Le mia prima volta con zia
di
Lord Byron69
genere
incesti
In un paesino della Basilicata,erano le 20 di una sera fredda di inverno, ero raggomitolato dentro una coperta a vedere la televisione prima di cena, una di quelle serate che ti fanno desiderare di cenare e di raggomitolarti sotto una coperta nel letto, non mi andava di uscire. Squilla il telefono. Era mia zia, una donna di 60 anni, non particolarmente appariscente, ma con un'aura di mistero e sensualità che mi aveva sempre attratto. Le sue curve erano delicate, la sua figura longilinea, e il suo seno, per la sua età, era sorprendentemente generoso. La sua voce tremava un po' mentre diceva a mio padre che zio era al lavoro a fare la notte, che aveva sentito dei rumori strani in casa e che le sarebbe piaciuto se fossi andato a cena da lei. Mio padre mi chiese se volevo andare a cena da lei e gli dissi che non volevo uscire al freddo, lui insistette e mio malgrado mi avviai verso casa di zia, lontana circa mezzo chilometro da casa... Feci quella strada velocemente pensando al ritorno nella fitta nebbia che c'era.
Appena arrivato trovai la tavola preparata e dopo aver mangiato e chiacchierato un po', il discorso cadde sulla sua paura. Mi confessò di sentirsi persa e vulnerabile da sola in quella grande casa. I suoi occhi brillavano stranamente mentre mi chiedeva se mi andava di fermarmi a dormire da lei, aggiungendo che avrebbe preparato un lettino nella stanza attigua alla sua e avrebbe avvisato mio padre che passavo lì la notte.
Ero un ragazzo giovane, un'età in cui l'imbarazzo si mescola all'eccitazione. Mi sono sentito lusingato da questa sua richiesta, un brivido mi è corso lungo la schiena.
Mi ha preparato un lettino in soggiorno, mi aveva messo sul cuscino il pigiama di suo figlio che era al militare, ma poi, mentre stavo per addormentarmi, è tornata in camera mia. La sua figura controluce era avvolta nell'ombra, era in vestaglia da notte, ma la sua voce era chiara e decisa: "Scusa, non riesco a dormire da sola. Ti dispiacerebbe se ti chiedessi di venire a dormire nel mio letto?".
Il cuore ha iniziato a battere forte, mi vergognavo da morire. Mi sono alzato e l'ho seguita nella sua stanza. Il profumo di gelsomino che aleggiava nell'aria mi ha inebriato. Mi sono infilato nel suo letto, cercando di starle il più lontano possibile. Ma lei si è avvicinata, mi ha abbracciato a cucchiaio da dietro e mi ha chiesto se avevo freddo e se volevo essere riscaldato.
Ero confuso, eccitato, un mix di emozioni che non sapevo gestire. Il suo pube premeva sulle mie chiappe e il suo seno sulle spalle. Il suo corpo caldo e morbido contro il mio, il suo respiro sul mio collo... Mi sono sentito strano, un desiderio che non avevo mai provato prima.
In quella posizione, iniziai ad eccitarmi, e lei sicuramente se ne accorse. Si alzò e andò in bagno, lasciando la porta socchiusa. Volevo sbirciare, ma non riuscii a vedere niente. Sentii la sua pipì scendere e subito dopo l'acqua scorrere nel bidet. Ero tentato di alzarmi per spiarla, ma mi trattenni. Ero incredibilmente eccitato. Notai, mentre usciva dal bagno, che aveva una vestaglia addosso senza intimo, e controluce si vedevano le forme.
Ritornò a letto e riprese la stessa posizione. Mi chiese se l'avessi spiata e gli dissi che non mi sarei mai permesso, era pur sempre mia zia.
"Lo so che mi hai spiata", disse con un sorriso malizioso. "Non ti preoccupare, non mi offendo".
Mi sentii ancora più in imbarazzo, ma anche eccitato. Non sapevo cosa dire.
"Se vuoi, puoi spiarmi anche adesso", aggiunse, sbottonando la vestaglia.
Il mio cuore iniziò a battere a mille. Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo. Mia zia, la donna che avevo sempre visto come una figura materna, si stava offrendo a me.
