Inviti a cena Luca il tuo miglior amico

di
genere
trio

Tesoro…” – la mia voce è un sussurro caldo, come un soffio che ti sfiora l’orecchio mentre ti racconto com’è andata quella cena a casa tua. Mi avevi invitata con quel tuo sorriso irresistibile, promettendomi una serata tranquilla: solo noi due e il tuo miglior amico, Luca. Lo avevi nominato così spesso che ormai era quasi un’ombra familiare nei tuoi racconti, e io… beh, non vedevo l’ora di conoscerlo.
Tutto è iniziato in modo semplice. La tavola apparecchiata con cura, il profumo del vino rosso che si mescolava a quello della pasta al forno che avevi preparato. Mi sono seduta vicino a te, adorando il modo in cui la tua mano scivolava sulla mia coscia sotto il tavolo – un tocco che mi fa sempre sentire tua. Poi è arrivato Luca. Alto, con quei capelli scuri che gli cadono sugli occhi in un modo che ti invita a toccarli. Mi ha sorriso, e c’era qualcosa in quel sorriso – un’intensità che mi ha colpita subito, come una carezza invisibile.
La cena è scivolata via tra risate e bicchieri che si sfioravano. Tu eri dolce, rilassato, e io mi godevo il tuo sguardo possessivo su di me. Ma ogni volta che Luca parlava, i suoi occhi mi cercavano, indugiando un po’ troppo a lungo. Non era sfacciato, no… era un gioco sottile, un calore che mi scivolava lungo la schiena. E io ho iniziato a rispondere.
Quando sei andato in cucina per il dessert, siamo rimasti soli. Lui mi ha chiesto qualcosa – il vino, forse – ma la sua voce era bassa, profonda, come se stesse sussurrando solo per me. Mi sono sporta verso di lui, lasciando che i miei capelli sfiorassero il tavolo, e ho visto i suoi occhi scendere lungo il mio collo, fermarsi sulla scollatura del vestito che avevo scelto per te. “Ti piace, vero?” – non l’ho detto, ma il pensiero mi ha fatto tremare, un desiderio improvviso che mi ha sorpresa.
Sei tornato con il tiramisù, e io ho deciso di spingermi oltre. Mi sono alzata, sfiorando la spalla di Luca mentre passavo accanto a lui – un tocco leggero, ma abbastanza da sentirlo reagire. Ti ho visto irrigidirti, il cucchiaio fermo in mano, ma non hai detto nulla. E questo mi ha eccitata ancora di più. Seduta di nuovo, ho accavallato le gambe, lasciando che il mio piede “casualmente” sfiorasse la sua gamba sotto il tavolo. Lui ha premuto appena in risposta, i suoi occhi che mi cercavano con quel sorrisetto che mi faceva battere il cuore.
“Luca, raccontaci ancora di quella volta in montagna…” – l’ho detto piano, con quella voce morbida che uso per stuzzicarti, guardandoti di sottecchi. Lui ha iniziato a parlare, ma era solo un sottofondo al nostro gioco di sguardi. Sapevo che sentivi tutto, che vedevi quella tensione crescere, e mi chiedevo se fossi geloso… o se, forse, ti piacesse.
Poi la serata ha preso una piega diversa. Il vino era finito, le ore si erano fatte piccole, e fuori la pioggia aveva iniziato a battere forte. Luca ha accennato che sarebbe tornato a casa, ma io… io ho avuto un’idea. “Perché non resti qui, Luca?” – l’ho detto con un sorriso lento, voltandomi verso di te per cogliere la tua reazione. – “È tardi, e con questo tempo… non ha senso rischiare. Abbiamo spazio, no, amore?” Ti ho guardato, la mia voce un po’ più bassa, quasi una sfida nascosta tra le parole.
Tu hai esitato, i tuoi occhi che si spostavano da me a lui, ma poi hai annuito, un po’ rigido. “Sì, certo… può dormire sul divano,” hai detto, e io ho sorriso, sapendo che il divano non era esattamente quello che avevo in mente. Mentre preparavi le coperte, ho accompagnato Luca in salotto, lasciando che il mio braccio sfiorasse il suo mentre gli indicavo dove sedersi. “Grazie… sei gentile,” ha mormorato, e il modo in cui mi ha guardata mi ha fatto rabbrividire.
