Caterina la sgualdrina

di
genere
etero

“Di un autore contano solo le opere. (Quando contano naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra. Mi chieda pure quel che vuol sapere, e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura.” da una lettera di Italo Calvino
Eravamo fra amici al bar e uno iniziò a raccontare.
Il concerto era terminato, peccato ce ne siano sempre stati pochi in Italia, bonanotte ai sonatori, tutti se ne tornavano dalla fogna da cui erano usciti. Bella serata, calda notte d'estate, acquistato un disco interessante e soprattutto conosciuta na gran roja. Caterina aveva un fisico robusto, intendiamoci non era grossa, solo si vedeva che faceva sport, gamba muscolosa, bel culo altro e tondo (che mi lasciò palpare senza problemi durante lo show), seno generoso (palpai pure quello), viso un po' da cavalla, ma molto provocante, occhi azzurri, capelli lisci e rossi, vistosamente tinti, con un' ampia frangia sopra la fronte. Avevo capito subito che era una che girava solo per trovare qualcuno che la battesse, prova ne avevo avuto nei cessi. Mi aveva chiesto di accompagnarla e tenerle la borsetta, poi però m'ha invitato dentro, m'ha aperto la zip dei jeans senza dire nulla e aveva iniziato a prendermelo in bocca, poi però era ripartita la musica e in quel momento non abbiamo potuto concludere, verso la fine del concerto mi pareva un po' annoiata, non ero del tutto sicuro che sarei riuscito a scoparla. Quando il locale dov'eravamo chiuse però lei mi disse che voleva accompagnarmi alla macchina, un segnale positivissimo, di lei sapevo che veniva dalla mia stessa città, ma era la prima volta che la vedevo. Ci trovavamo in Toscana vicino al litorale, se il lettore vorrà sapere il luogo preciso glielo dirò in un orecchio. Avevo parcheggiato in una via poco fuori dal centro del paese in cui si era tenuto il concerto, su una strada con case quasi da far west, tutte nello stesso stile addossate una all'altra, niente lampioni in strada, uno di quei luoghi dove può succedere di tutto e niente, ma magari il più delle volte niente. Io avevo un furgone blu all'epoca, son passati tanti anni, è lì che avrei dormito, “Beh io non ho un posto per dormire sta notte, se tu potessi ospitarmi. Sarei in debito...” mi disse lei con i suoi occhioni ingenui, fu come se mi si fossero aperte le porte del paradiso, ricordo che lei indossava un paio di jeans tagliati corti e stinti, delle all star nuove fiammanti di color rosso e una maglietta nera con maniche e colletto tagliati e un'ampia scollatura. Mi avvicinai a lei e la baciai, mi mise una mano sulla patta dei pantaloni già gonfia dal mezzo bocchino di prima, io per risposta le infilai una mano nei pantaloncini. Percepivo che non aveva peli sul pube, scesi fino alla fessurina e iniziai a massaggiarla esternamente, poi ci infilai prima una e poi due dita, muovevo aventi e indietro l'indice e il medio dentro la carne calda e bagnata di lei come per il gesto che si fa quando si chiama qualcuno con due dita, sentivo che apprezzava. “Ohhh così...dai...” ansimava lei fra un bacio e l'altro “ahhh no aspetta, così mi fai bagnare le mutande...no...”ma poi riprese a infilarmi la lingua in bocca, il danno ormai era fatto, appoggiata al furgone non aveva solo le mutandine bagnate, ma anche gli shorts. In giro non c'era anima viva, ma era giunto il momento di entrare, quando ebbi chiuso la portiera e tirato la tenda mi tolsi la maglietta, “Allora, dove eravamo rimasti?” bisbigliò leccandosi le labbra sempre più eccitante, ci liberammo delle scarpe e dei calzini, mi sfilò pantaloni e boxer e mi riprese in bocca il cazzo, lo ciucciava proprio