Francesca l'insospettabile - 1. Il giorno del licenziamento
di
Massimo Segreto
genere
etero
Francesca aveva 54 anni e anche se ne dimostrava qualcuno in meno il suo c.v. non lasciava scampo. Aveva iniziato a lavorare come segretaria con mio padre subito dopo le scuole superiori e era senza dubbio una donna fidata.
Per questo doverla licenziare mi costava parecchia fatica.
Ma la sua collega era molto più giovane, più smart e anche meno costosa.
Dopo mille ripensamenti decisi che non c'era un modo migliore di altri per dirglielo e così le chiesi se poteva fermarsi un venerdì sera.
Entrò nella mia stanza senza sospettare nulla. Giunonica e magra, con il bel viso appena truccato e gli occhi verdi che ammaliavano chiunque.
Cercai di parlarle con estremo tatto e le promisi che avrei fatto di tutto per trovarle un altro posto ma non riuscii ad evitare le sue lacrime. Aveva una madre anziana a cui badare e l'unico figlio era andato a lavorare all'estero come cuoco. Senza una laurea o altre qualifiche professionali non avrebbe trovato un posto simile a quello che aveva.
Tutto vero. Dentro di me lo sapevo perché erano settimane che ci pensavo. Ma non avevo alternative.
Vista la condizione in cui era mi offrii di accompagnarla a casa. Durante i tre quarti d'ora che ci misi per coprire la distanza dall'ufficio alla sua abitazione mi raccontò mille aneddoti della sua storia ivi comprese le prime volte che mi aveva visto con i pantaloni corti.
Fermai l'auto davanti al civico dell'ultima casetta della via a fondo cieco cercando le parole per chiudere la vicenda.
"Non c'è proprio nulla che posso fare per farti cambiare idea?"
Non capendo bene cosa volesse dire e avendo passato tantissimo tempo a cercare una soluzione diversa, rimasi spiazzato.
"Francesca davvero ho provato a pensarle tutte ma non so davvero cosa dirti"
Il suo viso finì tra le mie gambe con una velocità tale che non ebbi il tempo di impedirlo.
"Ma cosa fai?"
"Se non mi licenzi potrei fare molte cose in più"
Le mani mi accarezzavano la l'interno coscia e la patta. Vedevo solo parte del suo viso, che era a due centimetri dalla zip dei pantaloni.
"Francesca, dai, non fare così. Non è bello..." dissi senza peraltro provare ad allontanarla.
"Lo so che con tua moglie andate da un terapeuta...vedo la tua agenda...potrei essere io la terapeuta che vi serve..."
"Ma cosa dici. No, dai...smettila". Le sue dita avevano allentato la cintura e il bottone.
Mi guardò dal basso in alto. Con le dita sul gancio della zip.
"Vuoi davvero che mi fermi?"
La fissai senza parlare.
"Allora facciamo così ..." - il tono era lo stesso di quando avevo iniziato a lavorare e lei mi spiegava cosa fare - "...io vado avanti, dopo deciderai se questo è il mio ultimo lavoro o il primo di una lunga serie"
Senza reagire la lasciai fare. Mi abbassò pantaloni e boxer e slacciò i bottoni della camicia.
Non lo mise subito in bocca ma tenendolo in mano prese a baciarmi l'incavo del pube e leccandolo
"Che odore maschio che hai...mi piace!" disse sottovoce prima di baciare l'asta che iniziò a cambiare consistenza. Lo fece scivolare tra le labbra scappellandolo. La sua lingua compì qualche giro intorno alla cappella e poi la sua bocca iniziò una progressiva, lenta e salivosa discesa verso la base.
Mugolava come se le piacesse tantissimo.
Cambiò posizione, inginocchiandosi sul sedile e si rituffò sul mio palo diritto ingoiandolo tutto senza fatica.
"Posso?" le chiesi appoggiando le mani sulla testa. Il mugolio delle labbra sigillate alla base del cazzo era un chiaro cenno di assenso.
Si lasciò guidare la testa senza fatica. Quando provai a toccarla sul sedere si allentò i pantaloni abbassandoli quanto basta per scoprire le chiappone sode che le avevo sempre ammirato.
