Pioggia di maggio
di
Bafled1
genere
feticismo
«Speriamo che giornate del genere non siano in calendario per altri due mesi.» imprecò fra sé Giulia in quel mercoledì di maggio.
Partita la mattina da Parigi, era atterrata in Italia da qualche ora, e adesso si trovava nella stazione ferroviaria, con appuntamento nell’appartamento di Francesco di lì a poco. Un temporale torrenziale si stava riversando sulla città in quella che ormai sembrava essere una consuetudine del periodo primaverile.
La temperatura fuori sarebbe stata anche gradevole, ma le raffiche di vento e le secchiate d’acqua che all’improvviso cadevano dal cielo rendevano la permanenza all’esterno un’esperienza al dir poco frustrante e spiacevole.
Sotto la tettoia al di fuori della stazione, Giulia prese il pacchetto di tabacco, la cartina, e minuziosamente cominciò a modellare la sua sigaretta. In strada non c’era anima viva al di fuori di qualche automobilista che attendeva con impazienza il verde al piccolo incrocio nei pressi della ferrovia.
«E adesso come cazzo faccio ad arrivare da Francesco senza annegare?». La distanza da percorrere per l’appartamento del suo amico era all’incirca di un chilometro. Strada percorribile in 15 minuti senza grossi problemi col bel tempo, un’odissea quel giorno, per lo più con il trolley. Il fidato ombrello tascabile lillà che Giulia aveva con sé da 5 anni buoni avrebbe dovuto combattere non poco per riuscire a reggere la violenza della tempesta in corso.
Tra una boccata e l’altra estrasse il cellulare e cominciò a digitare.
«Sarò da te in 20 minuti se il diluvio non mi trascina via.»
Francesco lesse con un mezzo sorriso il messaggio. Erano passati mesi dall’ultima volta che aveva visto Giulia, tornata a casa per le festività natalizie. I due erano sempre stati legati da una forte amicizia, ma Francesco coltivava per lei qualcosa in più. Non era amore, le loro vedute e i loro caratteri erano troppo incompatibili, ma mera attrazione fisica.
1,70 di altezza, capelli biondi sfumati con qualche ciocca di castano, occhi azzurri e figura esile. Una bella ragazza sulla trentina per i più, ma a Francesco accendeva un fuoco interiore, un istinto animale di vederla nuda e di averla.
Anche lui rientrava nella media. 1,80 per 80 kg, capelli castani lisci discretamente lunghi e un po’ di pancetta dovuta all’avvicendarsi dei 30 anni e alla sedentarietà del lavoro d’ufficio.
«Porco schifo qua c’è da ringraziare se non affogo.»
La pioggia continuava incessante a battere sul piccolo ombrello che tentava l’ardua impresa di tenere asciutta Giulia. Mancavano poche centinaia di metri all’appartamento di Francesco e ormai l’epopea sembrava essere destinata al successo. Le copiose pozzanghere avevano teso numerosi agguati alla ragazza, alcuni di loro cogliendo nel segno. Le converse rosse, ormai bordeaux, imbarcavano acqua a rotta di collo.
Sotto al palazzo, cercò a tentoni il citofono dell’amico che tempestivamente apri la porta e la fece salire al sicuro dalle intemperie.
«Se ogni volta che torni in Italia porti questo meteo sarà meglio razionare le tue rimpatriate.» salutò Francesco spalancando la porta dell’appartamento.
«Una decisione da ponderare seriamente.» disse Giulia abbracciandolo.
Il busto, coperto da un maglione viola, e i capelli erano rimasti quasi incolumi dalle bordate d’acqua, i jeans con taglio alla caviglia avevano accusato il colpo nei soli dieci centimetri dalla estremità inferiore, mentre le scarpe e i calzini avevano dovuto soccombere alla potenza dell’acqua e dei rigagnoli formatisi in strada.
Prima di entrare in casa, Giulia si tolse le scarpe e i calzini, e si diresse verso il bagno: «Vado a darmi una lavata ai piedi, c’è una quantità di fango in strada impressionante.» scherzò prima di sparire dietro la porta della toilette.
Francesco porto dentro la valigia e accomodò le Converse e i calzini grigi a linee viola sul termosifone, per asciugarli.
Riempì il bollitore e attese che la sua amica tornasse in salotto.
Giulia riemerse indossando le ciabatte da piscina di Francesco. I jeans stavano in parte riprendendo il loro colore naturale e le caviglie scalze rivelavano una cavigliera con un delfino in argento che addobbavano la gamba sinistra.
Francesco per un attimo si estraniò. Una piccola fuga dal mondo che gli fece dimenticare il sobbollire dell’acqua.
«Non diventerà più calda di così.» lo riportò alla realtà Giulia.
Dio se era già fin troppo eccitato, oltre ogni ragionevolezza apparente. La voglia di lei stava già crescendo in quello che ormai era abituato a considerare un desiderio destinato ad essere impossibile da appagare.
Non erano le sue tette, di terza, né il suo culo alto a raddrizzargli il cazzo. Erano i suoi piedi di misura 36.
Si era reso conto solo recentemente della sua attrazione per quella parte del corpo. Un feticismo che era andato maturandosi nel corso del suo periodo da ventenne. Forse erano stati proprio i piedi di Giulia, con cui lo stuzzicava giocosa in spiaggia qualche anno prima, a dare il via a questa sua perversione. Un sogno erotico rimasto tale.
Con due tazze di tè verde, il preferito di lei, passarono un paio d’ore ad aggiornarsi sulle rispettive vite. Il lavoro, le uscite con gli amici, qualche film e lettura interessante. La conversazione più tipica tra persone che possono sedersi attorno ad un tavolo vis-a-vis solo per qualche rara occasione all’anno.
Giulia aveva cambiato Cafè e ora preferiva di gran lunga la sua vita da cameriera rispetto alla merda che aveva dovuto ingoiare nel suo impiego precedente all’agenzia di consegne. Francesco era ormai assuefatto dalla vita d’ufficio e dall’iter perentorio, costante e ripetitivo, delle pratiche assicurative di cui si occupava. Entrambi non uscivano molto ne godevano della spiccata socialità della loro ancora giovane età. Introversi, preferivano di gran lunga perdersi nei propri pensieri e immergersi in viaggi avventurosi tra le pagine di un libro fantasy, che vivere la “vida loca”, così alla moda fra i loro coetanei. Una a Parigi, l’altro ad Asti, entrambi vivevano soli nel proprio piccolo appartamento. Due bilocali che avevano imparato a chiamare casa.
Il pomeriggio volgeva al termine e la luce naturale cominciava a perdere terreno in favore del primo buio. Il temporale non aveva parvenza ad attenuarsi, ma il ticchettio incessante della pioggia creava un sottofondo niente male, dopo tutto.
Per cena Francesco aveva preparato in mattinata uno stufato. Ora non rimaneva che riscaldare la pentola e arrostire al forno le patate. Nell’attesa, i due continuarono a parlare accompagnati dal loro fedele Spritz. Ora si dibatteva sui pro e contro di acquistare un account di video streaming condiviso. Una discussione piuttosto animata, ingigantita dall’alcol. Niente di serio, comunque, e in poco tempo la fame chiamò e i due sedettero a tavola.
Tra una forchettata e l’altra Giulia ricevette una telefonata dal padre. Pessima abitudine quella di stare al cellulare mentre si è a tavola, ma quando si tratta di un genitore, che vede la propria figlia così raramente, si fa un’eccezione.
Mentre lei era al telefono, Francesco per rispetto si uni alla sua attesa per continuare a mangiare e allontanò di poco la sedia dal tavolo, per accomodarsi meglio e darsi una allungata alle gambe.
