Se uno di noi due rischia il collare, quella sono io
di
Alex33Alex
genere
dominazione
Nasce in me il desiderio di cercare una persona speciale, unica e svincolata da freddi canoni preconfezionati.
Decido di pubblicare un annuncio particolare, criptico nel suo genere, in cui mi propongo come schiavo.
Non posso proprio dire che la mia indole sia quella di uno schiavo, piuttosto di un dominante, ma desidero conoscere una donna dalla mente fervida, che possa regalarmi emozioni.
Ero certo che nessuna avrebbe risposto.
Invece arriva una mail.
Si accorge immediatamente che l’annuncio cela un mondo vasto ed inesplorato.
Parole e frasi si sprecano.
Messaggi, qualche foto, pensieri che si rincorrono.
Dopo poco ci diciamo subito la verità: nome, età, luogo… tutte cose che molti (forse tutti) cercano di celare, per motivi di riservatezza.
Empatia, vicinanza, complicità crescono.
Ognuno ha un passato alle spalle, intricato e complesso a volte come il presente.
E’ una donna bella, ma di una bellezza fascinosa fuori dal comune.
Lei ha avuto parecchie esperienze come Mistress e mi dice che uno slave lo tratta a frustate, lo calpesta e lo sodomizza senza pietà con lo strapon.
Tutto chiaro per me, ma non sono uno schiavo e non sono preoccupato dall’eventuale piega che possa prendere la conoscenza. Sento di essere di fronte ad una persona con cui vale la pena andare avanti.
Punto.
A volte ci si messaggia come scolaretti eccitati dalla conoscenza e inconsapevoli del tempo che scorre, anche di notte.
Dobbiamo incontrarci.
Decisione unanime ed incontrovertibile, necessaria per annusarci ed avere un contatto fisico.
Lei è pur sempre la apparente figura dominante, ma io respiro profondamente nei miei messaggi vocali e nelle nostre telefonate, un respiro calmo e profondo, ed entrambe le aure si bilanciano.
Io talvolta le do pace notturna con il respiro del mio io e lei mi elettrizza e stimola con il suo.
La data è fissata, il luogo, l’ora.
Lei propone di “vederci” bendati: io entro per primo e la attendo al buio, poi entra lei e si benda allo stesso modo.
Una proposta insolita per una Miss; ma non me ne preoccupo.
I giorni scorrono lenti, ma tutto passa e finalmente mi ritrovo con la mascherina a sentire aprire la porta e passi che risuonano chiari e distinti.
Posa le chiavi e mi chiama.
Sente la mia voce e si dirige verso di me.
Contatto.
Le sue mani scorrono sul mio corpo; non vedo nulla e lo sbirciare attraverso la benda mi permette solo di intravedere parte delle sue stupende scarpe.
Come un ipovedente mi guarda con le mani, che toccano anche il mio viso.
Una scossa.
Mi sfila piano la cravatta e la maneggia come una corda; mi chiude i polsi, li imbriglia, ma mi sta ancora esplorando.
Ci togliamo le bende e la guardo per la prima volta.
Il suo viso.
Il suo sorriso.
Non posso fare a meno di guardarla.
La fisso.
Silenzio.
Lei si accomoda su una poltrona e, senza un fiato, mi inginocchio davanti a lei e continuo a fissarla.
Le mie mani si muovono da sole e colgono un piede come se fosse un fiore delicato.
Toglierle la scarpa è stato un gesto naturale, intenso e sconvolgente.
Uno schiavo si comporta così?
Non mi sento uno schiavo, non lo sono, ma le mie labbra che si posano sulle dita smaltate di nero sembrano ubbidire ad un comando da Mistress.
Il tempo si mescola alle sensazioni ed entrambi viviamo un’esperienza mai vissuta e che sappiamo non si ripeterà con altri.
Lo spessore dei nostri io profondi aumenta e si palesa all’altro.
Alcuni vestiti sono caduti, ma il nostro corpo è ancora celato dietro a barriere di stoffe che paiono erigere barricate.
Lei si stende sul letto e io mi stendo al suo fianco.
Parliamo, ma soprattutto ci guardiamo.
Le parole inespresse risuonano nella stanza: sono il suo schiavo?
La mia mano le sfiora l’avambraccio, poi il braccio.
Delicata, lenta.
La guardo.
Il tocco si dirige sulla spalla e poi sul collo.
