Francesca l'insospettabile - 2. Allora siamo d'accordo.

di
genere
etero

La giornata di lunedì fu di gran lunga più difficile del week end che avevo passato a rimuginare sulla proposta di Francesca. Aveva vent'anni più di me, la conoscevo da quando ero bambino ed era sempre stata, sia quando c'era mio padre, sia quando poi avevo assunto la guida dell'azienda un modello di virtù.
Ma quel pompino e le parole che aveva detto si erano conficcate nel mio cervello durante tutto il fine settimana.
Lunedì si era vestita con quel completo giacca-gonna-camicetta che le avevo già visto altre volte ma c'era qualcosa che la rendeva più bella e provocante. Forse erano i capelli raccolti o il trucco leggermente più deciso. Oppure il suo profumo fiorato...
Feci di tutto per evitarla ma alla fine della giornata fu lei a venire nel mio ufficio.
Si sedette davanti alla scrivania accavallando le gambe e rimase in silenzio per qualche secondo fissandomi dietro gli occhiali.
La trovavo estremamente eccitante.
Con un tono di voce assolutamente tranquillo, come mi stesse ricordando gli appuntamenti de giorno dopo, mi chiese cosa avevo deciso di fare. Di fronte al mio imbarazzo rise di gusto, con quella risata allegra che mi aveva sempre messo di buon umore, e si scusò per avermi messo in difficoltà.
"So di essere stata poco carina e di aver approfittato della tua situazione" concluse.
Cercai di abbozzare e di non sembrare un ragazzino alla prime armi.
"Per la verità sei stata molto carina... quando alla mia situazione, non è certo colpa tua".
Di colpò mi si chiarirono tutti i pensieri del week end e provai a spiegarle che pur avendo apprezzato moltissimo il suo gesto mi sembrava sbagliato nei suoi confronti, soprattutto visto il lungo periodo di tempo da cui ci conoscevamo e la stima che avevo di lei. Aggiunsi anche che non credevo nemmeno al fatto che, come diceva lei, la sua proposta mi avrebbe aiutato con mia moglie.
Francesca rimase in silenzio per qualche secondo, come se stesse pensando alla risposta. Poi, sempre con la massima tranquillità e l'aria di chi stava spiegando a un ragazzo dove si trova l'archivio dell'azienda, iniziò a parlare.
"Vedi Max, è proprio per quello che hai detto tu che la mia proposta dovrebbe convincerti. Ci conosciamo da talmente tanto tempo che il nostro resterebbe solo un accordo di lavoro, senza altre complicazioni. Anzi sono certa che poter sfogare le tue fantasie, senza rischiare di innamorarti di un altra donna, alleggerirebbe la pressione nel rapporto con tua moglie..."
Il ragionamento non faceva una piega.
"...quanto alla stima, non vorrei sembrarti presuntuosa. Ma sono assolutamente convinta che se accetterai, la tua stima nei miei confronti andrà alle stelle. C'è un lato di me che non conosci..."
Questa frase mi lasciò letteralmente senza parole.
Riuscì solo a fare una smorfia sorridente come reazione alle immagini che si stavano componendo nel mio cervello.
Francesca si alzò e senza dire altro uscì dalla mia stanza lasciandomi in preda a immaginario un film erotico. Rientrò pochi minuti dopo e rimase in piedi davanti alla porta. Aveva in mano un mazzo di fogli..
"Sono andati tutti, Sabrina compresa. Vuoi che vada anch'io?"
"Francesca. Non so cosa dire...davvero."
"Ho capito. Facciamo così allora..."
Chiuse la porta, arrivò alla scrivania e appoggiò i fogli.
Si tolse la giacca e la mise a cavallo della sedia con cura. Iniziò a slacciarsi i bottoni della camicetta di raso blu. Riuscii a parlare solo quando l'ebbe completamene slacciata, estratta dalla gonna lasciandomi intravvedere il grosso seno rigonfio.
"Francesca..."
Come discorso fu molto breve.
Togliendogli gli occhiali mi fissò chiedendomi se doveva fermarsi.
Sorrisi.
Anche la camicetta finì appesa con cura sullo schienale della sedia. Per far cadere a terra la gonna le ci volle un movimento solo.
Indossava biancheria intima semplice di colore nero. Era bellissima.
