"Stasera no, Camilla, ti prego!" Terza parte L'inizio
di
Rodelmonte
genere
dominazione
La mia opposizione aumentava la sua energia, la sua decisione, la sua fermezza, la sua determinazione. Lei mi aveva capito senza che io lo avessi mai ammesso. Non era come in quelle coppie dove lui fa capire che vuole essere dominato. Lei ancora non sa che godo per come mi tratta. Certo vede che non mi ribello con decisione. Ma lei è sincera nella sopraffazione. Le piace.
Lei mi dominava, punto. O così o sberle a non finire. Era bellissimo. C’aveva messo anni a capirlo, ma ce l’aveva fatta. Ero al settimo cielo, ma anche umiliato, offeso, arrabbiato, pieno di rancore. Era tutto perfetto, come volevo, ma tutto sincero. Non avevamo messo confini, limiti, parole segrete. Lungo il cammino della nostra vita si era accorta, piano piano, lentamente ma inesorabilmente, che ero un sottomesso nato, nel profondo, dietro quella scorza di maschio orgoglioso. Mi amava, lo percepivo, ma nutriva un profondo disprezzo nei miei confronti. Ero stato una delusione. Anche se lei…
Tutto iniziò, secondo me, quella sera che, per la prima volta, si arrabbiò con me come non aveva mai fatto.
Ero tornato presto dal lavoro ed avevo notato i panni da stirare sulla poltrona. Per farle una sorpresa stirai da solo le mie camicie. Io maschio latino dominante, facevo vedere che ero aperto e moderno. Avendo finito tutto in fretta, mi misi a stirare anche i suoi vestiti di seta.
Quando tornò e si accorse che avevo stirato, mi ringraziò e mi diede un bacio tenerissimo ma, prendendo i suoi panni, si accorse che li avevo praticamente distrutti. “Brutto pezzo di mmerda, stronzo, mi hai rovinato duemila euro di vestiti. Cosa cazzo ti è venuto in mente?”. Non era da lei, non l’aveva mai fatto, non si era mai rivolta a me in questo modo, né io a lei. Ero scioccato e paralizzato dalla paura.
Sì paura, che vergogna. Mi sentivo un bambino davanti al papà infuriato.
Si accorse sùbito dell’esagerazione e, cambiando sguardo, stava per scusarsi. Lo notai dalla sua espressione, addolcita e mortificata e dalle sue parole. Stava per dire “Ma amo…” quando improvvisamente mi vide. Pallido, tremante, paralizzzato, inebetito. Il suo sguardo cambiò all’istante. Potevo leggere i suoi pensieri. Era come se stesse dicendo a se stessa:”Ma che gli succede? È terrorizzato? Ma trema? Ma che fa? Il maschione orgoglioso che se metto troppo sale nella minestra mi tratta male una settimana ha paura? Ma ha paura?”. Vidi che dovette decidere in un millesimo di secondo se addolcirsi o incamminarsi su una strada nuova ed inesplorata, piena di incognite e misteri, rischi, pericoli, conseguenze.
Se scusarsi o provare ad alzare l’asticella un po’ più su, chissà.
Decise.
E non si scusò.
“Ma come cazzo ti è saltato in mente di stirare i miei vestiti di seta se non sei capace?”.
E uno schiaffo potente mi colpì in piena faccia!
Quanto era cambiata mia moglie! Cosa ne era della timida ragazza che mi diceva di non aver avuto mai (e già mentiva, manipolatrice da sempre) nessuna esperienza?
Lei mi dominava, punto. O così o sberle a non finire. Era bellissimo. C’aveva messo anni a capirlo, ma ce l’aveva fatta. Ero al settimo cielo, ma anche umiliato, offeso, arrabbiato, pieno di rancore. Era tutto perfetto, come volevo, ma tutto sincero. Non avevamo messo confini, limiti, parole segrete. Lungo il cammino della nostra vita si era accorta, piano piano, lentamente ma inesorabilmente, che ero un sottomesso nato, nel profondo, dietro quella scorza di maschio orgoglioso. Mi amava, lo percepivo, ma nutriva un profondo disprezzo nei miei confronti. Ero stato una delusione. Anche se lei…
Tutto iniziò, secondo me, quella sera che, per la prima volta, si arrabbiò con me come non aveva mai fatto.
Ero tornato presto dal lavoro ed avevo notato i panni da stirare sulla poltrona. Per farle una sorpresa stirai da solo le mie camicie. Io maschio latino dominante, facevo vedere che ero aperto e moderno. Avendo finito tutto in fretta, mi misi a stirare anche i suoi vestiti di seta.
Quando tornò e si accorse che avevo stirato, mi ringraziò e mi diede un bacio tenerissimo ma, prendendo i suoi panni, si accorse che li avevo praticamente distrutti. “Brutto pezzo di mmerda, stronzo, mi hai rovinato duemila euro di vestiti. Cosa cazzo ti è venuto in mente?”. Non era da lei, non l’aveva mai fatto, non si era mai rivolta a me in questo modo, né io a lei. Ero scioccato e paralizzato dalla paura.
Sì paura, che vergogna. Mi sentivo un bambino davanti al papà infuriato.
Si accorse sùbito dell’esagerazione e, cambiando sguardo, stava per scusarsi. Lo notai dalla sua espressione, addolcita e mortificata e dalle sue parole. Stava per dire “Ma amo…” quando improvvisamente mi vide. Pallido, tremante, paralizzzato, inebetito. Il suo sguardo cambiò all’istante. Potevo leggere i suoi pensieri. Era come se stesse dicendo a se stessa:”Ma che gli succede? È terrorizzato? Ma trema? Ma che fa? Il maschione orgoglioso che se metto troppo sale nella minestra mi tratta male una settimana ha paura? Ma ha paura?”. Vidi che dovette decidere in un millesimo di secondo se addolcirsi o incamminarsi su una strada nuova ed inesplorata, piena di incognite e misteri, rischi, pericoli, conseguenze.
Se scusarsi o provare ad alzare l’asticella un po’ più su, chissà.
Decise.
E non si scusò.
“Ma come cazzo ti è saltato in mente di stirare i miei vestiti di seta se non sei capace?”.
E uno schiaffo potente mi colpì in piena faccia!
Quanto era cambiata mia moglie! Cosa ne era della timida ragazza che mi diceva di non aver avuto mai (e già mentiva, manipolatrice da sempre) nessuna esperienza?
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