bene. Si fermò un attimo, si tolse la maglia scoprendo il seno grosso ancora semi celato dal reggiseno nero, si alzò e mi disse vicino all'orecchio “Adoro il sapore del tuo cazzo, ho una gran voglia di farmi sfondare da dietro e non vedo l'ora di sentire il tuo sperma sulla lingua”, dio cane sentivo che il cazzo stava per esplodermi, lei si liberò anche dei pantaloni e riprese a leccarlo e a stringermi le palle. Si tolse anche il reggipetto, aveva davvero un bel seno e una pelle delicata, i capezzoli aggraziati e di un colore gradevolissimo, le chiesi subito una spagnola. Come era morbido il suo petto, lo sentivo sul mio cazzo e sui miei coglioni, la sua lingua da gatta sulla mia cappella. Puzzavamo già di sudore, le spostai in parte le mutande fradice per riprendere a toccarla, iniziò a baciarmi le ascelle e a leccarle, le piaceva il mio odore e io adoravo il suo. La sdraiai sul fondo metallico del furgone, le sfilai le mutande e mi precipitai a leccarle la figa depilata. Aveva una forma perfetta: piccola, rosa, umida, due mezzelune perfette, presi a baciarla con forza dal pube liscio al buco del culo candido leccandole via tutto il sudore della calda giornata trascorsa. Prese un prese un preservativo dalla borsetta e aperta la bustina iniziò a infilarmelo con le mani e la bocca, quando si fu rialzata le morsicchiai i capezzoli e la feci distendere nuovamente. Spalancò le gambe davanti a me, ero eccitatissimo e non vedevo l'ora di entrare dentro di lei, stavo calando lentamente su di lei col fallo stretto in mano. Glielo sbatacchiai un po' sul pube e lo strofinai sulla sua labbra delicate prima di posizionarlo e appoggiarmi su di lei con tutto il mio peso. Dopo che la punta fu dentro entrai fino a metà, lei ansimò e iniziammo a muoverci assieme, continuavo a baciare i suoi seni e a stringerlo fra le mani, volevo mungerla come la vacca che era. Aveva le unghie tinte di rosso e lunghe un centimetro, il suo tocco leggero mi faceva quasi il solletico sulla pelle, coi denti si mordeva il labbro inferiore vogliosamente. Finalmente mi accettò completamente e entrai fino a sentire i nostri pubi che si sfioravano, a quel punto iniziai con colpi più secchi e forti, il furgone iniziò a muoversi con noi, voleva che la prendessi da dietro e quindi dopo un po' iniziai a tirarlo dentro e fuori e poi definitivamente fuori. La girai di spalle e la colpii forte con un malrovescio sul culo, le infilai due dita in figa e quando furono belle umide glielo misi nel culo spingendo avanti e indietro sempre più veloce. Le misi il cazzo nella figa e le tolsi le dita sporche dal culo, me le passai sotto il naso per sentire il suo forte odore, ormai tutto il furgone ne era appestato, mentre la fottevo a pecorina le infilai le stesse due dita in bocca e lei leccò tutto per bene. Sentivo che stava per venire, a un tratto mi buttò a terra e iniziò a cavalcare su di me con impeto ferino e occhi socchiusi, una vera cavalla “come vorrei riempirti la pancia di sperma! Madonna boia!” urlai con vigore. La troia venne, pareva che le mancasse il fiato. La immaginavo già ingravidata con il ventre gonfio e le tette sode e piene di latte, una fantasia lussuriosissima, ma il genere umano non è certo in via d'estinzione, anzi, la verità è che siamo troppi checchè ne dicano preti e politici...gente infame rimasta ancora ai tempi di Mussolini, che ha bisogno che si facciano figli perchè fa comodo a loro! Altro che sussidi alle famiglie numerose, bisognerebbe sterilizzare chi è convinto che la terra sia ancora in grado di mantenere i suoi aborti col poco che ci rimane dopo anni di sfruttamento incondizionato. La vacca mi invitò ad