Non poté fare a meno di far giungere lo sguardo sul piede nudo pendolante in aria di Giulia, con la sua seduta a gambe accavallate. La ciabatta era stata abbandonata sul pavimento, lasciandolo libero di dondolarsi. Quel movimento ritmico e lento ipnotizzò Francesco per un attimo.
Si ritrovò per l’ennesima volta a chiedersi del perché di una simile attrazione. Passi quella per l’amica conosciuta da anni, ma quella nei confronti dei suoi piedi erano qualcosa che andava ben oltre ogni tipo di spiegazione razionale che ci si azzardasse a ipotizzare. Cosa sono i piedi? L’estremità degli arti inferiori, mani incapaci di qualsivoglia azione, la base del nostro corpo. Spesso nascosti, maltrattati, parti degne di poca cura che non dovrebbero meritare particolare attenzione se non per la correttezza della loro funzione meccanica.
Eppure, Francesco non riusciva a liberarsi dalla loro chiamata ammaliante. Qualcosa lo eccitava in quella sinuosità di forme, in quella nudità gratuita e a volte rivelata, in quella correttezza geometrica. Giulia aveva la configurazione delle dita dei piedi “egiziana”, secondo quanto dicevano gli “esperti” su internet, dove le dite sporgevano in proporzione alla loro posizione: l’alluce per primo, fino ad arrivare al migliolino, il meno esposto di tutti.
«Si papà, ti scrivo domattina quando parto. Buonanotte.»
Giulia si scusò e fini il suo piatto, ormai intiepidito. Mentre Francesco lavava i piatti, Giulia si rollò una sigaretta e uscì a fumarla nel piccolo balcone dell’appartamento che affacciava sul cortiletto interno. Lo scroscio, ormai all’asciutto e al calduccio in casa, la rilassava. La luce diurna aveva perso la battaglia e si era ritirata dinanzi al buio che ormai regnava all’esterno.
Una volta rientrata Giulia, i due decisero che potevano dare un piccolo break alle loro interminabili conversazioni, che conducevano su qualsiasi tema, guardando una delle loro serie preferite: Friends.
Una trasmissione che li aveva accompagnati nella loro crescita e che non li annoiava mai, anche dopo aver rivisto tutti gli episodi plurime volte. C’era qualcosa di confortante in quel piccolo mondo di amici, qualcosa che forse appagava il bisogno di socialità di Giulia e di Francesco, troppe volte insoddisfatto nella vita reale per le strambe dinamiche della loro vita.
A gambe incrociate lui, appollaiata con le gambe piegate nella sua direzione lei, entrambi guardavano la tv di fronte a loro dal divano color perla. La stanza era sommersa dall’oscurità, unica eccezione lo schermo a 44 pollici che carpiva la loro attenzione.
«Lo deve per forza fare di proposito.» penso Francesco notando per l’ennesima volta i piedi di lei, così diabolicamente rivolti verso di lui, così vicini.
«Me li sta guardando di nuovo.» sospettò Giulia. «Devono essere proprio spettacolari se ogni volta non riesce a fare a meno di guardarli. Chissà cosa cavolo ci troverà.». Da tempo ormai si era resa conto che Francesco provasse per lei una sorta di attrazione fisica. Era nei suoi modi di fare, nelle reazioni che vedeva nel suo volto mentre lo abbracciava, o gli sguardi imbarazzati mentre lei si cambiava senza pudore di fronte a lui mentre erano in piscina o per quelle poche giornate al mare durante l’estate. Nel tempo aveva anche intuito che i suoi piedi fossero particolarmente magnetici per lui. Non era accaduto solo quella sera che si accorgesse dell’attenzione di Francesco per quella parte di lei. Non aveva mai detto nulla per non creare un inutile imbarazzo all’amico di sempre, ma anche perché in fondo la cosa non le dispiaceva. Al contrario, in un certo senso apprezzava che la persona con cui aveva speso così tanto tempo assieme la apprezzasse anche dal punto di vista fisico. Anche lei in tutta onestà aveva avuto delle fantasie non propriamente pure nei suoi confronti. Non era capitato di rado che, mentre era sola a letto, guidasse le sue dita verso il basso pensando a lui.
Ogni tanto si chiedeva però cosa avessero di speciale i suoi piedi. Certo, erano belli: niente alluce valgo, niente calli… insomma per lei era tutto quello che ci potesse essere in termini estetici. Non riusciva davvero a comprendere quali fossero le ragioni per tale ammirazione. Aveva deciso che sarebbe uscita allo scoperto per sopperire a quel dubbio. D’altronde non era cosa poco comune quella del feticismo per i piedi. Il rapporto fra i due amici non poteva certo essere messo alla prova per una stupidaggine così insignificante; ne avrebbero parlato, lui si sarebbe imbarazzato, ma poi ne avrebbero scherzato e riso su, come sempre accadeva.
«Ehi.», cominciò.
«Mh?» rispose distratto.
«Posso chiederti una cosa?»
«Lo fai abbastanza spesso e di solito non chiedi il permesso prima. Vai.»
«Hai ragione, ma ho un dubbio. Non voglio metterti in imbarazzo, quindi tratta la cosa con scioltezza, perché io intendo farlo in quel modo.»
«Ok?»
«Ma ti piacciono i piedi?» disse senza esitare troppo.
La domanda lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Non si era certo immaginato di dover affrontare una conversazione simile con lei. Si era resa conto di come glieli guardava? Era stato troppo indiscreto nei suoi fugaci sguardi mentre lei sembrava non accorgersene?
Qualunque fosse la ragione le aveva fatto la domanda e in un modo o nell’altro doveva risponderle. Era davvero stressato. Aveva cominciato a sudare copiosamente dalle mani e non aveva idea di come affrontare la cosa.
«Cazzo devi dirle qualcosa.» disse a sé stesso mentre si rifiutava di guardare Giulia che pazientemente lo fissava in attesa di una risposta.
Si fece coraggio: “Ma che cazzo di domanda è?!»
«E’ solo una domanda. Ti eccitano i piedi?»
«Giulia ma che cazzo stai dicendo! Dai non fare la cretina che Ross sta per chiedere a Rachel di sposarlo!»
Prima stagione, una scena che entrambi conoscevano a memoria.
«Fra ci conosciamo da tutta la vita, penso che possiamo essere in grado di affrontare argomenti del genere senza problemi. Cristo abbiamo trent’anni! Su, rispondimi!»
Aveva deciso che non aveva senso mentirle. Lei era già consapevole della risposta, quindi, era inutile costruire indifendibili teatrini affermando il contrario.
«Sì.» disse.
«E questo già lo sapevo, quindi non farti problemi inutili. Voglio solo capire. So bene che ti piacciono anche i miei. Dovresti badare con maggiore attenzione su cosa fissi lo sguardo e soprattutto dovresti provare a capire se c’è qualcuno che se ne sta accorgendo!» concluse ridendo.
Francesco era rosso fuoco in volto. Non pensava che lei sarebbe riuscita a fargli provare un simile imbarazzo, anche in considerazione delle figure barbine a cui lei li esponeva spesso in pubblico. Dinamica a cui lui aveva imparato ad abituarsi.
«Ok, va bene, mi hai beccato. Cosa vuoi sapere?» disse sconsolato.
«Cosa ci trovi?»
«Ma che minchia ne so?!?!?»
Lei stava davvero girando il dito nella piaga. Spiegare razionalmente la sua eccitazione era già impossibile verso sé stesso, figuriamoci agli altri.
«Voglio dire, ci sarà un motivo per cui ti piacciono così tanto. Che tipi ti piacciono? Ti piacciono di tutti i tipi?»
«Ma io non lo so! Spesso mi chiedo anche io che tipo di animale possa essere per avere un’erezione per qualcosa così. Non lo so e basta. Non è qualcosa a cui sono attratto intenzionalmente per motivi razionali.»