Ancora una volta chiesi i permesso di usare le dita ma questa volta non si limitò a un mugolio di approvazione. Liberandosi la gola si mise a leccarmi le palle e mi disse
"Certo. E se vuoi da domani potrai farmi tutto quello che vuoi"
Era bagnata e non protesto quando al medio affiancai l'anulare e nemmeno quando con il pollice mi misi a giocare con il suo buchino.
All'improvviso persi il controllo. Stavo per venire. Provai ad avvisarla ma invece che allontanarsi si mosse più velocemente fermandosi con le labbra serrate intorno alla cappella solo quanto iniziai a sborrare.
Mi lasciò sfogare mugolando commenti che sembravano di approvazione e apprezzamento.
Ingoiò tutto e riprese a succhiarmi premendo ogni goccia dalla cappella.
Come estrema naturalezza si ricompose sedendosi al suo posto mentre io con fatica ritornavo in me.
"Eri davvero pieno"
"Si, scusa. Io...non so che dire... grazie"
"Figurati. Come ti ho detto posso fare anche di meglio"
"Francesca, io..."
"Non dire nulla. Ascolta ..." - di nuovo il tono della donna più grande che mi spiega come funziona il mondo - "... pensavi questo week end. Non ti chiedo altro. Lunedì se mi confermerai la tua decisione non ti darò problemi. Se invece cambierai idea ti prometto che ti farò sfogare tutte le voglie che hai tutte le volte che vuoi..."
"Ma..."
"... firmerò una lettera in cui ti darò il mio consenso. Qualunque fantasia. Senza tabù"
Ci fissammo lungamente.
"Lo so che non è facile e che dovrai far fatica. Ma ti prometto che ne varrà la pena."
Scese dall'auto senza aspettare una mia risposta e andò al cancelletto di ingresso.
La guardavo da dietro. Quel sedere grosso ma al tempo stesso sodo e rotondo, la chioma di capelli neri raccolti in coda, il portamento diritto.
Si giro per mandarmi un saluto con la mano. Discreto. Inoffensivo.
Ci misi quasi un'ora a tornare a casa e non fui capace di accendere la radio.
Pensavo soltanto a come fare...
Per questo doverla licenziare mi costava parecchia fatica.
Ma la sua collega era molto più giovane, più smart e anche meno costosa.
Dopo mille ripensamenti decisi che non c'era un modo migliore di altri per dirglielo e così le chiesi se poteva fermarsi un venerdì sera.
Entrò nella mia stanza senza sospettare nulla. Giunonica e magra, con il bel viso appena truccato e gli occhi verdi che ammaliavano chiunque.
Cercai di parlarle con estremo tatto e le promisi che avrei fatto di tutto per trovarle un altro posto ma non riuscii ad evitare le sue lacrime. Aveva una madre anziana a cui badare e l'unico figlio era andato a lavorare all'estero come cuoco. Senza una laurea o altre qualifiche professionali non avrebbe trovato un posto simile a quello che aveva.
Tutto vero. Dentro di me lo sapevo perché erano settimane che ci pensavo. Ma non avevo alternative.
Vista la condizione in cui era mi offrii di accompagnarla a casa. Durante i tre quarti d'ora che ci misi per coprire la distanza dall'ufficio alla sua abitazione mi raccontò mille aneddoti della sua storia ivi comprese le prime volte che mi aveva visto con i pantaloni corti.
Fermai l'auto davanti al civico dell'ultima casetta della via a fondo cieco cercando le parole per chiudere la vicenda.
"Non c'è proprio nulla che posso fare per farti cambiare idea?"
Non capendo bene cosa volesse dire e avendo passato tantissimo tempo a cercare una soluzione diversa, rimasi spiazzato.
"Francesca davvero ho provato a pensarle tutte ma non so davvero cosa dirti"
Il suo viso finì tra le mie gambe con una velocità tale che non ebbi il tempo di impedirlo.
"Ma cosa fai?"