La casa era silenziosa ora, tu in camera a sistemare qualcosa, e io… io ero lì, a pochi passi da lui. Mi sono chinata per sistemare un cuscino, sapendo che il mio vestito si sarebbe teso appena, abbastanza da attirare il suo sguardo. E lo ha fatto. Quando mi sono rialzata, i suoi occhi erano su di me, pieni di una promessa che mi ha fatto mordere il labbro. “Buonanotte, Luca…” – ho sussurrato, ma il tono era tutto tranne che innocente.
Tornata da te, ti ho trovato in piedi vicino al letto, il volto teso. Mi sono avvicinata, sfiorandoti il petto con le dita. “Sei stato bravo stasera, sai?” – ti ho detto, la voce un sussurro caldo. – “Ma ora… ora tocca a te ricordarmi perché sono qui.” Perché sì, Luca poteva restare, poteva guardarmi, desiderarmi… ma alla fine della notte, ero tua. E lo sapevamo entrambi.

“Amore…” – la mia voce è un sussurro caldo, morbido come una carezza, mentre mi avvicino a te nella penombra della nostra camera. La serata aveva già preso una piega che mi faceva tremare, e ora, con Luca ancora in casa, il gioco stava diventando più intenso. Ti ho trovato lì, vicino al letto, il volto teso, gli occhi che tradivano un misto di emozioni che non riuscivo a decifrare del tutto. Ti ho sfiorato il petto con le dita, lasciando che le mie unghie tracciassero una linea leggera sulla tua pelle. – “Sei stato così bravo stasera… così paziente.”
La pioggia batteva ancora contro le finestre, un ritmo che sembrava scandire i battiti del mio cuore. Luca era in salotto, sdraiato sul divano con le coperte che gli avevi dato, ma la sua presenza… oh, la sentivo ancora, come un’eco che non mi lasciava andare. Mi sono fermata, guardandoti negli occhi, e ho lasciato che un sorriso lento mi curvassi le labbra. Sapevo cosa stavo per chiederti, e il solo pensiero mi faceva girare la testa.
“Sai, tesoro…” – ho abbassato la voce, facendola scivolare come seta, – “Luca è lì fuori, tutto solo. Mi stavo chiedendo… e se gli facessi compagnia?” Mi sono avvicinata ancora, il mio corpo a un soffio dal tuo, il respiro che ti sfiorava il collo. – “Non farei niente senza il tuo permesso, lo sai. Ma… dimmi, amore… mi lasceresti andare da lui? Solo per un po’?”
Ti ho visto irrigidirti, le tue mani che si chiudevano a pugno per un istante prima di rilassarsi. I tuoi occhi mi cercavano, scavavano nei miei, come se volessi capire quanto fosse reale quella richiesta. E io… io stavo giocando, sì, ma c’era una parte di me che bruciava dalla curiosità, dal desiderio di vedere fino a dove potevamo spingerci. “Non ti arrabbieresti, vero?” – ho aggiunto, la voce un po’ più bassa, quasi un sussurro complice. – “Forse ti piacerebbe anche… sapere che sono lì, con lui, ma pensando a te.”
Non ho distolto lo sguardo, lasciandoti tutto il tempo di rispondere. La tensione tra noi era palpabile, un filo sottile che vibrava nell’aria. Mi sono morsa il labbro, un gesto che so che ti fa impazzire, e ho aspettato, il cuore che mi batteva forte nel petto. Se avessi detto di no, sarei rimasta con te, avvolta nelle tue braccia, come sempre. Ma se avessi detto di sì… oh, sarebbe stato un gioco completamente nuovo.
“Allora, amore?” – ho mormorato, sfiorandoti la mascella con la punta delle dita. – “Cosa dici? Mi lasci andare da Luca… o mi tieni tutta per te?” La mia voce era un invito, una provocazione, ma anche una promessa – perché qualunque cosa avessi scelto, la notte sarebbe stata nostra, in un modo o nell’altro.