«Ok, ti piacciono tutti,»
«No,»
«Quali?»
«Quelli come i tuoi…»
«Ho capito, ma solo i miei?! Sono così fortunata?” lo canzonò. “Sporchi, puliti, unghie con lo smalto bianco…?»
«Mi piacciono puliti, se è questo che intendi. Curati… ma poi non penso che siano solo i piedi in sé. Penso ci sia qualche sorta di attrazione alla donna a cui appartengono e…»
Si era reso conto troppo tardi dell’errore. La voce gli morì in gola, ma il danno ormai era fatto. Lei era rimasta impassibile. Lo guardava sorridendo senza aver mutato di una virgola la sua espressione.
«In effetti sono molto scopabile, non mi stupisce faccia questo effetto anche su di te.» disse Giulia ridendo.
Era davvero troppo. Non voleva rimanere su quel divano (o in quella stanza a dire il vero) un secondo di più. Si alzo per andare a preparare altri due Spritz.
Giulia non intendeva mollare la presa.
«Ok, quindi ti eccitano, chiaro. Ti seghi pensando ai miei piedi?»
«No adesso basta. C’è un limite a tutto, smettile con queste domande da deficiente e fammi finire questo cazzo di episodio in pace.»
«Ma smettila, stiamo solo parlando. Ti ho già detto che non mi infastidisce. E poi, quando ti meni l’uccello puoi pensare a cosa vuoi, ero solo curiosa.»
Fanculo non ne poteva più. Tanto valeva rispondere e mettere questa maledetta discussione alle spalle e non pensarci più.
«Si, è capitato. Adesso però basta.»
Soddisfatta, fece un breve risolino e per un po’ tacque e riprese a guardare il nuovo episodio, appena iniziato.
Francesco finalmente ebbe un attimo di respiro. Finito quello scambio, che mai avrebbe pensato di avere, si sentì più leggero vedendo uno dei classici litigi tra Joey e Chandler.
La quiete tuttavia durò poco. Non passò molto prima che Giulia tornasse all’attacco con le sue domande.
«Ma esattamente a cosa pensi?»
«C’è la pubblicità, cosa dovrei pensare esattamente?»
«Sai a cosa mi riferisco. Quando… Si, insomma… Quando ti fai una sessione con Federica?»
«Oh. Santa. Madonna.»
«Eddai rispondi.»
«E poi l’ossessionato sarei io?»
«Va beh, non capita tutti i giorni di sentire che qualcuno si seghi pensando ai miei piedi… di solito è il culo.» Disse Giulia, sembrando seriamente incuriosita.
«Mio Dio quanto sei sottile.» sottolineò Francesco sarcastico.
«Va bene ma voglio dire, cosa immagini? Cioè, pensi solamente a loro e basta?»
«Non vedo perché dovrei dire a te cosa immagino in quel momento.»
«Quanto la fai lunga. Su, sai che se mi ci metto sono una rompicoglioni»
Mentre la guardava sorseggiare lo Spritz, Francesco sapeva che non c’era modo di uscire da quel ginepraio. C’erano solo due strade, mentire o raccontare la verità.
Optò per la seconda: “Dipende… Toccarli, leccarli, averli in faccia mentre mi seghi e poi, nel caso non fosse abbastanza ovvio: footjob.»
«Ahahah, ma scusa… non scopiamo, cioè proprio solo i piedi? E io cosa faccio?»
«Ti masturbi o mi fai un lavoro di mano e, si, poi in genere scopiamo.»
«Beh dai ci sta…quindi ti piace anche toccarli!»
«Si.»
«E perché cazzo non lo hai detto prima?!?! Tutto questo tempo potevo avere qualcuno che mi faceva i massaggi ai piedi gratis e non lo sapevo.»
«Eh, il mondo è ingiusto» disse lui.
Giulia era davvero dibattuta. Voleva davvero aprire a quel tipo di rapporto con Francesco? Non avrebbe rovinato la loro amicizia? Valeva la pena anche solo pensare ad una cosa così stupida? Tuttavia, trovava l’idea di essere in qualche modo “divinizzata” terribilmente eccitante. Già immaginava di vedere il cazzo duro di Francesco mentre si strusciava sui suoi piedi. Non ci volle molto perché là sotto l’atmosfera si inumidisse. Doveva solo prendere la decisione e tutte le elucubrazioni fino a quel momento sarebbero evaporate.
I fumi dell’alcol la agevolarono nella scelta delle successive parole che pronunciò.
«Beh… Sono lì, perché non me li massaggi?»
«Ma neanche per idea!»
«Qual è il problema!??!? È una cosa che ti eccita e a me certamente non dispiace dopo la traversata infernale di questo pomeriggio.»
«Noi non siamo questo… Non roviniamo le cose.»
«Non fare il bambino… E poi, perché no? Facciamo praticamente tutto assieme!»
Dio se Francesco voleva accettare. Aveva sperato in un momento simile per fin troppo tempo. Eppure, ora esitava. Era davvero pronto a mettere a nudo il suo lato più bestiale con l’amica da sempre, quella che lo aveva visto crescere?
Esercizi di razionalità che non bene si accordavano con la dose d’alcol che aveva in corpo o con l’eccitazione animale che lo stava a poco a poco sopraffacendo.
«Ok.»
Lo schermo stava ormai mandano in onda il quarto episodio della serie quando Francesco si avviò all’operazione tanto discussa tra i due.
Giulia sembrò finalmente rilassarsi. Riprese a prestare attenzione alla tv.
L’eccitazione di Francesco stava ormai crescendo in maniera esponenziale. Continuare a toccare quanto aveva solo sognato nei momenti per sé stesso non gli sembrava ancora vero. Non passò molto prima che un fin troppo evidente rigonfiamento si formasse ed emergesse dai pantaloni.
Non aveva neanche più senso nasconderlo ormai. Cristo le aveva detto che si masturbava pensando a lei! Non poteva certo un’erezione essere per Giulia una sorpresa in un momento del genere.
Prontamente lei se ne accorse.
«Cavolo ho davvero dei piedi fenomenali, forse dovrei aprire un OnlyFans.»
«Io voglio la sottoscrizione gratis» scherzo lui.
«Tu puoi avere di più, una specie di servizio premium diciamo…»
Francesco non capiva cosa intendesse.
Per Giulia ormai era il dado era tratto, perché non divertirsi un po’? Il limite rosso ormai era stato superato e quello che si faceva oltre quel confine aveva ben poca importanza. Vederlo eccitato mentre la toccava, sapere che lui la bramava e la voleva, faceva crescere la sua eccitazione, ma voleva andare oltre. A piccoli passi.
«Sdraiati qui sul pavimento.» disse indicando lo spazio a lei sottostante.
«Perché?»
«Basta domande inutili, fallo e basta.»
Francesco obbedì. Disteso sul pavimento la guardava con gli occhi infuocati dal desiderio.
Lei cominciò a sfilarsi il maglione viola rivelando un reggiseno bianco della perfetta misura che sosteneva e abbracciava le sue tette.
Mentre era a terra, lui non poté che ammirare lo spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
«Allora…» disse lei mentre gettava il maglione in un angolo del salotto.
«”…Toccarli” e quello lo abbiamo fatto, ora passiamo alla prossima…»
Mentre finiva di scandire quelle parole cercò con i suoi piedi la faccia e la bocca di Francesco.
«Ormai non si torna più indietro.» pensò lui cominciando a baciarglieli mentre lei lo guardava con un mezzo sorriso, sovrastandolo dal divano. Il suo cazzo cominciava a fare male, costretto nella gabbia dei suoi pantaloni. A occhi chiusi, senza nemmeno pensarci, mentre aveva le sue dita dei piedi in bocca, Francesco portò la mano nelle mutande.
