La cerimonia del te
di
Intruglio
genere
sadomaso
L'aria era pesante nell'ampia stanza, un mix di profumi di incenso e tè in infusione. La luce del pomeriggio filtrava attraverso le persiane, creando un'atmosfera calda e intima. Madame, una donna matura di una bellezza statuaria, sedeva in un'elegante sedia di legno intagliato, il suo abito di seta nera accentuava le sue curve sensuali. Aveva un sorriso enigmatico sulle labbra mentre aspettava. Da un momento all'altro, il suo schiavo, un giovane che aveva deciso di chiamare Intruglio, sarebbe stato iniziato al suo personale rituale della cerimonia del tè.
Intruglio si avvicinò con cautela, portando un vassoio d'argento con una teiera, tazze e un piatto di biscotti. I suoi occhi erano fissi sul pavimento, il corpo teso da un'intensa tensione. La sua nudità, eccezion fatta per un collare che gli avvolgeva il collo, sottolineava la sua totale sottomissione. Madame lo guardava con un misto di soddisfazione e superiorità, il suo sguardo era freddo e penetrante.
Quando Intruglio si avvicinò alla sedia di Madame, lei estese un dito longilineo e sfiorò il suo viso, facendolo rabbrividire. "Sei pronto, Intruglio?", chiese con una voce dolce e sensuale. Intruglio annuì timidamente, il suo respiro accelerato. Madame si alzò, il suo corpo si stagliava contro la luce, e con un gesto gli ordinò di servirle il tè. Intruglio riempì con trepidazione la sua tazza, le sue mani tremando leggermente. Madame sorrise, la sua bellezza era ancora più intensa in quel momento.
"Ben fatto, Intruglio", disse, la sua voce carica di un'aura di potere. Intruglio, con un filo di speranza negli occhi, si chiese se avrebbe potuto ricevere una ricompensa per la sua dedizione.
Intruglio era estremamente eccitato, erano trascorsi 10 giorni dall'ultima volta che Madame gli aveva permesso di venire e desiderava tanto un po' di sollievo, per liberarsi della tensione che aveva accumulato per così tanto tempo.
Madame, con un sorriso malizioso e un lampo di trionfo negli occhi, si avvicinò a lui e gli sussurrò all'orecchio: "Ora prepariamo il tuo te!".
"Prendi questo limone e taglia un primo spicchio, poi infilatelo con attenzione nel culo facendo in modo che un pezzetto sporga. Adoro vedere il giallo fare capolino tra le natiche".
Intruglio guardò il limone con stupore e poi con apprensione. Non era la prima volta che Madame gli ordinava di mettere qualcosa di insolito in una parte intima del suo corpo, ma la novità di questa richiesta lo lasciava perplesso. La sua mente correva a una miriade di sensazioni che avrebbe potuto provare, dal dolore al disgusto, passando per un'inquietante eccitazione.
Nonostante la sua apprensione, Intruglio obbedì. Prese il coltello e con delicatezza tagliò un primo spicchio dal limone. Poi, con un profondo respiro, lo infilò con relativa facilità nell'ano facendo in modo che un pezzetto sporgesse come ordinato. Sentiva un bruciore intenso, ma si sforzò di mantenere la calma e di non mostrare alcun segno di dolore.
Madame osservava Intruglio con un'espressione di puro piacere. Le sue parole, sussurrate all'orecchio di Intruglio, avevano acceso la sua fantasia e la sua immaginazione. Madame aveva un'abilità innata nel portare Intruglio al limite e oltre, costringendolo a esplorare i confini della sua sottomissione e del suo desiderio.
Madame disse "Ti piace la mia idea, Intruglio? L'ho pensata con cura per te, per renderti ancora più sottomesso a me." Intruglio annuì, cercando di nascondere la paura che sentiva. Madame era sadica, e lui non poteva fare altro che accettare il suo destino.
Madame, con un sorriso soddisfatto, disse: "Immobile, gambe leggermente divaricate, braccia dietro la testa! Voglio ammirare la mia opera." Intruglio obbedì con un misto di paura ed eccitazione, il suo corpo nudo tremando sotto il suo sguardo intenso. Madame si avvicinò, il suo respiro caldo che gli sfiorava il collo, e lo esaminò con attenzione, godendosi la sua vulnerabilità e sottomissione.