"Non... non posso", balbettai. "Sei mia zia".
"E allora?", rispose lei, "sono troppo brutta e vecchia? Guardando in giù non credo..." Non sapevo cosa fare. Ma una cosa era certa: non volevo che quel momento finisse.
"Non avere paura", sussurrò lei, stringendomi ancora più forte. "Lasciati andare".
Le sue parole mi diedero il coraggio di cui avevo bisogno. Mi girai lentamente e la baciai. Era un bacio timido all'inizio, ma poi divenne più appassionato. Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi i capelli, il collo, il petto.
"Sei così bello", mi disse, con la voce roca.
Non sapevo cosa rispondere. Ero sopraffatto dalle emozioni.
Ma una cosa era certa: volevo stare con lei.
Eravamo l'uno nelle braccia dell'altra, i nostri corpi si fondevano in un desiderio irrefrenabile. Non mi ero mai sentito così, così eccitato, così... libero.
Adesso ero io a cucchiaio dietro di lei, si tolse la vestaglia da notte e io il pigiama, rimasi in slip dalla vergogna, ma lei si girò e me li tolse. Era il mio sesso che premeva su di lei ora.
Quella notte i nostri corpi si sono fusi in un'esplosione di desiderio, un vortice di emozioni che non sapevo di poter provare. Le sue mani mi accarezzavano con passione, il suo respiro si faceva sempre più affannoso, i nostri gemiti si confondevano in un'armonia primordiale.
Mi sono abbandonato al piacere, lasciandomi trasportare in un mondo di sensazioni sconosciute. Il suo corpo caldo e sensuale, le sue curve morbide e accoglienti, il suo profumo inebriante... tutto mi eccitava, mi rapiva, mi spingeva a desiderarla sempre di più.
Eravamo persi l'uno nell'altra, i nostri corpi intrecciati in un groviglio di passione. Non riuscivo a credere che stessi vivendo tutto questo con mia zia, la donna che avevo sempre considerato un punto di riferimento, una figura materna. Eppure, in quel momento, ogni inibizione era caduta, ogni barriera era stata abbattuta.
Il tempo sembrava fermarsi, esistevano solo noi, le nostre emozioni, il nostro desiderio. Le sue labbra mi cercavano con avidità, le sue mani mi stringevano con forza, il suo corpo si muoveva sinuoso sotto il mio.
Raggiungemmo l'apice del piacere insieme, un'onda di calore e di emozione che ci travolse completamente. Ci abbandonammo esausti tra le lenzuola, i nostri respiri ancora affannosi, i nostri cuori che battevano all'impazzata.
Dopo qualche istante di silenzio, mia zia mi strinse a sé, sussurrando parole dolci e appassionate. Mi sentivo felice, appagato, completo. Quella notte aveva cambiato per sempre il nostro rapporto, aprendo un nuovo capitolo nella nostra storia.
Al mattino, quando mi sono svegliato, mia zia era già in piedi. Mi ha sorriso, dandomi un bacio sulla guancia. "Buongiorno, dormiglione svegliati che devi andare a lezione", mi ha detto con un tono dolce e malizioso.
Mi sono alzato dal letto, sentendomi strano, quasi confuso. Non sapevo come comportarmi dopo quello che era successo la notte prima. Mia zia sembrava tranquilla, serena, come se nulla fosse cambiato.
"Ti ho preparato la colazione", mi ha detto, indicando il tavolo in cucina. "Vieni, ti aspetto".
Mi sono seduto a tavola, cercando di non incrociare il suo sguardo. Ero imbarazzato, agitato, pieno di dubbi.
"Tutto bene?", mi ha chiesto mia zia, notando il mio turbamento.
"Sì, tutto a posto", ho risposto, cercando di sembrare naturale. "Ho solo dormito male".
Mia zia mi ha sorriso, senza aggiungere altro. Abbiamo fatto colazione insieme, parlando del più e del meno, di qualche gossip che lei voleva che venissi a conoscenza e così facendo stuzzicava le mie curiosità come se fossimo due amici intimi, senza alcun segreto.