«Calma, calma… Non corriamo troppo…»
Vederlo così duro stava creando facendo crescere in lei un’eccitazione enorme. Non voleva bruciare le tappe, ma allo stesso tempo non desiderava altro che sgrillettarsi o che lui gliela leccasse quando aveva finito coi suoi piedi.
«Togliti i pantaloni.»
Non era sicuro di aver capito bene. O meglio, non era sicuro che avesse sentito quello che lei avesse effettivamente detto, o quello che lui sperava Giulia dicesse. A questo punto non era più nelle condizioni di pensare lucidamente. Tutto il sangue ormai fluiva nel pisello e questo gli toglieva ogni capacità cognitiva. SI calò i pantaloni color beige .
«E chiaramente, anche le mutande…» continuò lei.
Obbedì alla sua voce perentoria e dal pavimento si sfilò le mutande nere, rimanendo completamente nudo sotto il busto.
Mentre il freddo delle piastrelle brandiva il suo corpo, il cazzo pulsava dritto mentre le sue palle erano rassodate alla sua base.
«Però… potevi dirmelo prima che non eri malaccio la sotto… Continua a baciarmeli…» disse Giulia.
Francesco ormai quasi non la udiva. Era troppo indaffarato a cercare di non masturbarsi selvaggiamente in quel suo paradiso erotico.
Giulia ora non poteva più attendere. Interruppe brevemente la divinazione dei suoi piedi, si divincolò dai pantaloni, rivelando un intimo bianco.
«Niente colori abbinati… Non potevo certo pensare che il programma di oggi era questo!» scherzò mentre spostava il minuscolo strato di tessuto che le proteggeva la vulva.
Cominciò a toccarsi mentre riposizionava i piedi sul volto di Francesco.
«Così però non è giusto.» squittì Francesco.
«Hai ragione… puoi cominciare a toccarlo, ma lentamente! Non voglio che finisca troppo presto…»
Francesco aggrappò con avidità la base del suo pene e piano cominciò a lavorarlo. Non doveva immaginare nulla questa volta. La sua fantasia sessuale si stava consumando davanti ai suoi occhi, in una circostanza che mai avrebbe pensato potesse trasformarsi in realtà.
Non ci volle molto prima che dalla cima del suo glande cominciasse a fuoriuscire copiosamente il liquido pre-eiaculatorio.
«Oddio non pensarci nemmeno di sborrare di già!» Giulia non voleva perdere altro tempo. «I miei piedi saranno anche eccezionali, ma ora è il momento di passare a qualcos’altro.»
Francesco capì e si accovacciò davanti a lei. La vista della figa ormai non poteva più aumentare il suo livello di eccitazione, già all’apice. Delicatamente, sempre con l’uccello in mano, cominciò a baciargliela.
«Bravo…»
La lingua di lui le davano delle piccole scosse elettriche che la facevano involontariamente emettere dei voluttuosi gemiti.
«Smetti di segarti adesso… se fai il bravo alla fine ti do un premio.»
Francesco si adeguò a questo nuovo ordine e mentre continuava con la sua bocca, iniziò a sfregare delicatamente il suo clitoride con le dita.
La tv stava ormai proiettando la seconda stagione della serie. Nello schermo Rachel stava attendendo Ross in aeroporto.
«Dio si!» Giulia era al limite della sopportazione. Francesco non voleva deluderla. Continuò a leccagliela intanto che con la mano cercava uno dei suoi piedi per un bisogno quasi vitale.
Poco dopo lei raggiunse l’orgasmo. Afferrò i capelli di Francesco mentre il suo corpo si contraeva e piano a piano riassestava il suo battito accelerato.
«Sei stato davvero bravo, ora ti meriti la ricompensa Fra… sdraiati di nuovo.»
Mentre gli ridava in pasto il piede destro con il sinistro si fece piano piano strada verso il basso. Non toccò subito l’uccello, ma comincio ad accarezzargli lo scroto.
Francesco non ce la faceva più. La voglia irrefrenabile di menarsi il cazzo tornò a farsi padrona di lui, solo per essere nuovamente rinchiusa da Giulia che prontamente lo ammonì.
«Sei pronto?»
«Si» disse Francesco ansimante.
«Aspetta un attimo.» Giulia si diresse al tavolo del salotto dove recuperò il suo cellulare.
Torno a sedere nella sua postazione, avvio la registrazione di un video.
«Così la prossima volta non dovrai immaginarti nulla…»
Con entrambi gli alluci dei piedi cominciò ad avvolgere il suo cazzo. Li fece scorrere dalla cima fino alla base con un movimento lento e senza fretta.
Passò poi a usare la pianta dei piedi per accarezzare l’uccello duro.
«Serve un po’ di lubrificante.» si limitò a dire mentre riportava i piedi a uno a uno nella bocca di Francesco.
«Tutto dentro, da bravo.»
Inumiditi della saliva di lui cominciò a usarli per fargli una sega.
Lo guardava sorridente mentre sosteneva le gambe per aiutarsi nei movimenti. Un su e giù che a mano a mano accelerava. I piedi stritolavano il corpo del cazzo in quella danza infernale.
L’uccello non ce la faceva più. Lo sperma cominciò a fuoriuscire a fiotti. Nessuna esplosione spettacolare. Pareva al contrario una controllata eruzione vulcanica.
Il liquido si riversò prima sul cazzo e poi cominciò a lambire l’arco dei piedi di Giulia, che non sembrava fermarsi.
La generosa eiaculazione venne accolta da un ghigno di soddisfazione da lei, che decise infine di placare i suoi dannati strumenti erotici.
Friends era uscita ormai da tempo dalla programmazione tv, che ora mostrava un uomo in abito elegante intento a illustrare le previsioni del tempo per il giorno successivo.
Giulia si alzò e , camminando sui talloni, si diresse verso il rotolo di carta assorbente appoggiato sulla mensola del cucinino per ripulirsi dalla essenza di lui.
«A meno che tu non voglia leccare anche il tuo sperma!» lo canzonò mentre completava l’operazione.
Francesco era rimasto muto per gli ultimi dieci minuti. Soddisfatto e provato dall’esperienza che avrebbe ricordato a lungo.
Entrambi raggiunsero il bagno dove, prima una e poi l’altro si diedero una ripulita nel piccolo bidet in marmo e si asciugarono.
Ancora parzialmente nudi, tornarono in salotto. Giulia si distese sul divano dopo aver preso il necessario per rollarsi una sigaretta.
«Non si fuma in casa.» la rimproverò Francesco.
«Sono nuda e fuori c’è il diluvio.»
Lui lascio correre, recuperò una bottiglia d’acqua vuota e si adagiò accanto a lei.
«Fanne una anche per me.»
«Ma non fumi.»
«E’ un’occasione speciale.»
Tra una boccata e l’altra non si scambiarono una parola. La serata ormai era giunta al termine e il giorno dopo Giulia sarebbe ripartita alla volta del capoluogo per andare dal padre.
«Ti è piaciuto?» ruppe lei il silenzio.
«Si… non so quanto possa essere piaciuto a te…» constatò lui.
«L’ho adorato… Forse d’ora in poi tornerò da Parigi con più frequenza, dovremmo farlo più spesso»
«Ogni volta che vorrai un massaggio!» concluse Francesco.
Risero entrambi, godendosi quel momento di leggerezza, trasgressione ed evasione dalla loro vita quotidiana. Rassettarono la cucina e il salotto, spensero infine lo schermo, unico testimone di quella serata. Andarono infine a coricarsi, non prima di aver avviato una nuova discussione sul fatto che Rachel fosse, o meno, davvero la donna giusta per Ross.
Prima che le palpebre cedessero, Francesco non riuscì a fare a meno di ripensare a quella giornata, trovando un momento per ringraziare sinceramente quell’acquazzone primaverile.