Intruglio sentiva lo sguardo della Padrona esaminare con cura il suo culo che ospitava lo spicchio di limone, la cui presenza era difficile da ignorare per il bruciore che gli procurava. Gli venne un brivido, un misto di piacere e disagio che lo lasciava in un'incerta condizione di sottomissione.
"Per ora sono soddisfatta della mia opera, ma non è finita".
Madame, con un tono di voce dolce e sensuale, aggiunse: "Ora voglio che tu abbia un'erezione. Naturalmente non hai il permesso di venire ma voglio che il tuo pene sia bello duro." Intruglio, con il corpo tremante, obbedì, cercando di nascondere il desiderio e la frustrazione che sentiva.
Intruglio, con lo sguardo fisso a terra, iniziò a strofinare il suo pene con la mano, cercando di mantenere un'aria di neutralità mentre la sua erezione diventava sempre più visibile. Il suo corpo tremava, il desiderio e la frustrazione che provava lo consumavano da dentro. Madame lo osservava, godendosi la scena, il suo sorriso malizioso lo incoraggiava ad andare avanti. Ogni movimento di Intruglio era lento e controllato, ma la passione che lo tormentava era innegabile. Madame, soddisfatta dell'esibizione, gli ordinò di fermarsi.
Con un sorriso malizioso, porse ad Intruglio un' ampia tazza vuota e mezzo limone avanzato che era poggiato sul tavolo. Gli ordinò: "Spremi il limone nella tazza, hai tra le gambe uno strumento che ti può aiutare… rotea lentamente il limone sul tuo glande fino a spremere tutto il succo!".
Intruglio, con una mano tremante, prese il limone e lo avvicinò al suo glande. Con delicatezza, iniziò a roteare il frutto, il succo fuoriusciva bagnando il glande, la sua mano e finendo nella tazza.
In breve tempo del succo di limone penetrò nell'uretra di Intruglio e gli procurò un bruciore e una sofferenza ben maggiori di quella che già provava nell'ano. Intruglio si sentiva svuotarsi e perdere le forze. Ma non osava fermarsi, sapendo che Madame non avrebbe tollerato l'esitazione. Contemporaneamente doveva far attenzione a tenere lo sfintere rilassato per far sì che lo spicchio di limone restasse esattamente al suo porto, parte dentro e parte fuori, esattamente come ordinato.
La combinazione di dolore e piacere lo lasciava in uno stato di confusione, incapace di distinguere tra la punizione e la gratificazione. Madame, con un sorriso soddisfatto, osservava la scena, godendosi il suo potere e il suo controllo su di lui.
Madame, con autorità, aggiunse: "Bene, ora la buccia del limone spremuta te la puoi mettere in bocca." Intruglio, con le labbra tremanti, obbedì. La buccia del limone era ruvida e dura, il suo sapore acido e amaro era sgradevole ma nulla in confronto a quello che stavano patendo i suoi altri due orifici. Ma sapeva che la Padrona si stava divertendo di fronte al suo supplizio, e questo era tutto ciò che contava.
Madame, con un tono di voce sensuale, disse: "Ora abbiamo bisogno del tè". Intruglio capì immediatamente cosa intendeva la Padrona, per un attimo sperò di avere il privilegio di bere il nettare di quella splendida creatura. Lo sguardo gli cadde supplicante sulla parte del vestito di seta che celava i lineamenti della vagina della sua musa. Madame lo notò, sorrise facendo cenno di diniego, e con la mano diede alcuni colpetti leggeri ma ben assestati ai testicoli accuratamente depilati di Intruglio: "Riempi la tua tazza fino all'orlo".
Intruglio, nascondendo con rassegnazione la sua delusione, si preparò ad urinare. La le sue parti intime erano in fiamme, e la buccia in bocca gli faceva venire la nausea. Urinò con forza, cercando di svuotare la sua vescica il più rapidamente possibile nel tentativo di lenire il bruciore che si faceva strada nel canale dell'uretra. La tazza, che già conteneva del succo di limone, si riempì presto del suo liquido corporeo. I profumi di limone e urina si mescolavano nell'aria, un odore forte e pungente che gli faceva venire un nodo alla gola.
Ogni parte di lui sembrava urlare contro il trattamento che Madame gli stava riservando, ma sapeva che non aveva scelta. Era un burattino nelle sue mani, e doveva ballare al ritmo della sua musica. Tratteneva le lacrime. Non voleva mostrare debolezza, non voleva dare a Madame la soddisfazione di vederlo crollare.
