Un caloroso applauso

di
genere
etero

Era venerdì sera quando, in ufficio durante la consueta riunione settimanale, fui informato di dover partecipare, con altri tre colleghi, ad una serata a scopo beneficio alla quale la mia azienda partecipava già da alcuni anni. Ricevetti il programma, l’evento era organizzato da un pool di grandi aziende che operano nei più svariati settori della nostra realtà economica. La serata era prevista il sabato seguente in un elegante teatro della mia città, il palinsesto cartaceo che ero intento a leggere prevedeva un piccolo rinfresco per le 20:30 e per le 21 l’inizio delle attività: erano in programma spettacoli di vario genere, tra violinisti, ballerini di danza classica, soprani ed aspiranti comici. La cosa poteva anche essere interessante, seppure le voci che correvano in giro parlavano di un qualcosa di alquanto noioso. Avrei sperato di poter passare un sabato sera in un ambiente un po’ meno formale.
“che palle” pensai, seppure avessi stampato in faccia un grande sorriso.
Arrivò il “tanto atteso” giorno dell’ evento, l’appuntamento con i miei colleghi era alle 20 davanti l’ingresso del teatro, breve aperitivo e subito dentro. Dopo il breve rinfresco ci accomodammo, insieme a tutti gli altri ospiti, in platea. Al nostro ingresso nella sala due bellissime ragazze si diressero sorridenti verso di noi. Le due hostess ispezionarono i nostri inviti e ci accompagnarono, indicandocele, alle nostre sedute. La nostra fila era una delle ultime ed il mio posto era proprio all’estremità, distante da una molto esuberante signora che avevo già notato all’ingresso del teatro. Una vera e propria milf da film hard, con due meloni al posto delle tette, unica potenziale distrazione ad una serata che si presentava piuttosto piatta, pensavo sbagliandomi di grosso.
Dopo esserci sistemati, nell’attesa che lo spettacolo avesse inizio, notai, qualche fila innanzi alla mia, due anziani signori che faticavano a camminare, accompagnati da una figura che rapì subito il mio sguardo. Una brunetta dal tocco mediterraneo, leggermente scura di pelle, un fisico atletico ma con rotondità al punto giusto. Non troppo alta, capelli castano scuro e due grandi occhi color nocciola. Potevo percepire la bellezza e la perfezione delle sue curve che erano compresse sotto il tailleur blu. Aveva un sedere magistrale che si muoveva sinuoso tra la folla. I miei occhi la seguivano come incantati mentre accompagnava gli anziani signori al proprio posto. Di colpo, dopo aver sorriso alla coppia, che l’aveva ringraziata del suo gentile supporto, si girò verso di me, scorse i miei grandi occhioni azzurri che, spalancati, osservano ogni suo movimento. Lo sguardo tra di noi durò qualche secondo, di scatto si girò, con aria indifferente e sparì tra la folla. Tornai alla realtà, frastornato, lo spettacolo stava per iniziare. Le luci si spensero e, come da programma, i violini iniziarono il loro canto soave. Dopo alcuni minuti intravidi due ombre percorrere il corridoio alla mia destra. Una delle due si fermò appoggiandosi al muro non distante dalla mia poltrona, l’altra invece proseguì verso la parte superiore della sala. Non appena le luci lo permisero distinsi i contorni di quell’ombra, che assisteva in piedi, accanto a me, allo spettacolo. Era lei. Non avevo dubbi. Ebbi un sussulto. La mia hostess se ne rese conto e, in maniera molto maliziosa, mi sorrise. Ricambiai il sorriso e torno a vedere lo spettacolo. Non me ne resi conto, ma dopo pochi secondi il mio sguardo si posò ancora su di lei, mi aveva completamente stregato. Notai, tra i suoi bellissimi capelli lisci, due sottili ciocche viola: è la fine. Avevo perso letteralmente la testa. Vidi con la “coda”dell’occhio che anche il suo sguardo si posava di continuo su di me, seppur non in modo cosi palese. Intanto i violini finirono la loro esibizione e sul palco era intenta a parlare la presentatrice della serata, non capì una sola parola emessa da quella donna, non riuscivo a fare altro che pensare alla mia hostess, che intanto aveva preso a mordicchiarsi leggermente le sue carnose labbra con aria sorprendentemente indifferente. La mia mentre iniziò a fantasticare mentre ero li fisso a guardarla, la immaginavo nuda, seduta sopra di me, a godere insieme ed urlare davanti a tutta quella gente sconosciuta. Mi accorsi, con poco stupore, che anche il mio amichetto “li sotto” gradiva la giovane hostess. Ebbi un’ erezione tremenda, agevolata dal tessuto molto morbido del pantalone classico, che formò una ricca protuberanza, che per fortuna, era nascosta dall’oscurità della sala. Non ce la facevp più, guardarla era una dolce tortura. La desideravo, doveva essere mia.
