Diciamo che era estate

di
genere
dominazione

Ci tengo a una premessa importante; La storia è vera, ma ciò di per sé non la rende speciale, la cosa speciale è la mia difficoltà nel raccontarla. L’incredibile effetto che ha su di me, che mi crea ancora oggi un eccitazione difficile da contenere. Ora mentre scrivo, la mia mente è immersa nelle immagini di quei momenti e diventa difficile da governare: Il mio cazzo è duro, stretto nelle mutande e non trattiene gocce di piacere che mi creano una piacevolissima sensazione di umidità, e richiamano la mia mano. E tutto questo si ripercuote sulla mia capacità di scrivere, di organizzare i pensieri, di esprimermi e quindi di trasmettervi questa esperienza.
Che i nomi, i luoghi, e anche le ambientazioni sono di fantasia non ve lo dico neanche.
E quindi, iniziamo: Diciamo che era estate


Marco è mio amico fin da quando siamo bambini, potrei definirlo un amico “stagionale”, di quelli stessa spiaggia, stesso mare. Di quelli che ritrovi ogni estate sempre uguali, e con cui si è sempre uguali e anche se per un po’ non li frequenti pare che nulla cambi. I miei genitori hanno da sempre un attività sul lungomare in cui ho sempre collaborato e in cui io e Marco ci siamo sempre ritrovati. Negli anni ne abbiamo combinate tante, e tante ce ne siamo raccontate, davanti alla solita birra con il tramonto ogni volta diverso. A parte lavori, problemi e storie abbiamo avuto costanza anche con qualche ragazza e ormai da qualche anno abbiamo entrambi delle relazioni fisse. E cosi le birre sono raddoppiate, così come chiacchiere e racconti. Negli anni ho imparato ad apprezzare Jessica, la ragazza di Marco, che all’inizio mi era sembrata piena di sé e un po' arrogante, sempre con fare scocciato e disinteressato. Nonostante trovassi il suo fisico molto gradevole, non potevo che trovarla antipatica. Piano piano però, anno dopo anno, ho iniziato a capirla un pò di più, a vedere questo suo carattere come una difesa e nel tempo con la mia ironia siamo riusciti ad esserci molto simpatici, nonostante non riuscissi a cancellare il fastidio per il suo dialetto del profondo Abruzzo. E cosi io, Marco, Jessica e Lucia (la mia ragazza) ci siamo visti quasi ad ogni tramonto per tutta la durata delle loro vacanze, aperitivo dopo aperitivo. Abbiamo sempre parlato di tutto e di più senza troppi problemi, nessuno di noi è mai stato puritano, anche se di certo non si è mai scesi troppo nei particolari, qualche battuta qua e là. Qualche volta senza un motivo preciso, capitava che Jessica iniziasse a offendere pesantemente Marco, arrivando davvero a degradarlo, dicendo che faceva schifo, che doveva rimanere zitto, che non valeva niente e cosi via. Questi episodi erano cosi vistosi che qualche volta io e Lucia ne parlammo fra di noi, entrambi ci chiedevamo se il loro fosse un rapporto equilibrato, visto a volte come Jessica trattava Marco, che come noi ben sapevamo, era quello che si definisce un pezzo di pane. Questo mi riportava alla mente la prima impressione che avevo avuto di Jessica, e l’antipatia nei suoi confronti. Nell’ultima estate queste situazioni si ripeterono sempre di più, e oltre alle offese capito che Jessica avesse uscite del tipo “Poi vedi a casa come ti punisco”, frasi che sembravano buttate lì, senza troppo senso in mezzo a una marea di immotivati insulti. Mi ricordo chiaramente una sera, che stavamo parlando del più e del meno, iniziai a lamentarmi di da quanto tempo non facevo sesso con Lucia, scimmiottando un po’ le classiche coppie sposate da lunga data, nonostante nella realtà dei fatti non potessi davvero lamentarmi e dopo aver visto Jessica parlottare a bassa voce con Marco, iniziò anche lui a lamentarsi, ripetutamente, finché non arrivò a ripetere che Jessica erano mesi che non lo faceva scopare, mentre lei sorniona rimaneva a guardarlo mentre lui si rendeva sempre più imbarazzante. Fra me e me iniziai a ripensare il rapporto che avevano, sembravano vivere con due realtà discordanti. La maniera in cui Jessica trattava Marco mi disturbava molto e non capivo come mai lui lasciasse scorrere tutto cosi, mi sembrava un atteggiamento davvero stupido. Misero. Al contempo mi ritrovavo a pensare a come l’avrei trattata io quella zoccoletta. Poco più bassa di me, molto magra, due tette quasi troppo