era semibuia,illuminata solo dallo schermo del televisore al plasma che
proiettava un film porno. Era seduto su di una grossa poltrona in pelle
davanti allo schermo.
"Vieni" mi disse
Mi fece inginocchiare in terra di fianco a lui rivolta verso lo schermo.
Il film era appena iniziato dove una giovane giapponesina sopra ad
un'autobus stava subendo delle avances sempre più esplicite senza
potersi sottrarre da dei vecchi pervertiti. Fu inizialmente toccata nelle
sue parti intime in pubblico da parecchi sconosciuti per poi cedere costretta in ginocchio a succhiarli tutti e farsi ricoprire di caldo sperma e non solo. Nel frattempo sentivo sulla mia testa dolci e ripetute carezze come un padrone fa con il suo animale domestico e rivolgendosi a me disse:
"Allora cagna stasera ho una sorpresa per te, guarda sul tavolo". Accesi la luce e vidi una grossa scatola. La aprii e dissi con stupore "Per me?".
Era uno stupendo paio di stivali con il tacco a spillo di pelle nera che calzavano fin sopra il ginocchio.
"Forza indossali, ho in mente di portarti fuori stasera!".
Li misi e quando mi specchiai sembravo una perfetta battona da strada,quasi un metro e novanta di carne da offrire a piacimento a chiunque lo avesse voluto.
Salimmo sulla sua grossa station wagon,non potevo parlare mi era stato ordinato solo di rispondere alle sue domande.
I sedili di pelle erano freddi a contatto con le mie natiche coperte solo dal filo del perizoma. La minigonna mi era stata negata per quell'uscita in pubblico.
Dopo una dozzina di chilometri imboccò l'autostrada in direzione di Milano.
Passarono interminabili momenti di silenzio durante il tragitto e nella mia testa incominciavano a formarsi dei timori su cosa mi sarebbe successo quella interminabile notte. Ero eccitata ma anche spaventata seppure mi fidassi del mio padrone, a volte certe situazioni possono sfuggire di mano e prendere una direzione imprevedibile.
Finalmente verso l'una e trenta lo vidi mettere la freccia a destra ed entrare in una di quelle piazzole di sosta senza distributore di carburante. Accostò e parcheggiò in una zona buia vicino a parecchi autotreni. Si intravedeva davanti a noi un enorme piazzale deserto dove dalla parte opposta si trova l'unica struttura in muratura dell'intera area di servizio: erano dei gabinetti pubblici fatiscenti.
"Bene troia ora scendi!" mi ordinò.
"Aattraverserai tutto il piazzale lentamente fino ai cessi poi sempre sculettando tornerai in auto da me!"
"Ma come" risposi io
"E se qualcuno si avvicina?" rimarcai
"È un'ordine! ...poi ci sono qua io,non ti devi preoccupare!"
Scesi con il cuore in gola,avevo la salivazione azzerata. Mi incamminai il più velocemente possibile verso la struttura al di là dell'immenso piazzale ma non riuscivo a muovermi con rapidità per via di quegli stivali dal tacco a spillo altissimo ,anzi rischiavo solo di pendermi una distorsione. Quanto fui quasi a metà piazzale il sadico PADRONE accesei fari abbaglianti su di me. Fui letteralmente illuminata come sotto i riflettori di un palco.
La scena di una zoccola vestita solo di stivali neri in pelle fin sopra al ginocchio, perizoma,corsetto,guinzaglio e treccine provocanti risvegliò l'attenzione dei camionisti appostati sui loro TIR che sembrava stessero dormendo ma in realtà osservavano fin dall'inizio quegli strani movimenti all'interno di quella station wagon. Riuscii ad arrivare appena in tempo alla struttura.