Cercai di pensare ad un modo per approcciarla, per dirle qualcosa, dato che era li accanto a me, ma ero costantemente sorvegliato dal mio collega, vicino di poltrona, insospettito dai miei insoliti comportamenti. Non mi andava sinceramente di fare, agli occhi dei miei colleghi di lavoro, la figura del galletto ventisettenne, peraltro fidanzato, che ci prova con una ragazzina che al massimo avrà avuto vent’anni.
All’improvviso ecco me mi venne un’idea. Era forse l’unico modo per avvicinarmi a lei. Dalla tasca della giacca tirai fuori il programma della serata, strappo la parte la parte superiore con fondo chiaro, presi una penna e scrissi di getto queste poche parole:
-mi piacerebbe invitarti a cena. Se ti fa piacere chiamami. - ed incisi, in maniera quanto più leggibile possibile, il mio numero di telefono.
Il mio collega mi guardava incuriosito, ma senza degnarlo di uno sguardo, sfoderai una calma serafica fingendo di guardare in maniera del tutto indifferente lo spettacolo.
Dopo qualche minuto, approfittando dell’abbassamento delle luci, con le gambe che mi tremavano come un ragazzino al primo appuntamento, picchiando delicatamente sul suo braccio le dissi:
“credo che questo sia tuo” porgendole il biglietto
“ah si?” ribatté lei con aria da furbetta (mi aveva visto scrivere suppongo)
“mi sa di si, dovresti leggerlo” continuai io.
Nessuna risposta da parte sua, solo un sorriso. Mi girai verso il palco con il cuore in gola e lo stomaco in subbuglio. Dopo pochi secondi mi accorsi che l’ombra accanto e me era sparita, si era dileguata senza dire una parola.
“che cazzo” pensai “ho fatto proprio la figura del coglione”.
Passarono i minuti e della mia hostess nessuna traccia, la cercavo nella platea ma niente, era come scomparsa nel nulla. All’improvviso il mio Nokia iniziò a vibrare nella tasca dei pantaloni, presi il telefono: un messaggio.
“I soliti cazzoni dei miei amici che continuano a sfottere” pensai visto che avevo rinunciato ad una grande festa per presenziare questa pallosa serata di beneficenza, che però iniziava a diventare interessante. Con grande stupore notai che il mittente era invece un numero sconosciuto, aprì il messaggio con il formicolio alle ginocchia per l’ eccitazione. L’sms recitava cosi:
“ciao sono la ragazza che non hai smesso di guardare per circa un’ora, a cui hai scritto quel romantico bigliettino. Accanto alla toilette c’è una specie di uscita d’emergenza, tra qualche minuto sarò li a fumare una sigaretta, se vuoi raggiungimi lì!!”
Ero scioccato, non avevo previsto una cosa del genere, anzi se proprio devo dirla tutta, mi aspettavo un rifiuto. Avevo la mente affollata da mille pensieri, una voce dentro di me mi diceva di non andare, di rimanere seduto al mio posto, perché una volta li, non avrei saputo più controllarmi. Non volevo tradire la mia ragazza, non l’avevo mai fatto in tre anni, nonostante non la vedessi da un mese e la mia sete di sesso era incontrollabile. Mentre la mia testa elaborava questi pensieri, mi resi conto che, come uno zombie privo di forza di volontà, mi ero già alzato dalla mia poltrona e stavo dirigendomi verso la toilette. Arrivai davanti alla porta con il maniglione metallico sita nella saletta antistante il bagno. Con la mano che mi tremava premetti sulla grande maniglia, spinsi leggermente la porta e la vidi li, in piedi appoggiata al muro di quel piccolo cortile, intenta ad accendere la sua sigaretta. Il cuore mi batteva all’impazzata, era fantastica, aveva quel non so che di perverso che mi faceva impazzire e mi accendeva di desiderio. Tra me e me pensai che non potevo mostrarmi come un deficiente inebetito alla sua vista e tentai così di assumere un comportamento che potesse sembrare normale.