“Amore…” – la mia voce è un sussurro vellutato, un soffio caldo che ti sfiora mentre i miei occhi brillano di una luce maliziosa. Ti ho guardato, fermo lì vicino al letto, il tuo “sì” che ancora riecheggiava tra noi. È stato un suono breve, deciso, ma ho visto il lampo nei tuoi occhi – un misto di sfida, curiosità, forse anche desiderio. Mi sono morsa il labbro, incapace di nascondere il brivido che mi ha attraversata. – “Sei sicuro, vero? Perché ora… ora non torno indietro.”
Mi sono voltata piano, lasciando che i miei capelli ondeggiassero sulle spalle, il vestito che aderiva al mio corpo mentre mi allontanavo da te. Ogni passo verso il salotto era un battito, un fremito che mi scaldava la pelle. Sapevo che mi stavi guardando, che sentivi ogni movimento, e questo mi faceva sentire potente, desiderata… tua, ma anche pericolosamente libera.
Luca era lì, sdraiato sul divano, le coperte che gli coprivano appena il petto. La luce fioca della lampada gli accarezzava i lineamenti, e quando mi ha vista, si è sollevato su un gomito, un sopracciglio inarcato in una domanda silenziosa. “Non riesci a dormire?” – ha chiesto, la voce roca, ancora intrisa di sonno. Io ho sorriso, un sorriso lento, di quelli che promettono guai. – “No… e nemmeno tu, a quanto pare.”
Mi sono avvicinata, sedendomi sul bordo del divano, abbastanza vicina da sentire il calore del suo corpo. – “Sai, Luca…” – ho detto piano, lasciando che la mia voce scivolasse come seta, – “lui mi ha detto che potevo venire qui. Che potevo… tenerti compagnia.” I suoi occhi si sono accesi, un lampo di sorpresa che si è trasformato in qualcosa di più profondo, più affamato. Ha spostato le coperte, sedendosi del tutto, e io ho lasciato che la mia mano si posasse leggera sulla sua gamba, un tocco casuale ma carico di intenzioni.
“E tu cosa vuoi?” – ha mormorato, il suo sguardo che scivolava sul mio viso, poi più giù, seguendo le curve del mio corpo. Ho inclinato la testa, lasciando che i miei capelli cadessero da un lato, e ho sussurrato: – “Voglio vedere cosa succede… quando gioco con il fuoco.” Le mie dita sono salite appena, sfiorandogli la coscia, e lui ha trattenuto il fiato, un suono che mi ha fatto sorridere.
Ma non ho dimenticato te. Ogni tanto voltavo lo sguardo verso la porta della camera, sapendo che eri lì, che forse stavi ascoltando, immaginando. E questo mi eccitava ancora di più. Mi sono chinata verso Luca, abbastanza da sentire il suo respiro sul mio collo, e ho sussurrato: – “Sai che mi sta guardando, vero? E che tutto questo… è per lui.” Lui ha sorriso, un sorrisetto complice, e ha posato una mano sulla mia schiena, leggera ma ferma, tirandomi appena più vicino.
Il cuore mi batteva forte, la tensione che cresceva come una melodia proibita. Mi sono lasciata andare, lasciando che le sue dita mi sfiorassero la pelle, che i nostri respiri si mescolassero. Ma in ogni tocco, in ogni sussurro, c’eri tu – la mia ancora, il mio confine, il motivo per cui questo gioco aveva senso. “Dimmi, Luca…” – ho mormorato, la voce un po’ spezzata dal desiderio, – “pensi che gli piaccia sapere che sono qui… con te?”
E mentre le sue mani esploravano, mentre il confine tra gioco e realtà si sfumava, sapevo che presto sarei tornata da te. Perché sì, potevo giocare con Luca, potevo lasciare che il desiderio mi bruciasse… ma alla fine della notte, era tra le tue braccia che volevo perdermi.

“Luca…” – la mia voce era un sussurro roco, intriso di desiderio, mentre le sue mani scivolavano lente sulla mia schiena, tracciando linee di fuoco sulla mia pelle. Ero lì, sul divano con lui, il suo respiro caldo che mi sfiorava il collo, i nostri corpi così vicini da far tremare l’aria intorno a noi. Mi stavo perdendo in quel gioco, in quel brivido proibito, ma una parte di me – la più profonda, la più vera – non smetteva mai di pensare a te. Sapevo che eri lì, oltre la porta, e il solo pensiero mi faceva battere il cuore più forte.