alzarmi in piedi, mi tolsi il preservativo e vedi lei già davanti a me in ginocchio con la bocca aperta e la lingua fuori pronta ad accogliermi, mi masturbai con mano veloce, due schizzi sulla sua lingua, uno sul labbro superiore, quattro diretti in gola. Si leccò ben bene le labbra e ci giocò un po' prima di ingoiare tutto. Mi misi seduto e lei mi abbracciò ancora, sarebbe stata una lunga notte, mi alzai, mi sedetti al posto di guida e misi in moto “Andiamo in un posto tranquillo, vedo che non hai molta voglia di riposare” dissi “Ma guidi nudo? Ahahahah!”ridacchiò lei “Porco dio! E' qui vicino, non ti preoccupare non ci vedrà nessuno.”, mi diressi verso una strada sterrata, davanti a noi ora c'era solo la luce della luna, una piana erbosa verde, qualche cespuglio, alte sterpaglie e più in la solo il mare. Mi stesi ancora vicino a lei e iniziammo a parlare un po' di tutto, “c'è una gran differenza fra fare sesso e fare l'amore...” iniziò lei, col solito banale discorso “Se c'è una cosa che disprezzo” dissi io “è l'utilizzo dalla forma FARE L'AMORE, sono stufo di sentirla usare, sono convinto che il sesso non sia riducibile a questo. Nell'atto sessuale non vive un solo sentimento, quello amoroso per capirsi, ma sono presenti anche diverse altre forze contrastanti e anche tendenze distruttive, odio, violenza, forza, tristezza, disgusto, nostalgia...tutto si mescola nella dimensione sessuale! Non solo l'amore assolutamente.” procedemmo con questi discorsi, capivo che forse non era una ragazza di grande cultura, ma sicuramente da diversi punti di vista andavamo d'accordo. Non smetteva mai di giocare con il mio pene. Mi disse che le piaceva il pissing, sapendo che le occorreva le chiesi subito di uscire sul prato per una sessione, mi disse di aspettare e che sarebbe stato più divertente se prima ci fossimo bevuti qualche birra, così facemmo, effettivamente iniziammo a sentire le nostre vesciche gonfie di urina. Aprii la portiera e mi distesi sull'erba col viso all'aria, lei aprì le gambe e si mise a cavalcioni su di me, vedendola da sotto faceva una sensazione strana, i suoi seni erano così grossi e alti che quasi non le si vedeva il viso da terra, iniziò ad irrigare il mio corpo con un getto di urina, si muoveva su e giù bagnandomi dal collo ai piedi concentrandosi maggiormente sul mio fallo eretto, quando ebbe finito le baciai la figa fradicia. Ora era il mio turno, lei si mise in ginocchio protesa verso di me e io diressi il mio piscio contro la sua carne bianca e calda, quando finii si alzò e mi abbracciò. La nostra urina si mescolava e ci stringevamo spalmandocela addosso vicendevolmente, camminammo nei prati sicuri di non essere visti finchè il liquido non si asciugò, l'urina non è altro che il nostro sangue filtrato. Tornammo al furgone, la toccai in mezzo alle gambe, sentivo che era pronta ancora, io avevo il cazzo duro, volevo prenderla ancora. Tornammo sul fondo del furgone, chiudemmo la portiera e tornammo ad abbracciarci, era bello baciare ancora i suoi capezzoli e accarezzare il suo seno che riempiva a pieno la mia mano dandomi una grande soddisfazione anche dal punto di vista tattile, più bello ancora sbatterle il cazzo dappertutto. Misi un altro preservativo e le puntai di nuovo il cazzo per scoparla, ora mi sentivo più libero di fare quello che volevo, molti limiti e barriere erano stati abbattuti dal discorso che avevamo avuto. Ripresi a scoparla in figa, le sue gambe si stringevano forti attorno alla mia vita mentre la sbattevo contro le pareti di ferro. Per uno o due minuti lo facemmo anche in piedi, ma era scomodo e tornammo a terra, le palpavo forte il culo, sodo e