“ciao!!“ le dissi mentre richiudevo la porta alle mie spalle.
“mi chiamo Lucka, piacere di conoscerti.”
“Piacere mio”aggiunse lei “io sono Elena. E il tuo nome vero??” quella battuta mi fece sorridere
“il mio nome è proprio questo” aggiunsi “mia madre ha origini croate, e ha deciso di chiamarmi così”
“mi piace!! Esotico e sexy!!”
Tirai le sigarette fuori dalla mia giacca e ne accesi una anch’io.
I nostri occhi si cercavano, ci guardammo, intensamente. Involontariamente il mio corpo si protraeva verso il suo, come calamito da un fortissimo magnete.
“sai” esclamò lei “sei stato dolcissimo con quel biglietto, una cosa così romantica non l’aveva mai fatta nessuno per me”
“Ma davvero? non l’avrei mai detto” dissi io, intento a coprire il mio uccello che cresceva vistosamente nei pantaloni. Vedere Elena soffiare dolcemente il fumo della sigaretta dalle sue labbra carnose mi eccitò all’inverosimile. Appurai che resisterle era un’impresa pressocchè impossibile.
“il tuo gesto mi ha intrigato molto” continuò lei “e vedere alla luce i tuoi occhi, il tuo sguardo mi rapisce ancora di più. Però, mi dispiace deluderti, ma sono costretta a rifiutare il tuo invito. Spero mi capirai”
Sgranai gli occhi, completamente atterrito, esclamando
“perché??”
“bhe molto semplice” ribatté lei “non sto dicendo che non mi piaci, anzi. Non ti nascondo che in sala il tuo sguardo mi ha spogliato, ti ho desiderato. Forse questa cosa ti sembrerà alquanto strana, difficile da capire. Non mi piacciono le “cose convenzionali”, le uscite, le cene, gli accompagnamenti con il bacio sotto la porta di casa. Mi piace seguire gli istinti, è la cosa che più ci inorgoglisce in fin dei conti, se ci rifletti. Sono una tipa piuttosto alternativa forse. Ho appena 18 anni ma sono una ferma sostenitrice dell’ hic et nunc latino. Non so domani cosa succederà, e non voglio saperlo, ma se vuoi puoi avermi qui..e puoi avermi ora!!”
Quando fu pronunciata l’ultima sillaba dalla sua bocca ero già scattato verso di lei. Non ce la facevo più. Ormai avevo oltrepassato qualsiasi limite di sopportazione. Isolando tutti i pensieri nella mia testa la baciai senza esitazione. Dapprima dolcemente, le nostre labbra di toccavano, si baciavano, si mordevano. Nel giro di pochissimi secondi quel dolce bacio si tramutò in qualcosa di unico, mai provato prima. Elena dischiuse le labbra ed iniziò a cercare la mia lingua con la sua. La trovò, iniziarono a giocare insieme, a dare leggere pennellate e fare piccoli vortici l’una intorno all’altra. Quel bacio portò il mio pene a raggiungere livelli di durezza estremi, avevo un mostro nelle mutande, mai sentito cosi duro prima d’ora. Appoggiai le mani sul sedere di Elena
“che culo di marmo” pensai.
Le sollevai la gonna per meglio tastare quel fantastico promontorio e la accostai a me quel tanto che bastava per farle percepire l’effetto del suo bacio sul mio cazzo.
Lo accarezzò, e una volta sentita la sua consistenza, mentre mordicchiava e succhiava il mio orecchio destro,sensualmente esclamò:
“ah però”.
La baciai ancora, ma dopo poco si liberò dalla morsa:
“se mi beccano qui fuori con te sono guai”rifletté un secondo e aggiunse “Da queste scale si accede ai camerini e ai nostri spogliatoi” indicandomi una scalinata d’emergenza
“abbiamo ancora una ventina di minuti, ce la facciamo a soddisfare le nostre voglie??”
