Il matrimonio svedese.
di
pennabianca.
genere
incesti
Mi chiamo Fausto, ho 47 anni, sono alto m. 1,88, capelli neri ma dalle tempie bianche, occhi marroni, fisico possente, ma non grasso. Sono sposato con Milena, una bella donna, mia coetanea ed abbiamo un figlio, Luca, che, oggi, ha 32 anni ed è sposato anche lui. Abito in una villetta bifamigliare, la cui rimanente parte è occupata da mio fratello, che ha tre anni più di me. Lui ha una figlia di nome Anna, di 29 anni. C'è sempre stato un buon rapporto, tra me e mia nipote. Si è sempre confidata con me, perché io per lei son sempre stato lo zio simpatico e disponibile. Tutto questo nasce dal fatto che lei e mio figlio, fin da ragazzi, sono stati molto insieme a me e, anche crescendo, il nostro modo di divertirci e di andare in giro è sempre stato costante e divertente. Fin quando Luca non si è sposato, entrambi stavano sempre con me, sia che si andava a pesca, attività in cui Anna è bravissima, oppure alla partita, essendo tifosi della stessa squadra; oltre questo si andava in giro nei boschi a cercar funghi. Siamo stati molto tempo insieme ed è per questo che, crescendo, per lei sono rimasto come un punto di riferimento. Inoltre essendo io un imprenditore edile e mio figlio geometra, lavora nella nostra ditta anche Anna come contabile e questo ha rafforzato di più la nostra familiarità. A 22 anni si è innamorata di un ragazzo e, dopo quattro anni di fidanzamento, si è sposata con lui. Sembrava una coppia abbastanza felice, invece, nel giro di un anno, si son separati per incompatibilità di carattere. All'inizio non mi era chiaro in cosa consistesse questa incompatibilità e, dal momento che tra noi due, c'era molta confidenza, ebbe a spiegarmi che tutto era derivato dal fatto che, sia da fidanzati, che da sposati, avevano fatto sesso non più di una ventina di volte, dovendo riconoscere che, in 5 anni, quelle venti volte, erano davvero poco. Come imprenditore edile, conosco tante persone e ce n'è una in particolare, con cui ero legato da tanto tempo sia per amicizia che come compagno di lavoro. Antonio era una persona schietta, allegra, solare, capace di sorridere anche nei momenti più duri. Titolare a sua volta di una ditta per lavori idraulici, collaborava quasi sempre con me nella realizzazione dei miei progetti edili, cui affidavo sempre tutto ciò che riguardava l'idraulica. Era sposato con Giulia, una bella donna molto amica di mia moglie. Un giorno lui è caduto da un tetto, mentre montava una grondaia ed è morto. Per tutti noi è stato un dolore immenso e allora ho creato una piccola società con sua moglie, inglobando nella mia anche la sua azienda, continuando a collaborare, garantendo, così, a lei una costante risorsa economica in grado di farle mantenere sua figlia Alessandra. Quest'ultima ha la stessa età di Anna, sono andate a scuola insieme e sono amiche in quanto si conoscono da sempre, essendo le nostre famiglie molto unite. Immaginavo già un bel matrimonio tra mio figlio e Alessandra, ma lei si è fatta conquistare dagli occhi azzurri di uno splendido svedese a nome Sven, che ha incontrato durante gli anni di università e, dopo la laurea in economia aziendale, lei lo ha seguito nel suo paese natale, la Svezia. Per la madre è stato un ennesimo colpo, ma, nello stesso tempo, era felice, perché la figlia, in questi 6 anni di convivenza, le aveva regalato due splendide nipotine. Quest'anno, a giugno, hanno deciso di convolare a nozze e, così, la nonna è volata