Il Triumvirato

di
genere
dominazione

Fattosi adulto “Gluteolino” ispirato dal suo mentore fu condotto in casa di tolleranza per vedere di sbrigliare in prima linea le sue energie di petto anche su quel fronte che inalberava una terza gamba mica male, anzi di prima grandezza e nel pieno del vigore, rimasta a lungo in letargo ma che a buon diritto e a bel rovescio si sarebbe potuta condurre bene a stancaculo dentro qualche foro aminifero. Ci riuscì subito e gli piacque guzzare quanto venir guzzato. Animosi e animati più o meno dalle medesime voglie tornarono in vacanza in quello stabilimento balneare, dove si erano conosciuti tanti anni prima, per vedere quali primizie gli potesse adesso riservare. Per prima e unica mira di loro interesse intravidero una portentosa replica, quasi un clone per età e venustà, di come era in origine e di come si era ancora mantenuto nel tempo il suo di lui (ormai diventato “Gladio” in somma a “Gluteolino”) mappatondo e paracolpi, da eterno ragazzotto, lepido e sempreverde, a misura di boy snello, agile e pur sempre agibile a marcia indietro. Lo blandirono e se lo spassarono alquanto spronandolo ad accettare un'offerta di lavoro in città in qualità di novello calabraga e scendislip, in forza con le sue gemini polpe per ravvivare le loro serate. Accettò e se lo guadagnarono al seguito a tempo indeterminato. Subito “Garibaldo” ordinò un nuovo e più adeguato letto tripatrimoniale con diverse parure di lenzuola confezionate su misura da una sartoria del centro e altrettanto alla svelta lo fece ritrarre sempre di fondoschiena dal solito pittore di fiducia, che al solito non si trattenne dal provarlo. Quel picciotto si chiamava “Nello”. Per le sue note di fondo ancora ingenue e spensierate fu subito rinominato “Monello” e tale restò di nome e anche di fatto al servizio di quei due astro fisici sempre in bilico sull'orlo del suo buco nero, nel quale sovente inciampavano e precipitavano dissolvendosi in antimateria. Formarono un trio di acciaio inossidabile composto da due uccelli duri come piombo, pronti a trasmutarsi per magia in oro fino a 99 carati, tutte le volte che gli si parava davanti quel maritozzo scacciapensieri, tosto che in fregola di alta pasticceria, a cavavoglie e a tire-bouchon, drizzassero rotta entro lo spazio aereo del suo stratosferico e quasi sul serio sferico “Studio Ovale”, sempre in piega per trastullarli, a imbucare gli gnomoni delle loro ispide meridiane, come per contratto era suo dovere non senza molto piacere di stare e di fare.
scritto il
2025-02-12
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