Ci sono ricascata
di
Manidifata
genere
dominazione
Torno a scrivere su questo sito dopo oltre due anni dal mio primo e unico racconto erotico (https://www.eroticiracconti.it/racconto/61043-tirocinio-erotico), un lasso di tempo durante il quale la mia vita è trascorsa normalmente ottenendo anche qualche soddisfazione personale: una laurea in fisioterapia, il primo “contratto” di lavoro (leggasi falsa partita iva, presto sostituito da un altro, ovviamente sempre come falsa partita iva) e una macchina nuova, modesta ma carina. Naturalmente non essendo una suora anche il sesso non è mancato, anche se non sempre soddisfacente causa altrui. Comunque non sono una che si lamenta e mi accontento, d’altronde non possono essere tutti dei porno attori cosi come io non sono Belen e poi laddove falliscono gli altri rimedia la masturbazione. Per arrotondare il mio stipendio e, soprattutto, per farmi conoscere in previsione di realizzare il mio sogno (ovvero aprire uno studio tutto mio fuggendo altresi da quei centri in cui si lavora male e si guadagna poco) avevo deciso di fare una sostituzione per una maternità in un centro della mia zona, poche ore come serviva a me e pagate quasi il giusto. Dovevo fare un solo tre ore in piscina cinque giorni alla aettimana, un lavoro che sembrerebbe figo ma che in realtà in pochi vogliono fare, un pò perchè pur indossando il costume il fisioterapista sta fuori dall’acqua, un pò perchè serve il brevetto di assistente bagnanti (almeno in quella struttura), un pò perchè l’idrokinesiterapia non viene fatta all’università ed è abbastanza peculiare rispetto alla riabilitazione a secco, fatto sta che sono tutti felici di riservare questa incombenza alla neolaureata di turno (io). Ad ogni modo tutto filava liscio, non ci si stanca troppo e bisogna solo far vedere gli esercizi da eseguire ai due pazienti che entrano in acqua nello stesso turno. Il secondo giorno però a fine turno all’improvviso mi ero trovata davanti L., scoprendo cosi che anche lui lavorava li. L., come spiegato nel precedente racconto, era il mio ex tutor di tirocinio che era riuscito a scoparmi diverse volte con un metodo non proprio ortodosso. Ero sorpresa e non sapevo come reagire, tra l’altro ero pure in costume seppur intero e casto, lui comunque si era comportato con estrema gentilezza e galanteria, dlopo qualche chiacchera veloce se n’era andato e io ero corsa nello spogliatoio. Non capivo cosa ci facesse uno come lui in un centro di media qualità, sicuramente quello dove lo avevo conosciuto era più rinomato, avrei scoperto solo in seguito dei suoi intrallazzi con un fisiatra e dei colleghi (tutto legale intendiamoci). Sinceramente però non avevo potuto fare a meno di pensare a quello che era accaduto, a quando mi possedeva e io mi lasciavo possedere, a come ci era riuscito, a come mi toccava con quelle mani magiche, a come mi faceva venire... e questo mi turbava perchè sono cosciente del fatto che è un bastardo ma onestamente quei pensieri mi davano una certa eccitazione e questo mi infastidiva. Non avevo più cercato L. e lui non aveva più cercato la sottoscritta, d’altro canto mi aveva scopata come aveva desiderato e in questi due anni si sarà scopato qualche altra ingenua tirocinante con il suo solito modus operandi e grazie al suo innegabile fascino, ora invece averlo rivisto mi aveva turbata.
