La sorpresa
di
Adriano
genere
scambio di coppia
Si erano conosciuti ad una festa di laurea con tanti amici. Pochi mesi dopo si erano già sposati. Alla festa c'erano ragazzi provenienti da diverse facoltà (qualcuno aveva riservato in esclusiva un locale in collina) ed erano tutti predisposti a iniziare una serata movimentata ed eccitante.
Nonostante la bolgia Marco fu subito colpito da una ragazza che gli era stata presentata da una comune amica. Bella era certamente bella, ma soprattutto ciò che lo colpì era l'insieme della sua figura: piccolina, minuta, esprimeva una intensa fragilità. Era l'immagine stessa della fragilità. Il viso dai lineamenti regolari era incorniciato da un caschetto di capelli nerissimi con una frangetta che le copriva completamente la fronte. Il primo contrasto lo notò proprio dal nero corvino dei capelli, con l'incarnato del viso e delle spalle: bianchissimo quasi diafano. La bocca era disposta al sorriso e gli occhi, neri e vivaci, indicavano grande curiosità interiore. Immediatamente la classificò come un essere indifeso, bisognoso di protezione. Doveva essere una ragazza timida, introversa, piuttosto ingenua e paurosa, pensò. Non le piacevano le ragazze timide e ingenue: prima fanno le romantiche, poi ti si attaccano addosso come sanguisughe e ti chiedono continuamente dove sei stato e cosa hai fatto... Perciò quella sera, dopo la breve presentazione, cercò di evitarla.
M non ci riuscì del tutto.
Infatti, quando più tardi uscì sul terrazzo del locale per fumare una sigaretta in santa pace, improvvisamente se la ritrovò di fianco intenta ad accendersi un grosso sigaro. “Complimenti fumi pesante” le disse. Lei lo fissò e di rimando chiese: “Come mai è tutta la sera che mi eviti?” Marco rimase spiazzato da quella domanda così diretta, ma per fortuna lei cambiò subito discorso e iniziò ad avvolgerlo con un fiume interminabile di parole. Gli parlava dei suoi studi, delle sue conoscenze e di tante altre cose che lui dimenticava quasi immediatamente, sommerso da altre e nuove notizie. Nonostante ciò Marco si sorprese dell'interesse che suscitavano in lui quei discorsi. Nessuna odiosa frase fatta o banalità, anzi argomenti stimolanti. Forse aveva sbagliato nel giudicarla. Era intelligente, con un forte senso dell'umorismo e per nulla quel tipo di ragazza romantico-appiccicosa che temeva. Ne rimase quasi affascinato. E ancora una volta era proprio quel contrasto appariscente di lei che lo incuriosiva: il suo aspetto fragile e delicato e la sicura tranquillità dei gesti e dei discorsi.
Clara, invece, il giudizio su Marco lo aveva già da tempo realizzato. Tramite le confidenze delle amiche, conosceva quasi tutto di lui, lo aveva già visto diverse volte, sapeva dei suoi studi, della professione di docente, dei suoi amori precedenti e... conosceva pure il suo indirizzo e il numero di cellulare. Gli piaceva e con studiata maestria aveva fatto di tutto per conoscerlo. Perciò si era fatta invitare proprio a quella festa con l'intento di incontrarlo. Era sempre molto determinata nelle cose e anche questa volta era riuscita nel suo scopo. Si dettero appuntamento per la settimana successiva, poi gli incontri divennero quasi quotidiani. In breve tempo la loro divenne una vera storia d'amore.
Si erano sposati e la cerimonia civile era stata breve. Dopo un breve rinfresco e aver salutato parenti ed amici, erano partiti in auto raggiungendo Gubbio la prima tappa del loro viaggio. Raggiunto l'albergo, prenotato in precedenza, e occupata la camera, erano subito usciti raggiungendo il centro come due dei pochi e anonimi turisti che passeggiavano per la piazza centrale della cittadina. Si erano seduti ad un tavolino di un bar e silenziosi osservando i rari passanti. Verso sera avevano cenato in un ristorantino elegante rimanendovi a lungo a parlottare abbandonandosi a fantasiosi progetti per il loro futuro, stimolati dalla serena atmosfera del luogo, dalla piacevolezza dello stare insieme, dai loro stessi discorsi e, non ultimo dal buon cibo e dai molti bicchieri di fresco vino bianco. Poi, piuttosto allegri, avevano raggiunto un locale, con l'intento di chiudere la serata ascoltando buona musica. “E' un localino appena dietro l'angolo, a due passi, sicuramente vi troverete più che bene” aveva consigliato loro il cameriere del ristorante e così fecero. Tornarono al loro albergo piuttosto tardi, felici e piuttosto brilli.