La guardo.
Devo chiedermi se devo andare avanti? Non lo faccio.
Lei potrebbe fermarmi, potrebbe chiedermi come mi permetto, potrebbe rivendicare il suo ruolo di Miss; ma non lo fa.
Siamo in un momento al di fuori del tempo e tutto scorre con la velocità del tempo soggettivo, non di quello oggettivo.
Sfioro il petto, liscio e caldo e le mie dita si intrufolano sul bordo del reggiseno.
Accarezzo la pelle sul bordo, poi sfioro un capezzolo che fa capolino al centro di un piccolo telo bianco.
Le mie mosse si fanno audaci, non posso fermarmi.
Uno schiavo si dovrebbe fermare.
Lei non parla.
Io nemmeno.
Io non sono uno schiavo.
Lei lo sa.
Il dito si intrufola ancora e raggiunge il capezzolo ormai turgido e lo sfiora impercettibilmente.
Poi più tangibilmente.
Infine due dita lo strizzano un poco ed in quell’istante ci rendiamo conto di aver generato altro calore, responsabile dello scioglimento dei ghiacci sulla Terra.
L’altro capezzolo è geloso e non può essere ignorato.
Le mani ora si muovono sicure e decise e strizzano, palpano e modellano due seni stupendi.
Il reggiseno scompare in un’altra dimensione ed il tempo accelera, pur rallentando.
Un bacio ed una leccata al capezzolo ed ecco che l’altro grida un richiamo che non si può ignorare.
Eoni passano mentre alito e respiro sopra ai capezzoli che sono animati di vita propria.
Profumo di donna aleggia nell’aria e le mie mani si spingono a toccare, senza altri pensieri né consci né inconsci, le sue cosce toniche e morbide insieme.
I nostri corpi iniziano a fondersi e gli ultimi brandelli di stoffa evaporano.
Bacio quel corpo sinuoso e profumato e come un richiamo le mie labbra stanno sfiorando l’interno cosce.
Il profumo di lei, l’essenza di donna mi attirano ad inebriarmi del suo odore: sono un animale che ha raggiunto il posto dove vuole dimorare e nessuno può farlo desistere.
Schiudo quelle labbra sgocciolanti ad apro un laghetto limpido di montagna, che tuttavia non contiene fredda acqua di ghiacciaio, ma un succoso rivolo di piacere che sgorga cristallino.
Il sapore del piacere di una donna non mi è mai veramente interessato, forse perché distratto da altro, forse per qualche oscura ragione.
Ma tra noi non esistevano ragioni, né ruoli, né posizioni da tenere: solo voglia, desiderio e passione.
Lecco avidamente e risucchio quelle morbide labbra come in un appassionato bacio e salgo fino al clito per suggerlo, leccarlo e baciarlo.
Il profumo mi entra dentro e sento suoni ed ansiti uscire da quella bocca che avevo baciato poco prima.
Nessuno pensa più a chi sia, a cosa rappresenta ed a cosa accadrà; viviamo l’attimo e ci lasciamo guidare dai nostri io più profondi.
Anche lei prende in mano la mia rigidità, la stuzzica, la bacia, infine la lecca appassionata.
Lei mi aveva confessato che erano mesi che non raggiungeva il climax e che nemmeno il suo compagno riusciva nell’intento, a tal punto che era diventato normale non raggiungere l’apice del piacere.
Io non ci penso e voglio solo possedere quella donna fantastica, quel corpo fantastico, quella mente fantastica.
Sono dentro di lei, fino in fondo, ed inizio un lento movimento penetrativo.
Il suo volto si fa serio, si trasforma, si volta da una parte all’altra.
La avvinghio con le mie braccia e stringo forte il suo corpo ormai viscido; le anguille si contorcono meno di lei.
Sbatto sempre più forte il bacino ed il mio membro entra fino in fondo ed esce, per poi ripiombare dentro e far sentire la vibrazione in tutto il corpo.
Sbatto ancora più forte ed accentuo il ritmo, facendo sgorgare gorgoglii e lamenti da quella splendida bocca, che bacio e lecco avidamente.
Stringo con le braccia ed entro dentro di lei: voglio entrare letteralmente tutto dentro di lei e la guardo.
Un viso trasfigurato e il capo che si sposta da una parte all’altra, un corpo che si dimena ed un profondo suono gutturale che sale di tono.