Poi ti ho sentito. Un passo, un’ombra che si muoveva nella penombra del salotto. Mi sono voltata piano, i miei occhi che incontravano i tuoi, e il mondo si è fermato per un istante. Eri lì, in piedi sulla soglia, la tua figura alta e imponente che riempiva lo spazio. Non c’era rabbia nei tuoi occhi, no… c’era qualcosa di più oscuro, più intenso – un desiderio crudo, possessivo, che mi ha fatto rabbrividire. “Amore…” – ho mormorato, la voce che si spezzava appena, un invito e una sfida insieme.
Luca si è fermato, la sua mano ancora posata sulla mia schiena, ma i suoi occhi si sono spostati su di te. C’era una domanda silenziosa nell’aria, un equilibrio fragile che aspettava di essere spezzato. Io mi sono alzata lentamente, il vestito che scivolava sulle mie cosce mentre mi avvicinavo a te, ogni passo un battito che risuonava nel silenzio. – “Sei tornato…” – ho sussurrato, fermandomi a un soffio da te, lasciando che il mio profumo ti avvolgesse. – “Ti è mancato qualcosa?”
I tuoi occhi mi hanno trapassata, e prima che potessi dire altro, la tua mano si è chiusa sul mio polso, tirandomi contro di te con una forza che mi ha tolto il fiato. – “Pensavi davvero che ti lasciassi giocare senza di me?” – hai detto, la tua voce bassa, un ringhio che mi ha fatto tremare. Non mi hai dato il tempo di rispondere. Le tue labbra si sono schiantate sulle mie, un bacio duro, affamato, che reclamava ogni centimetro di me. Ho sentito il tuo corpo premere contro il mio, il calore della tua pelle che mi bruciava, e mi sono abbandonata, le mani che si aggrappavano alle tue spalle.
Luca era ancora lì, lo sapevo. Lo sentivo guardarci, il suo respiro che si faceva più pesante, ma non mi importava. In quel momento, eri tu il centro di tutto. Mi hai spinta contro il muro, le tue mani che scivolavano sotto il mio vestito, possessive, decise. – “Hai voluto stuzzicarmi…” – hai mormorato contro il mio orecchio, il tuo fiato caldo che mi faceva venire la pelle d’oca, – “e ora ne paghi le conseguenze.”
Ho gettato un’occhiata verso Luca, i suoi occhi fissi su di noi, un misto di sorpresa e desiderio che gli incupiva lo sguardo. – “Vuoi che resti a guardare?” – ho sussurrato a te, la voce tremula, provocante, mentre le mie dita ti sfioravano il petto. Ma tu non hai risposto con parole. Mi hai girata, premendomi contro di te, e hai lasciato che le tue mani parlassero per te, esplorando, reclamando, mentre il mondo intorno si dissolveva.
Luca poteva essere lì, poteva desiderarmi, ma eri tu a tenermi, tu a ricordarmi chi ero davvero. E mentre mi abbandonavo a te, tra i tuoi respiri e i tuoi tocchi, sapevo che questo – noi – era il fuoco che nessun altro avrebbe mai potuto spegnere.

“Amore…” – la mia voce era un sussurro spezzato, carica di desiderio, mentre le tue mani mi tenevano contro il muro, il tuo corpo premuto contro il mio in un modo che mi faceva girare la testa. Il tuo bacio mi aveva incendiata, un fuoco che mi consumava, e io mi stavo perdendo in te, nelle tue dita possessive che scivolavano sotto il mio vestito, nel tuo respiro caldo contro il mio orecchio. Ma c’era qualcos’altro, un pensiero che mi pulsava nella mente, un desiderio che non riuscivo a soffocare.
Ti ho guardato, i tuoi occhi scuri che mi trapassavano, e ho sentito un brivido risalirmi la schiena. Eri lì, così vicino, così mio, eppure… Luca era ancora nel salotto, a pochi passi da noi, il suo sguardo che ci seguiva come un’ombra silenziosa. E io lo volevo. Non solo te, non solo lui – vi volevo entrambi, in un intreccio che mi faceva tremare solo a immaginarlo.
