Declic dentro Giulia
di
GiovaneMassi
genere
dominazione
Molti anni or sono ero rimasto affascinato dagli scritti dì uno dei più illuminati psichiatri del Novecento.
Milton Erickson, considerato il padre della psicanalisi moderna. Egli aveva rotto vecchi schemi per cui molti soggetti erano impossibili da curare tramite l'ipnosi. Ipnologo rivoluzionario, riconosciuto dal mondo scientifico, Erickson aveva costruito uno schema basato sul dialogo, su racconti suggestivi che riuscivano ad aggirare la coscienza ed arrivare all'inconscio più profondo, semplicemente accompagnando il paziente in una trance più o meno profonda. Più tardi due studiosi, un matematico e un linguista decodificarono il lavoro dì Erickson per utilizzare le tecniche di suggestione da egli usate e metterle a disposizione anche al mondo del business. Costoro, Richard Bandler e John Grinder fondarono quella che oggi è conosciuta come Programmazione Neuro Linguistica. Presi parte a molti corsi dì PNL raggiungendo il livello Master. Inizialmente l'idea era dì utilizzare queste tecniche nel mondo della pubblicità avendo un agenzia che sì occupava dì questo.
Col passare del tempo, specializzandomi, mi resi conto che molte tecniche imparate, riuscivano a condizionare moltissimo decisioni e stati d'animo nei soggetti con i quali avevo a che fare. Approfondii dunque la parte che più mi dava soddisfazione. L'ipnosi semi cosciente. Avevo conosciuto Giulia, un giorno d'estate. Di lei mi aveva colpito subito una sorta dì dualità comportamentale, una lei pragmatica, moderata, gentile tendente al giusto, alla quale, a mio parere, sì contrapponeva una seconda Giulia
nascosta, segreta, tenuta a freno, sensuale e puttana. Ogni tanto ci scambiavano messaggi tramite chat e più volte avevo provato a “stuzzicare” questa sua seconda natura con effetti pressoché nulli. Compresi quindi che non era la modalità giusta. Desideravo portarla pian piano alla consapevolezza ed a vivere la sua vera natura nascosta. Volevo prendesse coscienza del fatto che poteva essere una perfetta e splendida slave ai voleri di un maschio deciso e padrone. Non avevo nessuna possibilità stante così le cose, erano pochissime le occasioni nelle quali potevo incontrarla, ancor meno quelle che mi
permettevano di parlarle da solo. Sono davvero pochissime le donne che catturano il mio interesse sessuale, basti pensare che sono oltre tre anni che non intrattengo alcun rapporto con nessuna. Lei stimolava non solo il mio interesse ma anche e soprattutto fantasie piuttosto borderline. Credo che parte di questo processo, fosse scaturito dalla sua fisicità. Minuta, polsi e caviglie sottili, mani delicate con dita magre e slanciate, collo sensuale e regale, un viso dai tratti dolci coperto però da un trucco e da accorgimenti grintosi, con il preciso intento dì voler mascherare la timidezza e l’arrendevolezza. Il suo corpo parlava chiaro, la struttura dì un ape con un seno sfacciato, prorompente, sapientemente creato da abili mani chirurgiche. Questa era la Giulia nella quale volevo entrare dentro. Avevo bisogno di una strategia semplice e funzionale così pensai ad un piano. Giulia non avrebbe mai accettato un incontro,
anche un banalissimo caffè in un bar per fare due chiacchiere, il suo senso dì giustizia e di fedeltà le impedivano dì incontrare qualcuno soprattutto se questo qualcuno, era palesemente interessato a lei.