grandi per suo fisico ma sopratutto il mio punto debole, un bel culo di quelli che li vedi da trecento metri che sono sodi. Ogni tanto quando c’erano questi momenti di tensione mi ritrovavo a fissarle il culo, pensando a come sarebbe stato bello aprirglielo. Una bella punizione per quell’atteggiamento sfacciato. Una sera andai a cena da loro, subito dopo essere risaliti dal mare. Lucia era partita per andare a trovare dei parenti su al nord. Dopo aver accesso qualche zampirone per tenere lontane le zanzare ci sistemammo in veranda a mangiare qualcosa, accompagnato da un buon vino bianco. La situazione era un po’ tesa. Al mio arrivo li avevo sentiti discutere animatamente con naturalmente le urla di Jessica che sovrastavano Marco “Io faccio quello che voglio, tu lo vuoi più’ di me, tu non decidi un cazzo” e Marco sembrava molto rabbuiato dalla discussione. In un momento in cui eravamo soli provai a sdrammatizzare facendo qualche battuta, cercando di smorzare, ma poi preso dalla voglia di vederci più chiaro mi lasciai scappare “Bella misstress che ti sei scelto” e nonostante la sua bocca sorridesse gli occhi sembravano molto spaventati. Arrivo Jessica e iniziammo a cenare. Cercai di scherzare con entrambi, principalmente eravamo io e Jessica a chiacchierare, Marco si teneva in disparte, e allora feci del mio meglio per includerlo, facendogli domande. Sembrò andare un po’ meglio, si respirava un po di distensione, finche Marco non disse una freddura del tutto senza senso. Talmente stupida che io scoppiai a ridere, Jessica invece scoppio e basta. “Che schifo che sei, non sei un uomo, non sai fare neanche una battuta divertente, quanto cazzo mi fai schifo. Tu sei un verme. Viscido animale, ti credi simpatico?” Io rimasi di sasso mentre Jessica gli urlava contro. Marco abbasso la testa, ma a me quella reazione fece girare abbastanza le palle, così mi alzai in piedi e mi misi faccia a faccia con Jessica “Ma che cazzo di maniere sono? Vuoi iniziare a trattarlo con un po’ di rispetto?” Mi scoppio a ridere in faccia. “Rispetto? Ahahah Vedi Marco il tuo amico ha le palle, non come te, però non ti conosce..” Poi fissandomi negli occhi ma rivolgendosi a lui “ Vieni qui a quattro zampe” Lui temporeggiò un secondo e lei subito lo richiamò. Abbassò la testa, quasi a prostrarsi, scese dalla sedia e si mise a quattro zampe come un cane poi gattonò fino ai suoi piedi lentamente. Io rimasi completamente pietrificato, non capivo se era uno scherzo, una candid o cosa cazzo stesse accadendo. “Cosa puoi decidere Marco?” Jessica mi fissava come se avesse visto una preda, la bocca aveva un mezzo sorriso stampato in faccia, e mostrava solo una cosa. Decisione. Era un fottuto serpente che ondeggia la testa, assaporando l’aria con la lingua prima di mordere.
“Niente”
A quel punto lei divarico le gambe sulla sedia, tirò leggermente indietro il pareo, scostò il costume.
Descrivere quello che ho provato è impossibile. Il cazzo mi è esploso nei pantaloni, il dispiacere che provavo per Marco diventò disprezzo e menefreghismo, Jessica mi appariva come un’antica dea della Guerra, impassibile e inarrivabile con quel frutto maturo esposto cosi, a pietrificare noi umani e i nostri membri. Mai stato cosi confuso.
Poi quella figa inizio a zampillare, e i getti arrivavano ovunque, per terra, sulla faccia di Marco, sul tavolo, sul cibo avanzato. “Passami un bicchiere” ordinò a Marco, lo prese e guardandomi ci fece un paio di schizzi di pipì dentro. Me lo passò, e imitando la famosa serie, con il suo pessimo accento , ridendo, disse “Bevi, devo vedere se mi posso fidare di te”
E sotto i suoi occhi divertiti lo bevvi avidamente, ed a ogni sorso corrispondeva uno spasmo del mio cazzo. Sentivo le mutande che si erano inumidite. Ero completamente fuori controllo dall’eccitazione. La sua decisione era qualcosa di palpabile, la sua volontà era tangibile. Un desiderio così pesante. Pur di scoparla mi sarei messo anche io a quattro zampe.
“Marco pulisci per terra” e lui inizio a leccare tutto il piscio sul pavimento, come un cane, come se non avesse volontà.
“Rispetto dicevi? Vedi quest’animale? A lui piace cosi.. A lui piace tutto quello che piace a me.. E tu questa sera potresti piacermi.“
scritto il
2024-05-21
2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.