a Stoccolma ed ha invitato tutti noi a raggiungerla per partecipare al matrimonio. Anna, addirittura, è stata invitata come testimone di nozze della sposa e Giulia mi ha chiesto se, in qualità di quasi zio e in considerazione che ero stato padrino di Alessandra al battesimo, ero fossi disposto ad accompagnare la sposa all'altare. Quando eravamo prossimi alla partenza, mia moglie ha dovuto declinare l'invito perché impegnata in quanto primaria in una clinica privata, che si occupa di procreazione assistita, così come ha dovuto rinunciarvi mio figlio, essendo incorso nel più stupido degli incidenti con la moto: una caduta da fermo. Cadendogli la moto sulla gamba, in prossimità di uno scalino, gli aveva procurato una bella frattura, perciò, alla fine, da quattro persone invitate, ci siamo ridotti solo in due, io e mia nipote Anna. Un mercoledì di giugno, nel primo pomeriggio ci siamo imbarcati su un volo diretto a Stoccolma. L'aereo era mezzo vuoto, su una capienza di circa 200 persone, eravamo circa una settantina di passeggeri e così, io e lei, ci siam trovati seduti ai nostri posti, senza aver altre persone intorno, se non viaggiatori nelle poltrone più avanti o più indietro. Questo esser da soli, ci ha permesso una confidenza tale da dialogare tra noi in maniera anche piuttosto discreta ed intima. Nel parlare, Anna mi ha riferito delle sue nuove conoscenze maschili, che le riempivano il periodo post divorzio; io l’ho messa in guardia, allertandola sui malintenzionati e di valutar bene ogni situazione che le si presentava. Poi le ho chiesto il vero motivo del divorzio e lei mi ha aperto il libro.
«Aveva scoperto d'esser gay. Prima di conoscermi, lui aveva avuto delle relazioni omosessuali e, poiché i suoi genitori non ne erano a conoscenza, si era fidanzato con me, nella speranza di poter tenere nascosta questa sua inclinazione, coprendo il tutto con una normale vita matrimoniale, mentre, in realtà, continuava ad incontrare i suoi amichetti segretamente. Negli anni di fidanzamento, non mi ero mai accorta di questa sua distorta sessualità, altrimenti non lo avrei sposato, ma, quando mi ha messo quasi davanti al fatto compiuto, non me la son sentita di accettare di dividerlo con un altro maschio. Capisci, Fausto (nei nostri dialoghi Anna mi chiama sempre per nome, senza usare il termine zio), come potevo fare a competere con i suoi amanti gay? Son sicura che anche tu ti sentiresti in difficoltà se dovessi competere con una donna che insidia tua moglie!»
A me è venuto da sorridere e lei mi ha guardato un po' incuriosita.
«Perché ridi? Ho detto qualcosa di tanto strano da farti divertire?»
Ho visto che nessuno ci ascoltava e così le ho spiegato una cosa, che lei non sapeva.
«Ho sorriso perché, tra me e tua zia Milena, c'è un accordo che ci fa superare queste situazioni.»
Anna mi guarda sbigottita.
«Cosa? Che tipo di accordo hai fatto con Milena?»
Ora sono io a sorridere.
«Con lei ho fatto un accordo molto semplice: se ti accompagni ad un altro, sia maschio che femmina, me ne devi mettere a parte.»
Anna mi guarda incredula, poi cerca di capire se sto scherzando o meno.
«Ma dai, non ci credo! Ti stai prendendo gioco di me! Com'è possibile che un bell'uomo come te, possa accettare che sua moglie, che ammetto esser una bella donna, possa andare con un altro per poi venirtelo a raccontare? Ma sei serio a dire queste cose?»
Osservo attentamente la sua faccia e mi rendo conto che sta per davvero aspettando una mia spiegazione.