Intanto alcune sagome scure non ben definite a causa dei miei occhi accecati dalla luce si avvicinarono, senza distinguere cosa fossero. In seguito capii ben presto che erano i camionisti eccitati che stavano scendendo dai loro bilici e inesorabilmente si avvicinavano verso di me. Spaventata non ebbi il coraggio di tornare alla macchina quindi decisi di entrare. La struttura era malconcia, l'odore di urina impregnava le mie narici e tutte le pareti erano ammuffite con enormi graffiti e scritte di ogni tipo. Volevo chiudermi dentro un gabinetto ma c'era solo una stanza con dei lavandini e una fila di urinatoi verticali.
Intanto dall'auto il PADRONE vedendo sempre più persone dirigersi verso la struttura incuriositi da quella inaspettata ghiottoneria capitata per caso proprio li nel parcheggio in quel preciso momento...
Scese dall'auto e si precipitò velocemente verso i cessi per capire se la sua cagna avesse bisogno ma c'era troppa ressa e non riuscì nemmeno a vedere cosa stesse succedendo dentro.
Nel frattempo vidi entrare parecchie persone nell'unica stanza (se la si può chiamare così ),apparentemente innocue si fingettero indifferenti,sembrarono capitate per caso ma ben presto realizzai che aspettavano solo che il primo prendesse l'iniziativa come in un branco..non tardò molto tempo che la mattanza ebbe inizio. Un polacco o forse slavo estrasse il suo uccello dai pantaloni e si avvicinò , tutti gli altri lo seguirono,in un istante mi ritrovai schiacciata da una decina di persone che mi palparono in modo sempre più deciso ispezionando ogni parte del mio corpo,li sentii strapparmi i pochi vestiti che avevo addosso. Sentii una lingua forzare le mie labbra che cominciò a dimenarsi dentro la mia bocca. Mi sentii strizzare i capezzoli e il mio buchetto fu preso di mira da non ricordo quante dita che fecero a gara a chi spingerlo più in profondità.
Dopo innumerevoli pizzicotti,sculacciate dappertutto e qualche morso fui fatta inginocchiare sul pavimento sudicio ed appiccicoso e mi ritrovai circondata da diversi cazzi più o meno turgidi di varie dimensioni a pochi centimetri dal mio viso,si stavano masturbando freneticamente nella confusione. Alcuni incominciarono a spruzzare sul mio viso e sui capelli mentre fui brutalmente tirata verso quello di un nordafricano tremendamente grosso e duro. Lo sentii arrivare fino alla gola quasi a soffocarmi. Ebbe un sapore e un odore diverso dai soliti. Lo pompai con passione quasi a dimenticare quello che mi stava succedendo tutto intorno quando di li a poco mi esplose in gola. Bloccata dalle sue forti mani non potei che ingoiare tutto senza quasi gustarne il sapore.
Fui alzata e messa con la testa dentro ad uno degli urinatoi quando sentii del liquido caldo colarmi sulla testa. Mi girai e vidi due anziani dalla corporatura tarchiata ,probabilmente del sud perché con accento meridionale si divertirono ad insultarmi pesantemente mentre cercavano di fare centro nella mia bocca con il loro getto di urina. Da dietro sentii affondare con forza inaudita due mani nei miei fianchi mentre un cingalese di grossa statura stava puntando il suo enorme cazzo contro il mio buchetto. Senza troppi preliminari lo introdusse al mio interno,il dolore fu atroce ma forse le sue mani me ne procurano anche di più sui fianchi. Mi scopò in modo violento quasi godesse nel farmi male fino a quando lo sentii fermarsi e pulsare completamente dentro come se mi stesse ingravidando. Finalmente uscì e provai un pò di sollievo. Delle goccioline di sperma colarono dal mio foro anale ormai oscenamente dilatato lungo l'interno delle cosche imbrattando le calze a rete ed entrando negli stivali. Ora il mio culetto era pronto per riceverne altri che non tardano ad arrivare,ormai lubrificato dal seme del primo non era altro che un'orifizio a disposizione di tutti. Persi il conto,li sentii esplodere dappertutto più si scaricavano e più ne sbucano dei nuovi. Ma quanti erano... da dove venivano e il mio PADRONE, dov'era finito?
