Tortura vegetale
di
enzoslaves
genere
sadomaso
Conosco Paola, splendida ventenne, da quando circa tre anni fa sua madre (e mia amica dai tempi in cui facevamo sesso orale reciproco) preoccupata chiese a me se potevo aiutarla per alcune carenze scolastiche. Ragazza molto discreta, gradualmente prese fiducia in sé risolvendo i suoi problemi.
Dopo un lungo periodo una sera mi chiama invitandomi ad un aperitivo, accetto e ci troviamo al bar del parco. Parlando del più e del meno, ad un certo punto mi sorprende con la seguente domanda.
“ho saputo da mamma che a fine mese farai 40 anni e pertanto vorrei, per l’aiuto che mi hai dato, almeno farti un regalo utile, se c’è qualche cosa che vorresti”
Rispondo che non mi sembra il caso ed ovviamente lei insiste, poi penso ad una cosa che da anni mi rode ed eccita, e che lei forse discretamente potrebbe realizzare. Evidentemente per ciò che attiene le comunicazioni non verbali, la mia faccia deve aver cambiato aspetto.
“per quanto ci conosciamo, capisco che a qualcosa stai pensando”
Le mie guance arrossate le confermano che qualcosa ho in mente, si guarda intorno, nessuno è presente nei tavolini in prossimità, per poi avvicinarsi di più a me e dopo aver appoggiato la mano sulla mia coscia dire:
“Senti, se volessi scoparmi ne sarei felice, sai che rimarrebbe tra noi, e sicuramente sei più dotato tu di quei cazzetti mosci dei miei coetanei. E poi so da mamma che sei anche bravo ed allenato a leccare la fica, e non nego di essere interessata”
“A parte il fatto che dovrei dire due parole a mamma, mi arrendo: se ciò che dirò non ti va so che me lo dirai. Da tempo ho un desiderio ricorrente, vorrei essere sottomesso da una ragazza nuda che all’aperto nel bosco mi lega nudo tra due alberi per poi torturarmi con le foglie di ortica.”
La sua faccia perplessa anticipa la risposta “ma sei proprio sicuro? Ricordo da piccola quando me ne prendevo qualcuna sulle gambe camminando e …. fa male!!! – Se poi vuoi sapere la mia risposta è che per un tuo desiderio entrerò nel ruolo”.
Passano circa due settimane per trovare il luogo discreto e dotato di quel tipo di vegetale: con un sopralluogo trovo una radura fuori da ogni sentiero dove le ortiche prosperano.
Localizzo due alberi, tra i quali provo a mettermi a gambe e braccia divaricate per valutare se la distanza consente un legame ad “X” di polsi e caviglie. Procuro poi il materiale per legare ed imbavagliare, e scrivo la sequenza di ciò che desidero Paola dovrà eseguire, questo su sua richiesta. E provvedo ad accurata depilazione intima, dell’interno cosce (zona molto sensibile) e di petto e ascelle.
Il giorno feriale esatto del mio compleanno siamo sul posto, nell’ora in cui il buio comincia a lasciare il posto alla luce, questo per ridurre eventuali incontri. Dialoghi tra noi ridotti all’essenziale durante il cammino, comprensibilmente Paola deve entrare nel ruolo.
Nudo mi piazzo tra i due alberi, e dopo avermi legato anche lei si spoglia ed il mio cazzo va in erezione. Non mi ha ancora tappato la bocca in quanto con la mano destra mi palpa le intimità.
“Prima di iniziare voglio tastare l’intimo di un neo quarantenne ben dotato, e buon compleanno”
“Grazie Paola” rispondo, beccandomi immediatamente una sberla in faccia
“Fino a quando terminato per te sono Padrona Paola”
E per ribadire il concetto con le mani mi afferra comprimendo i testicoli facendomi guaire dal dolore, poi ritrae la pelle del cazzo per mettere a nudo il glande. Ora mi imbavaglia per poi mettersi i guanti: va a strappare un po’ di piante per portarle vicino e messa in evidenza la sequenza afferma “possiamo incominciare”.
La prima tortura è ovviamente relativa ad una mortificazione sessuale: prende le prime foglie ed il glande è il primo oggetto di irritazione. Poi passa a strofinare l’asta del pene, i testicoli.
Si ferma e mi guarda mugolare e piangere dal dolore mentre chiazze di pelle irritata compaiono sull’asta. Poi riprende altre foglie per le successive passate che saranno come avevo scritto: interno cosce, capezzoli, ascelle, e dietro chiappe e fessura anale.
Fatto rapidamente tutto ciò mi slega e sbavaglia ordinandomi di rivestirmi: intimo ed abiti aderendo alle zone irritate prolungano con lo sfregamento la sofferenza. Il primo indumento, gli slip, va a fasciare ed irritare un culo ed un cazzo visibilmente pieni di bolle.
Mi impedisce solo di mettere calze e scarpe, facendomi mettere in ginocchio.
“il tuo programma è terminato, ora darai piacere a me”
E quindi porta alla mia bocca la sua fica bagnatissima che mi obbliga a leccare fino a quando il crescendo dei suoi gemiti indica l’orgasmo che monta e raggiunge. Resto fermo in ginocchio, lei si riprende per poi rivestirsi. Quando pronta sadicamente mi guarda dicendo:
“ho anch’io un punto finale aggiuntivo al tuo programma, e poi ce ne andiamo”
Rimette i guanti, e gira alle mie spalle dove, essendo inginocchiato, le piante dei miei piedi sono rivolte verso l’alto, pronte a ricevere un'abbondante passata di ortiche che mi fa gemere dal dolore. Questa cosa fa di ogni passo una sofferenza indescrivibile sulla via del ritorno verso l’autovettura, mentre Paola ormai fuori dal ruolo è tornata la confidente di sempre.
Alla vettura, a sorpresa estrae da una borsa termica che aveva caricato in partenza, una mini torta e due candeline a numero 40 e baciandomi dice “Auguri, ma quando li sotto sarai tornato normale, a una scopata senza protezioni con un vero cazzo da uomo non rinuncio”.
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