«Tutto è cominciato quando è nato tuo cugino. Come sai, a tua zia hanno dovuto praticare il taglio cesareo, perché il feto non era posizionato bene per il parto. L'estate successiva, siamo andati al mare e lei era molto intristita per non sentirsi più al meglio della sua procacia, affermando che il suo corpo, dopo il parto, era diventato poco attraente ed il seno sembrava quello di una vacca da latte. Eravamo in Sardegna e, allora, l'ho portata su una spiaggia non tanto affollata e l'ho invitata a mettersi in topless, per verificare se davvero passasse inosservata o, piuttosto, avrebbe attratto l'attenzione di più di un maschio. Ti assicuro che gli ronzavano intorno come mosche sul miele. Più di uno, le ha mostrato il pacco duro e, solo perché c'ero io, con un bambino piccolo accanto, non è successo che qualcuno osasse farsi avanti e provare ad insidiarla. In quell'occasione, le ho anche chiesto se desiderasse scopare con qualcuno di loro, ma lei, estremamente soddisfatta e perfettamente appagata nella sua completa autostima, ha declinato l'offerta, affermando che era sufficiente sapere che ancora riusciva a suscitare interesse in altri maschi. Così, in quel momento, abbiamo concluso il nostro patto: io le ho chiesto di esser sempre onesta e sincera con me, se le fosse capitato di andare a scopare con qualcuno ed io mi sarei comportato allo stesso modo, se mi fosse capitato di farlo con altre donne.»
Anna mi guarda affascinata.
«Cavolo: è incredibile una cosa del genere! E ... ha funzionato?»
«Certo che ha funzionato. Lei, da allora ad oggi, ha scopato con altri tre maschi ed io ho fatto altrettanto con altre tre donne e poi, insieme, abbiamo fatto anche uno scambio di coppia.»
È rimasta affascinata da quelle mie parole.
«Cavolo: questa me la devi raccontare! Mi stai dicendo che tu e la zia avete fatto sesso insieme ad un'altra coppia?»
Annuisco e lei insiste per avere tutti i dettagli di quella esperienza.
«È successo casualmente qualche anno fa, mentre eravamo in vacanza in Portogallo. Siamo andati sull'isola di Tavira e, una volta lì, abbiamo scoperto che si trattava di una spiaggia nudista. Dopo qualche attimo di incertezza, ho invitato tua zia a mettersi nuda e lei, senza nessuna esitazione, si è spogliata completamente e, scherzando, ha detto che avrebbe voluto verificare chi, di noi due, avrebbe avuto più successo. Ammetto che lei partiva molto avvantaggiata, avendo uno splendido corpo, ma, ben presto, mi son reso conto che anch'io suscitavo un certo interesse e, non tanto per il mio aspetto fisico di certo abbastanza gradevole, quanto per quella specie di particolare dono, che mi ritrovo tra le gambe. A detta di tua zia, il mio è un bel gioiello, che soddisfa appieno le esigenze di una donna, sia per lunghezza che per spessore, perché, ad averlo dentro, ti dà la perfetta contezza di esser di fatto riempita.»
Vedo gli occhi di Anna brillare e poi sorridere, maliziosa.
«Dopo un po' che eravamo sdraiati al sole, una folata di vento ha fatto volar via l'ombrellone che era accanto a noi e che è finito addosso a me. Subito gli interessati son corsi verso di me, scusandosi, e così abbiamo scoperto che erano anche essi due italiani. Una coppia del Trentino che, quando ha capito che eravamo italiani anche noi, ci hanno invitato a trascorrere il resto della giornata sotto il loro ombrellone e scambiare facezie in allegria. Essendo camperisti, a sera ci hanno invitati a cena nel loro camper e ti assicuro che, per noi, è stata una vera sorpresa scoprire la bontà di quel tipo di vacanza, mai preso in considerazione. La cosa bella fu che, durante la cena, si son verificate tante situazioni, abbiamo fatto ricorso a tanti doppi sensi, insomma tutte cose che ci hanno fatto capire che desideravano giocare con noi e, così, dopo cena, ci siamo trasferiti sul retro del camper, sopra un comodo letto matrimoniale, dove abbiamo fatto sesso per tutta la notte. In tutto il resto della vacanza, siamo stati insieme ed abbiamo scopato le nostre donne insieme, con assiduità. A volte l'abbiamo fatto in doppia penetrazione oppure ci siamo goduti le performances femminili nel leccarsi tra di loro, mentre noi maschi le esortavamo a fare di più. Ne è nata una bella amicizia e, se ricordi bene, lo scorso anno, io e tua zia siamo andati a trascorrere il capodanno in montagna, a casa di questi nostri amici, che avevano organizzato un cenone insieme ad altre cinque coppie, con le quali, la notte di capodanno, abbiamo fatto un’orgia di quelle spettacolari!»