Il portiere di notte sbucò dal retro appena li sentì entrate e come era solito fare, porse subito le chiavi della loro stanza augurando la buonanotte. “Che piacevole serata” esclamò Clara in risposta. “E' un vero peccato chiuderla così presto. Il bar è ancora aperto? Si può bere ancora qualcosa?” chiese con una certa insistenza.
Il portiere educatamente le disse di no, poi più conciliante, propose loro un po' di vino. “... lo porto subito, anzi... però, capite... non vorrei però che si disturbassero gli altri clienti che dormono, se non vi dispiace ve lo servo in ufficio, con me c'è anche un cameriere...”. “Bene” rispose Clara con allegria, “un bicchierino per chiudere la serata lo gradiremmo volentieri”.
L'ufficio era ampio e arredato in modo spartano: un tavolo centrale, un mobile e un letto ad una piazza addossata alla parete. Il portiere, che seppero chiamarsi Aldo, era in compagnia di un altro ragazzo, Giuseppe, il cameriere appunto. Sul tavolo un mazzo di carte e altre sparpagliate intorno. “Facevamo un pokerino, la notte è lunga... tanto tutti i clienti sono già in camera, mancavate solo voi” disse Aldo aprendo il battente del mobile prendendo una bottiglia e quattro bicchieri. “Un poker, si gioca meglio in quattro, non vi pare?” Propose Marco. Si sedettero ai quattro lati del tavolo mentre Giuseppe cominciò a distribuire le carte.
Ci furono diversi giri prima che Marco si accorgesse di strani e complici movimenti tra Clara e Aldo. Il portiere infatti aveva cominciato, prima quasi timidamente poi sempre più in modo esplicito a toccare con il proprio, il piede della ragazza. Lei invece di dissuaderlo e ritrarsi lo stava incoraggiando con sguardi e risatine. Poi, quasi di nascosto, una mano del portiere si abbassò e si avvicinò lentamente alla gamba della moglie di Marco. Con il passare dei minuti la situazione si fece sempre più esplicita: Aldo sussurrò qualche parola all'orecchio di Clara. Lei rise rumorosamente e d'improvviso si girò incontrando le labbra dell'uomo. Si baciarono senza ritegno, come se fossero soli. Marco rimase interdetto li guardò, ma non parlò. Il cameriere, Giuseppe, in evidente imbarazzo, guardava prima i due che proseguivano incuranti e poi Marco, temendo una sua più che comprensibile reazione. Ma non successe nulla, anzi, Marco posate le carte che teneva in mano, fissava la moglie che con assoluta noncuranza si toglieva la camicetta e rimanendo in reggiseno.
Aldo, in modo spavaldo, la prese e la sollevò deponendola sul lettino, poi cominciò rapidamente a spogliarsi anche lui. Clara si slacciò il reggiseno, si sfilò la gonna e le mutandine rimanendo completamente nuda in eccitata attesa. L'uomo chinatosi subito immerse la testa tra le gambe di Clara. A Marco e Giuseppe non rimaneva altro che continuare a guardare in silenzio. Clara gradiva molto i baci intimi di Aldo e non lo nascondeva. Aldo si alzò avvicinandosi a Clara con l'evidente intenzione di possederla.
A quel punto Marco si avvicinò a loro, mise una mano sul petto dell'uomo staccandolo e gli disse, “ci siamo sposati questa mattina e questa è la nostra prima notte di nozze...” Aldo si ritrasse, ma Marco proseguì: “Fammi la cortesia, non sprecare questa occasione, fai in modo che mia moglie si senta tra le braccia di un vero amante, non te lo perdonerei se questa notte, la notte delle nostre nozze, non la facessi felice”. Aldo lo guardò, poi guardò Clara con aria stupita, infine sia il sorriso di Marco che gli occhi languidi e invitanti di Clara lo rassicurarono. “Vi invidio” mormorò “sarò un vero amante questa notte”. Il membro dell'uomo si introdusse nel corpo della donna che lo attendeva vogliosa. Fu un amplesso forte e appassionato, Clara abbracciava e baciava lascivamente l'uomo che la penetrava con ritmo lento ma inesorabile. Giuseppe eccitato dalla visione dei due amanti, si denudò cominciando a masturbarsi.