Era li in un'angolo soddisfatto della sua cagna,incitava e coordinava la situazione come un direttore d' orchestra. Intanto filmava e faceva foto alla sua zoccola sempre in primo piano stando attento a non prendere il viso degli altri.
Esausta ma soddisfatta mi ritrovai nuda con solo gli stivali ed il guinzagli, il corpo maltrattato,dolorante era completamente ricoperto di sperma mescolata ad urina.
Finalmente ero riuscita a soddisfarli tutti ,non ricordo quanti fossero e quanto tempo fosse trascorso.
Fui tirata al guinzaglio dal mio PADRONE fuori dalla struttura sotto lo sguardo soddisfatto di tutti e sentii un timido applauso appagante.
Avevo gli occhi appiccicosi,mi bruciavano,erano incollati dallo sperma ormai seccatosi e sentii freddo come appena uscita da un bagno in mare di mezzanotte.
Non volle che mi ripulissi,prese un telo da mare dal bagagliaio e lo sistemò sul sedile del passeggero per non sporcarlo e mi aiutò a sedermi. Nel tragitto del ritorno percepii dalle sue risatine sadiche intuii che presto sarei dovuta essere pronta per una nuova avventura...
emozionata,avevo appuntamento per le 22. Era la prima volta che mi
invitava nella sua tana,era solito usarmi in uno squallido cinema
a luci rosse dove si dilettava ad esibirmi ed offrirmi come una
puttanella.
Un misto tra timore ed eccitazione mi stava attraversando tutto il corpo
quando improvvisamente mi trovai davanti a casa sua. Una piccola
villetta in periferia di Modena in un grazioso quartiere residenziale.
Suonai il campanello e come da accordi mi fece entrare,presi il
corridoio sulla destra fino all'ultima porta sulla sinistra dove c'era
un piccolo bagno di servizio. Entrai,dovevo cambiarmi e trasformarmi in
Raluka,la sua cagna.
Mi aveva dato disposizioni precise,non voleva vedermi in versione
"normale da tutti i giorni" diceva che ero un'inutile maschietto come
tanti. Aprii il mio zainetto nero sul pavimento .Estrassi le mie calze a
rete con giarrettiera che furono le prime ad essere indossate,un
corsetto imbottito nero e perline,l'inconfondibile parrucca nera con i
codini dalle parti come piacciono tanto a lui perchè mi danno
un'aspetto da lolita,scarpe aperte nero lucido con tacco del dieci,una
mini rosso fuoco cortissima da coprire appena il perizoma rosso nero di
pizzo. Dopo aver smaltato le unghie anch'esse di un volgare rosso lucido
e truccata con un bel rossetto abbondante resistente all'acqua non mi
restava allacciarmi l'immancabile collare di borchie nero con
agganciata una catena da cane di grossa taglia. Una volta pronta mi
incamminai verso il soggiorno al primo piano dove mi aspettava. La stanza
era semibuia,illuminata solo dallo schermo del televisore al plasma che
proiettava un film porno. Era seduto su di una grossa poltrona in pelle
davanti allo schermo.
"Vieni" mi disse
Mi fece inginocchiare in terra di fianco a lui rivolta verso lo schermo.
Il film era appena iniziato dove una giovane giapponesina sopra ad
un'autobus stava subendo delle avances sempre più esplicite senza
potersi sottrarre da dei vecchi pervertiti. Fu inizialmente toccata nelle
sue parti intime in pubblico da parecchi sconosciuti per poi cedere costretta in ginocchio a succhiarli tutti e farsi ricoprire di caldo sperma e non solo. Nel frattempo sentivo sulla mia testa dolci e ripetute carezze come un padrone fa con il suo animale domestico e rivolgendosi a me disse:
"Allora cagna stasera ho una sorpresa per te, guarda sul tavolo". Accesi la luce e vidi una grossa scatola. La aprii e dissi con stupore "Per me?".
Era uno stupendo paio di stivali con il tacco a spillo di pelle nera che calzavano fin sopra il ginocchio.
"Forza indossali, ho in mente di portarti fuori stasera!".
