Al Pub
di
Massimo Reguard
genere
tradimenti
È capitato rare volte di trovarmi la sera da solo, e come spesso accadeva quando ero molto più giovane, decisi di ripiegare al pub a mangiare un panino e la classica birra media. Non li ricordavo più come una volta, imballati di gente e musica a palla dove tutti parlavano e nessuno capiva niente. La tranquillità e la musica soft del locale si addicevano perfettamente al mio consolidato stile di vita. Ma questa tranquillità ben presto è spazzata via dal prorompente arrivo di una bellissima donna, anche lei sola, che prende posto nel tavolo poco distante dal mio. Pochi istanti dopo, una miriade di sguardi si intrecciano tra noi, a tratti imbarazzanti ma piacevoli, interrotti dal cameriere per le ordinazioni. Nel frattempo la signora assume una seduta bella comoda, incurante che dalla postura facesse intravedere un repertorio decisamente sexy. Contrariamente al mio carattere introverso, decido di partire all'attacco sprezzante del fatto che se il mio invito a occupare lo stesso tavolo non fosse andato a buon fine, avrei passato una ancor più peggiore serata di come era iniziata. L'invito è accolto, e dopo le presentazioni di rito nasce la curiosità di entrambi di capire "chi siamo e perché siamo lì quella sera". Per farla breve, Liliana ha accompagnato il marito all'aeroporto per un viaggio di lavoro all'estero, e non aveva voglia di cenare a casa. Io invece avevo voglia di un panino come ai vecchi tempi, e di passare una serata decisamente diversa dal solito. E per tutta risposta Liliana ribatte con la domanda "e come potrebbe essere diversa dal solito?" La guardo negli occhi, e sorridendo rispondo "magari una bella avventura con una donna conosciuta per puro caso". Tra le risate di entrambi, Liliana mi risponde "allora questa è la tua serata fortunata". Rotto il ghiaccio in men che non si dica, la mia mente porca ha già preso le redini del gioco, devo solo capire quanto io e lei siamo sulla stessa frequenza. Mentre si mangia e si beve, nasce un ping pong di domande, alcune intime, altre molto audaci, una delle quali, credo l'ultima, chiedo se lo avesse mai fatto nel bagno di un locale. Per nulla imbarazzata, la risposta fu immediata. "No mai, e sinceramente mi manca. Tu che dici, facciamo questa pazzia?" Prendo il tovagliolo, mi alzo, e gli dico di raggiungermi al bagno. Una rinfrescata alle mani, si apre la porta. Dopo un giro di chiave, si passa ai fatti. Il tuo bel reggicalze mi ha fatto ribollire il sangue, ora ne paghi le conseguenze. Tirata su la gonna e scostati gli slip da una parte, mi metto chino e affondo la mia bocca nel suo piacere. I colpi di lingua li sente bene, perché avverto i suoi sussulti e le gambe che si aprono sempre di più. Mi dà una mano anche lei, con le dita a tratti la apre per permettere la lingua di andare a fondo, a tratti si sofferma sul clitoride implorandomi di continuare. E io continuo a leccarmi la sua dolce fica, e le mani che fanno su e giù lungo le sue gambe rigide. Sento le sue mani che avvolgono la nuca, e spingono forte verso il pube, poi mi urla "non ti staccare...vengo". Col fiatone e le gambe che tremano, Liliana mi slaccia la cinta, apre i pantaloni e mi restituisce un lavoro di bocca delicato ma profondo, poi intenso e vigoroso. La mano ha bloccato le palle, con un dito preme sotto fino a scatenare un orgasmo che con premura se la trattiene tutta in bocca, consumando il mio piacere con soddisfazione. A seguire un ciao, un arrivederci forse, e un bacio sulla bocca dal sapore ancora intenso di noi.
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