Vedo lo stupore e la contentezza negli occhi di Anna.
«Mamma mia, Fausto, questo sì che è godersi la vita! Ho sempre pensato che tu e zia siate due persone solari e schiette, ma ora ne ho la assoluta certezza. A volte, osservo mio padre e mia madre che si cornificano a vicenda, e non dire che non te ne sei accorto, con il rischio di rovinare il rapporto familiare, mentre, invece, basterebbe semplicemente esser due persone intelligenti, come te e zia, così da non perdersi niente di quanto può offrire la vita. Perciò, se un giorno decido di avere un altro compagno, vorrò che sia un uomo intelligente come te!»
Arrivati a Stoccolma, ci vengono incontro Giulia e Sven. Il neo sposo è il classico vichingo: alto, biondo, occhi azzurri, spalle larghe; noto che Anna ne rimane piacevolmente affascinata. Raggiungiamo il loro paesino, che si trova dall'altro lato di un lungo fiordo, che termina davanti alla città di Stoccolma. Essi, invece, abitano in una piccola insenatura di questo fiordo, dove ci sono una ventina di case e l'attività della famiglia di Sven: una immensa segheria. Veniamo accolti in maniera molto cordiale e le due ragazze si baciano ed abbracciano, felici di rivedersi. Ci accompagnano in un punto, dove ci hanno riservato una camera, spiegando che, purtroppo, non esistono strutture alberghiere nel loro piccolo paese e, il sopraggiungere improvviso e imprevisto di altri parenti dello sposo, li aveva costretti a riservare a noi due un'unica stanza, situata sopra la rimessa delle barche di un amico di Sven. Salita una piccola scala, entriamo in quella che è una cameretta non troppo grande, ma ben riscaldata. Oltre l'ingresso, in un angolo c'è un letto matrimoniale, tutto rigorosamente fatto in legno. Adiacente all'ingresso, sul lato destro, c'è un bagno abbastanza grande, con una doccia molto capiente. Lasciamo i nostri bagagli e subito Alessandra trascina me e Anna, a cena dai suoi futuri suoceri. La cena di benvenuto è stata apprestata all'interno di una sala, dove è riunita un po' tutta la scarsa popolazione di quel paese: una trentina di persone tra uomini, donne, bambini e ragazze di età diversa. Durante la cena, prendo atto di esser oggetto delle attenzioni di tante belle signore, ma, anche e soprattutto, di ragazze giovani. In quel momento, non comprendo il motivo di tanto interesse, ma è Anna che, una volta finita la cena e trovandoci da soli in camera nostra, mi spiega questo dettaglio.
«Accidenti, Fausto, tutte ti mangiavano con gli occhi. Secondo me, la metà di esse avrebbero voluto esser qui con te, in questo momento!»
Le chiedo una spiegazione a tanto interesse e lei mi guarda un po' stupita.
«Che cosa non hai capito? È un po' come è successo ad Alessandra! Da noi, i maschi son tutti mori, con gli occhi scuri, di conseguenza, quando capita uno biondo, con gli occhi chiari, suscita molto interesse e, forse non l'hai notato, ma stasera tu eri il maschio più desiderato presente in quella sala, perché sei un bel moro, alto dall'aspetto imponente, come i loro maschi, ma, soprattutto, hai dei meravigliosi occhi marroni. Se poi avessero modo di scoprire che sei anche munito di un ottimo arnese tra le gambe, allora dovrei preoccuparmi che, per ricondurti a casa, dovrei prendere un'ambulanza, perché ti prosciugherebbero di sicuro anche il midollo spinale!»
Ci mettiamo a ridere e poi giunge il momento di andare a letto. Anna subito si spoglia per farsi una doccia.
«La doccia la faccio io per prima!»