Partita la mattina da Parigi, era atterrata in Italia da qualche ora, e adesso si trovava nella stazione ferroviaria, con appuntamento nell’appartamento di Francesco di lì a poco. Un temporale torrenziale si stava riversando sulla città in quella che ormai sembrava essere una consuetudine del periodo primaverile.
La temperatura fuori sarebbe stata anche gradevole, ma le raffiche di vento e le secchiate d’acqua che all’improvviso cadevano dal cielo rendevano la permanenza all’esterno un’esperienza al dir poco frustrante e spiacevole.
Sotto la tettoia al di fuori della stazione, Giulia prese il pacchetto di tabacco, la cartina, e minuziosamente cominciò a modellare la sua sigaretta. In strada non c’era anima viva al di fuori di qualche automobilista che attendeva con impazienza il verde al piccolo incrocio nei pressi della ferrovia.
«E adesso come cazzo faccio ad arrivare da Francesco senza annegare?». La distanza da percorrere per l’appartamento del suo amico era all’incirca di un chilometro. Strada percorribile in 15 minuti senza grossi problemi col bel tempo, un’odissea quel giorno, per lo più con il trolley. Il fidato ombrello tascabile lillà che Giulia aveva con sé da 5 anni buoni avrebbe dovuto combattere non poco per riuscire a reggere la violenza della tempesta in corso.
Tra una boccata e l’altra estrasse il cellulare e cominciò a digitare.
«Sarò da te in 20 minuti se il diluvio non mi trascina via.»
Francesco lesse con un mezzo sorriso il messaggio. Erano passati mesi dall’ultima volta che aveva visto Giulia, tornata a casa per le festività natalizie. I due erano sempre stati legati da una forte amicizia, ma Francesco coltivava per lei qualcosa in più. Non era amore, le loro vedute e i loro caratteri erano troppo incompatibili, ma mera attrazione fisica.
1,70 di altezza, capelli biondi sfumati con qualche ciocca di castano, occhi azzurri e figura esile. Una bella ragazza sulla trentina per i più, ma a Francesco accendeva un fuoco interiore, un istinto animale di vederla nuda e di averla.
Anche lui rientrava nella media. 1,80 per 80 kg, capelli castani lisci discretamente lunghi e un po’ di pancetta dovuta all’avvicendarsi dei 30 anni e alla sedentarietà del lavoro d’ufficio.
«Porco schifo qua c’è da ringraziare se non affogo.»
La pioggia continuava incessante a battere sul piccolo ombrello che tentava l’ardua impresa di tenere asciutta Giulia. Mancavano poche centinaia di metri all’appartamento di Francesco e ormai l’epopea sembrava essere destinata al successo. Le copiose pozzanghere avevano teso numerosi agguati alla ragazza, alcuni di loro cogliendo nel segno. Le converse rosse, ormai bordeaux, imbarcavano acqua a rotta di collo.
Sotto al palazzo, cercò a tentoni il citofono dell’amico che tempestivamente apri la porta e la fece salire al sicuro dalle intemperie.
«Se ogni volta che torni in Italia porti questo meteo sarà meglio razionare le tue rimpatriate.» salutò Francesco spalancando la porta dell’appartamento.
«Una decisione da ponderare seriamente.» disse Giulia abbracciandolo.
Il busto, coperto da un maglione viola, e i capelli erano rimasti quasi incolumi dalle bordate d’acqua, i jeans con taglio alla caviglia avevano accusato il colpo nei soli dieci centimetri dalla estremità inferiore, mentre le scarpe e i calzini avevano dovuto soccombere alla potenza dell’acqua e dei rigagnoli formatisi in strada.
Prima di entrare in casa, Giulia si tolse le scarpe e i calzini, e si diresse verso il bagno: «Vado a darmi una lavata ai piedi, c’è una quantità di fango in strada impressionante.» scherzò prima di sparire dietro la porta della toilette.
Francesco porto dentro la valigia e accomodò le Converse e i calzini grigi a linee viola sul termosifone, per asciugarli.
Riempì il bollitore e attese che la sua amica tornasse in salotto.
Giulia riemerse indossando le ciabatte da piscina di Francesco. I jeans stavano in parte riprendendo il loro colore naturale e le caviglie scalze rivelavano una cavigliera con un delfino in argento che addobbavano la gamba sinistra.
Francesco per un attimo si estraniò. Una piccola fuga dal mondo che gli fece dimenticare il sobbollire dell’acqua.
«Non diventerà più calda di così.» lo riportò alla realtà Giulia.
Dio se era già fin troppo eccitato, oltre ogni ragionevolezza apparente. La voglia di lei stava già crescendo in quello che ormai era abituato a considerare un desiderio destinato ad essere impossibile da appagare.
Non erano le sue tette, di terza, né il suo culo alto a raddrizzargli il cazzo. Erano i suoi piedi di misura 36.
Si era reso conto solo recentemente della sua attrazione per quella parte del corpo. Un feticismo che era andato maturandosi nel corso del suo periodo da ventenne. Forse erano stati proprio i piedi di Giulia, con cui lo stuzzicava giocosa in spiaggia qualche anno prima, a dare il via a questa sua perversione. Un sogno erotico rimasto tale.
Con due tazze di tè verde, il preferito di lei, passarono un paio d’ore ad aggiornarsi sulle rispettive vite. Il lavoro, le uscite con gli amici, qualche film e lettura interessante. La conversazione più tipica tra persone che possono sedersi attorno ad un tavolo vis-a-vis solo per qualche rara occasione all’anno.
Giulia aveva cambiato Cafè e ora preferiva di gran lunga la sua vita da cameriera rispetto alla merda che aveva dovuto ingoiare nel suo impiego precedente all’agenzia di consegne. Francesco era ormai assuefatto dalla vita d’ufficio e dall’iter perentorio, costante e ripetitivo, delle pratiche assicurative di cui si occupava. Entrambi non uscivano molto ne godevano della spiccata socialità della loro ancora giovane età. Introversi, preferivano di gran lunga perdersi nei propri pensieri e immergersi in viaggi avventurosi tra le pagine di un libro fantasy, che vivere la “vida loca”, così alla moda fra i loro coetanei. Una a Parigi, l’altro ad Asti, entrambi vivevano soli nel proprio piccolo appartamento. Due bilocali che avevano imparato a chiamare casa.
Il pomeriggio volgeva al termine e la luce naturale cominciava a perdere terreno in favore del primo buio. Il temporale non aveva parvenza ad attenuarsi, ma il ticchettio incessante della pioggia creava un sottofondo niente male, dopo tutto.
Per cena Francesco aveva preparato in mattinata uno stufato. Ora non rimaneva che riscaldare la pentola e arrostire al forno le patate. Nell’attesa, i due continuarono a parlare accompagnati dal loro fedele Spritz. Ora si dibatteva sui pro e contro di acquistare un account di video streaming condiviso. Una discussione piuttosto animata, ingigantita dall’alcol. Niente di serio, comunque, e in poco tempo la fame chiamò e i due sedettero a tavola.
Tra una forchettata e l’altra Giulia ricevette una telefonata dal padre. Pessima abitudine quella di stare al cellulare mentre si è a tavola, ma quando si tratta di un genitore, che vede la propria figlia così raramente, si fa un’eccezione.
Mentre lei era al telefono, Francesco per rispetto si uni alla sua attesa per continuare a mangiare e allontanò di poco la sedia dal tavolo, per accomodarsi meglio e darsi una allungata alle gambe.
Non poté fare a meno di far giungere lo sguardo sul piede nudo pendolante in aria di Giulia, con la sua seduta a gambe accavallate. La ciabatta era stata abbandonata sul pavimento, lasciandolo libero di dondolarsi. Quel movimento ritmico e lento ipnotizzò Francesco per un attimo.