Li misi e quando mi specchiai sembravo una perfetta battona da strada,quasi un metro e novanta di carne da offrire a piacimento a chiunque lo avesse voluto.
Salimmo sulla sua grossa station wagon,non potevo parlare mi era stato ordinato solo di rispondere alle sue domande.
I sedili di pelle erano freddi a contatto con le mie natiche coperte solo dal filo del perizoma. La minigonna mi era stata negata per quell'uscita in pubblico.
Dopo una dozzina di chilometri imboccò l'autostrada in direzione di Milano.
Passarono interminabili momenti di silenzio durante il tragitto e nella mia testa incominciavano a formarsi dei timori su cosa mi sarebbe successo quella interminabile notte. Ero eccitata ma anche spaventata seppure mi fidassi del mio padrone, a volte certe situazioni possono sfuggire di mano e prendere una direzione imprevedibile.
Finalmente verso l'una e trenta lo vidi mettere la freccia a destra ed entrare in una di quelle piazzole di sosta senza distributore di carburante. Accostò e parcheggiò in una zona buia vicino a parecchi autotreni. Si intravedeva davanti a noi un enorme piazzale deserto dove dalla parte opposta si trova l'unica struttura in muratura dell'intera area di servizio: erano dei gabinetti pubblici fatiscenti.
"Bene troia ora scendi!" mi ordinò.
"Aattraverserai tutto il piazzale lentamente fino ai cessi poi sempre sculettando tornerai in auto da me!"
"Ma come" risposi io
"E se qualcuno si avvicina?" rimarcai
"È un'ordine! ...poi ci sono qua io,non ti devi preoccupare!"
Scesi con il cuore in gola,avevo la salivazione azzerata. Mi incamminai il più velocemente possibile verso la struttura al di là dell'immenso piazzale ma non riuscivo a muovermi con rapidità per via di quegli stivali dal tacco a spillo altissimo ,anzi rischiavo solo di pendermi una distorsione. Quanto fui quasi a metà piazzale il sadico PADRONE accesei fari abbaglianti su di me. Fui letteralmente illuminata come sotto i riflettori di un palco.
La scena di una zoccola vestita solo di stivali neri in pelle fin sopra al ginocchio, perizoma,corsetto,guinzaglio e treccine provocanti risvegliò l'attenzione dei camionisti appostati sui loro TIR che sembrava stessero dormendo ma in realtà osservavano fin dall'inizio quegli strani movimenti all'interno di quella station wagon. Riuscii ad arrivare appena in tempo alla struttura.
Intanto alcune sagome scure non ben definite a causa dei miei occhi accecati dalla luce si avvicinarono, senza distinguere cosa fossero. In seguito capii ben presto che erano i camionisti eccitati che stavano scendendo dai loro bilici e inesorabilmente si avvicinavano verso di me. Spaventata non ebbi il coraggio di tornare alla macchina quindi decisi di entrare. La struttura era malconcia, l'odore di urina impregnava le mie narici e tutte le pareti erano ammuffite con enormi graffiti e scritte di ogni tipo. Volevo chiudermi dentro un gabinetto ma c'era solo una stanza con dei lavandini e una fila di urinatoi verticali.
Intanto dall'auto il PADRONE vedendo sempre più persone dirigersi verso la struttura incuriositi da quella inaspettata ghiottoneria capitata per caso proprio li nel parcheggio in quel preciso momento...
Scese dall'auto e si precipitò velocemente verso i cessi per capire se la sua cagna avesse bisogno ma c'era troppa ressa e non riuscì nemmeno a vedere cosa stesse succedendo dentro.