Marco con gli occhi fissi si accostò maggiormente a sua moglie. Clara sentì la vicina presenza del suo uomo, allungò un braccio e gli afferrò, stringendola, la mano. “Ti amo” gli sussurrò. Rapidamente la stanza fu pervasa da una eccitazione collettiva. Anche Giuseppe si coricò sul lettino accanto alla ragazza. Lei lo abbracciò e gli porse la bocca. In breve tempo i corpi dei due uomini e quello di Clara sembrarono fondersi in uno solo. Era un continuo scambiarsi di posizione, tre corpi che parevano essere uno unico che languidamente si attorcigliava su se stesso, dove bocche e sessi erano pervasi da un unico misterioso ma definito disegno, la ricerca del piacere proprio e quello degli altri. Clara accolse in sé i due uomini più volte. Essi ricambiavano prodigandosi in ogni modo per il piacere di lei.
Marco, l'unico ad essere rimasto vestito, manteneva lo sguardo fisso sulla sua giovane sposa; erano molto vicini e una sorta di flusso scorreva tra i loro occhi. La osservava mentre i corpi degli uomini si alternavano sopra di lei e si chiese più volte come poteva quel corpicino così minuto e delicato sopportare così tanti assalti amorosi. Quanta lontananza c'era tra il suo visino così delicato e ingenuo e il corpo che ora vedeva così capace di energia e passionalità. Quanto diversa era stata l'impressione che ne aveva tratto quando l'aveva conosciuta e quante novità scopriva ora in quella donna. Ora sapeva che quella che a prima vista pareva essere una donna così fragile era invece una femmina passionale e determinata e sentì di amarla ancor di più. Accostò il proprio viso a quello di Clara e cominciò a sussurrarle parole di incitamento, le diceva che era una vera porca che si faceva scopare come una puttana da due uomini proprio il giorno del loro matrimonio. Le parole di Marco provocarono un leggero sorriso lascivo, mentre gli occhi socchiusi di Clara erano colmi di libidine.
I due giovani sposi si guardavano con fissità sorridendo, intimamente felici. C'era più intensità nella mescolanza dei loro sguardi che negli amplessi dei due uomini. Era come se fossero loro e solo loro a fare all'amore, era come se fossero soli. C'era una totale completezza, una unione mentale tra loro e un totale scambio di piacere. Poco dopo Aldo e Giuseppe si abbandonarono soddisfatti e spossati a lato di Clara. Marco e Clara si baciarono passionalmente. Avevano compreso quella notte che la loro non sarebbe mai più stata una unione qualsiasi..
Nonostante la bolgia Marco fu subito colpito da una ragazza che gli era stata presentata da una comune amica. Bella era certamente bella, ma soprattutto ciò che lo colpì era l'insieme della sua figura: piccolina, minuta, esprimeva una intensa fragilità. Era l'immagine stessa della fragilità. Il viso dai lineamenti regolari era incorniciato da un caschetto di capelli nerissimi con una frangetta che le copriva completamente la fronte. Il primo contrasto lo notò proprio dal nero corvino dei capelli, con l'incarnato del viso e delle spalle: bianchissimo quasi diafano. La bocca era disposta al sorriso e gli occhi, neri e vivaci, indicavano grande curiosità interiore. Immediatamente la classificò come un essere indifeso, bisognoso di protezione. Doveva essere una ragazza timida, introversa, piuttosto ingenua e paurosa, pensò. Non le piacevano le ragazze timide e ingenue: prima fanno le romantiche, poi ti si attaccano addosso come sanguisughe e ti chiedono continuamente dove sei stato e cosa hai fatto... Perciò quella sera, dopo la breve presentazione, cercò di evitarla.
M non ci riuscì del tutto.
Infatti, quando più tardi uscì sul terrazzo del locale per fumare una sigaretta in santa pace, improvvisamente se la ritrovò di fianco intenta ad accendersi un grosso sigaro. “Complimenti fumi pesante” le disse. Lei lo fissò e di rimando chiese: “Come mai è tutta la sera che mi eviti?” Marco rimase spiazzato da quella domanda così diretta, ma per fortuna lei cambiò subito discorso e iniziò ad avvolgerlo con un fiume interminabile di parole. Gli parlava dei suoi studi, delle sue conoscenze e di tante altre cose che lui dimenticava quasi immediatamente, sommerso da altre e nuove notizie. Nonostante ciò Marco si sorprese dell'interesse che suscitavano in lui quei discorsi. Nessuna odiosa frase fatta o banalità, anzi argomenti stimolanti. Forse aveva sbagliato nel giudicarla. Era intelligente, con un forte senso dell'umorismo e per nulla quel tipo di ragazza romantico-appiccicosa che temeva. Ne rimase quasi affascinato. E ancora una volta era proprio quel contrasto appariscente di lei che lo incuriosiva: il suo aspetto fragile e delicato e la sicura tranquillità dei gesti e dei discorsi.
