Finalmente Giuliana
di
Canederlo
genere
etero
Anni, anni a osservarla attentamente. Lavorava nel mio stesso ufficio, l’avevo davanti ai miei occhi tutti i santi giorni. Giunonica, alta, spalle larghe, fianchi floridi, gambe lunghe, grossi seni gonfi. Giuliana è la tipica passiva aggressiva, segretaria facile al pianto e decisamente permalosa. Si fa fatica ad entrare in confidenza perché è abbastanza schiva e tende a non esporsi, ma io sapevo che quella gatta morta doveva nascondere un lato perverso, simile al mio. Nonostante un corpo decisamente generoso ha una voce querula, insomma pare proprio una rompi cazzo, la adoravo per questo, ogni volta che si lagnava il mio desiderio per lei cresceva. Ci sono stati periodi in passato in cui non potevo fare altro che masturbarmi in suo onore appena tornato a casa dall’ufficio: spesso aprivo Facebook in cerca del suo profilo, cercavo le poche foto che la ritraevano durante le vacanze al mare, in costume e le tributavo il giusto apprezzamento, oppure praticavo estenuanti sedute di onanismo al pensiero di poterla chiavare un giorno, immaginandola con un bikini nero(a stento in grado di contenere quei grossi meloni) e il perizoma mentre, seduta su una poltrona da ufficio con le ruote, la dondolavo avanti e indietro per permettere al mio uccello di entrare e uscire dalla sua grossa figa.
Poi cambiò lavoro e si allontanò, e con lei anche i miei propositi di scoparla con diligenza e perseveranza. Il destino però volle regalarmi un altra chance e venni assunto presso la stessa azienda. Mentre continuavo nel mio lavoro anche i progetti nei suoi confronti ripresero e mi resero più audace. Finché una sera mentre mi trovavo a Milano per un noiosissimo corso di formazione della durata di alcuni giorni, le mandai un messaggio. Descrivendole la infinita rottura di coglioni che stavo vivendo e chattando del più e del meno mi resi conto che la conversazione prendeva una piega abbastanza intima. E arrivammo in men che non si dica a osservazioni reciproche di apprezzamento: “ma sai io ti ho sempre trovata molto carina - ma dai, anche io! perché non me lo hai detto prima? - sei sposata da una vita, io ho una compagna - però mi piacerebbe baciarti, anche solo un bacio” Fermi tutti dissi a me stesso, qui si finisce a scopare. Non ebbi un momento che fosse uno di rimorso o di ripensamento, in quel momento sapevo che niente mi avrebbe impedito di ficcarle il cazzo nella figa, avevo versato decalitri di sperma masturbandomi al suo pensiero e adesso si era aperta una breccia. “Allora quando torno ti bacio, scommetti? - Va bene (era contenta la cagnona), ma dobbiamo stare attenti che non ci scoprano i colleghi, siamo sotto gli occhi di tutti”. Così il mio sangue ribolliva al pensiero di metterle la lingua in bocca e tutto il resto poiché sapevo che la questione non sarebbe certamente finita lì. Inutile dire che il resto della permanenza a Milano fu una tortura.
Tornai in ufficio finalmente e notai che adesso faceva di tutto per farsi trovare vicina a me. Non sapevo mai quando sarebbe stato il momento giusto. L’ufficio era sempre un via vai di persona, il primo giorno dal mio ritorno tra dubbi e timori non ci provai nemmeno, due giorni dopo, soli in una stanza con le tende da lei sapientemente abbassate, la abbracciai da dietro, mentre era seduta e finalmente la baciai. Non vedeva l’ora, non si staccò da me facilmente e mi leccò le labbra prima di separarci. In quel momento capii che l’avrei chiavata, non solo, l’avrei chiavata tanto. In quel periodo Giuliana era sposata e ci confidammo di avere entrambi problemi relazionali. Le mie difficoltà erano reali ma era altrettanto vero che l’avrei scopata comunque anche se avessi avuto una felicissima relazione con la più figa delle fighe. Dopo il bacio mi disse: “pensavo te ne fossi dimenticato - Impossibile, non desidero altro”. Da lì il passo al successivo incontro fu breve. Ci accordammo e nel giorno feriale in cui non lavorava ci demmo appuntamento in una remota stazione dei treni di un paesino della provincia. Io avevo il cazzo perennemente duro, cercammo un posto dove appartarci, alla fine dopo mille peripezie trovammo un parcheggio semi abbandonato. Non sapevo più dove mettere le mani. Quelle poppe gigantesche erano perfino più belle, più grosse, più sode e più rosee di quanto mi fossi immaginato. I capezzoli erano larghi e perfetti. La consistenza era magnifica, la pelle soffice e le rendevano calamite per le mie mani e la mia bocca. Volevo chiavarla ma non ci riuscimmo perché ogni tanto passava qualcuno, però mi dedicai anche all’esplorazione di quel culo enorme e pasticcione; con i fianchi larghi e le cosce che aveva, pensai, non poteva che essere un grande culo. E io lo adoravo. Dopo strusciamenti degni di una coppia di adolescenti, finalmente mi sbottonò la patta e con la sua grande mano mi afferrò il cazzo, sapevo che era bramosa, anche se inizialmente accennò ad una sega, non passò molto prima che la sua faccia adornata da una terribile montatura di occhiali da zia(che ai miei occhi la rendeva ancora più sexy)si avvicinasse al glande. Lo osservò ancora qualche secondo e poi cominciò a succhiare con avidità e grande impegno mentre io cercavo di strapazzarle la fica pelosa. Ci misi molto a venire, la situazione e le persone che ogni tanto passavano, non mi aiutavano. Però tenevo molto che Giuliana bevesse il mio sperma. Estrassi l’uccello dalla sua bocca e cominciai a masturbarmi; saggiamente lei continuò a leccarmi la cappella e ad appoggiare le labbra sulla punta. Quando lei capì che stavo per venire era troppo tardi e il primo schizzo le finì fra il naso e la bocca, io già la stavo osservando per vedere la sua reazione ed eccitarmi ancora di più. Lungi dall’essere sorpresa, in un attimo si tuffò sulla nerchia e ne accolse in bocca gli ultimi getti.
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