- Altro che venti minuti con te – pensai – me ne potrebbero bastare molti di meno!! -
La baciai con passione e le dissi:
“fammi strada”
Ci incamminammo per la tortuosa scalinata in ferro battuto, ero come in trance, vedevo quel perfetto mandolino del suo sedere contrarsi ad ogni flessione delle gambe mentre saliva i gradini. Non riuscivo a pensare ad altro. Le infilai una mano sotto la gonna mentre salivamo, con grande stupore mi resi conto di non sentire i collant all’altezza del suo inguine. Mi illuminai!! Aveva di sicuro le autoreggenti!!! Adesso ero completamente andato!! Passai leggermente le dita sulla sua fighetta attraverso gli slip, erano bagnati fradici!! Nonostante la fatica per la “scalata” la mia eccitazione crebbe in maniera esponenziale, la volevo a tutti i costi. Portai la mano piena delle sue secrezioni vaginali alla mia bocca e con un gesto istintivo le leccai. Sentire il suo sapore acre mi mandò in estasi. Quel gesto dovette parecchio eccitarla visto che prese la mia testa per la nuca, la tirò a se, e mi rifilò una leccata, come solo una cagna in calore può fare, sulle labbra, come a voler godere anche lei del suo dolcissimo nettare.
Arrivati in cima, Elena aprii la porta che dava sui camerini e, guardandosi intorno con circospezione, si infilò in una stanzetta trascinandomi per la mano. Chiuse la porta dietro di se.
La stanzetta era spoglia, molto fredda. Qualche armadietto, alcune sedie, un grande specchio e un tavolino con sopra ogni genere di cosmetico. La mia hostess si girò verso di me
“adesso sei mio” esclamò con un malizioso sorrisetto sulle labbra che la rendeva ancora più porca. Mi fiondai verso di lei, che intanto si era accomodata sul piccolo tavolino, la mia lingua si insinuò con estrema facilità nella sua bocca. Le nostre bocche si divoravano. Ogni secondo che passava la mia eccitazione, e con essa il mio cazzo, crescevano a dismisura. Non avevo mai provato uno stato di libidine così elevato prima d’ora. Le aprì la giacca del tailleur ed iniziai a sbottonarle la camicetta bianca; lei iniziò a fare lo stesso con me, mentre le nostre lingue continuavano a torturarsi. La sottile camicia è finalmente aperta, potei vedere il suo reggiseno, a cui, in quel momento, non ero minimamente interessato. Lo sollevai liberando dalla sua morsa le mammelle più belle che avessi mai visto in vita mia!! Due seni gonfi, allo stesso modo sodissimi e leggermente dorati, come se la sua pelle fosse ancora sotto l’effetto dell’abbronzatura estiva. Sarà stata una terza abbondante. Portai le mie mani su di essi, continuando avidamente a baciarla e leccarla ovunque. Potevo percepire la perfetta rotondità delle sue tette. Le accarezzai dapprima dolcemente. Poi le carezze si tramutarono finché non mi ritrovai a strizzarle e mungerle, mi facevano impazzire. Era la volta dei capezzoli ora, erano piccoli, proprio come piacevano a me, di un rosa scuro. Iniziai con la punta delle dita a solleticarli, li sentivo inturgidirsi. Continuai poi torturandoli, stringendoli e girandoli. Elena cominciò ad emettere piccoli fremiti. Notai che le sue mani si posarono sulla mia cintura. La slacciò con maestria e con un’ unica mossa fulminea mi abbassò pantaloni e slip liberando cosi il mio cazzo in tiro dalla sua prigione di stoffa. Intanto mi ero attaccato a quei succulenti capezzolini come un neonato che vuole allattarsi. Li succhiavo con avidità estrema, quasi accanendomi. Anche Elena ormai era all’apice dell’eccitazione. All’improvviso una grande sensazione di calore intorno al glande mi distolse dal massacrare le sue mammelle. Abbassai lo sguardo e vidi che, senza rendermene minimamente conto, dovevo averle spostato gli slip e infilato la mia asta nella sua fantastica micina. Sconvolto da come il mio cazzo, in completa autonomia e senza incontrare alcuna resistenza, si era infilato in quella dolce fessura, guardai di scatto il volto della mia hostess, in cerca di un suo sguardo che mi facesse capire la sua reazione. Elena chiuse gli occhi, protese il suo viso in avanti e mi baciò con passione. Eccitato all’inverosimile spinsi il mio bastone pulsante dentro la sua figa, per tutta la sua corsa, fino a percepirne la fine. Era calda e accogliente, sebbene leggermente strettina nonostante fosse completamente lubrificata. Ero sconcertato dal fatto che i nostri sessi si fossero fusi senza nessuna sollecitazione diretta sulle parti interessate. Segno che entrambi ci desideravamo oltre il limite.