Mi sono staccata appena, abbastanza da guardarti negli occhi, le mie mani che ti sfioravano il viso. – “Aspetta…” – ho sussurrato, la voce morbida ma decisa, un filo di seta che vibrava nell’aria. – “Non voglio solo te stasera.” Ho lasciato che le parole si posassero tra noi, pesanti, cariche di significato, e ho visto il tuo sguardo cambiare – un lampo di sorpresa, poi qualcosa di più profondo, più selvaggio. – “Voglio anche lui… Luca. Con noi.”
Mi sono voltata appena, i miei occhi che cercavano i suoi nella penombra. Era ancora lì, seduto sul divano, il petto che si alzava e abbassava più veloce ora, il suo silenzio che parlava più di mille parole. – “Vieni qui…” – gli ho detto, la voce un invito caldo, suadente, mentre tendevo una mano verso di lui. Poi mi sono girata di nuovo verso di te, sfiorandoti le labbra con le mie. – “Ti fidi di me, vero? Voglio sentirvi entrambi… voglio che mi prendiate insieme.”
Ti ho sentito trattenere il fiato, le tue mani che si stringevano sui miei fianchi, ma non mi hai fermata. Luca si è alzato lentamente, avvicinandosi con quel suo passo sicuro, i suoi occhi che non lasciavano mai i miei. Quando è stato abbastanza vicino, ho sentito il calore di entrambi – te dietro di me, lui davanti – e il mondo è diventato un caos di sensazioni. Ho posato una mano sul petto di Luca, l’altra che cercava la tua, intrecciando le nostre vite in quel momento.
“Ditemi che lo volete anche voi…” – ho mormorato, la voce che tremava di eccitazione, mentre mi abbandonavo a quell’istante. Le tue mani mi hanno stretta più forte, possessive, e Luca ha fatto un passo avanti, la sua mano che sfiorava la mia guancia, poi scendeva lungo il mio collo. Era un sì silenzioso, un consenso che non aveva bisogno di parole.
E poi è iniziato. Tu mi hai girata verso di te, reclamando di nuovo le mie labbra, mentre Luca si avvicinava, il suo tocco che si univa al tuo, esplorando, accendendo ogni centimetro di me. Ero tra voi, sospesa in un equilibrio perfetto di desiderio e abbandono, i vostri respiri che si mescolavano al mio, le vostre mani che mi guidavano in un ritmo che non avevo mai conosciuto prima. Era caos, era fuoco, ed era tutto ciò che volevo.

“Amore…” – la mia voce era un sussurro roco, intriso di un desiderio che mi bruciava dentro, mentre mi trovavo lì, sospesa tra te e Luca, il calore dei vostri corpi che mi avvolgeva come una promessa oscura. Ti avevo appena detto cosa volevo – te, lui, noi insieme – e ora l’aria era densa, carica di un’energia che mi faceva tremare. I tuoi occhi mi fissavano, profondi, selvaggi, un misto di possesso e curiosità che mi faceva battere il cuore più forte. Luca, a pochi passi, era immobile, il suo sguardo che mi accarezzava come un tocco fisico, in attesa.
Ho mosso una mano verso di te, sfiorandoti il petto, le mie dita che scivolavano lente sulla tua camicia, sentendo il battito accelerato sotto la stoffa. – “Lo senti, vero? Quanto ti voglio…” – ho mormorato, la voce che si spezzava appena, mentre con l’altra mano facevo cenno a Luca di avvicinarsi. – “E lui… lui è il nostro segreto stasera.” Ti ho guardato, un sorriso lento che mi curvava le labbra, un invito a lasciarti andare con me in questo gioco.
Luca ha fatto un passo avanti, il suo respiro che si mescolava al nostro, e io mi sono voltata appena, abbastanza da sfiorare il suo viso con il mio. – “Toccami…” – gli ho sussurrato, la voce un filo di seta, e lui non ha esitato. La sua mano si è posata sul mio fianco, leggera ma decisa, scivolando lungo la curva del mio corpo mentre i suoi occhi cercavano i tuoi, come per chiederti un ultimo permesso. Ma tu… tu non hai detto nulla. Mi hai stretta più forte, le tue mani che affondavano nei miei fianchi, e mi hai tirata contro di te, il tuo petto contro la mia schiena, il tuo fiato caldo sul mio collo.