Il seno si allargò quando venne liberato dalle costrizioni senza perdere tonicità e rimostrando una buona resistenza alla forza di gravità. Il rettangolo di pelo fu oscurato dalla mano che si passò sopra, con un dito che prese lentamente la via tra le grandi labbra prima di salire insieme alle altre dita di entrambe le mani ad accarezzarsi i seni.
Divaricò le gambe, prese un foglio e una penna e si piegò sul tavolo scrivendo e leggendo ad alta voce.
"Io sottoscritta, Francesca.... ". Continuò declinando nome e cognome con tutti i dati di nascita e residenza.
Poi proseguì alternando alla lettura di quando scriveva uno sguardo di verifica nei miei confronti.
"...in possesso delle mie piene facoltà mentali desidero e voglio per tutto il tempo in cui sarò alle dipendenze del dott. Massimo ...". Ancora una volta nome e cognome e ruoli aziendali.
"...essere la sua schiava sessuale e mi impegno a eseguire e soddisfare qualsiasi richiesta, fantasia, voglia o ...perversione..." - questa parola la disse lentamente fissandomi negli occhi - "...al solo scopo di dargli piacere."
Scrisse il nome per esteso, datò la lettera e la firmò. Aggiunse il mio nome e cognome per accettazione.
"Se vuoi puoi venire a firmare."
Ci guardammo. Lei Allargò le braccia sul tavolo senza staccare gli occhi dai miei. Emise un lungo sospiro quando le tette toccarono il cristallo. Mentre il suo viso si avvicinava al piano i seni si gonfiavano.
Non ci pensai due volte.
Feci il giro del tavolo. Da dietro il suo culo, grosso e sodo, che si apriva sulle cosce divaricate fu un'endovena di eccitante.
Firmai il foglio mentre mi allentavo la cintura. Con pantaloni a boxer alle caviglie le strofinai l'uccello che diventava sempre più di marmo sulle chiappe bianche.
"Sei comodo?... aspetta...". Allargò le gambe ancora un poco raggiungendo un'altezza perfetta rispetto al mio bacino. Voltandosi mi vide muovermi come un pinguino.
"Togliti i pantaloni che sei più libero...". La solita voce da madre premurosa.
Lo feci e le infilai dentro l'uccello con una foga che la fece gemere.
"Scusa"
"Non scusarti...è che hai un gran bel cazzo!"
Era umida e stretta nonostante l'età. Senza controllo iniziai a martellarla mentre lei seguiva con la voce il ritmo dei miei colpi. Senza pensarci le misi una mano sulla testa e le presi lo chignon. Istintivamente le chiesi se potevo farlo.
"Non devi più chiedere il permesso...fai quello vuoi e non preoccuparti per me."
Qualcosa scattò nel mio cervello. Afferrai i suoi capelli reclinandole la testa e iniziai a scoparla con forza. Le diedi anche due schiaffi sulla chiappa.
Francesca emetteva suoni gutturali che sembravano di godimento.
Capitolai in breve. Riuscii ad estrarlo pochi secondi prima di venire e lo puntai verso il tavolo inondandolo di fiotti bianchi.
Caddi, ansimante, sulla sedia senza pensare alla camicetta e alla giacca appesi sullo schienale.
"Bravo." Riaprii gli occhi e la trovai a quattro zampe tra le mie cosce. Con delicatezza le sue labbra si posarono sulla punta gocciolante della cappella. Le diede un bacio prima di prenderla al caldo delle guance e succhiarmi ancora per almeno un minuto.
La osservai rimettersi gli slip e il reggiseno. Quando si fu allacciata la gonna vidi il tavolo sporco e mi venne l'idea.
"Il tavolo è sporco..."
Francesca mi guardò con un taglio d'occhi che mi sembrò di sfida
"Come vuoi che lo pulisca....padrone?"
"Con la lingua... schiava"
Francesca sorrise compiaciuta e si mise all'opera. Lentamente e come se fosse ripresa da una videocamera fece passare la lingua su ogni fiotto o goccia raccogliendo tutto.
Si inginocchiò e mi aiutò a infilare boxer e pantaloni, con qualche bacio qua e là tra cosce e pube. Poi si rialzò e terminò di vestirsi, ritornando perfetta come lo era venti minuti prima.
Aprì la porta
"Allora siamo d'accordo. Posso andare?"
"Si certo. Ci vediamo domani."
"Certamente."

scritto il
2025-04-14
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