Sapeva quello che ora doveva fare per compiacere Madame, si inginocchiò davanti alla Padrona. Tolse la mezza fetta di limone che aveva in bocca e tenendo gli occhi sulla Padrona la portò pian, piano vicino all'ano. Vedendo il cenno di approvazione di Madame, lentamente, si infilò anche quella buccia tra le natiche. La polpa del frutto, acida e pungente, gli sfregava delicatamente le pareti dell'ano, mentre il succo gli colava giù per le gambe. Un calore crescente lo percorreva, misto a un fastidioso prurito, che lo faceva contorcere involontariamente.
Prese tra le mani la tazza piena di succo di limone e urina, il peso del suo umiliazione e della sua sottomissione lo schiacciava. Con un movimento lento e incerto, portò la tazza alle sue labbra. Sentiva il profuma acido e pungente, ma sapeva che doveva obbedire. Bevve con difficoltà, ogni sorso un tormento, non aveva più alcun pudore. Aveva smesso di pensare ed era una liberazione.
Madame lo osservava con un'espressione di soddisfazione e piacere. Il suo viso era immobile, ma i suoi occhi brillavano di una luce maliziosa. Ogni goccia di urina che Intruglio beveva, ogni smorfia di disgusto che faceva, rafforzava il suo potere e il suo controllo su di lui. Era un momento di pura sottomissione, e Madame lo adorava. Lo schiavo bevve tutto senza lasciare una goccia.
Madame con tono solenne annunciò: "La cerimonia è conclusa! Per ora puoi tirare un sospiro di sollievo ma sappi che la ripeteremo spesso per cui non dimenticarti la sequenza!".
Poi esclamò con tono perentorio: "Ispezione!". A quelle parole Intruglio, con il corpo ancora tremante e lo sguardo fisso a terra, si alzò lentamente in piedi. Divaricò le gambe e mise le mani dietro la testa, facendo attenzione a sporgere leggermente in dietro i glutei ed il petto in avanti. Come, coadiuvata dal sapiente uso del frustino da cavallo, Madame gli aveva insegnato.
Madame si avvicinò ad Intruglio, il suo sorriso malizioso ancora più intenso. Con le dita, iniziò a ispezionare il pene di Intruglio, esplorando con soddisfazione ogni centimetro di pelle arrossata e irritata. L'odore acre di limone e urina impregnava l'aria, un dolce ricordo della sua umiliazione. "Allarga troia!". Intruglio senza esitazioni portò le mani sulle natiche e le allargò con forza fino a sentire il dolore per la pelle che si tirava, come era addestrato a fare. Madame, con la stessa attenzione, passò al suo ano, lo strofinio ripetuto dell'unghia affilata del suo dito aumentava l'intensità della sensazione di dolore e piacere. Il suo potere su Intruglio era evidente in ogni gesto, in ogni tocco. "Come ti avevo chiesto di posizionare il limone?". Intruglio arrossì e rispose timidamente "Metà dentro e metà fuori, Padrona". "Io, non lo vedo più. Apprezzo molto che tu abbia di tua iniziativa inserito anche la metà del limone spremuto… ma forse per troppa foga hai esagerato con la spinta. Sappiamo entrambi quanto ti piaccia sentire le spinte dei corpi estranei in culo e quanto questo sia ricettivo ma a volte devi saperti controllare. Siccome ho gradito la tua iniziativa la punizione sarà di soli tre colpi. In posizione!"
Intruglio senza esitazione raggiunse il tavolo e si inclino con cura in avanti appoggiando le braccia ed esponendo vulnerabilmente il fondoschiena. Le gambe leggermente divaricate, quanto bastava per lasciar passare con facilità la mano della Padrona nel caso volesse accedere da dietro al suo sesso. Sentì i passi della Padrona per la stanza e il rumore del legno mentre sceglieva con cura il bastone flessibile con cui impartire la punizione. Senti il sibilo del bastone nell'aria e di nuovo i passi che si muovevano con sicurezza verso di lui. Sentiva i brividi nella pancia. Sentì il bastone appoggiarsi delicatamente per più volte sui suoi glutei in cerca del punto preciso in cui colpire. Madame, con un movimento rapido e preciso, sferrò il colpo contro i glutei di Intruglio, un suono secco echeggiò nella stanza. Il dolore lancinante si irradiò lungo la schiena di Intruglio, un fuoco che gli bruciava la carne. A voce alta esclamò: "Uno, grazie Padrona".