Immediatamente ha cominciato a spogliarsi, sino a rimanere in slip e reggiseno, prima di scappare in bagno. Era la primissima volta che vedevo mia nipote quasi nuda: aveva un corpo bellissimo. Alta, mora, con i capelli lunghi alle spalle, il seno alto e tondo con areole ben marcate, che si notavano al di sotto del reggiseno sottilissimo, e capezzoli grossi. Il ventre piatto e la fighetta, coperta da un sottile perizoma quasi completamente sparito tra le natiche, lasciavano scoperte due chiappe davvero invitanti. Le cosce poi, lunghe e snelle, sembravano due colonne stupende. Ammetto che, per la prima volta, ho visto in lei la donna, non la nipote, ed ho ricacciato indietro certi pensieri impuri che mi erano venuti, cercando di non alimentarli. Mi son spogliato e preparato per la doccia e poco dopo è arrivata lei, avvolta nel suo telo doccia, con un asciugamano attorcigliato sulla testa.
«È il tuo turno. L’acqua è caldissima, da favola.»
Appena entrato in bagno, mi son accorto che, nonostante tutti gli sforzi, avevo il cazzo duro. Finita la doccia, son tornato velocemente in camera, avvolto nel mio telo; avevo già indossato gli slip, mentre ho visto che, sulla sedia, accanto al letto, erano visibili reggiseno e pantaloncini del pigiama di lei.
Si è girata e mi ha suggerito di restare leggero.
«Fausto, con il caldo che c'è, non ti consiglio di indossare il pigiama. Inoltre, non c’è lenzuolo, ma una bella coperta imbottita di piuma d’oca, che di sicuro mette addosso un caldo pazzesco!»
In effetti dentro la camera, la temperatura era gradevolissima e, così, ho voluto aderire al suo consiglio, mettendomi a letto con indosso i soli slip e maglietta. Nell'atto di alzare la coperta, ho visto che anche Anna indossava la parte di sopra del pigiama e gli slip, ma ho fatto finta di niente e, solo per cercare di stemperare la tensione, ho preso un cuscino e l’ho piazzato in mezzo, tra lei e me. Ne scaturì una risata incontrollabile, ma fu lei stessa a smorzarla, ironizzando.
«Fausto, dai: non ti comportare da coglione. Metti via questo cuscino: credi sia la prima volta che dormo con un uomo?»
La stanza era avvolta in una leggera penombra. Ero rimasto girato verso di lei e la mia mente era in completo turbinio. Non riuscivo a prender sonno, nonostante il viaggio e la stanchezza, per la prima volta mi sentivo in difficoltà con lei. Le ero girato di spalle e, d'improvviso l’ho sentita avvicinarsi a me, sino a sfregare le sue cosce sulle mie ed i suoi seni che premevano sulla mia schiena. Mi ha accarezzato la schiena, forse convinta che stessi già dormendo. Son rimasto immobile e lei, dopo un attimo, si è girata dall'altra parte, appoggiando le sue natiche sulle mie. Non ne potevo più, mi sentivo il cazzo durissimo e, così, mi sono girato anch'io e, non essendoci tanto spazio, giocoforza gliel’ho appoggiato sul culo; un paio di minuti o, forse solo pochi secondi, e subito dopo lei si è mossa, ha sfilato gli slip ed anche la parte di sopra del pigiama. Poi ha di nuovo appoggiato il culetto contro il mio cazzo durissimo ed ha preso a sfregarcisi sopra. Per un po', l'ho lasciata fare, poi mi sono scostato e messo supino. Lei si è girata e mi è salita addosso. In un attimo di lucidità, mi sono bloccato.
«Anna, cosa stiamo facendo?»
Lei si è mossa rapidamente. Ha acceso la lampada del suo comodino, girandosi poi verso di me.
«Fausto, stiamo per scopare: cosa c’è non ti va?»
Ero eccitatissimo, ma anche in imbarazzo.
«Anna, ma ti rendi conto che siamo zio e nipote? Portiamo lo stesso cognome!»
Lei aveva uno sguardo determinato e serio.