Si ritrovò per l’ennesima volta a chiedersi del perché di una simile attrazione. Passi quella per l’amica conosciuta da anni, ma quella nei confronti dei suoi piedi erano qualcosa che andava ben oltre ogni tipo di spiegazione razionale che ci si azzardasse a ipotizzare. Cosa sono i piedi? L’estremità degli arti inferiori, mani incapaci di qualsivoglia azione, la base del nostro corpo. Spesso nascosti, maltrattati, parti degne di poca cura che non dovrebbero meritare particolare attenzione se non per la correttezza della loro funzione meccanica.
Eppure, Francesco non riusciva a liberarsi dalla loro chiamata ammaliante. Qualcosa lo eccitava in quella sinuosità di forme, in quella nudità gratuita e a volte rivelata, in quella correttezza geometrica. Giulia aveva la configurazione delle dita dei piedi “egiziana”, secondo quanto dicevano gli “esperti” su internet, dove le dite sporgevano in proporzione alla loro posizione: l’alluce per primo, fino ad arrivare al migliolino, il meno esposto di tutti.
«Si papà, ti scrivo domattina quando parto. Buonanotte.»
Giulia si scusò e fini il suo piatto, ormai intiepidito. Mentre Francesco lavava i piatti, Giulia si rollò una sigaretta e uscì a fumarla nel piccolo balcone dell’appartamento che affacciava sul cortiletto interno. Lo scroscio, ormai all’asciutto e al calduccio in casa, la rilassava. La luce diurna aveva perso la battaglia e si era ritirata dinanzi al buio che ormai regnava all’esterno.
Una volta rientrata Giulia, i due decisero che potevano dare un piccolo break alle loro interminabili conversazioni, che conducevano su qualsiasi tema, guardando una delle loro serie preferite: Friends.
Una trasmissione che li aveva accompagnati nella loro crescita e che non li annoiava mai, anche dopo aver rivisto tutti gli episodi plurime volte. C’era qualcosa di confortante in quel piccolo mondo di amici, qualcosa che forse appagava il bisogno di socialità di Giulia e di Francesco, troppe volte insoddisfatto nella vita reale per le strambe dinamiche della loro vita.
A gambe incrociate lui, appollaiata con le gambe piegate nella sua direzione lei, entrambi guardavano la tv di fronte a loro dal divano color perla. La stanza era sommersa dall’oscurità, unica eccezione lo schermo a 44 pollici che carpiva la loro attenzione.
«Lo deve per forza fare di proposito.» penso Francesco notando per l’ennesima volta i piedi di lei, così diabolicamente rivolti verso di lui, così vicini.
«Me li sta guardando di nuovo.» sospettò Giulia. «Devono essere proprio spettacolari se ogni volta non riesce a fare a meno di guardarli. Chissà cosa cavolo ci troverà.». Da tempo ormai si era resa conto che Francesco provasse per lei una sorta di attrazione fisica. Era nei suoi modi di fare, nelle reazioni che vedeva nel suo volto mentre lo abbracciava, o gli sguardi imbarazzati mentre lei si cambiava senza pudore di fronte a lui mentre erano in piscina o per quelle poche giornate al mare durante l’estate. Nel tempo aveva anche intuito che i suoi piedi fossero particolarmente magnetici per lui. Non era accaduto solo quella sera che si accorgesse dell’attenzione di Francesco per quella parte di lei. Non aveva mai detto nulla per non creare un inutile imbarazzo all’amico di sempre, ma anche perché in fondo la cosa non le dispiaceva. Al contrario, in un certo senso apprezzava che la persona con cui aveva speso così tanto tempo assieme la apprezzasse anche dal punto di vista fisico. Anche lei in tutta onestà aveva avuto delle fantasie non propriamente pure nei suoi confronti. Non era capitato di rado che, mentre era sola a letto, guidasse le sue dita verso il basso pensando a lui.
Ogni tanto si chiedeva però cosa avessero di speciale i suoi piedi. Certo, erano belli: niente alluce valgo, niente calli… insomma per lei era tutto quello che ci potesse essere in termini estetici. Non riusciva davvero a comprendere quali fossero le ragioni per tale ammirazione. Aveva deciso che sarebbe uscita allo scoperto per sopperire a quel dubbio. D’altronde non era cosa poco comune quella del feticismo per i piedi. Il rapporto fra i due amici non poteva certo essere messo alla prova per una stupidaggine così insignificante; ne avrebbero parlato, lui si sarebbe imbarazzato, ma poi ne avrebbero scherzato e riso su, come sempre accadeva.
«Ehi.», cominciò.
«Mh?» rispose distratto.
«Posso chiederti una cosa?»
«Lo fai abbastanza spesso e di solito non chiedi il permesso prima. Vai.»
«Hai ragione, ma ho un dubbio. Non voglio metterti in imbarazzo, quindi tratta la cosa con scioltezza, perché io intendo farlo in quel modo.»
«Ok?»
«Ma ti piacciono i piedi?» disse senza esitare troppo.
La domanda lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Non si era certo immaginato di dover affrontare una conversazione simile con lei. Si era resa conto di come glieli guardava? Era stato troppo indiscreto nei suoi fugaci sguardi mentre lei sembrava non accorgersene?
Qualunque fosse la ragione le aveva fatto la domanda e in un modo o nell’altro doveva risponderle. Era davvero stressato. Aveva cominciato a sudare copiosamente dalle mani e non aveva idea di come affrontare la cosa.
«Cazzo devi dirle qualcosa.» disse a sé stesso mentre si rifiutava di guardare Giulia che pazientemente lo fissava in attesa di una risposta.
Si fece coraggio: “Ma che cazzo di domanda è?!»
«E’ solo una domanda. Ti eccitano i piedi?»
«Giulia ma che cazzo stai dicendo! Dai non fare la cretina che Ross sta per chiedere a Rachel di sposarlo!»
Prima stagione, una scena che entrambi conoscevano a memoria.
«Fra ci conosciamo da tutta la vita, penso che possiamo essere in grado di affrontare argomenti del genere senza problemi. Cristo abbiamo trent’anni! Su, rispondimi!»
Aveva deciso che non aveva senso mentirle. Lei era già consapevole della risposta, quindi, era inutile costruire indifendibili teatrini affermando il contrario.
«Sì.» disse.
«E questo già lo sapevo, quindi non farti problemi inutili. Voglio solo capire. So bene che ti piacciono anche i miei. Dovresti badare con maggiore attenzione su cosa fissi lo sguardo e soprattutto dovresti provare a capire se c’è qualcuno che se ne sta accorgendo!» concluse ridendo.
Francesco era rosso fuoco in volto. Non pensava che lei sarebbe riuscita a fargli provare un simile imbarazzo, anche in considerazione delle figure barbine a cui lei li esponeva spesso in pubblico. Dinamica a cui lui aveva imparato ad abituarsi.
«Ok, va bene, mi hai beccato. Cosa vuoi sapere?» disse sconsolato.
«Cosa ci trovi?»
«Ma che minchia ne so?!?!?»
Lei stava davvero girando il dito nella piaga. Spiegare razionalmente la sua eccitazione era già impossibile verso sé stesso, figuriamoci agli altri.
«Voglio dire, ci sarà un motivo per cui ti piacciono così tanto. Che tipi ti piacciono? Ti piacciono di tutti i tipi?»
«Ma io non lo so! Spesso mi chiedo anche io che tipo di animale possa essere per avere un’erezione per qualcosa così. Non lo so e basta. Non è qualcosa a cui sono attratto intenzionalmente per motivi razionali.»
«Ok, ti piacciono tutti,»
«No,»
«Quali?»