gratificante al tocco pure quello. Mentre godeva le si arrossava il viso, la cosa mi eccitava molto, i suoi occhi erano a tratti furbi, a tratti ingenui, continuava a leccarsi le labbra come una bambina che mangia il miele col cucchiaino sbrodolandosi il viso. Stavo per venire, ma mi trattenni, con un poco di impegno allontanai quella sensazione e mi sentii di poter andare avanti ancora un bel po come fossi di nuovo all'inizio. Per rallentare un attimo il ritmo dopo l'equilibrio ritrovato la misi a pecora, era molto allupata, prima le misi l'ANULARE nell'ano, poi “fattomi strada” le infilai in culo e in figa le mani giunte: i due indici e i due medi in culo, i due anulari e i due mignoli in figa. Iniziai a spingere con le due mani in direzioni opposte come per aprirla in due, continuai finchè lei non iniziò ad urlare e allora le infilai il cazzo in figa, ma li non rimase per molto perchè lo voleva in culo. La sbattevo con tutta la forza che avevo, ma anche cercando di controllare il mio piacere, volevo farle sfiorare il dolore, graffiarla e affondare le mie dita nella sua carne digrignando i denti fino a sentirli stridere. Spingevo in fondo il mio cazzo e poi di nuovo fuori, mi faceva impazzire, la faceva impazzire. La tiravo verso di me per i fianchi con un movimento “circolare” del bacino, lottavo come un toro per farla godere il più possibile, per annegarla nella sua libidine, si avrei voluto annegarla nello sperma. Ora rivuole in cazzo in figa, gode, è venuta! Mi toglie il preservativo e beve ancora il mio sboro “Dio boia no no non sui capelli, oh domani dovremo darci una bella lavata.”, ma qualche schizzo è inevitabile, troppo tardi, se lo lascia addosso senza problemi. Mi sentivo stanco, vuoto sopra lo stomaco, con la sensazione che i testicoli mi toccassero per terra tanto era stato lo sforzo, anche lei era ormai esausta e ci abbandonammo subito entrambi nudi fra le braccia di Morfeo, li dove eravamo. Ci svegliammo che era quasi mezzogiorno, il sole splendeva e faceva già un gran caldo, facemmo una rapida colazione e ci vestimmo, dovevamo fare benzina e lavarci prima di tornare a casa. Procedemmo sulla nostra strada, c'era un piccolo e fatiscente distributore di benzina gestito da una signora di mezza età con la pelle abbronzata e i capelli lunghi, lisci e neri. Un fungo di cemento bianco e quadrato disperso in mezzo al nulla con dietro un casotto grigio e una specie di garage, mi fermai a fare il pieno ed ebbi un' idea, Caterina era d' accordo “Scusi signo...rina” massì avrà avuto quarant'anni, forse non era così vecchia o pareva giovane, massì quarant'anni al massimo “vorremmo fare il pieno, ma scusi la domanda, ho visto che li in garage ci sono dei bagni...ecco potremmo farci una doccia? Poi la paghiamo ovviamente” “Certo, non preoccupatevi, qui non c'è nessuno, non serve che paghiate!” rispose la benzinaia con voce un po' nasale, aveva un bel viso da cerbiatta e un fisico asciutto, seno piccolo, non piatta, ma nemmeno una maggiorata. “Beh noi non abbiamo il costume...” disse la Caterina “Non è un problema, solo che non ci sono asciugamani al momento, ma ve ne posso procurare di puliti, intanto fate pure, io finisco qui.” risposta la donna, lasciato li il furgone andammo verso il casotto di cemento. Aprimmo la porta con scritto “bagno” dentro c'erano solo due tubi a distanza di un metro che sporgevano da una parete e delle manovelle per regolare l'acqua, nessun posto per appendere i vestiti. Iniziammo a spogliarci nel garage e appoggiammo tutto sul pavimento lucido che ci pareva, ora che lo vedevamo bene, abbastanza pulito. Ci togliemmo prima scarpe e calzini, mi tolsi la