Seguirono gli altri due colpi che gli spezzarono il fiato ma riuscì a rispondere sempre con devozione "Due, grazie Padrona." e poi "Tre, grazie Padrona". Madame soddisfatta porse il dorso della sua mano vicino alle labbra dello schiavo dolorante affinché la potesse baciare in segno di ringraziamento e per indicare che la punizione era terminata.
"Ora sbrigati, vai a lavarti e rivestiti, hai 15 minuti! Ti è concesso di espellere il limone, non vorrai portartelo a casa!?"
Quando Intruglio ebbe finito ritornò al cospetto della Mistress e assunse la posizione di attesa.
Madame era una donna magnifica, con una bellezza che si intensificava quando il suo sguardo diventava freddo e determinato. La sua pelle era liscia e i suoi occhi, grandi e scuri come due pozzi senza fondo, brillavano di intelligenza e malizia. La sua bocca, piena e sensuale, era sempre contornata da un sorriso enigmatico che faceva trasparire un potere inesauribile. Emanava un'aura di fascino irresistibile, una combinazione di potere e seduzione che la rendeva ancora più desiderabile. Con sensualità disse: "sei stato bravo oggi, ti concedo di fare la spruzzatina che tanto desideri".
Madame mise il suo corpo sinuoso a contatto con quello di Intruglio e iniziò a strofinargli il pene con la mano, attraverso la stoffa dei pantaloni. Il movimento lento e sensuale, ma allo stesso tempo determinato, faceva insorgere al sottomesso brividi di piacere. Contemporaneamente, Madame, con l'altra mano iniziò a strizzare e tirare ritmicamente il capezzolo sinistro di Intruglio: era il segnale che la Padrona intendeva mungerlo e aveva dunque il permesso di rilasciare il suo seme. Emetteva gemiti soffocati, un suono che sembrava uscire da una prigione di dolore e piacere. Era la sua offerta, il suo omaggio alla Padrona, che desiderava che esprimesse senza false reticenze la sua indole da schiavo in calore.
In pochi secondi Intruglio, sottoposto all'intenso sfregamento, venne, il liquido bianco che fuoriusciva dalla sua punta bagnò mutante e pantaloni. Madame smise di strizzargli ritmicamente il capezzolo ma continuò a lungo gli sfregamenti e i palpeggiamenti irriverenti, in modo sempre più intenso e determinato, anche quando lo schiavo cessò di gemere e sentiva che il suo pene aveva perso l'erezione, in una sorta di punizione post orgasmo. Poi, soddisfatta della sua opera, diede un ultima energica strizzata alle palle ormai esauste, per sottolineare la sua indiscussa autorità, e si scostò da Intruglio, lasciandolo a contemplare il risultato della sua sottomissione.
Gli diede una forte pacca sul culo ed esclamo piuttosto seccata: "Sei la solita troia in calore, neanche trenta secondi per venire". Poi gli abbassò lentamente la cerniera dei pantaloni, si fece largo, spostando un po' le mutande con la mano, e constatò l'entità dell'eiaculazione: "La produzione è stata abbondante. Purtroppo questa volta non potrai gustartela tutta ma ci tengo a fartela assaporare un poco". Estrasse la mano dai pantaloni e gli mostrò le dita bagnate dallo sperma: "Ora le leccherai con avidità". Intruglio scostò leggermente le labbra ed accolse l'ingresso delle magnifiche dita dell'adorata Padrona. Le dita penetrarono in profondità nella bocca di Intruglio, che le succhiava con movimenti lenti e delicati cercando di assaporare ogni goccia della sua umiliazione.
Non gradiva il sapore acre e amaro del suo sperma, ma quel rituale lo faceva sentire un bravo schiavo. Le poche volte che Madame non gli fece consumare il suo seme lo fecero sentire inadeguato e poco degno di considerazione ed attenzione da parte della Mistress, un'amarezza che gli saliva in gola più amara di qualsiasi sperma.
Madame girò e rigirò le dita, con autorità e senza troppa attenzione, finché non si ritenne soddisfatta ed ogni goccia di sperma fu accuratamente leccata dallo schiavo.
Gli risollevò velocemente la cerniera dei pantaloni e gli indicò la porta.
Intruglio, con i pantaloni inzuppati di sperma ma il cuore pieno di una strana soddisfazione, si preparò a tornare a casa. Aveva soddisfatto la sua Padrona, e questo era tutto ciò che contava.