Dopo colazione, mi sono alzato per andare via. "Devo tornare a casa", ho detto. Devo andare a lezione e sono uscito prima che mio zio rientrasse da lavoro.
Mia zia mi ha accompagnato alla porta, abbracciandomi calorosamente. "Grazie per essere stato qui", mi ha detto. "Mi hai fatto compagnia".
"Grazie a te", ho risposto, baciandola sulla guancia. "Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi".
Sono uscito di casa, sentendomi ancora più confuso di prima. Non sapevo cosa pensare di quella notte, di mia zia, di me stesso. Sapevo solo che nulla sarebbe stato più come prima…
Appena arrivato trovai la tavola preparata e dopo aver mangiato e chiacchierato un po', il discorso cadde sulla sua paura. Mi confessò di sentirsi persa e vulnerabile da sola in quella grande casa. I suoi occhi brillavano stranamente mentre mi chiedeva se mi andava di fermarmi a dormire da lei, aggiungendo che avrebbe preparato un lettino nella stanza attigua alla sua e avrebbe avvisato mio padre che passavo lì la notte.
Ero un ragazzo giovane, un'età in cui l'imbarazzo si mescola all'eccitazione. Mi sono sentito lusingato da questa sua richiesta, un brivido mi è corso lungo la schiena.
Mi ha preparato un lettino in soggiorno, mi aveva messo sul cuscino il pigiama di suo figlio che era al militare, ma poi, mentre stavo per addormentarmi, è tornata in camera mia. La sua figura controluce era avvolta nell'ombra, era in vestaglia da notte, ma la sua voce era chiara e decisa: "Scusa, non riesco a dormire da sola. Ti dispiacerebbe se ti chiedessi di venire a dormire nel mio letto?".
Il cuore ha iniziato a battere forte, mi vergognavo da morire. Mi sono alzato e l'ho seguita nella sua stanza. Il profumo di gelsomino che aleggiava nell'aria mi ha inebriato. Mi sono infilato nel suo letto, cercando di starle il più lontano possibile. Ma lei si è avvicinata, mi ha abbracciato a cucchiaio da dietro e mi ha chiesto se avevo freddo e se volevo essere riscaldato.
Ero confuso, eccitato, un mix di emozioni che non sapevo gestire. Il suo pube premeva sulle mie chiappe e il suo seno sulle spalle. Il suo corpo caldo e morbido contro il mio, il suo respiro sul mio collo... Mi sono sentito strano, un desiderio che non avevo mai provato prima.
In quella posizione, iniziai ad eccitarmi, e lei sicuramente se ne accorse. Si alzò e andò in bagno, lasciando la porta socchiusa. Volevo sbirciare, ma non riuscii a vedere niente. Sentii la sua pipì scendere e subito dopo l'acqua scorrere nel bidet. Ero tentato di alzarmi per spiarla, ma mi trattenni. Ero incredibilmente eccitato. Notai, mentre usciva dal bagno, che aveva una vestaglia addosso senza intimo, e controluce si vedevano le forme.
Ritornò a letto e riprese la stessa posizione. Mi chiese se l'avessi spiata e gli dissi che non mi sarei mai permesso, era pur sempre mia zia.
"Lo so che mi hai spiata", disse con un sorriso malizioso. "Non ti preoccupare, non mi offendo".
Mi sentii ancora più in imbarazzo, ma anche eccitato. Non sapevo cosa dire.
"Se vuoi, puoi spiarmi anche adesso", aggiunse, sbottonando la vestaglia.
Il mio cuore iniziò a battere a mille. Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo. Mia zia, la donna che avevo sempre visto come una figura materna, si stava offrendo a me.
"Non... non posso", balbettai. "Sei mia zia".
"E allora?", rispose lei, "sono troppo brutta e vecchia? Guardando in giù non credo..." Non sapevo cosa fare. Ma una cosa era certa: non volevo che quel momento finisse.
"Non avere paura", sussurrò lei, stringendomi ancora più forte. "Lasciati andare".
Le sue parole mi diedero il coraggio di cui avevo bisogno. Mi girai lentamente e la baciai. Era un bacio timido all'inizio, ma poi divenne più appassionato. Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi i capelli, il collo, il petto.