Dovevo aggirare questo ostacolo per cui se Maometto non andava alla montagna, la montagna sarebbe andata da Maometto. Giulia è una dottoressa specializzata in estetica, lavora in diverse sedi, trattamenti vari tra i quali alcuni legati al viso. Si, avrei avuto bisogno delle sue sapienti manine per la mia faccia da over 50. Le inviai un messaggio per sapere in che giorno poteva ricevermi per valutare il da farsi. Mi dette appuntamento per un venerdì a fine giornata a Montecatini. Fortuna volle che il suo collega al mio arrivo, fosse in procinto di andar via, aveva un volo per Parigi, credo un convegno l'indomani. Giulia indossava un camice bianco, capelli raccolti come sempre, orecchini vistosi, pantaloni a tubino, stivali alti. Ostentava la sua classifica immagine perfetta ma percepivo la stanchezza della giornata e non solo quella. La cosa giocava a mio pro ma andiamo per gradi. Mi fece accomodare e iniziò a parlarmi con tono professionale di ciò che secondo lei andava fatto. Pensai di provare una tecnica che si basa sulla
confusione, funziona piuttosto bene su soggetti che manifestano stanchezza mentale, in pratica utilizzando una dialettica apparentemente fuori dal contesto si creano una sorta di bug che la mente conscia non comprende ma si sforza dì farlo. Quando il soggetto ha un cambio di ritmica palpebrale, tipica dei leggeri stati di trance allora si iniziano a dare semplici e innocui comandi che vengono recepiti dalla parte inconscia. Dopo qualche minuto Giulia era pronta alla fase successiva. “Puoi prendere il mio posto se desideri riposare” le dissi quasi sottovoce. Non era un comando ma l'unica scelta possibile per il
suo inconscio. Dicendole così mi alzai dalla poltrona/lettino e facendo una leggera pressione sulla sua mano nella parte molla tra il pollice e l'indice l'accompagnai lentamente. Giulia aveva un mezzo sorriso ciò dimostrava che il suo inconscio si stava fidando. La feci sistemare comoda avendo cura di mettere i suoi capelli raccolti in una coda aldilà della spalliera. “ Credo tu desideri riposare qualche minuto prima dì
continuare con me, altrimenti puoi sempre decidere di prenderti tutto il tempo che vuoi”. Questa suggestione la poneva sostanzialmente in una non scelta difatti Giulia non scelse. “Senti com’è perfetto questo tuo tempo, il desiderio di chiudere gli occhi è quello che ti porterà in un sonno molto profondo restando sempre padrona delle tue azioni “. Era un bluff, entrando in una trance profonda avrebbe fatto esattamente ciò che le avrei chiesto. Sentii il mio amico premere forte dentro i pantaloni ma non era ancora il suo momento. “Adesso se vuoi puoi metterti più comoda perché ciò che desideri è sentirti bene, al sicuro, puoi iniziare con gli stivali o se preferisci con il camice...” Giulia come un automa si sollevò e tolse gli stivali che mise accuratamente uno accanto all'altro, poi fu la volta del camice che posiziono’ sulla scrivania per poi sdraiarsi nuovamente con le braccia lungo il corpo. Adesso vedevo bene il suo seno compresso dentro il reggiseno sotto la maglia. Era il momento dì farla andare ancora più in profondità. Le impartii un duplice comando per avere la massima collaborazione. Lei oramai in totale
balia eseguiva proprio come la piccola slave che forse desiderava essere. Davanti a me c'era la Giulia che la mia mente perversa voleva. Era li con solo le mutandine e il reggiseno, le avevo fatto togliere anche le calze così che la mia vista non si privasse della visione delle sue caviglie e dei suoi sensuali piedini smaltati di un rosso carminio. Avevo seri problemi dì movimento tanto il mio cazzo era gonfio e duro! Con la mano destra scostai leggermente le sue mutandine, le labbra della sua fica erano unite,
rosee, ne percepivo il profumo inebriante. Salii su con la mano a mo' di carezza, sfiorando il suo ventre, la sua pancia, arrivai alla spalla ed abbassai il laccetto del reggiseno, feci lo stesso con l'altro e due montagne sode sbalzarono fuori. Con entrambe le mani presi i suoi seni stringendoli. Notai i suoi capezzoli indurirsi e mi abbassai per leccare prima uno poi l'altro. Giulia aveva il respiro leggermente alterato, era ad occhi socchiusi con la bocca leggermente aperta, le leccai le labbra poi il collo, dì nuovo i capezzoli e poi la pancia. Ero in piedi davanti a lei. Una visione meravigliosa. In tasca portavo sempre con me un piccolo temperino, lo usai per tagliare le sue mutandine proprio nella parte che copriva la sua liscia fessura. Mi chinai per baciare e suggere quelle labbra carnose, la sua fica era depilata, con le dita
dolcemente l’allargai per entrare dentro con la lingua. Aveva un sapore virginale e dolciastro, continuai a leccare dal basso verso l'alto soffermandomi a lungo sul suo clitoride. Lei inarcava la schiena ogni volta che affondavo la lingua fino in fondo. I suoi capezzoli erano diventati scuri e duri come marmo, leccavo e le stringevo i seni. Mi tolsi pantaloni e mutande. Volevo entrare dentro Giulia, volevo impalarla come una
vittima sacrificale. Le sollevai le gambe tenendola per le sottili caviglie, le baciai e baciai anche il collo del suo piedino destro. La sua fica bagnata della mia saliva si era schiusa, diressi la mia cappella con precisione esattamente al centro delle sue labbra e spinsi piano, volevo possederla lentamente, centimetro dopo centimetro. Dopo un attimo dì attrito la mia cappella era dentro, affondai piano e lei iniziò un leggero lamento, spinsi a fondo fino alle palle, era caldissima, stretta. Spalancata in maniera
oscena su quella poltrona la piccola Giulia era preda inerme del mio bastone di carne. Ero consapevole che se avessi iniziato a pompare come un cavallo non sarei durato molto, troppo bella da guardare lei ed io in astinenza da troppo tempo. Così lo tirai fuori e continuai a sollecitarla con le dita, era fradicia. Approfittando dei liquidi che colavano dalla sua fica, inserii l'indice con dolcezza nel suo buchetto stretto
e il pollice come fosse un piccolo fallo nella patatina. Presi a pompare entrambi i pertugi sempre più forte. Ansimava e muoveva il bacino come se desiderasse che il suo culetto fosse penetrato più a fondo.