Iniziai a penetrarla con vigore mentre le nostre lingue continuavano ad inseguirsi senza sosta. Elena divaricò meglio le gambe, per meglio accogliere quella verga che la stava facendo ansimare come non mai. Stavo scopando una sconosciuta in un camerino di un teatro, incurante delle conseguenze, e senza prendere alcuna precauzione. Dovevo essere impazzito, non era da me. Nonostante tutto continuai imperterrito. Staccai,a malincuore, una mano dalla sua tetta, le infilai un dito dritto in bocca, che leccò e succhiò come se fosse un cazzo, e lo portai infine sul suo clitoride, nonostante la scomodità della nostra posizione. Intanto le spinte diventavano sempre più insistenti e ben assestate. La penetrazione con annesso massaggio al suo piccolo bottoncino le fece emettere dei fantastici versetti che mi eccitavano ancora di più. Sentivo la sua pussy contrarsi, il ventre piatto fare su e giù ed i suoi respiri farsi sempre più affannosi. Stava venendo. Pose le mani su entrambe le mie natiche e spinse forte verso di lei, voleva essere sfondata. L’orgasmo arrivò puntuale accompagnato da un urlo che ruppe il silenzio di quei camerini. La sua figa era bagnata fradicia dei suoi umori. Il mio cazzo scivolava dentro e fuori con una facilità inaudita. Ecco che piccole scosse elettriche iniziarono a percorrere la mia asta, i primi spasmi. Il suo orgasmo mi aveva dato il colpo di grazia, di li a poco sarei esploso, se non avessi fatto qualcosa subito sarei scoppiato nella sua figa il suo ventre di caldo sperma. Di solito la mia resistenza era notevole, ma adesso ero del tutto in balia di quell’essere alieno. Non potevo già arrivare, avevamo ancora qualche minuto per noi e da perfetto egoista volevo godere di tutti i momenti possibili a nostra disposizione. Cosi, di scatto sfilai il cazzo dalla sua figa, mi guardò stranita, chinai il capo verso di lei, e mi tuffai tra le sue cosce. Era come se vedevo in quella fantastica vagina, completamente depilata, il mio nemico più acerrimo, dovevo aggredirla, annientarla. Iniziai leccandole il piccolo clitoride, con mestiere alternavo piccoli tocchi di lingua a succhiatine mentre due dita violavano la sua fessurina. La penetravo e la leccavo nello stesso momento, in maniera armonica, ritmica. La sentivo ansimare. Passai subito dopo a leccare l’incavo tra le grandi labbra, le divaricai con le dita e la mia lingua iniziò a penetrarla, facendosi strada nel mare di umori che scorrevano. Un sapore fantastico, sublime, Elena stava riversando nella mia bocca tutte le suoe secrezioni. Caldi fiotti scorrevano dalla sua fighetta direttamente sulla mia lingua. Non mi sarei mai stancato di abbeverarmi dalla sua fonte, ne volevo ancora e ancora, ma il tempo scorreva inesorabile. Mi staccai dalla sua passera, mi avvicinai a lei e la baciai con ardore. Ricambiò il bacio succhiando avidamente la mia lingua, evidentemente anche lei, come me, era ghiotta del suo dolce nettare.
“succhiamelo Ele” le dissi in tono imperativo. Era la prima battuta che scambiavamo da quando eravamo saliti su nei camerini.