Durante il viaggio, il bruciore del limone dentro il suo corpo, sarebbe stato un costante promemoria del suo status di schiavo. La sofferenza gli avrebbe ricordato la sua completa sottomissione alla splendida e spietata Madame e forse, conoscendolo, avrà già iniziato a fantasticare sul prossimo incontro…
Intruglio si avvicinò con cautela, portando un vassoio d'argento con una teiera, tazze e un piatto di biscotti. I suoi occhi erano fissi sul pavimento, il corpo teso da un'intensa tensione. La sua nudità, eccezion fatta per un collare che gli avvolgeva il collo, sottolineava la sua totale sottomissione. Madame lo guardava con un misto di soddisfazione e superiorità, il suo sguardo era freddo e penetrante.
Quando Intruglio si avvicinò alla sedia di Madame, lei estese un dito longilineo e sfiorò il suo viso, facendolo rabbrividire. "Sei pronto, Intruglio?", chiese con una voce dolce e sensuale. Intruglio annuì timidamente, il suo respiro accelerato. Madame si alzò, il suo corpo si stagliava contro la luce, e con un gesto gli ordinò di servirle il tè. Intruglio riempì con trepidazione la sua tazza, le sue mani tremando leggermente. Madame sorrise, la sua bellezza era ancora più intensa in quel momento.
"Ben fatto, Intruglio", disse, la sua voce carica di un'aura di potere. Intruglio, con un filo di speranza negli occhi, si chiese se avrebbe potuto ricevere una ricompensa per la sua dedizione.
Intruglio era estremamente eccitato, erano trascorsi 10 giorni dall'ultima volta che Madame gli aveva permesso di venire e desiderava tanto un po' di sollievo, per liberarsi della tensione che aveva accumulato per così tanto tempo.
Madame, con un sorriso malizioso e un lampo di trionfo negli occhi, si avvicinò a lui e gli sussurrò all'orecchio: "Ora prepariamo il tuo te!".
"Prendi questo limone e taglia un primo spicchio, poi infilatelo con attenzione nel culo facendo in modo che un pezzetto sporga. Adoro vedere il giallo fare capolino tra le natiche".
Intruglio guardò il limone con stupore e poi con apprensione. Non era la prima volta che Madame gli ordinava di mettere qualcosa di insolito in una parte intima del suo corpo, ma la novità di questa richiesta lo lasciava perplesso. La sua mente correva a una miriade di sensazioni che avrebbe potuto provare, dal dolore al disgusto, passando per un'inquietante eccitazione.
Nonostante la sua apprensione, Intruglio obbedì. Prese il coltello e con delicatezza tagliò un primo spicchio dal limone. Poi, con un profondo respiro, lo infilò con relativa facilità nell'ano facendo in modo che un pezzetto sporgesse come ordinato. Sentiva un bruciore intenso, ma si sforzò di mantenere la calma e di non mostrare alcun segno di dolore.
Madame osservava Intruglio con un'espressione di puro piacere. Le sue parole, sussurrate all'orecchio di Intruglio, avevano acceso la sua fantasia e la sua immaginazione. Madame aveva un'abilità innata nel portare Intruglio al limite e oltre, costringendolo a esplorare i confini della sua sottomissione e del suo desiderio.
Madame disse "Ti piace la mia idea, Intruglio? L'ho pensata con cura per te, per renderti ancora più sottomesso a me." Intruglio annuì, cercando di nascondere la paura che sentiva. Madame era sadica, e lui non poteva fare altro che accettare il suo destino.
Madame, con un sorriso soddisfatto, disse: "Immobile, gambe leggermente divaricate, braccia dietro la testa! Voglio ammirare la mia opera." Intruglio obbedì con un misto di paura ed eccitazione, il suo corpo nudo tremando sotto il suo sguardo intenso. Madame si avvicinò, il suo respiro caldo che gli sfiorava il collo, e lo esaminò con attenzione, godendosi la sua vulnerabilità e sottomissione.
Intruglio sentiva lo sguardo della Padrona esaminare con cura il suo culo che ospitava lo spicchio di limone, la cui presenza era difficile da ignorare per il bruciore che gli procurava. Gli venne un brivido, un misto di piacere e disagio che lo lasciava in un'incerta condizione di sottomissione.
"Per ora sono soddisfatta della mia opera, ma non è finita".