Nel frattempo vidi entrare parecchie persone nell'unica stanza (se la si può chiamare così ),apparentemente innocue si fingettero indifferenti,sembrarono capitate per caso ma ben presto realizzai che aspettavano solo che il primo prendesse l'iniziativa come in un branco..non tardò molto tempo che la mattanza ebbe inizio. Un polacco o forse slavo estrasse il suo uccello dai pantaloni e si avvicinò , tutti gli altri lo seguirono,in un istante mi ritrovai schiacciata da una decina di persone che mi palparono in modo sempre più deciso ispezionando ogni parte del mio corpo,li sentii strapparmi i pochi vestiti che avevo addosso. Sentii una lingua forzare le mie labbra che cominciò a dimenarsi dentro la mia bocca. Mi sentii strizzare i capezzoli e il mio buchetto fu preso di mira da non ricordo quante dita che fecero a gara a chi spingerlo più in profondità.
Dopo innumerevoli pizzicotti,sculacciate dappertutto e qualche morso fui fatta inginocchiare sul pavimento sudicio ed appiccicoso e mi ritrovai circondata da diversi cazzi più o meno turgidi di varie dimensioni a pochi centimetri dal mio viso,si stavano masturbando freneticamente nella confusione. Alcuni incominciarono a spruzzare sul mio viso e sui capelli mentre fui brutalmente tirata verso quello di un nordafricano tremendamente grosso e duro. Lo sentii arrivare fino alla gola quasi a soffocarmi. Ebbe un sapore e un odore diverso dai soliti. Lo pompai con passione quasi a dimenticare quello che mi stava succedendo tutto intorno quando di li a poco mi esplose in gola. Bloccata dalle sue forti mani non potei che ingoiare tutto senza quasi gustarne il sapore.
Fui alzata e messa con la testa dentro ad uno degli urinatoi quando sentii del liquido caldo colarmi sulla testa. Mi girai e vidi due anziani dalla corporatura tarchiata ,probabilmente del sud perché con accento meridionale si divertirono ad insultarmi pesantemente mentre cercavano di fare centro nella mia bocca con il loro getto di urina. Da dietro sentii affondare con forza inaudita due mani nei miei fianchi mentre un cingalese di grossa statura stava puntando il suo enorme cazzo contro il mio buchetto. Senza troppi preliminari lo introdusse al mio interno,il dolore fu atroce ma forse le sue mani me ne procurano anche di più sui fianchi. Mi scopò in modo violento quasi godesse nel farmi male fino a quando lo sentii fermarsi e pulsare completamente dentro come se mi stesse ingravidando. Finalmente uscì e provai un pò di sollievo. Delle goccioline di sperma colarono dal mio foro anale ormai oscenamente dilatato lungo l'interno delle cosche imbrattando le calze a rete ed entrando negli stivali. Ora il mio culetto era pronto per riceverne altri che non tardano ad arrivare,ormai lubrificato dal seme del primo non era altro che un'orifizio a disposizione di tutti. Persi il conto,li sentii esplodere dappertutto più si scaricavano e più ne sbucano dei nuovi. Ma quanti erano... da dove venivano e il mio PADRONE, dov'era finito?
Era li in un'angolo soddisfatto della sua cagna,incitava e coordinava la situazione come un direttore d' orchestra. Intanto filmava e faceva foto alla sua zoccola sempre in primo piano stando attento a non prendere il viso degli altri.
Esausta ma soddisfatta mi ritrovai nuda con solo gli stivali ed il guinzagli, il corpo maltrattato,dolorante era completamente ricoperto di sperma mescolata ad urina.
Finalmente ero riuscita a soddisfarli tutti ,non ricordo quanti fossero e quanto tempo fosse trascorso.
Fui tirata al guinzaglio dal mio PADRONE fuori dalla struttura sotto lo sguardo soddisfatto di tutti e sentii un timido applauso appagante.
Avevo gli occhi appiccicosi,mi bruciavano,erano incollati dallo sperma ormai seccatosi e sentii freddo come appena uscita da un bagno in mare di mezzanotte.
Non volle che mi ripulissi,prese un telo da mare dal bagagliaio e lo sistemò sul sedile del passeggero per non sporcarlo e mi aiutò a sedermi. Nel tragitto del ritorno percepii dalle sue risatine sadiche intuii che presto sarei dovuta essere pronta per una nuova avventura...
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