Detto questo andiamo al punto, siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, aveva ricominciato quasi subito con i suoi approcci “metodologici”, ovviamente adesso che ero una collega non poteva più usare la scusa delle lezioni private ne tantomeno la dimostrazione di tecniche “particolari”, ma L. a quanto pare, forse per la sua esperienza, sa sempre cosa fare mentre io lo avevo sottovalutato pensando di riuscire a gestire quel porco, un errore fatale. Aveva iniziato dapprima a incontrarmi sempre più spesso, mi sfiorava ma evitando sempre le mie zone intime, usava per lo più le parole, passando con disinvoltura dal serio al faceto, ma sempre con il solito obiettivo: aumentare gradualmente l’intimità tra noi due senza forzare la mano e senza essere attacabile. Io finivo per rilassarmi e quando meno me l’aspettavo arrivava una frase clhe mi spiazzava, del tipo “sono felice che ti piace parlare con me, anche visto quello che c’è stato tra noi...”. Io in effetti con lui ci parlavo e anche a lungo, seppur nascondendo il mio turbamento, non potevo nemmeno negare ciò che era accaduto, quindi cosa potevo rispondere? Nulla! Cercava di ricordarmi i nostri momenti intimi in modo innocente e cosi si apriva una breccia nelle mie difese che lui sapientemente sfruttava a suo vantaggio per aumentare la nostra intimità stando sempre attento a non esagerare, ad esempio una volta quasi dal nulla mi aveva abbracciata dicendo come se fosse una battuta “mi ricordo con piacere dei nostri momenti insieme e se vuoi stasera potremo ricordarli insieme”. Riusciva sempre a sorprendermi nonostante lo conoscessi e sapessi benissimo qual era il suo reale e unico obiettivo (scoparmi ancora!). Non aveva fretta, probabilmente questo gioco di dominazione lo eccita più del sesso stesso (o almeno credo) e ormai io ero diventata di nuovo sua, non lo avrei mai ammesso ma lui sapeva che era cosi e sapendo anche che non sarei stata li tutta la vita aveva deciso di accelerare. Infatti un giorno a fine turno aveva fatto una cosa che, ancora una volta, mi aveva sorpresa: si era presentato in costume da bagno e si era gettato in acqua, io li per li ero infastidita perchè la piscina doveva essere svuotata e pulita ma lui non voleva uscire, anzi mi aveva invitata ad entrare. Io avevo rifiutato ma anche se non me ne rendevo conto con la sua parlantina mi aveva tenuta li vicino a lui il tempo necessario affinchè non ci fosse più nessuno. Le piscine terapeutiche sono graduate e abbastanza basse (al massimo 1,5metri) e il muretto della vasca mi arrivava poco sopra il pube, non fù difficile per lui d’un tratto allungare una mano sulla mia patatina dicendo sogghignando “mi mancava!”. Mi aveva raggirata di nuovo ma non mi scomponevo e questa volta lui faceva sul serio, la sua mano non si stsccava da li, percorreva le mie grandi labbra avanti e indietro, attraverso il costume e io non mi muovevo e non parlavo, non so perchè o forse lo so e non voglio ammetterlo. Notando la mia non-reazione aveva aggiunto “usando questo costume te la devi depilare, peccato...”. In quel momento il fatto che mi toccasse proprio li non lo vivevo come qualcosa di strano, era come se lo avesse fatto un mio fidanzato solo che lui non lo era. Aveva anche scostato il costume per guardarsela senza filtri ma a quel punto istintivamente mi ero retratta e dopo poco me ne ero andata. Tutto inutile, ero già sua, ero eccitata e a casa mi ero anche masturbata, alimentando maggiormente il mio desiderio visto che lo avevo fatto seguendo i suggerimenti che mi aveva dato a suo tempo. Anche questo faceva parte del suo modus operandi, fare in modo che fossi io a volerlo in modo da non poter essere accusato di nulla, lo sapevo, ci ero già passata, eppure quel bastardo aveva vinto ancora. Doveva solo scegliere quando e come prendermi e la sua scelta l’aveva fatta. Due giorni diopo, sempre a fine turno, mi aveva portata nello spogliatoio con la scusa di farsi trattare un piede. Anche in questo caso scusa perfettamente architettata, si da il caso che l’innervazione del piede sia data dalla quinta vertebra lombare e dal sacro e la sua vascolarizzazione è controllata dall’ultima vertebra dorsale e dalla prima lombare quindi per noi nulla di strano se per trattare un piede si manipolano anche quelle zone cosi lontana e cosi ha avuto la scusa per spogliarsi e toccarmi mentre mi piegavo su di lui. Sapevo che era una trappola, lo avevo capito ma ho fatto finta di nulla attendendo il mio destino, mentre due anni fa ci cascavo quasi senza rendermene conto realizzando l’accaduto solo al termine del tirocinio. Il trattamento era durato ben poco perchè