Marina incontra l'Africa 2

di
genere
dominazione

Il giorno dopo alle 15 in punto squillò il citofono. Stesso copione, io nascosto e lei ad aprire la porta in lingerie nera trasparente, autoreggenti e tacchi a spillo. “Ma che bravi, avete portato anche un altro amico. Fatemelo guardare un po’ ” e gli mise una mano sul cazzo. Si impossessarono di lei in pochi istanti, la misero in ginocchio e dopo una serie di pompini la portarono sul letto. Quello nuovo si sfilò la cintura di cuoio e cominciò a percuoterla sul culo. “Tu zoccola bianca ora diventi la nostra schiava per sempre e berrai ogni giorno la sborra nostra e di tutti i nostri amici!” E continuò a frustarla lasciando sulla pelle grosse strie violacee. “Si, ti prego, fammi tutto quello che vuoi, ma non farmi molto male. Sono la vostra troia e lo sarò per sempre e berrò ogni giorno la vostra meravigliosa sborra. Per dimostrarvi che vi appartengo, vi dico che di là c’è il mio compagno che sta guardando. Prendetelo e portatelo qui. Voglio che guardi da vicino come mi sfondate!” “Cazzo pensai, ma che è impazzita?” E mi trovai davanti alla porta due di loro che, vedendomi, scoppiarono a ridere e mi trascinarono di là. “Vieni a vedere che zoccoletta è questa. Ma tu già lo sai. Ora ti siedi là e non ti muovi, mentre noi ce la godiamo!” Marina mi guardò con aria di sfida e disse “Volevi vedere quanto sono troia? Ecco ora lo vedrai! Ragazzi vi voglio dentro tutti e tre insieme! Sfondatemi per tutto il pomeriggio!” E andò a sedersi su uno dei tre che si era sdraiato, ingoiando nella fica il suo bastone nero e piegandosi verso di lui per baciarlo con la lingua. Quello nuovo si posizionò dietro, prese dal comò un barattolo di crema per il viso, si unse le dita e cominciò una lenta dilatazione dell’ano di Marina, dapprima con un dito solo e poi con due. Quando giudicò che fosse abbastanza dilatata, cominciò una lenta e dolorosa penetrazione col suo enorme cazzo, mentre il terzo le sollevò la testa, tenendola per i capelli e glielo mise in bocca. Ogni tanto si davano il cambio, mentre lei, ricevendo sonore sculacciate, li incitava a continuare. La giostra durò almeno un paio d’ore durante le quali ricevette tre sborrate da ciascuno di loro. Arrivavano puntualissimi alle 15 ogni pomeriggio e spesso non andavano via prima delle 19. Il fatto è che dopo due settimane Marina non si era affatto stufata, anzi ogni volta si faceva promettere che sarebbero tornati il giorno dopo. “Sai, non avrei mai pensato di diventare così dipendente da questi cazzi neri, ma devo ammettere che le domeniche, giorno in cui non vengono, impazzisco di voglia. Ed oggi è domenica!” e facendomi l’occhiolino e un sorrisetto malizioso continuò “mi porti al mare? Qualche ambulante africano lo troviamo di sicuro!” “Non riesco a farmi capace che tu sia diventata così troia, ma ormai che ci posso fare? Posso solo accontentarti. “Si si pappa buona, voglio tanta pappa buona” cinguettò felice “dai partiamo subito”! Essendo fine stagione, eravamo a metà ottobre, in spiaggia non c’era quasi nessuno. L’acqua era ancora abbastanza calda e dopo un paio di bagni non c’era più nessuno e Marina era un po’ delusa. Ci spostammo verso le dune e cominciò a farmi un pompino, mentre io fantasticavo ad alta voce sull’arrivo di qualche africano e che poi l’avremmo scopata in due. Sta di fatto che a un certo punto vedo una figura profilarsi a un centinaio di metri. “Marina, mi sa che ne arriva uno” “Davvero? Si si sta arrivando, fammi preparare” e si tolse il reggiseno. Ci riavvicinammo al nostro ombrellone-cabina, che avevamo portato per creare un luogo sicuro dove Marina potesse essere presa. Il ragazzo africano, che stava camminando sul bagnasciuga, vide Marina e immediatamente puntò verso di noi. “Eccolo qua, il