Madame, con un tono di voce dolce e sensuale, aggiunse: "Ora voglio che tu abbia un'erezione. Naturalmente non hai il permesso di venire ma voglio che il tuo pene sia bello duro." Intruglio, con il corpo tremante, obbedì, cercando di nascondere il desiderio e la frustrazione che sentiva.
Intruglio, con lo sguardo fisso a terra, iniziò a strofinare il suo pene con la mano, cercando di mantenere un'aria di neutralità mentre la sua erezione diventava sempre più visibile. Il suo corpo tremava, il desiderio e la frustrazione che provava lo consumavano da dentro. Madame lo osservava, godendosi la scena, il suo sorriso malizioso lo incoraggiava ad andare avanti. Ogni movimento di Intruglio era lento e controllato, ma la passione che lo tormentava era innegabile. Madame, soddisfatta dell'esibizione, gli ordinò di fermarsi.
Con un sorriso malizioso, porse ad Intruglio un' ampia tazza vuota e mezzo limone avanzato che era poggiato sul tavolo. Gli ordinò: "Spremi il limone nella tazza, hai tra le gambe uno strumento che ti può aiutare… rotea lentamente il limone sul tuo glande fino a spremere tutto il succo!".
Intruglio, con una mano tremante, prese il limone e lo avvicinò al suo glande. Con delicatezza, iniziò a roteare il frutto, il succo fuoriusciva bagnando il glande, la sua mano e finendo nella tazza.
In breve tempo del succo di limone penetrò nell'uretra di Intruglio e gli procurò un bruciore e una sofferenza ben maggiori di quella che già provava nell'ano. Intruglio si sentiva svuotarsi e perdere le forze. Ma non osava fermarsi, sapendo che Madame non avrebbe tollerato l'esitazione. Contemporaneamente doveva far attenzione a tenere lo sfintere rilassato per far sì che lo spicchio di limone restasse esattamente al suo porto, parte dentro e parte fuori, esattamente come ordinato.
La combinazione di dolore e piacere lo lasciava in uno stato di confusione, incapace di distinguere tra la punizione e la gratificazione. Madame, con un sorriso soddisfatto, osservava la scena, godendosi il suo potere e il suo controllo su di lui.
Madame, con autorità, aggiunse: "Bene, ora la buccia del limone spremuta te la puoi mettere in bocca." Intruglio, con le labbra tremanti, obbedì. La buccia del limone era ruvida e dura, il suo sapore acido e amaro era sgradevole ma nulla in confronto a quello che stavano patendo i suoi altri due orifici. Ma sapeva che la Padrona si stava divertendo di fronte al suo supplizio, e questo era tutto ciò che contava.
Madame, con un tono di voce sensuale, disse: "Ora abbiamo bisogno del tè". Intruglio capì immediatamente cosa intendeva la Padrona, per un attimo sperò di avere il privilegio di bere il nettare di quella splendida creatura. Lo sguardo gli cadde supplicante sulla parte del vestito di seta che celava i lineamenti della vagina della sua musa. Madame lo notò, sorrise facendo cenno di diniego, e con la mano diede alcuni colpetti leggeri ma ben assestati ai testicoli accuratamente depilati di Intruglio: "Riempi la tua tazza fino all'orlo".
Intruglio, nascondendo con rassegnazione la sua delusione, si preparò ad urinare. La le sue parti intime erano in fiamme, e la buccia in bocca gli faceva venire la nausea. Urinò con forza, cercando di svuotare la sua vescica il più rapidamente possibile nel tentativo di lenire il bruciore che si faceva strada nel canale dell'uretra. La tazza, che già conteneva del succo di limone, si riempì presto del suo liquido corporeo. I profumi di limone e urina si mescolavano nell'aria, un odore forte e pungente che gli faceva venire un nodo alla gola.
Ogni parte di lui sembrava urlare contro il trattamento che Madame gli stava riservando, ma sapeva che non aveva scelta. Era un burattino nelle sue mani, e doveva ballare al ritmo della sua musica. Tratteneva le lacrime. Non voleva mostrare debolezza, non voleva dare a Madame la soddisfazione di vederlo crollare.
Sapeva quello che ora doveva fare per compiacere Madame, si inginocchiò davanti alla Padrona. Tolse la mezza fetta di limone che aveva in bocca e tenendo gli occhi sulla Padrona la portò pian, piano vicino all'ano. Vedendo il cenno di approvazione di Madame, lentamente, si infilò anche quella buccia tra le natiche. La polpa del frutto, acida e pungente, gli sfregava delicatamente le pareti dell'ano, mentre il succo gli colava giù per le gambe. Un calore crescente lo percorreva, misto a un fastidioso prurito, che lo faceva contorcere involontariamente.