“Sei mia…” – hai ringhiato piano, e quelle parole mi hanno fatto rabbrividire, un brivido che è esploso quando ho sentito Luca premersi contro di me dall’altro lato. Ero intrappolata, magnificamente intrappolata, tra il tuo calore familiare e la sua audacia sconosciuta. Le sue dita mi hanno sfiorato il collo, scendendo lente lungo la scollatura del vestito, mentre le tue mani risalivano sotto la stoffa, sollevandola quel tanto che bastava per esporre la mia pelle al vostro tocco.
Ho chiuso gli occhi per un istante, lasciandomi andare a quella danza di sensazioni. La tua bocca ha trovato il mio orecchio, mordicchiandolo piano, un gesto che sapevi mi avrebbe fatto cedere, mentre Luca si chinava, le sue labbra che sfioravano la mia clavicola, poi più giù, seguendo il percorso delle sue mani. – “Ditemi che vi piace…” – ho gemuto, la voce spezzata dal piacere, e la tua risposta è stata un bacio profondo, affamato, che mi ha rubato il respiro, mentre Luca mormorava un “Sì…” contro la mia pelle, la sua voce roca che vibrava dentro di me.
Mi sono girata tra le vostre braccia, cercando di darvi entrambi, di assaporarvi entrambi. Le mie mani si sono aggrappate alla tua nuca, tirandoti verso di me per un altro bacio, mentre con l’altra accarezzavo il viso di Luca, guidandolo più vicino. Le vostre mani si sono incrociate sul mio corpo – la tua che mi stringeva la vita, la sua che mi sfiorava le cosce – e per un momento ho sentito i vostri tocchi fondersi, un ritmo che mi faceva girare la testa. Era come se foste in competizione, eppure in perfetta sintonia, ognuno deciso a lasciarmi senza fiato.
Ho lasciato che il mio vestito cadesse a terra, un fruscio leggero che ha spezzato il silenzio, e mi sono offerta a voi, nuda, vulnerabile, ma potente nel mio desiderio. – “Prendetemi…” – ho sussurrato, e tu mi hai sollevata, portandomi verso il divano, mentre Luca seguiva, i suoi occhi che non lasciavano mai i miei. Mi hai fatta sdraiare, il tuo corpo che si stendeva sopra il mio, possessivo, mentre Luca si inginocchiava accanto a noi, le sue mani che trovavano la mia pelle, accarezzandomi dove tu non arrivavi.
E poi è stato un caos meraviglioso. Le tue labbra sul mio collo, le sue sul mio ventre, i vostri respiri che si intrecciavano con i miei gemiti. Mi sono abbandonata, lasciando che mi guidaste, che mi consumaste, ogni tocco un’esplosione, ogni sguardo un fuoco. Ero vostra – di te, di lui, di noi – e in quel momento non c’era nulla al mondo che potesse fermarci.

“Amore…” – la mia voce era un gemito caldo, un sussurro spezzato dal piacere mentre mi trovavo lì, sdraiata sul divano, intrappolata tra te e Luca in un vortice di sensazioni che mi stava consumando. Ero nuda, la mia pelle accesa dal tocco delle vostre mani, il tuo corpo sopra di me, forte e possessivo, e Luca accanto, le sue carezze che completavano il fuoco che tu avevi acceso. Era un caos perfetto, un intreccio di respiri, gemiti e desideri che mi faceva tremare.
Tu mi stringevi, le tue mani che mi tenevano i fianchi mentre ti muovevi dentro di me, profondo, deciso, ogni spinta un reclamo che mi faceva sciogliere. Luca, inginocchiato accanto a noi, mi riempiva dall’altro lato, il suo ritmo che si intrecciava al tuo in una danza che mi portava al limite. Ero piena, sopraffatta, il piacere che mi esplodeva dentro come onde incontrollabili. – “Sì… così…” – gemevo, la testa che si piegava indietro, i miei occhi che cercavano i vostri tra le ombre.
Poi Luca ha rallentato, il suo respiro che si faceva più pesante, un suono roco che mi ha fatto rabbrividire. – “Sto per venire…” – ha mormorato, la voce tesa, e ha aggiunto, guardandomi con occhi affamati: – “Voglio venire dentro di te.” Quelle parole mi hanno colpita come un fulmine. Sapevo che era un periodo pericoloso, che il mio corpo era fertile, pronto, e l’idea mi ha eccitata in un modo che non mi aspettavo. Ho sentito un brivido risalirmi la schiena, un desiderio oscuro che mi ha fatto mordere il labbro.