«Ma, Fausto, un uomo come te, che mi ha confidato segreti intimi, dicendomi di avere scopato con una coppia insieme alla zia, che ha avuto le sue storie e le sue corna, adesso si fa degli scrupoli con me? Forse ti è sfuggito un dettaglio: io ho sempre desiderato di scopare con te; non te ne sei mai accorto, eppure è così. Lo so, è una specie di incesto, ma a me piace da morire e non m'importa nulla di quello che pensa la gente, il mondo! L’unico di cui m'importa il giudizio, è il tuo: quindi, mi scopi o no?»
Ho tentato una inutile ultima scusante.
«Adesso dormiamo: ci penserò su e ti farò sapere. Dai, ne parliamo domani sera.»
Ha capito che non ero in grado di reggere il suo attacco frontale e non ha esitato ad affondare il colpo.
«Va bene, però, almeno fammi toccare il tuo cazzo, ti prego...ti prego...ti prego! Dai, solo un po'.»
Impossibile resisterle quando mi fa la vocina cosi dolce. Ho accettato e lei subito lo ha afferrato con una mano, iniziando a menarmelo.
«Accidenti! È davvero un bel cazzone! Ora mi è chiaro quando mi hai detto che hai retto il confronto nella spiaggia nudista! Un cazzo così, non si trova tutti i giorni! Fausto, posso prenderlo in bocca? Ti prego...ti prego...ti prego!»
Mi son arreso ed ho sentito affondare la sua bocca su quel pezzo di carne rovente, iniziando un pompino travolgente. Era bravissima! Lo leccava tutto e lo bagnava di saliva, per poi affondarselo tutto giù per la gola, fino a che il suo naso sbatté sul mio corpo! Cazzo! Nemmeno mia moglie era capace di tanto! Dopo averlo bagnato a dovere, di colpo è salita su di me e, immediatamente, se lo è fatto entrare tutto dentro la fica, restando immobile. L'ho guardata e lei, per un attimo, mi ha sorriso, poi ha preso fiato ed ha iniziato a muoversi con una dolcezza infinita.
«Bellissimo! Non sai da quanto desideravo sentire questo tuo splendido membro, tutto dentro di me! Mi son sentita veramente riempire! Ho voluto solo assaporare un momento il piacere di averlo tutto dentro. Ora però scopami! Voglio godere con te, fino a sfinirmi!»
Ha iniziato a cavalcarmi in maniera davvero magnifica. Ho allungato le mani ed ho afferrate i suoi capezzoli, facendola gemere di piacere, mentre lei si abbassava e mi offriva quei succosi frutti da succhiare, leccare e mordere.
«Mordi i miei capezzoli. Mi fa impazzire sentir dolore sui seni! Oddio, Fausto, son pronta a godere.»
Ha goduto tanto. Poi, sfinita si è sdraiata su di me ed allora l'ho messa sotto di me ed ho preso a fotterla con lei che sollevava le gambe e le attorcigliava intorno ai miei fianchi. Anche in questa posizione ha goduto per due volte, poi si è resa conto che io ero prossimo all'orgasmo e allora ha stretto ancor più le gambe dietro di me, impedendomi di uscire.
«Non te ne andare! Non provare ad uscire! Mi devi sborrare dentro! Vengo! Dai, Fausto, vieni anche tu! Sborrami dentro, ora! Vengo!»
Ho sentito il mio piacere scorrere lungo il mio membro e riversarsi dentro il suo corpo, con lei che mi teneva abbracciato e stretto forte. Ci siamo baciati a lungo, facendoci ancora delle coccole, restando uno dentro l'altra. Ci siamo addormentati così e lei mi ha svegliato all'alba, succhiando il mio cazzo, che è subito diventato duro; allora mi ha tirato su di sé e mi ha chiesto di montarla ancora.
«Montami! Fammi sentire d'esser la tua vacca! Non ho mai provato il piacere come quello che ho provato con te questa notte! Sei un toro meraviglioso ed io voglio esser la tua vacca!»
L'ho pompata con calma, facendola godere altre due o tre volte, poi, quando era il momento di venire, le ho chiesto dove preferiva; lei mi ha fatto sfilare e si è avventata sul mio membro, accogliendo nella sua bocca una fantastica sborrata.