pesciolino, anzi il pesciolone ha abboccato” dissi io e mentre lui si avvicinava, Marina già si leccava le labbra. Sarà stato alto un metro e ottantacinque, con un fisico scultoreo e la nera pelle lucida. “Ciao, cosa vendi?” fece lei e lui aprendo una borsa mostrò i suoi manufatti in argento. Non riusciva a staccare lo sguardo dal seno di Marina e quando si accovacciò, dai pantaloncini spuntò in basso la cappella grossa e nera, mentre un cazzo di cospicue dimensioni, si intravedeva sotto la stoffa. “Fammi vedere la tua merce” esclamò Marina maliziosamente, facendogli l’occhiolino e lui, che aveva capito al volo, cominciò a giocare con lei, avvicinandosi per farle provare una collana e intanto appoggiandole il cazzo su una spalla. Marina ebbe un fremito e non poté evitare un lungo e languido sospiro. Lui le stava davanti in piedi e il suo pube era a un palmo dal viso di Marina che lo fissava ipnotizzata. Lui guardò me per capire se potesse andare avanti e poi, facendo un passo verso Marina, si appoggiò al suo viso. Lei lo cinse con le braccia, afferrandogli i sodi glutei e aprì la bocca per afferrare, come fosse una pannocchia, il cazzo attraverso la stoffa dei pantaloncini. Lo tenne così per un po’, mentre la saliva bagnava i calzoncini del ragazzo. A quel punto misi un telo attorno all’ombrellone in modo che fossero separati da sguardi indiscreti e mi posi davanti all’apertura a guardare lo spettacolo. Marina gli tirò giù i pantaloncini, era senza mutande e un grosso cazzo nero e turgido si presentò a lei e alle sue voglie. Spalancò la bocca e vi accolse la grossa cappella, tirando a sé il bacino del ragazzo e riuscendo a ingoiare buona parte di quel bastone di carne. Lui le aveva afferrato i capelli e la teneva bloccata per poterla scopare ancora più a fondo. Marina salivava abbondantemente e la saliva le scivolava sul seno, emettendo suoni gutturali e strabuzzando gli occhi quando il cazzo le arrivava più in fondo alla gola. All’improvviso Marina si girò mettendosi a pecorina. “Ora ti voglio nella fica e poi mi devi scopare nel culo e sborrarci dentro!” Il ragazzo, eccitatissimo, non perse tempo e cominciò a cavalcarla selvaggiamente, dandole dei colpi che risuonavano in maniera eccitante, tenendola ora per i fianchi ed ora per le tette. Dopo un po’ le lubrificò il culo infilandole due dita che aveva provveduto ad ungere con un gel che gli avevo passato. Dopo averla dilatata per bene, mentre continuava a sbatterla come una bambola, sfilò il cazzo dalla fica e lo introdusse nel culo. Marina urlò di dolore e inizialmente lo scongiurò di fare piano, ma dopo un paio di minuti era eccitatissima. “Siiiii scopami il culo fino in fondo. Lo voglio tutto dentro! Sbattimi, sono la tua troia, la tua schiavaaaaa. “ E il ragazzo, dotato di una potenza mai vista, le dava colpi violenti che la portavano a cedere sulle gambe. Per fortuna erano andati via tutti dalla spiaggia e non c’era più nessuno vicino a noi, perché le urla di Marina avrebbero fatto accorrere chissà quanta gente. Continuò a scoparle il culo alternando movimenti lenti e regolari con accelerazioni che mandavano Marina in visibilio e dopo una buona mezz’ora di cavalcata la riempì di sperma caldo. Marina crollò giù esausta. Lui con un bel sorriso ci ringraziò e andò via. “Troietta, anche oggi hai avuto la tua super-dose di sperma, sei soddisfatta?” “È stata una cosa stupenda! Ha fatto una decina di schizzi nel mio culo!” E mettendo la mano davanti all’ano raccolse tanto sperma da riempirla e se ne cosparse tutto il corpo. “Adoro lo sperma, mi ci farei il bagno dentro! Ora lo faccio essiccare un po’ sulla pelle, che gli fa tanto bene e poi faccio un tuffo in mare”.
MisterM
scritto il
2023-01-13
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