subito era partito all’attacco, la mia ritrosia era durata ancora meno e in breve mi aveva sfilato il costume e mi aveva spinta contro il muro possedendomi senza tanti complimenti. Curiosamente in quel momento la prima cosa che gli avevo detto non è stata “lasciami stare! questa volta non mi freghi con i tuoi subdoli trucchetti stronzo!” e nemmeno “scopami! scopami! scopami!” (delusi?) ma semplicemente “ho un dejavù...”, perchè? non ne ho idea e lui non aveva reagito. Io non mi ribellavo, avevo ceduto, anzi lo volevo, in quei momenti avevo anche pensato che in fondo mi piaceva e che se lo avesse voluto rifare io ci sarei stata. Ero nuda tra le sue braccia, mi guidava e mi lasciavo guidare godendomi ogni istante di quell’accoppiamento. Ero venuta una volta sotto ai suoi impietosi colpi ma il godimento vero sarebbe arrivato poco dopo quando aveva iniziato a masturbarmi come solo lui riesce a fare, ero nuda e inerme distesa sul lettino, con le gamba divaricate che godevo di quel trattamento che mi faceva volare e l’estasi era tale che stupidamente lo consideravo quasi un privilegio. La realtà è che per lui sono una come tante, una donna da usare sessualmente per soddisfare i suoi bisogni, null’altro. Una dura realtè che si era palesata impietosa quando in ginocchio davanti a lui avevo appena finito di succhiarglielo ingoiando tutto il suo sperma ricevendo come ringraziamento solo un misero “brava” per poi vederlo rivestirsi e allontanarsi senza manifestare più alcun interesse per me, ancora nuda e inginocchiata a terra come una serva sessuale. Uno schiaffo avrebbe fatto meno male, ma cosa avrebbe dovuto fare? Dirmi che mi amava? Dirmi che ero la migliore donna del mondo? Cosa mi aspettavo? Non lo sa, a mente fredda posso dire che ha fatto quello che avrebbe dovuto fare, sapevo che ero un oggetto per lui e ci sono stata. Incredibilmente non ci sono stata solo quella volta, ne seguirono anche altre, sempre a fine turno, non tutti i giorni ma solo quando lo desiderava, solo che non era più necessario accampare scuse inutili, mi prendeva e mi portava nello spogliatoio e li scopavamo come ricci infoiati. Un’ultima assurdità di tutta questa storia è che l’unica cosa che non è riuscito ad ottenere è farmi crescere i peli pubici come piace a lui, magra consolazione.
Detto questo andiamo al punto, siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, aveva ricominciato quasi subito con i suoi approcci “metodologici”, ovviamente adesso che ero una collega non poteva più usare la scusa delle lezioni private ne tantomeno la dimostrazione di tecniche “particolari”, ma L. a quanto pare, forse per la sua esperienza, sa sempre cosa fare mentre io lo avevo sottovalutato pensando di riuscire a gestire quel porco, un errore fatale. Aveva iniziato dapprima a incontrarmi sempre più spesso, mi sfiorava ma evitando sempre le mie zone intime, usava per lo più le parole, passando con disinvoltura dal serio al faceto, ma sempre con il solito obiettivo: aumentare gradualmente l’intimità tra noi due senza forzare la mano e senza essere attacabile. Io finivo per rilassarmi e quando meno me l’aspettavo arrivava una frase clhe mi spiazzava, del tipo “sono felice che ti piace parlare con me, anche visto quello che c’è stato tra noi...”. Io in effetti con lui ci parlavo e anche a lungo, seppur nascondendo il mio turbamento, non potevo nemmeno negare ciò che era accaduto, quindi cosa potevo rispondere? Nulla! Cercava di ricordarmi i nostri momenti intimi in modo innocente e cosi si apriva una breccia nelle mie difese che lui sapientemente sfruttava a suo vantaggio per aumentare la nostra intimità stando sempre attento a non esagerare, ad esempio una volta quasi dal nulla mi aveva abbracciata dicendo come se fosse una battuta “mi ricordo con piacere dei nostri momenti insieme e se vuoi stasera potremo ricordarli insieme”. Riusciva sempre a sorprendermi nonostante lo conoscessi e sapessi benissimo qual era il suo reale e unico obiettivo (scoparmi ancora!). Non aveva fretta, probabilmente questo gioco di dominazione lo eccita più del sesso stesso (o almeno credo) e ormai io ero diventata di nuovo sua, non lo avrei mai ammesso ma lui sapeva che era cosi e sapendo anche che non sarei stata li tutta la vita aveva deciso di accelerare. Infatti un giorno a fine turno aveva fatto una cosa che, ancora una volta, mi aveva sorpresa: si era presentato in costume da bagno e si era gettato in acqua, io li per li ero infastidita perchè la piscina doveva essere svuotata e pulita ma lui non voleva uscire, anzi mi aveva invitata ad entrare. Io avevo rifiutato ma anche se non me ne rendevo conto con la sua parlantina mi aveva tenuta li vicino a lui il tempo necessario affinchè non ci fosse più nessuno. Le piscine terapeutiche sono graduate e abbastanza basse (al massimo 1,5metri) e il muretto della vasca mi arrivava poco sopra il pube, non fù difficile per lui d’un tratto allungare una mano sulla mia patatina dicendo sogghignando “mi mancava!”