Il mare per me...
di
angy71
genere
confessioni
Ora so che non tornerai più da me: quella foto che ti ho inviato con quei due avvinghiati in acqua ti ha spaventato. Ti ha suggerito l’idea che volessi altro dal sesso: avrai mica pensato che volessi lasciare mio marito per te?
Beh, lascia che ti tranquillizzi: non è così!
Ma resta il fatto che tutte le fantasie erotiche immaginate su te rimarranno tali e non sai quanto ciò mi avvilisce.
Respiravo già il tuo odore e vivevo, anzi vivo, in una continua eccitazione perché sapere che mi vuoi, anzi volevi, mi dà una adrenalina che erano anni che non sentivo nonostante l’amore di mio marito.
Ho bisogno di passione, di essere presa con desiderio, di sentirmi dire frasi assurde, tipo “di chi sono queste tette?”, tra gemiti e risatine.
Non mi manca quel rituale ginnico che è lo scopare tra marito e moglie: senza baci, senza lingua, senza mani vogliose di cose nuove.
Non saresti stato l’amore della mia vita, ma colui che mi riporta a riscoprire i miei sensi abbandonati in un angolo remoto del mio corpo, ma immagino che non ti farai più sentire e io non potrò dirti che cosa rappresenti quella foto per me.
Amo il mare e amo starci dentro: l’acqua alleggerisce il mio corpo e le mie enormi tette stanno finalmente sollevate senza quella morsa del reggiseno.
L’acqua fredda mi indurisce i capezzoli che diventano due chiodi e tutto ciò mi eccita e se c’è mio marito con me, gli vado vicino con l’intento di farmi toccare. Ma non lo fa. Allora sono io che lo abbraccio così da mettergli il seno praticamente in bocca perché voglio che mi desideri: ma è come scuotere un masso.
So che se ci fossi tu in acqua con me mi avresti abbracciato da dietro, preso le mie tette con forza tra le tue mani e il tuo membro duro me lo avresti schiacciato addosso, perchè sentissi tutta la tua eccitazione.
Abbracciati così, avremmo passeggiato un po’ con l’acqua fino alle spalle così da non far vedere ad occhi indiscreti l’operare indecente delle nostre mani, e avremmo riso di quello che stavamo facendo come due bambini intenti a combinare un guaio.
Mi avresti baciato il collo, le spalle e torturato piano piano i capezzoli e così, eccitata come non mai ti avrei guidato dietro gli scogli, lì c’è sempre poca gente, e addossata ad uno di questi ti avrei lasciato fare.
Che sensazione meravigliosa: bagnata, il sole caldo, e tu addosso con il tuo corpo caldo e umido e le nostre bocche a scambiarsi baci e morsi.
La tua lingua è come una doccia che lava via il sale dalla pelle: parte dalle labbra, poi sul collo e infine tra il solco dei seni dove disegna rettilinei di piacere infinito, mentre le dita continuano a stuzzicare i capezzoli che tra i brividi di freddo e eccitazione non potrebbero essere più turgidi: quasi mi fanno male.
Ma è un male dolcissimo e anziché farti smettere perché potrebbero anche vederci, con un filo di voce sussurro “ancora” e allora provi a mettere una mano sotto all’interno del costume per massaggiare la mia fica che esplode di umori, ma non voglio; così persa voglio soddisfare te!
Ti prendo il cazzo in mano e lentamente inizio a segartelo: nonostante l’acqua fredda del mare lui è veramente duro, tanto che penso “se adesso perde l’equilibrio e scivola, se lo rompe sullo scoglio”; e rido e mi chiedi perché: permaloso come sei avrai pensato che avessi qualcosa da ridire sul tuo membro.
Rilassati: mi piace e se non fosse che devo stare in piedi su questo scoglio, te lo prenderei in bocca.
Ma tu continua a baciarmi scemo, che più sono coinvolta e più aumento il ritmo sul tuo Lui, come lo chiami tu, che alla fine esplode schizzandomi sul seno.
Ora che non sono più concentrata su te, sento sempre più forti le pulsazioni della mia fica che sembra voglia urlare “datemi soddisfazione”; ma tu lo sai perché mi senti premere il bacino contro il tuo e senza che dica nulla mi penetri con le dita.
Vai dal buchino alla clitoride e vorresti fare questa passeggiata più volte per mandarmi fuori di testa, ma io già lo sono e sento esplodere l’orgasmo poco dopo; vorrei trattenerlo, farti durare a lungo, ma non ci riesco e a malapena trattengo un urlo di piacere che tu prontamente stoppi con la tua bocca.
Infinite scosse mi attraversano e al culmine con un gesto veloce ti levo via la mano perché anche il piacere ha un limite: e tu mi hai portato fin lì.