Senza farselo ripetere due volte e soprattutto senza proferire parola, la mia hostess si abbassò, afferrò il mio cazzo dalla base ed iniziò ad inumidire la punta del mio glande con sapienti leccatine. Appoggiò poi l’oggetto dei suoi giochi sul mio ventre ed iniziò a percorrere con la lingua tutta la sua lunghezza mandandomi completamente in estasi. Su e giù. Su e giù. In men che non si dica il mio cazzo era per la maggior parte nella sua bocca. Alternava succhiate e leccate con una velocità, ma allo stesso tempo con una delicatezza, disarmante. Lo estrasse dalla sua bocca e con un gesto che mi fece arrapare all’inverosimile ci sputò sopra per meglio lubrificarlo. Alcuni secondi di su e giù con la mano e di nuovo tutto in bocca. Avevo scoperto il paradiso, Elena mi stava facendo impazzire!!Il miglior pompino della mia vita. Ansimavo. La mia asta aveva raggiunto una consistenza marmorea, era di un colorito quasi preoccupante, tra il rosso e il violaceo rendendo le vene sempre più marcate ed evidenti. Non ce la facevo più, sentivo che ero quasi al limite. Avrei voluto riempirle la gola del mio sperma, inondarla, ma non era ancora il momento, volevo essere dentro di lei ancora una volta. Staccai la sua bocca dal mio cazzo, che lei sembrava non voler più smettere di succhiare, e le sussurrai:
“ti voglio”
Uno sguardo malizioso, poi la piccola ninfomane si girò lentamente e si piegò in avanti appoggiando i gomiti sul piccolo tavolino. Girò il suo capo verso di me sorridendomi in maniera quasi minacciosa tuonò dolcemente:
“su avanti, cosa aspetti, mettimelo dentro”
Elena era a pecora davanti a me e mi chiedeva di penetrarla ancora. La vista del suo culo cosi perfetto e svettante era un sogno, il più bel sogno. Le appoggiai il cazzo tra natiche, già sentivo il calore della sua micetta. Con una leggera spinta fui all’ingresso della sua figa. Lei non aspettava altro che di essere presa con violenza, non resistette e senza esitazione, con un movimento di sedere e bacino, indietreggiò quel tanto da permettere al cazzo di scivolare dentro di lei. Le appoggiai le mani sui fianchi e iniziai a spingere, lentamente. Vedevo le sue tette muoversi seguendo ritmicamente i miei colpi. Aumentai la velocità. L’impatto dei nostri corpi ad ogni spinta faceva un rumore sordo. Ad ogni affondo Elena emetteva un verso sempre più forte man mano che le mie spinte diventavano più potenti e decise. Prenderla in quella posizione era un qualcosa di indescrivibile. Il mio cazzo percorreva come un cunicolo che gli calzava a pennello, sembrava che quella fighetta fosse fatta apposta per lui. Afferrai con le mani le sue mammelle ancora una volta, non mi sarei mai stancato di loro, le strizzavo e le tiravo i capezzoli verso il basso. In quella posizione eravamo due bestie, due cani in calore che come animali non pensavano a nulla ad accoppiarsi con foga e vigore. Il respiro di Elena si faceva sempre più affannoso e veloce. Sentirla ansimare fu per me davvero fatale. Sentivo il mio orgasmo avvicinarsi sempre di più. Ad ogni colpo sembrava che un milione di spilli attraversassero il mio membro ed i miei testicoli. Avevo resistito fin troppo. Ero deciso ad uscire dalla sua figa e piantarle il mio palo in bocca, liberandomi cosi dentro di lei, ma improvvisamente, quasi implorandomi, esclamò:
“non fermarti, ti prego Lù, sto venendo di nuovo”
La sua richiesta scombussolò totalmente i miei piani. Veder godere cosi una donna è piacevole quasi quanto un orgasmo, e farla godere oltre il limite è per me la più grande soddisfazione. Non potevo fermarmi ora, raccolsi cosi tutte le energie mentali che mi erano rimaste e assestai altri pochi colpi concentrandomi al massimo per non sborrarle nella figa. Un urlo mi fece capire che l’orgasmo era arrivato, si accasciò distrutta con la testa sul tavolinetto continuando ad ansimare. Ormai la sua pussy era completamente fradicia, un fiume in piena,in cui il mio uccello scivolava come oleato da un lubrificante per auto, il dentro-fuori era una sensazione meravigliosa. Un'ultima spinta, tirai fuori il pene giusto in tempo. Esplosi. Un vulcano in eruzione. Una sborrata da guinness dei record. Un primo abbondante schizzo di la colpì direttamente la passerina, la imbiancai, poi alzai la mia asta giusto il necessario per permettere ai tre seguenti getti di inondarle quel dolce culetto. Il mio seme scorreva copioso attraverso l’incavo del suo sedere scivolando su quelle bellissime gambe ma frenato dal tessuto dei collant. Appena Elena se ne rese conto, mise una mano sotto la figa e con un movimento a risalire verso il suo piccolo ano raccolse tutto lo sperma che colava abbondate. Portò la sua mano alla bocca, e vogliosa la ripulì con maestria succhiando tutto il liquido che ricopriva il suo palmo. Ingoiò tutto. Io la guardavo allibito, esterrefatto, devastato. Era incredibile, era la persona più eccitante che avessi mai incontrato nella mia vita. Mai avevo provato delle sensazioni simili, mai nessuna mi aveva fatto arrapare tanto quanto lei.
