Il voyeur

di
genere
esibizionismo

Mi svegliavo sempre alle sette di mattina, e la donna nella terrazza di fronte alla mia finestra era lì come ormai sua abitudine da qualche giorno.

Faceva parecchio caldo, e indossava una vestaglia leggera che in trasparenza faceva vedere un paio di seni turgidi, mentre una leggera brezza sollevava l’orlo che copriva le sue parti intime; mi parve di vedere del nero, mutandine o pelo della figa.

Era una donna sui quarant’anni, non faceva nulla di particolare, e anche se ogni tanto sembrava guardarmi negli occhi non appariva turbata che la spiassi.

Due mattine fa mi ero tolto le mutande esibendo una erezione non casuale, e dopo essere andato in bagno non la vidi più tornando in camera.

Pensai che avevo fatto una figura da maniaco, ma il giorno dopo era di nuovo sul terrazzo, seduta nella solita panchina ma con un’unica variazione.

Leggeva accavallando le gambe, per poi cambiare posizione e rimanere qualche secondo con le gambe aperte per poi tornare ad incrociarle.


Era un gioco sensuale? Forse, a un certo punto prese un piede in mano giochicchiando con l’alluce e sembrando sorridere in modo lieve, vago ma non troppo.


Quel giorno andai a far colazione, era domenica, poi tornai alla finestra e vidi che era su uno sdraio prona, in costume da bagno con le gambe che si incrociavano a ics e i piedi che dondolavano deliziosi.

Erano smaltati di un rosso acceso, e dopo qualche minuto cambiò posizione svelando di essere in topless.

Entrò nel terrazzino un uomo, probabilmente il suo compagno, un uomo pelato che gli stropicciò un seno e lei gli allontanò la mano ridendo.

Si sedette sulla panca, poi senza guardare nella mia direzione si tolse le mutande e si avvicinò di nuovo a lei, che guardando fisso verso di me affondò la faccia nel cazzo dell’uomo, facendosi aiutare con la mano.

Sembrava una pompinara naturale, leccava l’uccello a partire dalle palle poi si metteva la cappella in bocca, dopo qualche minuto si distese di nuovo sul lettino aprendo le gambe in modo acrobatico.

L’uomo sistemò il pene, scostà le mutandine aprendo la vista a un pube leggermente peloso e lo affondò nella vagina della donna, che alzò leggermente la testa e mi fece occhiolino sorridendo leggermente.

Mi ritrassi e dopo qualche minuto ritornai a vedere e lei si stava pulendo con uno straccio sia la sua zona intima sia il cazzo del pelato, che poi la baciò perfino castamente sulla guancia e tornò in casa.

Nei giorni successivi il tempo fu brutto e non la vidi,
ma il venerdì successivo c’era il sole e mi svegliai sperando di vederla.

Era di nuovo sulla panchina ma era praticamente nuda, visto che la vestaglia era aperta sulle sue nudità.

I seni rigogliosi sembravano già sudati, e la figa sembrava luccicare delle prime voglie mattutine.

Mi tolsi le mutande e lei allargò le gambe mettendo le mani sopra la sua vagina, poi con mia sorpresa sembrò dirmi qualcosa con le labbra.

“Vieni”, sembrava il messaggio, e misi qualcosa addosso e scesi dal mio appartamento andando all’ingresso del condominio davanti.

Si ma dove vado adesso, mi chiesi entrando; un ascensore fermo e con le porte aperte sembrava invitante. Ci salì e schiacciai il bottone dell’ultimo piano, ed arrivai ma vidi che c’erano ancora due scalini per salire in terrazza.

Li feci e la porta era aperta. Era un alloggio nuovo, dove non c’era segno di vita almeno fino a quando non entrai in un salone dove lei mi aspettava.

Faceva caldo e lei era in due pezzi allargata su una sedia.

Mi guardò, “Si è rotto il climatizzatore”, disse laconicamente, e slacciandomi la cintura mi avvicinai a lei.

Sbottonò i pantaloni e tirò fuori il mio attrezzo già discretamente duro, incominciandolo a lavorarlo con la bocca.

Si rialzò e mi accompagnò in terrazza dove si adagiò sullo sdraio.

Mi guardai intorno cercando se qualcuno ci spiava. Che stupido, il voyeur ero io!

scritto il
2023-06-05
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