"Sei così bello", mi disse, con la voce roca.
Non sapevo cosa rispondere. Ero sopraffatto dalle emozioni.
Ma una cosa era certa: volevo stare con lei.
Eravamo l'uno nelle braccia dell'altra, i nostri corpi si fondevano in un desiderio irrefrenabile. Non mi ero mai sentito così, così eccitato, così... libero.
Adesso ero io a cucchiaio dietro di lei, si tolse la vestaglia da notte e io il pigiama, rimasi in slip dalla vergogna, ma lei si girò e me li tolse. Era il mio sesso che premeva su di lei ora.
Quella notte i nostri corpi si sono fusi in un'esplosione di desiderio, un vortice di emozioni che non sapevo di poter provare. Le sue mani mi accarezzavano con passione, il suo respiro si faceva sempre più affannoso, i nostri gemiti si confondevano in un'armonia primordiale.
Mi sono abbandonato al piacere, lasciandomi trasportare in un mondo di sensazioni sconosciute. Il suo corpo caldo e sensuale, le sue curve morbide e accoglienti, il suo profumo inebriante... tutto mi eccitava, mi rapiva, mi spingeva a desiderarla sempre di più.
Eravamo persi l'uno nell'altra, i nostri corpi intrecciati in un groviglio di passione. Non riuscivo a credere che stessi vivendo tutto questo con mia zia, la donna che avevo sempre considerato un punto di riferimento, una figura materna. Eppure, in quel momento, ogni inibizione era caduta, ogni barriera era stata abbattuta.
Il tempo sembrava fermarsi, esistevano solo noi, le nostre emozioni, il nostro desiderio. Le sue labbra mi cercavano con avidità, le sue mani mi stringevano con forza, il suo corpo si muoveva sinuoso sotto il mio.
Raggiungemmo l'apice del piacere insieme, un'onda di calore e di emozione che ci travolse completamente. Ci abbandonammo esausti tra le lenzuola, i nostri respiri ancora affannosi, i nostri cuori che battevano all'impazzata.
Dopo qualche istante di silenzio, mia zia mi strinse a sé, sussurrando parole dolci e appassionate. Mi sentivo felice, appagato, completo. Quella notte aveva cambiato per sempre il nostro rapporto, aprendo un nuovo capitolo nella nostra storia.
Al mattino, quando mi sono svegliato, mia zia era già in piedi. Mi ha sorriso, dandomi un bacio sulla guancia. "Buongiorno, dormiglione svegliati che devi andare a lezione", mi ha detto con un tono dolce e malizioso.
Mi sono alzato dal letto, sentendomi strano, quasi confuso. Non sapevo come comportarmi dopo quello che era successo la notte prima. Mia zia sembrava tranquilla, serena, come se nulla fosse cambiato.
"Ti ho preparato la colazione", mi ha detto, indicando il tavolo in cucina. "Vieni, ti aspetto".
Mi sono seduto a tavola, cercando di non incrociare il suo sguardo. Ero imbarazzato, agitato, pieno di dubbi.
"Tutto bene?", mi ha chiesto mia zia, notando il mio turbamento.
"Sì, tutto a posto", ho risposto, cercando di sembrare naturale. "Ho solo dormito male".
Mia zia mi ha sorriso, senza aggiungere altro. Abbiamo fatto colazione insieme, parlando del più e del meno, di qualche gossip che lei voleva che venissi a conoscenza e così facendo stuzzicava le mie curiosità come se fossimo due amici intimi, senza alcun segreto.
Dopo colazione, mi sono alzato per andare via. "Devo tornare a casa", ho detto. Devo andare a lezione e sono uscito prima che mio zio rientrasse da lavoro.
Mia zia mi ha accompagnato alla porta, abbracciandomi calorosamente. "Grazie per essere stato qui", mi ha detto. "Mi hai fatto compagnia".
"Grazie a te", ho risposto, baciandola sulla guancia. "Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi".
Sono uscito di casa, sentendomi ancora più confuso di prima. Non sapevo cosa pensare di quella notte, di mia zia, di me stesso. Sapevo solo che nulla sarebbe stato più come prima…
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