Mi sono voltata verso di te, il tuo volto vicino al mio, il sudore che ti imperlava la fronte. – “Amore… mi lascia venire dentro?” – ho sussurrato, la voce tremula, un misto di supplica e provocazione. – “Ti prego… voglio sentirlo.” Ma tu hai scosso la testa, un “no” secco che mi ha sorpresa, i tuoi occhi che si scurivano di possesso. – “Non lui,” hai ringhiato, e la tua mano mi ha stretta più forte, come a ricordarmi chi eri tu in quel momento.
Luca ha esitato, il suo corpo teso, sul punto di esplodere. Si è fermato, trattenendosi con un gemito soffocato, le sue mani che tremavano mentre si ritraeva appena. – “Allora… facciamolo insieme,” ha detto, la voce roca, un’idea che ha acceso di nuovo l’aria. – “Veniamo tutti e tre… allo stesso tempo.” L’immagine mi ha travolta – io, voi, uniti in un unico momento di estasi – e ho annuito, incapace di parlare, il desiderio che mi soffocava.
Ma poi, mentre tu riprendevi a muoverti dentro di me, e Luca si avvicinava di nuovo, ho sentito quel pensiero tornare, più forte, più audace. – “Luca…” – ho gemuto, guardandolo con occhi velati di piacere, – “vieni dentro di me… ti prego. Voglio sentirti… voglio rischiare.” L’idea di rimanere incinta di lui mi ha colpita come una scarica, un’eccitazione proibita che mi ha fatto tremare. – “Se succede… lo chiamerò Luca,” ho aggiunto, la voce spezzata, un sorriso malizioso sulle labbra mentre ti guardavo, sfidandoti con quel pensiero.
Tu hai ringhiato, un suono profondo, e mi hai spinta più forte, come se volessi cancellare quell’idea con il tuo corpo. Luca, invece, ha perso il controllo. Con un gemito gutturale, si è lasciato andare, venendo dentro di me proprio mentre tu raggiungevi il tuo limite, i vostri respiri che si mescolavano ai miei in un’esplosione che mi ha mandato oltre il bordo. Ho urlato, il piacere che mi squarciava, il calore di entrambi che mi riempiva, e in quel momento non sapevo più chi fossi, solo che ero vostra.

Qualche giorno dopo…
Ero in bagno, il test tra le mani, il cuore che mi batteva nelle orecchie. Due linee. Incinta. Mi sono guardata allo specchio, un sorriso lento che mi cresceva sulle labbra, l’eccitazione che mi scaldava il ventre. Non sapevo di chi fosse – tuo o di Luca – e questo rendeva tutto ancora più intenso, più pericoloso. Ma nella mia mente, la soluzione più eccitante prendeva forma.
Sapevo che poteva essere di Luca. Quel momento in cui si era lasciato andare, il rischio che avevo voluto, il nome che avevo sussurrato nell’ebbrezza. Mi sono immaginata con un bambino dai suoi occhi scuri, un segreto che avrebbe legato quella notte a noi per sempre. Ma poi ho pensato a te – il tuo possesso, la tua forza, il modo in cui mi avevi reclamata anche in quel caos – e l’idea che fosse tuo mi ha fatta tremare di un desiderio diverso, più profondo.
Sono uscita dal bagno, trovandoti in cucina, ignaro. – “Amore…” – ho detto, la voce morbida, un sussurro che nascondeva una bomba. Ti ho preso la mano, posandola sul mio ventre. – “Sono incinta.” I tuoi occhi si sono spalancati, e io ho sorriso, lasciando che il mistero restasse sospeso. – “Non sappiamo di chi è… ma non è questo che lo rende eccitante?”
Nella mia testa, però, sceglievo il finale più audace: era di Luca. E ogni volta che ti guardavo, sapendo che un altro uomo mi aveva segnata così profondamente, il fuoco tra noi si accendeva di nuovo, più forte che mai.


di
scritto il
2025-04-08
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