Poco dopo mi si avvicinò, mi bloccò la testa tra le due mani e mi baciò. Non seppi resistere al suo bacio, nonostante avesse appena ingoiato tutto mio liquido seminale. Il solo pensiero mi ripugnava, normalmente mi avrebbe fatto schifo, ma non con lei. Ci scambiammo ancora una volta le nostre salive con annessi e connessi. Ero completamente inebetito. Elena mi aveva rapito, stregato.
Si staccò da me e, passandosi la lingua sulle labbra, esclamò:
“è arrivato il momento di ricomporci mi sa”.
Ancora sbigottito feci un cenno di assenso con la testa e porgendo un orecchio alla sala sottostante risposi:
“mi sa proprio di si, e di corsa anche, credo che lo spettacolo stia per finire”
La mia hostess intanto riabbassò velocemente il reggiseno, aggiustò la gonna e richiuse la camicetta, privandomi di quella vista spettacolare, che non mi sarei mai stancato di ammirare. Fui costretto a fare lo sesso, mi rivestii, tirai su il pantalone, chiusi la camicia ed aggiustai la cravatta. Purtroppo ora eravamo pronti per ritornare giù, in quello squallido inferno, dopo aver assaporato un piccolo paradiso. Elena era pronta, ci guardammo negli occhi e ci concedemmo un ultimo, lunghissimo ed intenso bacio, che volevo non finisse mai. Si voltò e scappo via di corsa. Arrivata alla rampa di scale si sbloccò di colpo e si girò verso di me
“ti chiamo io, non preoccuparti” esclamò anticipando ogni mia parola “e poi smettila di guardarmi il culo, non ti è bastato quello che abbiamo appena fatto??” sorrise e scese giù. Aspettai qualche minuto per non destare troppi sospetti e scesi anch’io. Rientrai in sala e presi il mio posto. Il mio collega girandosi con aria inquisitoria mi chiese:
“ma che fine hai fatto?? Ti avevamo dato per disperso. Tutto ok??”
“si si tutto ok, volevo prendere un pò d’aria, si soffoca qui dentro. E poi questo spettacolo è di una noia mortale” esclamai con un sorriso ebete sulle labbra. Mi girai alla mia sinistra, ma quell’ombra sensuale che prima era accanto a me non c’era più, già mi mancava. Lo spettacolo finalmente era finito, le luci si accesero e tutti ci alzammo in piedi pronti per il solito esodo che l’uscita. Rivolsi istintivamente il mio sguardo verso l’ingresso della platea, le hostess erano tutte lì ed Elena spiccava tra tutte loro, era la più bella. Mi cercava con lo sguardo, mi scorse, mi vide. Aveva stampato sul viso quel suo sorrisetto da piccola pervertita che mi aveva rapito, che mi faceva impazzire. I nostri occhi si incontrarono,si illuminarono e si lasciarono andare ad un ultimo, breve ma intenso sguardo. Intanto la bella presentatrice della serata ci congedò pronunciando questa frase al suo microfono:
“chiedo al pubblico un ultimo, caloroso applauso a tutto il personale che ha permesso la realizzazione di questa serata, in particolare alle nostre fantastiche hostess che hanno soddisfatto le vostre esigenze per tutta la durata di questo magnifico spettacolo”
Aveva ragione, un caloroso applauso andava a loro, anzi a lei, alla mia hostess, ad Elena che aveva saputo soddisfare “tutte le mi esigenze” e che con un solo sguardo riusciva ad eccitarmi come mai nessuna donna prima di lei.
A presto, sperando ci sia un seguito!!!
scritto il
2012-12-11
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