Clara, invece, il giudizio su Marco lo aveva già da tempo realizzato. Tramite le confidenze delle amiche, conosceva quasi tutto di lui, lo aveva già visto diverse volte, sapeva dei suoi studi, della professione di docente, dei suoi amori precedenti e... conosceva pure il suo indirizzo e il numero di cellulare. Gli piaceva e con studiata maestria aveva fatto di tutto per conoscerlo. Perciò si era fatta invitare proprio a quella festa con l'intento di incontrarlo. Era sempre molto determinata nelle cose e anche questa volta era riuscita nel suo scopo. Si dettero appuntamento per la settimana successiva, poi gli incontri divennero quasi quotidiani. In breve tempo la loro divenne una vera storia d'amore.
Si erano sposati e la cerimonia civile era stata breve. Dopo un breve rinfresco e aver salutato parenti ed amici, erano partiti in auto raggiungendo Gubbio la prima tappa del loro viaggio. Raggiunto l'albergo, prenotato in precedenza, e occupata la camera, erano subito usciti raggiungendo il centro come due dei pochi e anonimi turisti che passeggiavano per la piazza centrale della cittadina. Si erano seduti ad un tavolino di un bar e silenziosi osservando i rari passanti. Verso sera avevano cenato in un ristorantino elegante rimanendovi a lungo a parlottare abbandonandosi a fantasiosi progetti per il loro futuro, stimolati dalla serena atmosfera del luogo, dalla piacevolezza dello stare insieme, dai loro stessi discorsi e, non ultimo dal buon cibo e dai molti bicchieri di fresco vino bianco. Poi, piuttosto allegri, avevano raggiunto un locale, con l'intento di chiudere la serata ascoltando buona musica. “E' un localino appena dietro l'angolo, a due passi, sicuramente vi troverete più che bene” aveva consigliato loro il cameriere del ristorante e così fecero. Tornarono al loro albergo piuttosto tardi, felici e piuttosto brilli.
Il portiere di notte sbucò dal retro appena li sentì entrate e come era solito fare, porse subito le chiavi della loro stanza augurando la buonanotte. “Che piacevole serata” esclamò Clara in risposta. “E' un vero peccato chiuderla così presto. Il bar è ancora aperto? Si può bere ancora qualcosa?” chiese con una certa insistenza.
Il portiere educatamente le disse di no, poi più conciliante, propose loro un po' di vino. “... lo porto subito, anzi... però, capite... non vorrei però che si disturbassero gli altri clienti che dormono, se non vi dispiace ve lo servo in ufficio, con me c'è anche un cameriere...”. “Bene” rispose Clara con allegria, “un bicchierino per chiudere la serata lo gradiremmo volentieri”.
L'ufficio era ampio e arredato in modo spartano: un tavolo centrale, un mobile e un letto ad una piazza addossata alla parete. Il portiere, che seppero chiamarsi Aldo, era in compagnia di un altro ragazzo, Giuseppe, il cameriere appunto. Sul tavolo un mazzo di carte e altre sparpagliate intorno. “Facevamo un pokerino, la notte è lunga... tanto tutti i clienti sono già in camera, mancavate solo voi” disse Aldo aprendo il battente del mobile prendendo una bottiglia e quattro bicchieri. “Un poker, si gioca meglio in quattro, non vi pare?” Propose Marco. Si sedettero ai quattro lati del tavolo mentre Giuseppe cominciò a distribuire le carte.
Ci furono diversi giri prima che Marco si accorgesse di strani e complici movimenti tra Clara e Aldo. Il portiere infatti aveva cominciato, prima quasi timidamente poi sempre più in modo esplicito a toccare con il proprio, il piede della ragazza. Lei invece di dissuaderlo e ritrarsi lo stava incoraggiando con sguardi e risatine. Poi, quasi di nascosto, una mano del portiere si abbassò e si avvicinò lentamente alla gamba della moglie di Marco. Con il passare dei minuti la situazione si fece sempre più esplicita: Aldo sussurrò qualche parola all'orecchio di Clara. Lei rise rumorosamente e d'improvviso si girò incontrando le labbra dell'uomo. Si baciarono senza ritegno, come se fossero soli. Marco rimase interdetto li guardò, ma non parlò. Il cameriere, Giuseppe, in evidente imbarazzo, guardava prima i due che proseguivano incuranti e poi Marco, temendo una sua più che comprensibile reazione. Ma non successe nulla, anzi, Marco posate le carte che teneva in mano, fissava la moglie che con assoluta noncuranza si toglieva la camicetta e rimanendo in reggiseno.