«Quelli come i tuoi…»
«Ho capito, ma solo i miei?! Sono così fortunata?” lo canzonò. “Sporchi, puliti, unghie con lo smalto bianco…?»
«Mi piacciono puliti, se è questo che intendi. Curati… ma poi non penso che siano solo i piedi in sé. Penso ci sia qualche sorta di attrazione alla donna a cui appartengono e…»
Si era reso conto troppo tardi dell’errore. La voce gli morì in gola, ma il danno ormai era fatto. Lei era rimasta impassibile. Lo guardava sorridendo senza aver mutato di una virgola la sua espressione.
«In effetti sono molto scopabile, non mi stupisce faccia questo effetto anche su di te.» disse Giulia ridendo.
Era davvero troppo. Non voleva rimanere su quel divano (o in quella stanza a dire il vero) un secondo di più. Si alzo per andare a preparare altri due Spritz.
Giulia non intendeva mollare la presa.
«Ok, quindi ti eccitano, chiaro. Ti seghi pensando ai miei piedi?»
«No adesso basta. C’è un limite a tutto, smettile con queste domande da deficiente e fammi finire questo cazzo di episodio in pace.»
«Ma smettila, stiamo solo parlando. Ti ho già detto che non mi infastidisce. E poi, quando ti meni l’uccello puoi pensare a cosa vuoi, ero solo curiosa.»
Fanculo non ne poteva più. Tanto valeva rispondere e mettere questa maledetta discussione alle spalle e non pensarci più.
«Si, è capitato. Adesso però basta.»
Soddisfatta, fece un breve risolino e per un po’ tacque e riprese a guardare il nuovo episodio, appena iniziato.
Francesco finalmente ebbe un attimo di respiro. Finito quello scambio, che mai avrebbe pensato di avere, si sentì più leggero vedendo uno dei classici litigi tra Joey e Chandler.
La quiete tuttavia durò poco. Non passò molto prima che Giulia tornasse all’attacco con le sue domande.
«Ma esattamente a cosa pensi?»
«C’è la pubblicità, cosa dovrei pensare esattamente?»
«Sai a cosa mi riferisco. Quando… Si, insomma… Quando ti fai una sessione con Federica?»
«Oh. Santa. Madonna.»
«Eddai rispondi.»
«E poi l’ossessionato sarei io?»
«Va beh, non capita tutti i giorni di sentire che qualcuno si seghi pensando ai miei piedi… di solito è il culo.» Disse Giulia, sembrando seriamente incuriosita.
«Mio Dio quanto sei sottile.» sottolineò Francesco sarcastico.
«Va bene ma voglio dire, cosa immagini? Cioè, pensi solamente a loro e basta?»
«Non vedo perché dovrei dire a te cosa immagino in quel momento.»
«Quanto la fai lunga. Su, sai che se mi ci metto sono una rompicoglioni»
Mentre la guardava sorseggiare lo Spritz, Francesco sapeva che non c’era modo di uscire da quel ginepraio. C’erano solo due strade, mentire o raccontare la verità.
Optò per la seconda: “Dipende… Toccarli, leccarli, averli in faccia mentre mi seghi e poi, nel caso non fosse abbastanza ovvio: footjob.»
«Ahahah, ma scusa… non scopiamo, cioè proprio solo i piedi? E io cosa faccio?»
«Ti masturbi o mi fai un lavoro di mano e, si, poi in genere scopiamo.»
«Beh dai ci sta…quindi ti piace anche toccarli!»
«Si.»
«E perché cazzo non lo hai detto prima?!?! Tutto questo tempo potevo avere qualcuno che mi faceva i massaggi ai piedi gratis e non lo sapevo.»
«Eh, il mondo è ingiusto» disse lui.
Giulia era davvero dibattuta. Voleva davvero aprire a quel tipo di rapporto con Francesco? Non avrebbe rovinato la loro amicizia? Valeva la pena anche solo pensare ad una cosa così stupida? Tuttavia, trovava l’idea di essere in qualche modo “divinizzata” terribilmente eccitante. Già immaginava di vedere il cazzo duro di Francesco mentre si strusciava sui suoi piedi. Non ci volle molto perché là sotto l’atmosfera si inumidisse. Doveva solo prendere la decisione e tutte le elucubrazioni fino a quel momento sarebbero evaporate.
I fumi dell’alcol la agevolarono nella scelta delle successive parole che pronunciò.
«Beh… Sono lì, perché non me li massaggi?»
«Ma neanche per idea!»
«Qual è il problema!??!? È una cosa che ti eccita e a me certamente non dispiace dopo la traversata infernale di questo pomeriggio.»
«Noi non siamo questo… Non roviniamo le cose.»
«Non fare il bambino… E poi, perché no? Facciamo praticamente tutto assieme!»
Dio se Francesco voleva accettare. Aveva sperato in un momento simile per fin troppo tempo. Eppure, ora esitava. Era davvero pronto a mettere a nudo il suo lato più bestiale con l’amica da sempre, quella che lo aveva visto crescere?
Esercizi di razionalità che non bene si accordavano con la dose d’alcol che aveva in corpo o con l’eccitazione animale che lo stava a poco a poco sopraffacendo.
«Ok.»
Lo schermo stava ormai mandano in onda il quarto episodio della serie quando Francesco si avviò all’operazione tanto discussa tra i due.
Giulia sembrò finalmente rilassarsi. Riprese a prestare attenzione alla tv.
L’eccitazione di Francesco stava ormai crescendo in maniera esponenziale. Continuare a toccare quanto aveva solo sognato nei momenti per sé stesso non gli sembrava ancora vero. Non passò molto prima che un fin troppo evidente rigonfiamento si formasse ed emergesse dai pantaloni.
Non aveva neanche più senso nasconderlo ormai. Cristo le aveva detto che si masturbava pensando a lei! Non poteva certo un’erezione essere per Giulia una sorpresa in un momento del genere.
Prontamente lei se ne accorse.
«Cavolo ho davvero dei piedi fenomenali, forse dovrei aprire un OnlyFans.»
«Io voglio la sottoscrizione gratis» scherzo lui.
«Tu puoi avere di più, una specie di servizio premium diciamo…»
Francesco non capiva cosa intendesse.
Per Giulia ormai era il dado era tratto, perché non divertirsi un po’? Il limite rosso ormai era stato superato e quello che si faceva oltre quel confine aveva ben poca importanza. Vederlo eccitato mentre la toccava, sapere che lui la bramava e la voleva, faceva crescere la sua eccitazione, ma voleva andare oltre. A piccoli passi.
«Sdraiati qui sul pavimento.» disse indicando lo spazio a lei sottostante.
«Perché?»
«Basta domande inutili, fallo e basta.»
Francesco obbedì. Disteso sul pavimento la guardava con gli occhi infuocati dal desiderio.
Lei cominciò a sfilarsi il maglione viola rivelando un reggiseno bianco della perfetta misura che sosteneva e abbracciava le sue tette.
Mentre era a terra, lui non poté che ammirare lo spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
«Allora…» disse lei mentre gettava il maglione in un angolo del salotto.
«”…Toccarli” e quello lo abbiamo fatto, ora passiamo alla prossima…»
Mentre finiva di scandire quelle parole cercò con i suoi piedi la faccia e la bocca di Francesco.
«Ormai non si torna più indietro.» pensò lui cominciando a baciarglieli mentre lei lo guardava con un mezzo sorriso, sovrastandolo dal divano. Il suo cazzo cominciava a fare male, costretto nella gabbia dei suoi pantaloni. A occhi chiusi, senza nemmeno pensarci, mentre aveva le sue dita dei piedi in bocca, Francesco portò la mano nelle mutande.