Prese tra le mani la tazza piena di succo di limone e urina, il peso del suo umiliazione e della sua sottomissione lo schiacciava. Con un movimento lento e incerto, portò la tazza alle sue labbra. Sentiva il profuma acido e pungente, ma sapeva che doveva obbedire. Bevve con difficoltà, ogni sorso un tormento, non aveva più alcun pudore. Aveva smesso di pensare ed era una liberazione.
Madame lo osservava con un'espressione di soddisfazione e piacere. Il suo viso era immobile, ma i suoi occhi brillavano di una luce maliziosa. Ogni goccia di urina che Intruglio beveva, ogni smorfia di disgusto che faceva, rafforzava il suo potere e il suo controllo su di lui. Era un momento di pura sottomissione, e Madame lo adorava. Lo schiavo bevve tutto senza lasciare una goccia.
Madame con tono solenne annunciò: "La cerimonia è conclusa! Per ora puoi tirare un sospiro di sollievo ma sappi che la ripeteremo spesso per cui non dimenticarti la sequenza!".
Poi esclamò con tono perentorio: "Ispezione!". A quelle parole Intruglio, con il corpo ancora tremante e lo sguardo fisso a terra, si alzò lentamente in piedi. Divaricò le gambe e mise le mani dietro la testa, facendo attenzione a sporgere leggermente in dietro i glutei ed il petto in avanti. Come, coadiuvata dal sapiente uso del frustino da cavallo, Madame gli aveva insegnato.
Madame si avvicinò ad Intruglio, il suo sorriso malizioso ancora più intenso. Con le dita, iniziò a ispezionare il pene di Intruglio, esplorando con soddisfazione ogni centimetro di pelle arrossata e irritata. L'odore acre di limone e urina impregnava l'aria, un dolce ricordo della sua umiliazione. "Allarga troia!". Intruglio senza esitazioni portò le mani sulle natiche e le allargò con forza fino a sentire il dolore per la pelle che si tirava, come era addestrato a fare. Madame, con la stessa attenzione, passò al suo ano, lo strofinio ripetuto dell'unghia affilata del suo dito aumentava l'intensità della sensazione di dolore e piacere. Il suo potere su Intruglio era evidente in ogni gesto, in ogni tocco. "Come ti avevo chiesto di posizionare il limone?". Intruglio arrossì e rispose timidamente "Metà dentro e metà fuori, Padrona". "Io, non lo vedo più. Apprezzo molto che tu abbia di tua iniziativa inserito anche la metà del limone spremuto… ma forse per troppa foga hai esagerato con la spinta. Sappiamo entrambi quanto ti piaccia sentire le spinte dei corpi estranei in culo e quanto questo sia ricettivo ma a volte devi saperti controllare. Siccome ho gradito la tua iniziativa la punizione sarà di soli tre colpi. In posizione!"
Intruglio senza esitazione raggiunse il tavolo e si inclino con cura in avanti appoggiando le braccia ed esponendo vulnerabilmente il fondoschiena. Le gambe leggermente divaricate, quanto bastava per lasciar passare con facilità la mano della Padrona nel caso volesse accedere da dietro al suo sesso. Sentì i passi della Padrona per la stanza e il rumore del legno mentre sceglieva con cura il bastone flessibile con cui impartire la punizione. Senti il sibilo del bastone nell'aria e di nuovo i passi che si muovevano con sicurezza verso di lui. Sentiva i brividi nella pancia. Sentì il bastone appoggiarsi delicatamente per più volte sui suoi glutei in cerca del punto preciso in cui colpire. Madame, con un movimento rapido e preciso, sferrò il colpo contro i glutei di Intruglio, un suono secco echeggiò nella stanza. Il dolore lancinante si irradiò lungo la schiena di Intruglio, un fuoco che gli bruciava la carne. A voce alta esclamò: "Uno, grazie Padrona".
Seguirono gli altri due colpi che gli spezzarono il fiato ma riuscì a rispondere sempre con devozione "Due, grazie Padrona." e poi "Tre, grazie Padrona". Madame soddisfatta porse il dorso della sua mano vicino alle labbra dello schiavo dolorante affinché la potesse baciare in segno di ringraziamento e per indicare che la punizione era terminata.