Mi sentii in dovere di sostituire il mio dito medio con il mio cazzo. Non avevo idea se Giulia sì fosse mai fatta scopare il culetto e poco mi importava, ormai i miei pensieri erano un turbine di porcate, volevo riempirla ovunque, fica, bocca, culetto e magari finire inondando di latte i suoi seni, il suo viso. Inumidii la punta del mio fedele ragazzo, la presi per i fianchi tirandola a me, le cosce all'indietro così da vedere
bene il suo buchetto e poi senza troppi preamboli spinsi. Lei ebbe un sussulto seguito da un espressione di dolore, spinsi ancora e gradualmente la resistenza iniziale scomparve, spinsi ancora e affondai oltre tre quarti del mio cazzo dentro le viscere della mia puttanella. Non riuscii a fare a meno di pompare per una decina di volte quello stretto posto, nel mentre godevo alla vista dei suoi seni che sussultavano ad
ogni colpo e dei suoi piedini appuntiti quasi in cerca di un appiglio. Tenevo le sue caviglie strette con le mani e spinsi un altra volta affinché le arrivasse in gola! Lei ansimava forte ed aveva la lingua leggermente fuori dalla bocca come se lo sentisse arrivare al cervello. Pochi istanti dopo il suo corpo iniziò a tremare chiuse le mani a pugno e le gambe avevano movimenti spasmodici, sussurrando un siiiii soffocato venne come una troia. Le contrazioni del suo buchetto stringevano il mio cazzo che imperterrito
la pompava così senza quasi rendermene conto presi il suo collo tra le mani e stringendo quasi a soffocarla la riempii con fiotti densi di latte. Finita l'ebrezza dell'orgasmo avevo ancora il cazzo in tiro così, prendendola per la coda dei capelli glielo misi in bocca spingendolo a fondo. Mi piaceva guardarla diventare paonazza a causa del fatto che non respirava per cui ogni quattro o cinque secondi lo sfilavo per farle riprendere fiato e poi ripetere l'affondo. Ero eccitantissimo stavo abusando di tutti i suoi buchi
senza ritegno. Dopo un po' che stupravo quella bocca così ben fatta scoppiai un altra volta. Un po' in bocca un po' sui capelli un po' sui seni, il mio latte incandescente era ovunque. Tempo di riprendermi le feci una foto così, nuda, aperta, con un primo piano della sua bocca col rossetto sbaffato mentre un fiotto di latte le colava da un lato e una al suo buchetto che ancora grondava del mio sperma spandendosi sulla poltrona. Ora dovevo darle un'ultima suggestione “adesso prendi tutto il tempo necessario per
svegliarti, non ricorderai nulla di quanto è successo ma ti sentirai carica e piena di energia, al mio via inizia a contare lentamente da 50 a zero, quando pronuncerai zero sarai sveglia”. Presi un fazzoletto dalla sua scrivania, oramai era buio fuori, mi pulii alla meglio, mi rivestii e prima di lasciare lo studio la baciai sulla fronte. Il suo cellulare iniziò a vibrare... buttai l'occhio e vidi un nome: Marco, doveva essere
il suo fidanzato... Chiusi la porta alle mie spalle.