«Calma, calma… Non corriamo troppo…»
Vederlo così duro stava creando facendo crescere in lei un’eccitazione enorme. Non voleva bruciare le tappe, ma allo stesso tempo non desiderava altro che sgrillettarsi o che lui gliela leccasse quando aveva finito coi suoi piedi.
«Togliti i pantaloni.»
Non era sicuro di aver capito bene. O meglio, non era sicuro che avesse sentito quello che lei avesse effettivamente detto, o quello che lui sperava Giulia dicesse. A questo punto non era più nelle condizioni di pensare lucidamente. Tutto il sangue ormai fluiva nel pisello e questo gli toglieva ogni capacità cognitiva. SI calò i pantaloni color beige .
«E chiaramente, anche le mutande…» continuò lei.
Obbedì alla sua voce perentoria e dal pavimento si sfilò le mutande nere, rimanendo completamente nudo sotto il busto.
Mentre il freddo delle piastrelle brandiva il suo corpo, il cazzo pulsava dritto mentre le sue palle erano rassodate alla sua base.
«Però… potevi dirmelo prima che non eri malaccio la sotto… Continua a baciarmeli…» disse Giulia.
Francesco ormai quasi non la udiva. Era troppo indaffarato a cercare di non masturbarsi selvaggiamente in quel suo paradiso erotico.
Giulia ora non poteva più attendere. Interruppe brevemente la divinazione dei suoi piedi, si divincolò dai pantaloni, rivelando un intimo bianco.
«Niente colori abbinati… Non potevo certo pensare che il programma di oggi era questo!» scherzò mentre spostava il minuscolo strato di tessuto che le proteggeva la vulva.
Cominciò a toccarsi mentre riposizionava i piedi sul volto di Francesco.
«Così però non è giusto.» squittì Francesco.
«Hai ragione… puoi cominciare a toccarlo, ma lentamente! Non voglio che finisca troppo presto…»
Francesco aggrappò con avidità la base del suo pene e piano cominciò a lavorarlo. Non doveva immaginare nulla questa volta. La sua fantasia sessuale si stava consumando davanti ai suoi occhi, in una circostanza che mai avrebbe pensato potesse trasformarsi in realtà.
Non ci volle molto prima che dalla cima del suo glande cominciasse a fuoriuscire copiosamente il liquido pre-eiaculatorio.
«Oddio non pensarci nemmeno di sborrare di già!» Giulia non voleva perdere altro tempo. «I miei piedi saranno anche eccezionali, ma ora è il momento di passare a qualcos’altro.»
Francesco capì e si accovacciò davanti a lei. La vista della figa ormai non poteva più aumentare il suo livello di eccitazione, già all’apice. Delicatamente, sempre con l’uccello in mano, cominciò a baciargliela.
«Bravo…»
La lingua di lui le davano delle piccole scosse elettriche che la facevano involontariamente emettere dei voluttuosi gemiti.
«Smetti di segarti adesso… se fai il bravo alla fine ti do un premio.»
Francesco si adeguò a questo nuovo ordine e mentre continuava con la sua bocca, iniziò a sfregare delicatamente il suo clitoride con le dita.
La tv stava ormai proiettando la seconda stagione della serie. Nello schermo Rachel stava attendendo Ross in aeroporto.
«Dio si!» Giulia era al limite della sopportazione. Francesco non voleva deluderla. Continuò a leccagliela intanto che con la mano cercava uno dei suoi piedi per un bisogno quasi vitale.
Poco dopo lei raggiunse l’orgasmo. Afferrò i capelli di Francesco mentre il suo corpo si contraeva e piano a piano riassestava il suo battito accelerato.
«Sei stato davvero bravo, ora ti meriti la ricompensa Fra… sdraiati di nuovo.»
Mentre gli ridava in pasto il piede destro con il sinistro si fece piano piano strada verso il basso. Non toccò subito l’uccello, ma comincio ad accarezzargli lo scroto.
Francesco non ce la faceva più. La voglia irrefrenabile di menarsi il cazzo tornò a farsi padrona di lui, solo per essere nuovamente rinchiusa da Giulia che prontamente lo ammonì.
«Sei pronto?»
«Si» disse Francesco ansimante.
«Aspetta un attimo.» Giulia si diresse al tavolo del salotto dove recuperò il suo cellulare.
Torno a sedere nella sua postazione, avvio la registrazione di un video.
«Così la prossima volta non dovrai immaginarti nulla…»
Con entrambi gli alluci dei piedi cominciò ad avvolgere il suo cazzo. Li fece scorrere dalla cima fino alla base con un movimento lento e senza fretta.
Passò poi a usare la pianta dei piedi per accarezzare l’uccello duro.
«Serve un po’ di lubrificante.» si limitò a dire mentre riportava i piedi a uno a uno nella bocca di Francesco.
«Tutto dentro, da bravo.»
Inumiditi della saliva di lui cominciò a usarli per fargli una sega.
Lo guardava sorridente mentre sosteneva le gambe per aiutarsi nei movimenti. Un su e giù che a mano a mano accelerava. I piedi stritolavano il corpo del cazzo in quella danza infernale.
L’uccello non ce la faceva più. Lo sperma cominciò a fuoriuscire a fiotti. Nessuna esplosione spettacolare. Pareva al contrario una controllata eruzione vulcanica.
Il liquido si riversò prima sul cazzo e poi cominciò a lambire l’arco dei piedi di Giulia, che non sembrava fermarsi.
La generosa eiaculazione venne accolta da un ghigno di soddisfazione da lei, che decise infine di placare i suoi dannati strumenti erotici.
Friends era uscita ormai da tempo dalla programmazione tv, che ora mostrava un uomo in abito elegante intento a illustrare le previsioni del tempo per il giorno successivo.
Giulia si alzò e , camminando sui talloni, si diresse verso il rotolo di carta assorbente appoggiato sulla mensola del cucinino per ripulirsi dalla essenza di lui.
«A meno che tu non voglia leccare anche il tuo sperma!» lo canzonò mentre completava l’operazione.
Francesco era rimasto muto per gli ultimi dieci minuti. Soddisfatto e provato dall’esperienza che avrebbe ricordato a lungo.
Entrambi raggiunsero il bagno dove, prima una e poi l’altro si diedero una ripulita nel piccolo bidet in marmo e si asciugarono.
Ancora parzialmente nudi, tornarono in salotto. Giulia si distese sul divano dopo aver preso il necessario per rollarsi una sigaretta.
«Non si fuma in casa.» la rimproverò Francesco.
«Sono nuda e fuori c’è il diluvio.»
Lui lascio correre, recuperò una bottiglia d’acqua vuota e si adagiò accanto a lei.
«Fanne una anche per me.»
«Ma non fumi.»
«E’ un’occasione speciale.»
Tra una boccata e l’altra non si scambiarono una parola. La serata ormai era giunta al termine e il giorno dopo Giulia sarebbe ripartita alla volta del capoluogo per andare dal padre.
«Ti è piaciuto?» ruppe lei il silenzio.
«Si… non so quanto possa essere piaciuto a te…» constatò lui.
«L’ho adorato… Forse d’ora in poi tornerò da Parigi con più frequenza, dovremmo farlo più spesso»
«Ogni volta che vorrai un massaggio!» concluse Francesco.
Risero entrambi, godendosi quel momento di leggerezza, trasgressione ed evasione dalla loro vita quotidiana. Rassettarono la cucina e il salotto, spensero infine lo schermo, unico testimone di quella serata. Andarono infine a coricarsi, non prima di aver avviato una nuova discussione sul fatto che Rachel fosse, o meno, davvero la donna giusta per Ross.
Prima che le palpebre cedessero, Francesco non riuscì a fare a meno di ripensare a quella giornata, trovando un momento per ringraziare sinceramente quell’acquazzone primaverile.
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Commenti dei lettori al racconto erotico