Bum, bum, bum…
I colpi del mio bacino e lo sbattere sul suo inguine, uniti allo sciacquio del suo lago profanato, sono le note di una melodia che invade la stanza.
Il ritmo aumenta e lei mi guarda smarrita; vuole venire, lo vuole con tutto il suo io, ma sembra quasi non riuscirci.
La guardo e sorrido felice, mentre martello colpi più veloci e profondi.
Lei non pensa più e guarda solo il mio viso, si abbandona al ritmico martellare ed alla stretta.
Passano minuti interminabili e percepisco che vorrei stare in quell’attimo per tutta una vita, gustarmelo ed inebriarmi del profumo di quella donna, che in effetti è la Donna.
Stringo più forte e sbatto più forte, mentre il suo corpo saltella e lei non guarda più nulla: è persa tra il pulviscolo interstellare in una galassia sconosciuta.
I rantoli sembrano chetarsi un attimo, che le permette di prendere fiato.
Poi…
- Haaaaaaaa… ggg.. haaaaa… siiiiiiii….haaaaaaa…
Inizia un urlo animalesco e primitivo, che le mie orecchie non avevano mai udito.
Stringo con grande forza quel corpo di anguilla che tenta di divincolarsi e la blocco, continuando a martellare furiosamente senza sosta.
L’urlo che nulla ha di umano dura secondi, decine di secondi, un’eternità.
Gli spasmi incontrollati non accennano a diminuire e la mia stretta nemmeno.
Non passano eoni, ma decine di eoni, finché dal nulla emerge un po' di calma e, dopo un tempo interminabile, incomincia ad acquietarsi.
Intanto non ho smesso nemmeno per un secondo di penetrarla e di godermi questo amplesso ed incontro di menti.
Poi mi calmo un poco ed allento la stretta e lei torna tra i vivi.
Le braccia presentano rossori che nascondono dei futuri piccoli lividi.
Mi guarda e la sua è una domanda implicita: cosa è successo?
Non si capacita, quasi, ma entrambi sappiamo che è appena accaduto qualcosa di eccezionale.
Qualcuno penserebbe ad un orgasmo, ma noi sappiamo che è molto, ma molto di più e di diverso da un semplice orgasmo.
Si potrebbe vivere una vita in quei minuti e non sarebbe una vita spesa invano...
Decido di pubblicare un annuncio particolare, criptico nel suo genere, in cui mi propongo come schiavo.
Non posso proprio dire che la mia indole sia quella di uno schiavo, piuttosto di un dominante, ma desidero conoscere una donna dalla mente fervida, che possa regalarmi emozioni.
Ero certo che nessuna avrebbe risposto.
Invece arriva una mail.
Si accorge immediatamente che l’annuncio cela un mondo vasto ed inesplorato.
Parole e frasi si sprecano.
Messaggi, qualche foto, pensieri che si rincorrono.
Dopo poco ci diciamo subito la verità: nome, età, luogo… tutte cose che molti (forse tutti) cercano di celare, per motivi di riservatezza.
Empatia, vicinanza, complicità crescono.
Ognuno ha un passato alle spalle, intricato e complesso a volte come il presente.
E’ una donna bella, ma di una bellezza fascinosa fuori dal comune.
Lei ha avuto parecchie esperienze come Mistress e mi dice che uno slave lo tratta a frustate, lo calpesta e lo sodomizza senza pietà con lo strapon.
Tutto chiaro per me, ma non sono uno schiavo e non sono preoccupato dall’eventuale piega che possa prendere la conoscenza. Sento di essere di fronte ad una persona con cui vale la pena andare avanti.
Punto.
A volte ci si messaggia come scolaretti eccitati dalla conoscenza e inconsapevoli del tempo che scorre, anche di notte.
Dobbiamo incontrarci.
Decisione unanime ed incontrovertibile, necessaria per annusarci ed avere un contatto fisico.
Lei è pur sempre la apparente figura dominante, ma io respiro profondamente nei miei messaggi vocali e nelle nostre telefonate, un respiro calmo e profondo, ed entrambe le aure si bilanciano.
Io talvolta le do pace notturna con il respiro del mio io e lei mi elettrizza e stimola con il suo.
La data è fissata, il luogo, l’ora.
Lei propone di “vederci” bendati: io entro per primo e la attendo al buio, poi entra lei e si benda allo stesso modo.