Milton Erickson, considerato il padre della psicanalisi moderna. Egli aveva rotto vecchi schemi per cui molti soggetti erano impossibili da curare tramite l'ipnosi. Ipnologo rivoluzionario, riconosciuto dal mondo scientifico, Erickson aveva costruito uno schema basato sul dialogo, su racconti suggestivi che riuscivano ad aggirare la coscienza ed arrivare all'inconscio più profondo, semplicemente accompagnando il paziente in una trance più o meno profonda. Più tardi due studiosi, un matematico e un linguista decodificarono il lavoro dì Erickson per utilizzare le tecniche di suggestione da egli usate e metterle a disposizione anche al mondo del business. Costoro, Richard Bandler e John Grinder fondarono quella che oggi è conosciuta come Programmazione Neuro Linguistica. Presi parte a molti corsi dì PNL raggiungendo il livello Master. Inizialmente l'idea era dì utilizzare queste tecniche nel mondo della pubblicità avendo un agenzia che sì occupava dì questo.
Col passare del tempo, specializzandomi, mi resi conto che molte tecniche imparate, riuscivano a condizionare moltissimo decisioni e stati d'animo nei soggetti con i quali avevo a che fare. Approfondii dunque la parte che più mi dava soddisfazione. L'ipnosi semi cosciente. Avevo conosciuto Giulia, un giorno d'estate. Di lei mi aveva colpito subito una sorta dì dualità comportamentale, una lei pragmatica, moderata, gentile tendente al giusto, alla quale, a mio parere, sì contrapponeva una seconda Giulia
nascosta, segreta, tenuta a freno, sensuale e puttana. Ogni tanto ci scambiavano messaggi tramite chat e più volte avevo provato a “stuzzicare” questa sua seconda natura con effetti pressoché nulli. Compresi quindi che non era la modalità giusta. Desideravo portarla pian piano alla consapevolezza ed a vivere la sua vera natura nascosta. Volevo prendesse coscienza del fatto che poteva essere una perfetta e splendida slave ai voleri di un maschio deciso e padrone. Non avevo nessuna possibilità stante così le cose, erano pochissime le occasioni nelle quali potevo incontrarla, ancor meno quelle che mi
permettevano di parlarle da solo. Sono davvero pochissime le donne che catturano il mio interesse sessuale, basti pensare che sono oltre tre anni che non intrattengo alcun rapporto con nessuna. Lei stimolava non solo il mio interesse ma anche e soprattutto fantasie piuttosto borderline. Credo che parte di questo processo, fosse scaturito dalla sua fisicità. Minuta, polsi e caviglie sottili, mani delicate con dita magre e slanciate, collo sensuale e regale, un viso dai tratti dolci coperto però da un trucco e da accorgimenti grintosi, con il preciso intento dì voler mascherare la timidezza e l’arrendevolezza. Il suo corpo parlava chiaro, la struttura dì un ape con un seno sfacciato, prorompente, sapientemente creato da abili mani chirurgiche. Questa era la Giulia nella quale volevo entrare dentro. Avevo bisogno di una strategia semplice e funzionale così pensai ad un piano. Giulia non avrebbe mai accettato un incontro,
anche un banalissimo caffè in un bar per fare due chiacchiere, il suo senso dì giustizia e di fedeltà le impedivano dì incontrare qualcuno soprattutto se questo qualcuno, era palesemente interessato a lei.