. Mi aveva raggirata di nuovo ma non mi scomponevo e questa volta lui faceva sul serio, la sua mano non si stsccava da li, percorreva le mie grandi labbra avanti e indietro, attraverso il costume e io non mi muovevo e non parlavo, non so perchè o forse lo so e non voglio ammetterlo. Notando la mia non-reazione aveva aggiunto “usando questo costume te la devi depilare, peccato...”. In quel momento il fatto che mi toccasse proprio li non lo vivevo come qualcosa di strano, era come se lo avesse fatto un mio fidanzato solo che lui non lo era. Aveva anche scostato il costume per guardarsela senza filtri ma a quel punto istintivamente mi ero retratta e dopo poco me ne ero andata. Tutto inutile, ero già sua, ero eccitata e a casa mi ero anche masturbata, alimentando maggiormente il mio desiderio visto che lo avevo fatto seguendo i suggerimenti che mi aveva dato a suo tempo. Anche questo faceva parte del suo modus operandi, fare in modo che fossi io a volerlo in modo da non poter essere accusato di nulla, lo sapevo, ci ero già passata, eppure quel bastardo aveva vinto ancora. Doveva solo scegliere quando e come prendermi e la sua scelta l’aveva fatta. Due giorni diopo, sempre a fine turno, mi aveva portata nello spogliatoio con la scusa di farsi trattare un piede. Anche in questo caso scusa perfettamente architettata, si da il caso che l’innervazione del piede sia data dalla quinta vertebra lombare e dal sacro e la sua vascolarizzazione è controllata dall’ultima vertebra dorsale e dalla prima lombare quindi per noi nulla di strano se per trattare un piede si manipolano anche quelle zone cosi lontana e cosi ha avuto la scusa per spogliarsi e toccarmi mentre mi piegavo su di lui. Sapevo che era una trappola, lo avevo capito ma ho fatto finta di nulla attendendo il mio destino, mentre due anni fa ci cascavo quasi senza rendermene conto realizzando l’accaduto solo al termine del tirocinio. Il trattamento era durato ben poco perchè subito era partito all’attacco, la mia ritrosia era durata ancora meno e in breve mi aveva sfilato il costume e mi aveva spinta contro il muro possedendomi senza tanti complimenti. Curiosamente in quel momento la prima cosa che gli avevo detto non è stata “lasciami stare! questa volta non mi freghi con i tuoi subdoli trucchetti stronzo!” e nemmeno “scopami! scopami! scopami!” (delusi?) ma semplicemente “ho un dejavù...”, perchè? non ne ho idea e lui non aveva reagito. Io non mi ribellavo, avevo ceduto, anzi lo volevo, in quei momenti avevo anche pensato che in fondo mi piaceva e che se lo avesse voluto rifare io ci sarei stata. Ero nuda tra le sue braccia, mi guidava e mi lasciavo guidare godendomi ogni istante di quell’accoppiamento. Ero venuta una volta sotto ai suoi impietosi colpi ma il godimento vero sarebbe arrivato poco dopo quando aveva iniziato a masturbarmi come solo lui riesce a fare, ero nuda e inerme distesa sul lettino, con le gamba divaricate che godevo di quel trattamento che mi faceva volare e l’estasi era tale che stupidamente lo consideravo quasi un privilegio. La realtà è che per lui sono una come tante, una donna da usare sessualmente per soddisfare i suoi bisogni, null’altro. Una dura realtè che si era palesata impietosa quando in ginocchio davanti a lui avevo appena finito di succhiarglielo ingoiando tutto il suo sperma ricevendo come ringraziamento solo un misero “brava” per poi vederlo rivestirsi e allontanarsi senza manifestare più alcun interesse per me, ancora nuda e inginocchiata a terra come una serva sessuale. Uno schiaffo avrebbe fatto meno male, ma cosa avrebbe dovuto fare? Dirmi che mi amava? Dirmi che ero la migliore donna del mondo? Cosa mi aspettavo? Non lo sa, a mente fredda posso dire che ha fatto quello che avrebbe dovuto fare, sapevo che ero un oggetto per lui e ci sono stata. Incredibilmente non ci sono stata solo quella volta, ne seguirono anche altre, sempre a fine turno, non tutti i giorni ma solo quando lo desiderava, solo che non era più necessario accampare scuse inutili, mi prendeva e mi portava nello spogliatoio e li scopavamo come ricci infoiati. Un’ultima assurdità di tutta questa storia è che l’unica cosa che non è riuscito ad ottenere è farmi crescere i peli pubici come piace a lui, magra consolazione.
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