"Se non mi licenzi potrei fare molte cose in più"
Le mani mi accarezzavano la l'interno coscia e la patta. Vedevo solo parte del suo viso, che era a due centimetri dalla zip dei pantaloni.
"Francesca, dai, non fare così. Non è bello..." dissi senza peraltro provare ad allontanarla.
"Lo so che con tua moglie andate da un terapeuta...vedo la tua agenda...potrei essere io la terapeuta che vi serve..."
"Ma cosa dici. No, dai...smettila". Le sue dita avevano allentato la cintura e il bottone.
Mi guardò dal basso in alto. Con le dita sul gancio della zip.
"Vuoi davvero che mi fermi?"
La fissai senza parlare.
"Allora facciamo così ..." - il tono era lo stesso di quando avevo iniziato a lavorare e lei mi spiegava cosa fare - "...io vado avanti, dopo deciderai se questo è il mio ultimo lavoro o il primo di una lunga serie"
Senza reagire la lasciai fare. Mi abbassò pantaloni e boxer e slacciò i bottoni della camicia.
Non lo mise subito in bocca ma tenendolo in mano prese a baciarmi l'incavo del pube e leccandolo
"Che odore maschio che hai...mi piace!" disse sottovoce prima di baciare l'asta che iniziò a cambiare consistenza. Lo fece scivolare tra le labbra scappellandolo. La sua lingua compì qualche giro intorno alla cappella e poi la sua bocca iniziò una progressiva, lenta e salivosa discesa verso la base.
Mugolava come se le piacesse tantissimo.
Cambiò posizione, inginocchiandosi sul sedile e si rituffò sul mio palo diritto ingoiandolo tutto senza fatica.
"Posso?" le chiesi appoggiando le mani sulla testa. Il mugolio delle labbra sigillate alla base del cazzo era un chiaro cenno di assenso.
Si lasciò guidare la testa senza fatica. Quando provai a toccarla sul sedere si allentò i pantaloni abbassandoli quanto basta per scoprire le chiappone sode che le avevo sempre ammirato.
Ancora una volta chiesi i permesso di usare le dita ma questa volta non si limitò a un mugolio di approvazione. Liberandosi la gola si mise a leccarmi le palle e mi disse
"Certo. E se vuoi da domani potrai farmi tutto quello che vuoi"
Era bagnata e non protesto quando al medio affiancai l'anulare e nemmeno quando con il pollice mi misi a giocare con il suo buchino.
All'improvviso persi il controllo. Stavo per venire. Provai ad avvisarla ma invece che allontanarsi si mosse più velocemente fermandosi con le labbra serrate intorno alla cappella solo quanto iniziai a sborrare.
Mi lasciò sfogare mugolando commenti che sembravano di approvazione e apprezzamento.
Ingoiò tutto e riprese a succhiarmi premendo ogni goccia dalla cappella.
Come estrema naturalezza si ricompose sedendosi al suo posto mentre io con fatica ritornavo in me.
"Eri davvero pieno"
"Si, scusa. Io...non so che dire... grazie"
"Figurati. Come ti ho detto posso fare anche di meglio"
"Francesca, io..."
"Non dire nulla. Ascolta ..." - di nuovo il tono della donna più grande che mi spiega come funziona il mondo - "... pensavi questo week end. Non ti chiedo altro. Lunedì se mi confermerai la tua decisione non ti darò problemi. Se invece cambierai idea ti prometto che ti farò sfogare tutte le voglie che hai tutte le volte che vuoi..."
"Ma..."
"... firmerò una lettera in cui ti darò il mio consenso. Qualunque fantasia. Senza tabù"
Ci fissammo lungamente.
"Lo so che non è facile e che dovrai far fatica. Ma ti prometto che ne varrà la pena."
Scese dall'auto senza aspettare una mia risposta e andò al cancelletto di ingresso.
La guardavo da dietro. Quel sedere grosso ma al tempo stesso sodo e rotondo, la chioma di capelli neri raccolti in coda, il portamento diritto.
Si giro per mandarmi un saluto con la mano. Discreto. Inoffensivo.
Ci misi quasi un'ora a tornare a casa e non fui capace di accendere la radio.
Pensavo soltanto a come fare...
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