Aldo, in modo spavaldo, la prese e la sollevò deponendola sul lettino, poi cominciò rapidamente a spogliarsi anche lui. Clara si slacciò il reggiseno, si sfilò la gonna e le mutandine rimanendo completamente nuda in eccitata attesa. L'uomo chinatosi subito immerse la testa tra le gambe di Clara. A Marco e Giuseppe non rimaneva altro che continuare a guardare in silenzio. Clara gradiva molto i baci intimi di Aldo e non lo nascondeva. Aldo si alzò avvicinandosi a Clara con l'evidente intenzione di possederla.
A quel punto Marco si avvicinò a loro, mise una mano sul petto dell'uomo staccandolo e gli disse, “ci siamo sposati questa mattina e questa è la nostra prima notte di nozze...” Aldo si ritrasse, ma Marco proseguì: “Fammi la cortesia, non sprecare questa occasione, fai in modo che mia moglie si senta tra le braccia di un vero amante, non te lo perdonerei se questa notte, la notte delle nostre nozze, non la facessi felice”. Aldo lo guardò, poi guardò Clara con aria stupita, infine sia il sorriso di Marco che gli occhi languidi e invitanti di Clara lo rassicurarono. “Vi invidio” mormorò “sarò un vero amante questa notte”. Il membro dell'uomo si introdusse nel corpo della donna che lo attendeva vogliosa. Fu un amplesso forte e appassionato, Clara abbracciava e baciava lascivamente l'uomo che la penetrava con ritmo lento ma inesorabile. Giuseppe eccitato dalla visione dei due amanti, si denudò cominciando a masturbarsi.
Marco con gli occhi fissi si accostò maggiormente a sua moglie. Clara sentì la vicina presenza del suo uomo, allungò un braccio e gli afferrò, stringendola, la mano. “Ti amo” gli sussurrò. Rapidamente la stanza fu pervasa da una eccitazione collettiva. Anche Giuseppe si coricò sul lettino accanto alla ragazza. Lei lo abbracciò e gli porse la bocca. In breve tempo i corpi dei due uomini e quello di Clara sembrarono fondersi in uno solo. Era un continuo scambiarsi di posizione, tre corpi che parevano essere uno unico che languidamente si attorcigliava su se stesso, dove bocche e sessi erano pervasi da un unico misterioso ma definito disegno, la ricerca del piacere proprio e quello degli altri. Clara accolse in sé i due uomini più volte. Essi ricambiavano prodigandosi in ogni modo per il piacere di lei.
Marco, l'unico ad essere rimasto vestito, manteneva lo sguardo fisso sulla sua giovane sposa; erano molto vicini e una sorta di flusso scorreva tra i loro occhi. La osservava mentre i corpi degli uomini si alternavano sopra di lei e si chiese più volte come poteva quel corpicino così minuto e delicato sopportare così tanti assalti amorosi. Quanta lontananza c'era tra il suo visino così delicato e ingenuo e il corpo che ora vedeva così capace di energia e passionalità. Quanto diversa era stata l'impressione che ne aveva tratto quando l'aveva conosciuta e quante novità scopriva ora in quella donna. Ora sapeva che quella che a prima vista pareva essere una donna così fragile era invece una femmina passionale e determinata e sentì di amarla ancor di più. Accostò il proprio viso a quello di Clara e cominciò a sussurrarle parole di incitamento, le diceva che era una vera porca che si faceva scopare come una puttana da due uomini proprio il giorno del loro matrimonio. Le parole di Marco provocarono un leggero sorriso lascivo, mentre gli occhi socchiusi di Clara erano colmi di libidine.
I due giovani sposi si guardavano con fissità sorridendo, intimamente felici. C'era più intensità nella mescolanza dei loro sguardi che negli amplessi dei due uomini. Era come se fossero loro e solo loro a fare all'amore, era come se fossero soli. C'era una totale completezza, una unione mentale tra loro e un totale scambio di piacere. Poco dopo Aldo e Giuseppe si abbandonarono soddisfatti e spossati a lato di Clara. Marco e Clara si baciarono passionalmente. Avevano compreso quella notte che la loro non sarebbe mai più stata una unione qualsiasi..
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