Abbiamo trascorso il resto della giornata insieme agli sposi e, a sera, siamo andati a cena ancora tutti insieme; qualcuno aveva messo della musica ed ho sentito qualche bella signora venire a strofinare il proprio corpo contro il mio, ma ho visto gli occhi di Anna che continuavano a scrutare ogni mio movimento. Anche Giulia si è stretta a me e mi ha ringraziato per aver partecipato a questo evento.
«Grazie, Fausto! Sei veramente una persona speciale, anche per me!»
Per un attimo non ho compreso il senso di quelle sue parole, ma mi è stato molto chiaro quando, due giorni dopo, ho accompagnato la sposa all'altare e, mentre tornavo al mio posto in chiesa, lei si è avvicinata a me e, sorridendo, con un cenno del capo mi ha indicato Anna, che ci stava guardando.
«Quella ragazza è follemente innamorata di te. Ti prego solo di non farla soffrire!»
Ho guardato Giulia, incredulo.
«Ma che mi stai dicendo? È mia nipote!»
Lei si è stretta al mio braccio, ha avvicinato la sua bocca al mio orecchio e mi ha risposto.
«Anna è innamorata di te da sempre. Ha scommesso con mia figlia che, prima che si fosse sposata, si sarebbe fatta ingravidare da te! Guardala: è raggiante di felicità e questo fa pensare che ci sia riuscita!»
Ho sentito tremarmi un po' il cuore e, dopo tutta la festa, la cerimonia e tutto quanto, quando siamo andati a dormire, ho avanzato una precisa domanda a mia nipote.
«Chi ha vinto la scommessa: tu o Alessandra?»
Lei mi ha guardato ridendo ed ha detto che dovevo darle un'altra bella innaffiata, alle ovaie: era già al terzo giorno fertile e io le ero sempre venuto abbondantemente dentro, quindi era quasi sicura di esser incinta! L'ho guardata stupito e le ho risposto che era pura follia, ma lei si è stretta a me e mi ha detto che non le importava niente di nessuno, solo del mio giudizio.
«Fausto, io ti ho sempre amato, dal primo istante di cui ne ho memoria. Quando mi son resa conto di aver sposato un coglione, mi sono ricordata di una cosa che mi avevi detto prima del matrimonio. Ti ricordi quando siamo andati a prendere il mio vestito da sposa e sei stato tu ad accompagnarmi? In quell'occasione, mi hai detto che potevo sempre contare su di te, in ogni occasione. Dopo il divorzio ho capito che eri l'unica persona al mondo che poteva aiutarmi a realizzare questo progetto: voglio un figlio e lo voglio tuo. L'ho sempre desiderato da te e ora lo avrò. Se la cosa dovesse darti fastidio, prenderò e me ne andrò lontano, così da non fartelo mai vedere; mentre, se invece la cosa dovesse farti piacere, io ne sarò contenta se fossi tu a farlo crescere tranquillo e sereno, come hai fatto crescere me in tutti questi anni!»
Anna è rimasta incinta e ha dato alla luce un bellissimo bambino, cui ha imposto il nome di Angelo, il mio secondo nome! Dopo circa un mese che lei era già incinta, un giorno, mentre ero nell'ufficio con Giulia, lei si è avvicinata a me e mi ha fatto una precisa richiesta.
«Non fraintendermi, non ti sto ricattando, ma vorrei un piccolo premio per il mio silenzio!»
Ho capito a cosa si stava riferendo e me la sono scopata per un pomeriggio intero. Le ho anche aperto il culo, in maniera delicata e fatta per bene, che si è rammaricata per non aver provato prima questo tipo di piacere. L'estate successiva è tornata a trovarci Alessandra, insieme al marito e, in quell'occasione, ho visto Anna parlare a lungo con lei e, prima di partire, grazie alla complicità di Anna e sua madre, me la son trovata nel letto e l'ho scopata come se non ci fosse un domani. Con gli auguri di Natale, ci ha mandato un biglietto dicendo che avrà un bambino che chiamerà Antonio. Giulia mi ha dato un bacio e mi ha detto: grazie.
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