Vedi scemo: questo è tutto ciò che quella foto mi ha ispirato perché da sempre il mare ha su di me suggestioni erotiche, mi conduce a fantasie quasi inconfessabili e speravo che su te esercitasse le stesse emozioni…evidentemente hai travisato.
Beh, lascia che ti tranquillizzi: non è così!
Ma resta il fatto che tutte le fantasie erotiche immaginate su te rimarranno tali e non sai quanto ciò mi avvilisce.
Respiravo già il tuo odore e vivevo, anzi vivo, in una continua eccitazione perché sapere che mi vuoi, anzi volevi, mi dà una adrenalina che erano anni che non sentivo nonostante l’amore di mio marito.
Ho bisogno di passione, di essere presa con desiderio, di sentirmi dire frasi assurde, tipo “di chi sono queste tette?”, tra gemiti e risatine.
Non mi manca quel rituale ginnico che è lo scopare tra marito e moglie: senza baci, senza lingua, senza mani vogliose di cose nuove.
Non saresti stato l’amore della mia vita, ma colui che mi riporta a riscoprire i miei sensi abbandonati in un angolo remoto del mio corpo, ma immagino che non ti farai più sentire e io non potrò dirti che cosa rappresenti quella foto per me.
Amo il mare e amo starci dentro: l’acqua alleggerisce il mio corpo e le mie enormi tette stanno finalmente sollevate senza quella morsa del reggiseno.
L’acqua fredda mi indurisce i capezzoli che diventano due chiodi e tutto ciò mi eccita e se c’è mio marito con me, gli vado vicino con l’intento di farmi toccare. Ma non lo fa. Allora sono io che lo abbraccio così da mettergli il seno praticamente in bocca perché voglio che mi desideri: ma è come scuotere un masso.
So che se ci fossi tu in acqua con me mi avresti abbracciato da dietro, preso le mie tette con forza tra le tue mani e il tuo membro duro me lo avresti schiacciato addosso, perchè sentissi tutta la tua eccitazione.
Abbracciati così, avremmo passeggiato un po’ con l’acqua fino alle spalle così da non far vedere ad occhi indiscreti l’operare indecente delle nostre mani, e avremmo riso di quello che stavamo facendo come due bambini intenti a combinare un guaio.
Mi avresti baciato il collo, le spalle e torturato piano piano i capezzoli e così, eccitata come non mai ti avrei guidato dietro gli scogli, lì c’è sempre poca gente, e addossata ad uno di questi ti avrei lasciato fare.
Che sensazione meravigliosa: bagnata, il sole caldo, e tu addosso con il tuo corpo caldo e umido e le nostre bocche a scambiarsi baci e morsi.
La tua lingua è come una doccia che lava via il sale dalla pelle: parte dalle labbra, poi sul collo e infine tra il solco dei seni dove disegna rettilinei di piacere infinito, mentre le dita continuano a stuzzicare i capezzoli che tra i brividi di freddo e eccitazione non potrebbero essere più turgidi: quasi mi fanno male.
Ma è un male dolcissimo e anziché farti smettere perché potrebbero anche vederci, con un filo di voce sussurro “ancora” e allora provi a mettere una mano sotto all’interno del costume per massaggiare la mia fica che esplode di umori, ma non voglio; così persa voglio soddisfare te!
Ti prendo il cazzo in mano e lentamente inizio a segartelo: nonostante l’acqua fredda del mare lui è veramente duro, tanto che penso “se adesso perde l’equilibrio e scivola, se lo rompe sullo scoglio”; e rido e mi chiedi perché: permaloso come sei avrai pensato che avessi qualcosa da ridire sul tuo membro.
Rilassati: mi piace e se non fosse che devo stare in piedi su questo scoglio, te lo prenderei in bocca.
Ma tu continua a baciarmi scemo, che più sono coinvolta e più aumento il ritmo sul tuo Lui, come lo chiami tu, che alla fine esplode schizzandomi sul seno.
Ora che non sono più concentrata su te, sento sempre più forti le pulsazioni della mia fica che sembra voglia urlare “datemi soddisfazione”; ma tu lo sai perché mi senti premere il bacino contro il tuo e senza che dica nulla mi penetri con le dita.
Vai dal buchino alla clitoride e vorresti fare questa passeggiata più volte per mandarmi fuori di testa, ma io già lo sono e sento esplodere l’orgasmo poco dopo; vorrei trattenerlo, farti durare a lungo, ma non ci riesco e a malapena trattengo un urlo di piacere che tu prontamente stoppi con la tua bocca.
Infinite scosse mi attraversano e al culmine con un gesto veloce ti levo via la mano perché anche il piacere ha un limite: e tu mi hai portato fin lì.
Vedi scemo: questo è tutto ciò che quella foto mi ha ispirato perché da sempre il mare ha su di me suggestioni erotiche, mi conduce a fantasie quasi inconfessabili e speravo che su te esercitasse le stesse emozioni…evidentemente hai travisato.
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