La solita serata
di
La Fede
genere
gay
Io e Cristina stiamo ballando. Lei indossa una maglia a manica lunga color rosa confetto, minikilt sui toni del beige e collant color carne. Io l'ho abbastanza copiata: maglia a manica lunga nera, minikilt fucsia e collant neri.
Lei è una ragazza bellissima: volto rettangolare, occhi e capelli marroni, zigomi in rilievo, labbra lunghe e sottili, naso leggermente aquilino.
Anche io sarei una bella ragazza. Se non fosse per il fatto che sono un maschio: la parrucca bionda e il trucco aiutano, ma non bastano a rendermi del tutto femminile.
Ho iniziato a travestirmi per scherzo, dietro suggerimento di Cristina che lavora come costumista in un teatro. E alla fine non sono più riuscita a farne a meno.
Ogni volta che andavo a casa sua, volevo provare un nuovo abito con cui essere me stessa fino in fondo.
Ma dicevo, stiamo ballando. E i Tre ci stanno riprendendo col cellulare, come al solito.
"E ora toglietevi le calze , così sembrate meno puttane!"
A Cristina non piace il tono rude e sgarbato che hanno sempre con noi. Nemmeno a me: però un po' mi eccita.
"Possiamo almeno metterci le scarpe?", chiede lei con tono remissivo.
"Dovete."
Ci infiliamo prima i calzini e poi gli anfibi. Fa freddo, però le gambe nude mettono in risalto la nostra femminilità.
Riprendiamo a ballare, fino a quando non ci interrompono di nuovo.
Due dei Tre mi si avvicinano e mi mettono le mani sui fianchi. Hanno il solito atteggiamento lascivo.
"Che bello, ho tutti gli uomini che voglio!", dico io.
Cristina invece ha un'espressione meno allegra in volto. Il terzo uomo le si avvicina, con un limone in mano.
"Sai cosa devi fare".
Lei annuisce. L'uomo le ficca a forza il limone in bocca.
Cristina non ha la forza di opporsi e io quella di difenderla. Anche perchè quei tre sono grandi e grossi: i loro bicipiti sono grossi come il mio quadricipite.
Viene poi legate mani e piedi con del nastro isolante, fatta sedere e costretta ad assistere allo spettacolo.
Non so quanto lei sia contenta, però sa che a me piace tutto questo e mi vuole vedere felice.
"Scusaci, ma preferiamo scopare il tuo della tua amica che la tua figa."
Cristina annuisce e guarda rassegnata lo spettacolo. Uno dei tre omaccioni mi ha messo in ginocchio e ha cominciato a scoparmi da dietro.
Sono completamente sottomessa. Il secondo mi ha infilato in bocca il suo uccello. Il terzo attende il suo turno.
Andiamo avanti fino a quando non avverto il sapore salato dello sperma dell'uomo nella mia bocca.
"Ingoia, puttana!"
Non posso e non voglio fare a meno di obbedire.
Alzo gli occhi. Cristina mi guarda impotente ma, dallo sguardo, mi sta sorridendo.
Non potrei avere un'amica migliore di così.
Lei è una ragazza bellissima: volto rettangolare, occhi e capelli marroni, zigomi in rilievo, labbra lunghe e sottili, naso leggermente aquilino.
Anche io sarei una bella ragazza. Se non fosse per il fatto che sono un maschio: la parrucca bionda e il trucco aiutano, ma non bastano a rendermi del tutto femminile.
Ho iniziato a travestirmi per scherzo, dietro suggerimento di Cristina che lavora come costumista in un teatro. E alla fine non sono più riuscita a farne a meno.
Ogni volta che andavo a casa sua, volevo provare un nuovo abito con cui essere me stessa fino in fondo.
Ma dicevo, stiamo ballando. E i Tre ci stanno riprendendo col cellulare, come al solito.
"E ora toglietevi le calze , così sembrate meno puttane!"
A Cristina non piace il tono rude e sgarbato che hanno sempre con noi. Nemmeno a me: però un po' mi eccita.
"Possiamo almeno metterci le scarpe?", chiede lei con tono remissivo.
"Dovete."
Ci infiliamo prima i calzini e poi gli anfibi. Fa freddo, però le gambe nude mettono in risalto la nostra femminilità.
Riprendiamo a ballare, fino a quando non ci interrompono di nuovo.
Due dei Tre mi si avvicinano e mi mettono le mani sui fianchi. Hanno il solito atteggiamento lascivo.
"Che bello, ho tutti gli uomini che voglio!", dico io.
Cristina invece ha un'espressione meno allegra in volto. Il terzo uomo le si avvicina, con un limone in mano.
"Sai cosa devi fare".
Lei annuisce. L'uomo le ficca a forza il limone in bocca.
Cristina non ha la forza di opporsi e io quella di difenderla. Anche perchè quei tre sono grandi e grossi: i loro bicipiti sono grossi come il mio quadricipite.
Viene poi legate mani e piedi con del nastro isolante, fatta sedere e costretta ad assistere allo spettacolo.
Non so quanto lei sia contenta, però sa che a me piace tutto questo e mi vuole vedere felice.
"Scusaci, ma preferiamo scopare il tuo della tua amica che la tua figa."
Cristina annuisce e guarda rassegnata lo spettacolo. Uno dei tre omaccioni mi ha messo in ginocchio e ha cominciato a scoparmi da dietro.
Sono completamente sottomessa. Il secondo mi ha infilato in bocca il suo uccello. Il terzo attende il suo turno.
Andiamo avanti fino a quando non avverto il sapore salato dello sperma dell'uomo nella mia bocca.
"Ingoia, puttana!"
Non posso e non voglio fare a meno di obbedire.
Alzo gli occhi. Cristina mi guarda impotente ma, dallo sguardo, mi sta sorridendo.
Non potrei avere un'amica migliore di così.
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