Dovevo aggirare questo ostacolo per cui se Maometto non andava alla montagna, la montagna sarebbe andata da Maometto. Giulia è una dottoressa specializzata in estetica, lavora in diverse sedi, trattamenti vari tra i quali alcuni legati al viso. Si, avrei avuto bisogno delle sue sapienti manine per la mia faccia da over 50. Le inviai un messaggio per sapere in che giorno poteva ricevermi per valutare il da farsi. Mi dette appuntamento per un venerdì a fine giornata a Montecatini. Fortuna volle che il suo collega al mio arrivo, fosse in procinto di andar via, aveva un volo per Parigi, credo un convegno l'indomani. Giulia indossava un camice bianco, capelli raccolti come sempre, orecchini vistosi, pantaloni a tubino, stivali alti. Ostentava la sua classifica immagine perfetta ma percepivo la stanchezza della giornata e non solo quella. La cosa giocava a mio pro ma andiamo per gradi. Mi fece accomodare e iniziò a parlarmi con tono professionale di ciò che secondo lei andava fatto. Pensai di provare una tecnica che si basa sulla
confusione, funziona piuttosto bene su soggetti che manifestano stanchezza mentale, in pratica utilizzando una dialettica apparentemente fuori dal contesto si creano una sorta di bug che la mente conscia non comprende ma si sforza dì farlo. Quando il soggetto ha un cambio di ritmica palpebrale, tipica dei leggeri stati di trance allora si iniziano a dare semplici e innocui comandi che vengono recepiti dalla parte inconscia. Dopo qualche minuto Giulia era pronta alla fase successiva. “Puoi prendere il mio posto se desideri riposare” le dissi quasi sottovoce. Non era un comando ma l'unica scelta possibile per il
suo inconscio. Dicendole così mi alzai dalla poltrona/lettino e facendo una leggera pressione sulla sua mano nella parte molla tra il pollice e l'indice l'accompagnai lentamente. Giulia aveva un mezzo sorriso ciò dimostrava che il suo inconscio si stava fidando. La feci sistemare comoda avendo cura di mettere i suoi capelli raccolti in una coda aldilà della spalliera. “ Credo tu desideri riposare qualche minuto prima dì
continuare con me, altrimenti puoi sempre decidere di prenderti tutto il tempo che vuoi”. Questa suggestione la poneva sostanzialmente in una non scelta difatti Giulia non scelse. “Senti com’è perfetto questo tuo tempo, il desiderio di chiudere gli occhi è quello che ti porterà in un sonno molto profondo restando sempre padrona delle tue azioni “. Era un bluff, entrando in una trance profonda avrebbe fatto esattamente ciò che le avrei chiesto. Sentii il mio amico premere forte dentro i pantaloni ma non era ancora il suo momento. “Adesso se vuoi puoi metterti più comoda perché ciò che desideri è sentirti bene, al sicuro, puoi iniziare con gli stivali o se preferisci con il camice...” Giulia come un automa si sollevò e tolse gli stivali che mise accuratamente uno accanto all'altro, poi fu la volta del camice che posiziono’ sulla scrivania per poi sdraiarsi nuovamente con le braccia lungo il corpo. Adesso vedevo bene il suo seno compresso dentro il reggiseno sotto la maglia. Era il momento dì farla andare ancora più in profondità. Le impartii un duplice comando per avere la massima collaborazione. Lei oramai in totale
balia eseguiva proprio come la piccola slave che forse desiderava essere. Davanti a me c'era la Giulia che la mia mente perversa voleva. Era li con solo le mutandine e il reggiseno, le avevo fatto togliere anche le calze così che la mia vista non si privasse della visione delle sue caviglie e dei suoi sensuali piedini smaltati di un rosso carminio. Avevo seri problemi dì movimento tanto il mio cazzo era gonfio e duro! Con la mano destra scostai leggermente le sue mutandine, le labbra della sua fica erano unite,
rosee, ne percepivo il profumo inebriante. Salii su con la mano a mo' di carezza, sfiorando il suo ventre, la sua pancia, arrivai alla spalla ed abbassai il laccetto del reggiseno, feci lo stesso con l'altro e due montagne sode sbalzarono fuori. Con entrambe le mani presi i suoi seni stringendoli. Notai i suoi capezzoli indurirsi e mi abbassai per leccare prima uno poi l'altro. Giulia aveva il respiro leggermente alterato, era ad occhi socchiusi con la bocca leggermente aperta, le leccai le labbra poi il collo, dì nuovo i capezzoli e poi la pancia. Ero in piedi davanti a lei. Una visione meravigliosa. In tasca portavo sempre con me un piccolo temperino, lo usai per tagliare le sue mutandine proprio nella parte che copriva la sua liscia fessura. Mi chinai per baciare e suggere quelle labbra carnose, la sua fica era depilata, con le dita
dolcemente l’allargai per entrare dentro con la lingua. Aveva un sapore virginale e dolciastro, continuai a leccare dal basso verso l'alto soffermandomi a lungo sul suo clitoride. Lei inarcava la schiena ogni volta che affondavo la lingua fino in fondo. I suoi capezzoli erano diventati scuri e duri come marmo, leccavo e le stringevo i seni. Mi tolsi pantaloni e mutande. Volevo entrare dentro Giulia, volevo impalarla come una
vittima sacrificale. Le sollevai le gambe tenendola per le sottili caviglie, le baciai e baciai anche il collo del suo piedino destro. La sua fica bagnata della mia saliva si era schiusa, diressi la mia cappella con precisione esattamente al centro delle sue labbra e spinsi piano, volevo possederla lentamente, centimetro dopo centimetro. Dopo un attimo dì attrito la mia cappella era dentro, affondai piano e lei iniziò un leggero lamento, spinsi a fondo fino alle palle, era caldissima, stretta. Spalancata in maniera
oscena su quella poltrona la piccola Giulia era preda inerme del mio bastone di carne. Ero consapevole che se avessi iniziato a pompare come un cavallo non sarei durato molto, troppo bella da guardare lei ed io in astinenza da troppo tempo. Così lo tirai fuori e continuai a sollecitarla con le dita, era fradicia. Approfittando dei liquidi che colavano dalla sua fica, inserii l'indice con dolcezza nel suo buchetto stretto
e il pollice come fosse un piccolo fallo nella patatina. Presi a pompare entrambi i pertugi sempre più forte. Ansimava e muoveva il bacino come se desiderasse che il suo culetto fosse penetrato più a fondo.