"Ora sbrigati, vai a lavarti e rivestiti, hai 15 minuti! Ti è concesso di espellere il limone, non vorrai portartelo a casa!?"
Quando Intruglio ebbe finito ritornò al cospetto della Mistress e assunse la posizione di attesa.
Madame era una donna magnifica, con una bellezza che si intensificava quando il suo sguardo diventava freddo e determinato. La sua pelle era liscia e i suoi occhi, grandi e scuri come due pozzi senza fondo, brillavano di intelligenza e malizia. La sua bocca, piena e sensuale, era sempre contornata da un sorriso enigmatico che faceva trasparire un potere inesauribile. Emanava un'aura di fascino irresistibile, una combinazione di potere e seduzione che la rendeva ancora più desiderabile. Con sensualità disse: "sei stato bravo oggi, ti concedo di fare la spruzzatina che tanto desideri".
Madame mise il suo corpo sinuoso a contatto con quello di Intruglio e iniziò a strofinargli il pene con la mano, attraverso la stoffa dei pantaloni. Il movimento lento e sensuale, ma allo stesso tempo determinato, faceva insorgere al sottomesso brividi di piacere. Contemporaneamente, Madame, con l'altra mano iniziò a strizzare e tirare ritmicamente il capezzolo sinistro di Intruglio: era il segnale che la Padrona intendeva mungerlo e aveva dunque il permesso di rilasciare il suo seme. Emetteva gemiti soffocati, un suono che sembrava uscire da una prigione di dolore e piacere. Era la sua offerta, il suo omaggio alla Padrona, che desiderava che esprimesse senza false reticenze la sua indole da schiavo in calore.
In pochi secondi Intruglio, sottoposto all'intenso sfregamento, venne, il liquido bianco che fuoriusciva dalla sua punta bagnò mutante e pantaloni. Madame smise di strizzargli ritmicamente il capezzolo ma continuò a lungo gli sfregamenti e i palpeggiamenti irriverenti, in modo sempre più intenso e determinato, anche quando lo schiavo cessò di gemere e sentiva che il suo pene aveva perso l'erezione, in una sorta di punizione post orgasmo. Poi, soddisfatta della sua opera, diede un ultima energica strizzata alle palle ormai esauste, per sottolineare la sua indiscussa autorità, e si scostò da Intruglio, lasciandolo a contemplare il risultato della sua sottomissione.
Gli diede una forte pacca sul culo ed esclamo piuttosto seccata: "Sei la solita troia in calore, neanche trenta secondi per venire". Poi gli abbassò lentamente la cerniera dei pantaloni, si fece largo, spostando un po' le mutande con la mano, e constatò l'entità dell'eiaculazione: "La produzione è stata abbondante. Purtroppo questa volta non potrai gustartela tutta ma ci tengo a fartela assaporare un poco". Estrasse la mano dai pantaloni e gli mostrò le dita bagnate dallo sperma: "Ora le leccherai con avidità". Intruglio scostò leggermente le labbra ed accolse l'ingresso delle magnifiche dita dell'adorata Padrona. Le dita penetrarono in profondità nella bocca di Intruglio, che le succhiava con movimenti lenti e delicati cercando di assaporare ogni goccia della sua umiliazione.
Non gradiva il sapore acre e amaro del suo sperma, ma quel rituale lo faceva sentire un bravo schiavo. Le poche volte che Madame non gli fece consumare il suo seme lo fecero sentire inadeguato e poco degno di considerazione ed attenzione da parte della Mistress, un'amarezza che gli saliva in gola più amara di qualsiasi sperma.
Madame girò e rigirò le dita, con autorità e senza troppa attenzione, finché non si ritenne soddisfatta ed ogni goccia di sperma fu accuratamente leccata dallo schiavo.
Gli risollevò velocemente la cerniera dei pantaloni e gli indicò la porta.
Intruglio, con i pantaloni inzuppati di sperma ma il cuore pieno di una strana soddisfazione, si preparò a tornare a casa. Aveva soddisfatto la sua Padrona, e questo era tutto ciò che contava.
Durante il viaggio, il bruciore del limone dentro il suo corpo, sarebbe stato un costante promemoria del suo status di schiavo. La sofferenza gli avrebbe ricordato la sua completa sottomissione alla splendida e spietata Madame e forse, conoscendolo, avrà già iniziato a fantasticare sul prossimo incontro…
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