Una proposta insolita per una Miss; ma non me ne preoccupo.
I giorni scorrono lenti, ma tutto passa e finalmente mi ritrovo con la mascherina a sentire aprire la porta e passi che risuonano chiari e distinti.
Posa le chiavi e mi chiama.
Sente la mia voce e si dirige verso di me.
Contatto.
Le sue mani scorrono sul mio corpo; non vedo nulla e lo sbirciare attraverso la benda mi permette solo di intravedere parte delle sue stupende scarpe.
Come un ipovedente mi guarda con le mani, che toccano anche il mio viso.
Una scossa.
Mi sfila piano la cravatta e la maneggia come una corda; mi chiude i polsi, li imbriglia, ma mi sta ancora esplorando.
Ci togliamo le bende e la guardo per la prima volta.
Il suo viso.
Il suo sorriso.
Non posso fare a meno di guardarla.
La fisso.
Silenzio.
Lei si accomoda su una poltrona e, senza un fiato, mi inginocchio davanti a lei e continuo a fissarla.
Le mie mani si muovono da sole e colgono un piede come se fosse un fiore delicato.
Toglierle la scarpa è stato un gesto naturale, intenso e sconvolgente.
Uno schiavo si comporta così?
Non mi sento uno schiavo, non lo sono, ma le mie labbra che si posano sulle dita smaltate di nero sembrano ubbidire ad un comando da Mistress.
Il tempo si mescola alle sensazioni ed entrambi viviamo un’esperienza mai vissuta e che sappiamo non si ripeterà con altri.
Lo spessore dei nostri io profondi aumenta e si palesa all’altro.
Alcuni vestiti sono caduti, ma il nostro corpo è ancora celato dietro a barriere di stoffe che paiono erigere barricate.
Lei si stende sul letto e io mi stendo al suo fianco.
Parliamo, ma soprattutto ci guardiamo.
Le parole inespresse risuonano nella stanza: sono il suo schiavo?
La mia mano le sfiora l’avambraccio, poi il braccio.
Delicata, lenta.
La guardo.
Il tocco si dirige sulla spalla e poi sul collo.
La guardo.
Devo chiedermi se devo andare avanti? Non lo faccio.
Lei potrebbe fermarmi, potrebbe chiedermi come mi permetto, potrebbe rivendicare il suo ruolo di Miss; ma non lo fa.
Siamo in un momento al di fuori del tempo e tutto scorre con la velocità del tempo soggettivo, non di quello oggettivo.
Sfioro il petto, liscio e caldo e le mie dita si intrufolano sul bordo del reggiseno.
Accarezzo la pelle sul bordo, poi sfioro un capezzolo che fa capolino al centro di un piccolo telo bianco.
Le mie mosse si fanno audaci, non posso fermarmi.
Uno schiavo si dovrebbe fermare.
Lei non parla.
Io nemmeno.
Io non sono uno schiavo.
Lei lo sa.
Il dito si intrufola ancora e raggiunge il capezzolo ormai turgido e lo sfiora impercettibilmente.
Poi più tangibilmente.
Infine due dita lo strizzano un poco ed in quell’istante ci rendiamo conto di aver generato altro calore, responsabile dello scioglimento dei ghiacci sulla Terra.
L’altro capezzolo è geloso e non può essere ignorato.
Le mani ora si muovono sicure e decise e strizzano, palpano e modellano due seni stupendi.
Il reggiseno scompare in un’altra dimensione ed il tempo accelera, pur rallentando.
Un bacio ed una leccata al capezzolo ed ecco che l’altro grida un richiamo che non si può ignorare.
Eoni passano mentre alito e respiro sopra ai capezzoli che sono animati di vita propria.
Profumo di donna aleggia nell’aria e le mie mani si spingono a toccare, senza altri pensieri né consci né inconsci, le sue cosce toniche e morbide insieme.
I nostri corpi iniziano a fondersi e gli ultimi brandelli di stoffa evaporano.
Bacio quel corpo sinuoso e profumato e come un richiamo le mie labbra stanno sfiorando l’interno cosce.
Il profumo di lei, l’essenza di donna mi attirano ad inebriarmi del suo odore: sono un animale che ha raggiunto il posto dove vuole dimorare e nessuno può farlo desistere.
Schiudo quelle labbra sgocciolanti ad apro un laghetto limpido di montagna, che tuttavia non contiene fredda acqua di ghiacciaio, ma un succoso rivolo di piacere che sgorga cristallino.
