Compleanno con mamma
di
Ninja
genere
incesti
Avete mai passato una serata al ristorante soli con vostra mamma? Io si, ed è stata una tra le serate più eccitanti che abbia mai passato. Il tutto successe per la serata del mi 18simo compleanno. I miei genitori mi avevano promesso una serata tutti insieme in un ristorante in una zona di mare dove si mangiava bene e si beveva meglio. All’ultimo momento, con mio dispiacere, mio padre devette partire per un viaggio di lavoro. Mentre pensavo che tutto sfumasse, mia , una affascinante 50enne, mi disse: “Ti vergogneresti se andassimo solo noi due al ristorante? Per una sera saro la tua dama e tu il mio cavaliere.” Accidenti, era una cosa che da tempo avrei voluto proporgli io, non vedevo l’ora, l’idea di uscire solo con mamma mi eccitava un sacco. Come detto la mamma è una affascinante 50enne, 4 misura di seno, un culo da paura, corpo sempre abbronzato e del capelli neri lunghi che le contornano degli occhi scuri molto intriganti. Giunto il giorno del mio compleanno, mi ricordo che era un venerdì, mia madre appena tornata dal lavoro mi disse: “Amore il tempo di fare una doccia e poi mi vesto e mi trucco ed usciamo.” Non aspettavo altro. Mentre era sotto la doccia con una scusa entrai in bagno per spiarla, accidenti che donna desiderabile! L’idea di uscire solo con lei mi eccitò al punto da venirmi l’uccello duro. Appena finita la doccia, ancora in accappatoio, mi chiamò e mi disse: “Come mi devo vestire stasera? Da mamma o da donna sexy?” Facendomi l’occhiolino. La mia risposta fu ovvia. Essendo estate poteva vestirsi esibendo al meglio le sue doti fisiche. “Amore, che ne dici di questa mingonna a vita bassa? Con un paio di sandali e un top penso sia l’ideale.” Detto fatto si presentò a me nella mise per la serata. La gonna lasciava in bella vista un tattoo tribale sulla base della schiena e i sandali uno farfallina sulla caviglia, il top copriva a malapena il suo seno sorretto da un push-up che ancora di più evidenziava la sua prosperosità. Appena arrivati al ristorante optammo per fermarci al bar per un aperitivo. Non so cosa abbia ordinato mamma, ma il livello alcolico di quell’intruglio era decisamente alto. Io feci fatica a berlo, ma mamma addiruttura ne prese un altro. Il ristorante era già quasi al completo, ci avevano riservato l’ultimo tavolo in fondo alla sala. Mia madre mi lanciò uno sgurdo d’intesa e partì una passerella che fece voltare tutti i commensali. Il menù era a base di pesce, così ci portarono un vinello bianco e fresco che andava giù che era un piacere, tanto che alla fine della cena l’umore era decisamente allegro, tanto per usare un eufemismo. All’uscita dal ristorante, una brezza leggera e rinfrescante che soffiava dal mare ci fece riavere un poco, così decidemmo di chiudere la serata in un pub sulla spiaggia con musica e animazione. Non era un locale particolarmente ricercato ma era pieno di gente e l’atmosfera era decisamente festaiola e trasgressiva. In mezzo alla sala c’era una pista da ballo e, dopo l’ennesima bevanda alcolica della serata, io e mamma decidemmo di buttarci nella mischia. Non so come le venne l’idea, ma ad un certo punto iniziammo a ballare in modo piuttosto erotico, strusciandoci e toccandoci, tanto che si creò un vuoto attorno a noi con la gente che ci osservava, incuriosita pensando che mia mamma fosse una coguar con il suo giovane amante. Tra un ballo ed un drink arrivammo a mezzanotte, decidemmo quindi di bere l’ultimo shottino prima di tornare a casa. Mentre piano piano tornavamo a casa, io stavo ripensando al feeling che si era instaurato tra di noi durante il ballo. “Mamma, certo che durante il ballo di stasera, se non avessi indossato il perizoma, te l’avrebbero vista tutti.” Dissi ridendo. Allora lei, un po’ nascosta da un Suv parcheggiato, si infilò le mani sotto la gonna e si sfilò il perizoma e me lo offrì. “Ecco amore, ora possono vederla se vogliono.” Così dicendo me lo passò sotto il naso, tanto che non potei non notare una macchia chiaro segno che durante la serata si era eccitata e forse lo era ancora. Presi il suo perizoma e lo annusai platealmente davanti a lei, un