maglietta e il pantaloni, la Caterina era già in mutande e reggiseno “Non è meglio farci la doccia con la biancheria addosso?” disse a un tratto “Ti vergogni? Dopo sta notte dio can???” le chiesi con tono scherzoso “Beh più che altro son...non voglio che ti veda...sono...son gelosa...sappi che ora pretendo qualcosa di serio ecco, stiamo assieme. ” disse, fui un po' commosso dentro di me “Ma dai, ci siamo cambiati sta mattina e non abbiamo altri vestiti, non possiamo bagnare questi.” ci denudammo completamente, aprii l'acqua, era troppo fredda per la Caterina. Pensammo di aspettare un minuto e fumarci una sigaretta in fretta, era la prima volta che fumavo nudo, non toglievo gli occhi dalla figa della mia troia, la benzinaia poteva entrare da un momento all'altro. L'acqua era pronta, ci buttammo, sul pavimento di cemento c'era una bottiglia di shampoo , iniziammo ad insaponarci a vicenda. Mi abbassai e diedi un bacino alla figa della cagna, si mise in ginocchio e mi prese in mano il cazzo semi eretto, lo scappellò completamente e gli diede un bacetto sulla punta “Non qui porco dio, sporcaccione!” sussurrò lei e subito dopo mi diede uno schiaffetto sulle palle che mi fece sussultare, si rialzò. Finimmo di lavarci e proprio quando chiudemmo il getto d'acqua sentimmo un rumore. La benzinaia stava aprendo la porta, d'istinto ci coprimmo con le mani, la porta si spalancò e dietro di essa apparve la donna del distributore in jeans e maglietta bianca della benzina “Ho trovato solo degli accappatoi ragazzi...” esordì, fece per darmene uno, avevo il cazzo semi eretto e mi era sempre più difficile coprirlo con le mani, quindi le tolsi, Caterina iniziò a guardarmi ossessivamente, avevo ancora il glande scoperto. “Non ti devi vergognare caro, sai a me...gli uomini mica piacciono...” disse la benzinai a un tratto passandomi l'accappatoio, effettivamente c'erano diversi calendari per uomini nel garage, pensavo fossero li per i camionisti. La Cristina mi guardò e tolse immediatamente le mani le mani dal suo seno e dal pube, mi guardò ancora “Non si preoccupi, le avevamo detto che non abbiamo costumi purtroppo” continuava a muoverle le tettone sotto gli occhi e non pareva intenzionata a prendere l'accappatoio “Aspetti che la pago” disse uscendo dalla doccia sempre nuda, la benzinaia la guardava, lei camminava sensualmente, si era girata mostrando bene il culo. Si diresse verso i suoi vestiti, si appoggiò al muro con una mano piegandosi a novanta per guardare verso il basso, sapevo che lo faceva apposta “Oh non li trovo proprio” disse per sembrare distratta allora si appoggiò a terra con le ginocchia e le spalancò sempre piegata di spalle a cercare, allora trovò il portafoglio e diede i soldi alla benzinaia, a un tratto la abbracciò persino e la ringraziò per averci dato la possibilità di lavarci. Mi aveva ripagato con la stessa moneta, l'avevo fatta ingelosire, a quel punto la abbracciai davanti alla donna confusa, il mio cazzo le stava appoggiato semieretto fra le chiappe e un suo seno era raccolto nella mia mano “sa stiamo insieme, ci volgiamo molto bene e” la mia mano scese fra le sue cosce e Caterina iniziò a ridacchiare “la salutiamo subito perchè vogliamo approfittare un' ultima volta dei vostri bei prati per stenderci insieme sa...” sentivo le sue braccia lisce dietro la schiena , “oh certo, basta che non lo fate qui dio maiale!” la benzinaia ci salutò e si dileguò in fretta, ci rivestimmo e ripartimmo verso un posto tranquillo per poi dirigerci verso casa. Caterina è una troia con me è vero, ma non mi ha mai tradito.
di
scritto il
2012-12-19
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