Il sapore del piacere di una donna non mi è mai veramente interessato, forse perché distratto da altro, forse per qualche oscura ragione.
Ma tra noi non esistevano ragioni, né ruoli, né posizioni da tenere: solo voglia, desiderio e passione.
Lecco avidamente e risucchio quelle morbide labbra come in un appassionato bacio e salgo fino al clito per suggerlo, leccarlo e baciarlo.
Il profumo mi entra dentro e sento suoni ed ansiti uscire da quella bocca che avevo baciato poco prima.
Nessuno pensa più a chi sia, a cosa rappresenta ed a cosa accadrà; viviamo l’attimo e ci lasciamo guidare dai nostri io più profondi.
Anche lei prende in mano la mia rigidità, la stuzzica, la bacia, infine la lecca appassionata.
Lei mi aveva confessato che erano mesi che non raggiungeva il climax e che nemmeno il suo compagno riusciva nell’intento, a tal punto che era diventato normale non raggiungere l’apice del piacere.
Io non ci penso e voglio solo possedere quella donna fantastica, quel corpo fantastico, quella mente fantastica.
Sono dentro di lei, fino in fondo, ed inizio un lento movimento penetrativo.
Il suo volto si fa serio, si trasforma, si volta da una parte all’altra.
La avvinghio con le mie braccia e stringo forte il suo corpo ormai viscido; le anguille si contorcono meno di lei.
Sbatto sempre più forte il bacino ed il mio membro entra fino in fondo ed esce, per poi ripiombare dentro e far sentire la vibrazione in tutto il corpo.
Sbatto ancora più forte ed accentuo il ritmo, facendo sgorgare gorgoglii e lamenti da quella splendida bocca, che bacio e lecco avidamente.
Stringo con le braccia ed entro dentro di lei: voglio entrare letteralmente tutto dentro di lei e la guardo.
Un viso trasfigurato e il capo che si sposta da una parte all’altra, un corpo che si dimena ed un profondo suono gutturale che sale di tono.
Bum, bum, bum…
I colpi del mio bacino e lo sbattere sul suo inguine, uniti allo sciacquio del suo lago profanato, sono le note di una melodia che invade la stanza.
Il ritmo aumenta e lei mi guarda smarrita; vuole venire, lo vuole con tutto il suo io, ma sembra quasi non riuscirci.
La guardo e sorrido felice, mentre martello colpi più veloci e profondi.
Lei non pensa più e guarda solo il mio viso, si abbandona al ritmico martellare ed alla stretta.
Passano minuti interminabili e percepisco che vorrei stare in quell’attimo per tutta una vita, gustarmelo ed inebriarmi del profumo di quella donna, che in effetti è la Donna.
Stringo più forte e sbatto più forte, mentre il suo corpo saltella e lei non guarda più nulla: è persa tra il pulviscolo interstellare in una galassia sconosciuta.
I rantoli sembrano chetarsi un attimo, che le permette di prendere fiato.
Poi…
- Haaaaaaaa… ggg.. haaaaa… siiiiiiii….haaaaaaa…
Inizia un urlo animalesco e primitivo, che le mie orecchie non avevano mai udito.
Stringo con grande forza quel corpo di anguilla che tenta di divincolarsi e la blocco, continuando a martellare furiosamente senza sosta.
L’urlo che nulla ha di umano dura secondi, decine di secondi, un’eternità.
Gli spasmi incontrollati non accennano a diminuire e la mia stretta nemmeno.
Non passano eoni, ma decine di eoni, finché dal nulla emerge un po' di calma e, dopo un tempo interminabile, incomincia ad acquietarsi.
Intanto non ho smesso nemmeno per un secondo di penetrarla e di godermi questo amplesso ed incontro di menti.
Poi mi calmo un poco ed allento la stretta e lei torna tra i vivi.
Le braccia presentano rossori che nascondono dei futuri piccoli lividi.
Mi guarda e la sua è una domanda implicita: cosa è successo?
Non si capacita, quasi, ma entrambi sappiamo che è appena accaduto qualcosa di eccezionale.
Qualcuno penserebbe ad un orgasmo, ma noi sappiamo che è molto, ma molto di più e di diverso da un semplice orgasmo.
Si potrebbe vivere una vita in quei minuti e non sarebbe una vita spesa invano...
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