odore di muschio e urina mi eccitò all’istante tanto che non potei nascondere il rigonfiamento inguinale provocato dall’erezione improvvisa. “Amore, vedo che il profumo di mamma ti piace, ed anche molto.” Non so che cosa mi prese, ma con una impertinenza che neanche io mi aspettavo le risposi: “Certo mamma, mi piacerebbe sentire anche il sapore.” Lei forse non aspettandosi una risposta così sgranò gli occhi. “Amore, siamo quasi a casa, se vuoi posso soddisfare questa tua voglia, intanto lecca le mutandine.” Io ero al settimo cielo, senza accorgemene accelerai il passo ed in un attimo arrivammo a casa. Appena entrati, con uno sguardo d’intesa andammo subito in camera. Lei sfilò la gonna lasciandola cadere a terra e, sedendosi sul letto a gambe vergognosamente aperte mi disse: “Vieni amore e assaggia la patata della tua milfona.” Io non chiedevo altro, mi levai maglietta e jeans e mi avvicinai a lei. Mentre lei si liberava del top e del reggiseno, ero incantato nell’osservare la sua patatina pelosa ma ben curata. Mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio sulle labbra, quindi indirizzo il mio viso tra le sue gambe dicendo: “Su amore, mangiala è tutta per te.” Le sue cosce lisce ed abbornzate erano uno spettacolo, iniziai a baciargliele e leccagliele. La mia lingua arrivò presto alla sua fessurina e lì cominciai a percorrerla per tutta la sua lunghezza assaporando il suo sapore salato ed il suo odore di muschio, mia mamma, ormai aveva cominciato a gemere dal piacere, ogni colpo di lingua era un gemito, finalmente arrivai al suo clito, la mamma allora cominciò a muovere il bacino per assecondare i mie colpi di lingua. I suoi movimenti divennero sempre più veloci finchè, con una serie di gemiti sempre più forti, inarcò la schiena esplodendo in un orgasmo incontrollato. Rimase sdraiata con gli occhi chiusi sul letto per qualche minuto, senza parlare, poi mi tirò a lei e mi disse con voce tenera e dolce: “Amore, ti è piaciuta la patatina della mamma?” Poi rivolgendo lo sguardo ta le mie gambe disse: “Ora voglio io assaporare la tua carne calda e pulsante.” Così dicendo mi fece sdraiare sul letto, si inginocchiò tra le mie gambe e cominciò a succhiarmelo. Ero in estasi, le mie fantasie più recondite si stavano avverando. Ad un certo punto mi disse senza mezzi termini: “Amore ora lo voglio dentro di me.” Si girò, si mise alla pecorina e mi invitò a penetrarla. La sua fica bagnata brillava sotto la luce dell’abat-jour che illumina va di una luce duffusa la stanza. Mi avvicinai a lei, mi prese il cazzo e lo indirizzò verso la sua fica. “Su, ora spingi!” Detto fatto entrai in lei in un attimo. Mentre la scopavo, la sentivo gemere nuovamente di paicere. “Amore, voglio che mi scopi anche l’altro buco.” La guardai con sguardo stupito. Lei allora aprì il cassetto del comodino, estrasse un dildo con forme anatomiche, lo leccò un poco e mi disse: “Su dai, mentre mi scopi la fica infilamenlo nel culo.” La mia eccitazione aumentò ancor di più se possibile. Allora comincia a scoparla con il cazzo in figa e con il dildo nel culo. Non capivamo più niente, lei che gemega e gridava dal piacere, io che sentivo il mio orgasmo crescere, ad un certo punto capii che stavo arrivando al culmine del piacere. “Mamma sto per sborrare..” “Si amore, riempimi il ventre del tuo succo caldo.” Queste parole furono pe me un detonatore, esplosi in un orgasmo come mai avevo avuto, il mio sperma non finiva più di uscire. Quando i primi flutti di liquidi inondarono il ventre della mamma, sentii anche lei gemere di piacere. “Mmmm.. si amore inondami, fammi godere… si.. si.. vengo…” Ci furono tenta secondi di gemiti e urla di piacere sovrapposti, dopo di che, ci accasciammo l’uno sopra l’altra e restammo così, senza parlare per alcuni minuti. Fu la mamma a rompere in ghiaccio dicendo semplicemente: “Tesoro, ti voglio bene.” “Anche io mamma.” Le risposi. “Sei ancora arrabbiato con papà per non essere qui a festeggiare il tuo compleanno?” Mi disse sorridendo, mia mamma. Poi aggiunse: “Dimenticavo, papà starà via per una settimana…” Strizzandomi l’occhio.
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