Mi sentii in dovere di sostituire il mio dito medio con il mio cazzo. Non avevo idea se Giulia sì fosse mai fatta scopare il culetto e poco mi importava, ormai i miei pensieri erano un turbine di porcate, volevo riempirla ovunque, fica, bocca, culetto e magari finire inondando di latte i suoi seni, il suo viso. Inumidii la punta del mio fedele ragazzo, la presi per i fianchi tirandola a me, le cosce all'indietro così da vedere
bene il suo buchetto e poi senza troppi preamboli spinsi. Lei ebbe un sussulto seguito da un espressione di dolore, spinsi ancora e gradualmente la resistenza iniziale scomparve, spinsi ancora e affondai oltre tre quarti del mio cazzo dentro le viscere della mia puttanella. Non riuscii a fare a meno di pompare per una decina di volte quello stretto posto, nel mentre godevo alla vista dei suoi seni che sussultavano ad
ogni colpo e dei suoi piedini appuntiti quasi in cerca di un appiglio. Tenevo le sue caviglie strette con le mani e spinsi un altra volta affinché le arrivasse in gola! Lei ansimava forte ed aveva la lingua leggermente fuori dalla bocca come se lo sentisse arrivare al cervello. Pochi istanti dopo il suo corpo iniziò a tremare chiuse le mani a pugno e le gambe avevano movimenti spasmodici, sussurrando un siiiii soffocato venne come una troia. Le contrazioni del suo buchetto stringevano il mio cazzo che imperterrito
la pompava così senza quasi rendermene conto presi il suo collo tra le mani e stringendo quasi a soffocarla la riempii con fiotti densi di latte. Finita l'ebrezza dell'orgasmo avevo ancora il cazzo in tiro così, prendendola per la coda dei capelli glielo misi in bocca spingendolo a fondo. Mi piaceva guardarla diventare paonazza a causa del fatto che non respirava per cui ogni quattro o cinque secondi lo sfilavo per farle riprendere fiato e poi ripetere l'affondo. Ero eccitantissimo stavo abusando di tutti i suoi buchi
senza ritegno. Dopo un po' che stupravo quella bocca così ben fatta scoppiai un altra volta. Un po' in bocca un po' sui capelli un po' sui seni, il mio latte incandescente era ovunque. Tempo di riprendermi le feci una foto così, nuda, aperta, con un primo piano della sua bocca col rossetto sbaffato mentre un fiotto di latte le colava da un lato e una al suo buchetto che ancora grondava del mio sperma spandendosi sulla poltrona. Ora dovevo darle un'ultima suggestione “adesso prendi tutto il tempo necessario per
svegliarti, non ricorderai nulla di quanto è successo ma ti sentirai carica e piena di energia, al mio via inizia a contare lentamente da 50 a zero, quando pronuncerai zero sarai sveglia”. Presi un fazzoletto dalla sua scrivania, oramai era buio fuori, mi pulii alla meglio, mi rivestii e prima di lasciare lo studio la baciai sulla fronte. Il suo cellulare iniziò a vibrare... buttai l'occhio e vidi un nome: Marco, doveva essere
il suo fidanzato... Chiusi la porta alle mie spalle.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Commenti dei lettori al racconto erotico