Finalmente Parigi

di
genere
esibizionismo

Novembre da sempre è considerato il mese più malinconico dell'anno e quel mattino grigio e piovoso non faceva altro che confermare il pensiero comune.
Mentre guidavo in autostrada verso Milano la mia mente faceva mille viaggi. Guidare mi è sempre piaciuto tanto e spesso mi aveva aiutato a vedere meglio dentro di me, a chiarire i miei pensieri.
La situazione era purtroppo evidente, venivo da un'estate in cui si era chiusa la mia ultima storia importante, quella che anche le persone intorno a me credevano definitiva oltre che perfetta per me, da sempre complicato ed irrequieto nella mia vita sentimentale.
I pochi mesi successivi avevano visto qualche tentativo fiacco di sistemare le cose e poi i giorni peggiori, quelli dei cartoni e del trasloco nel nuovo appartamento chiudendo così di fatto una storia importante.
Guidando pensavo al periodo vissuto con Marina, a quello che eravamo stati nel buono ma anche a tutti i limiti che avevamo come coppia. Tra i mille pensieri faceva capolino anche Claudia, una mia storia importante mai riuscita a cementificarsi per tanti motivi ma anche mai risolta e tantomeno sopita all'interno dei nostri corpi.
Con Claudia eravamo andati oltre ogni limite in tutto, nella pazienza, la passione, nel dolore e nei tentativi di incontrare esigenze che mai sembravano comuni.
Guidare verso Milano ma soprattutto verso il treno che mi avrebbe portato a Parigi, meta scelta da me per trovare un po' di equilibrio e tranquillità in una città che mi permettesse di perdermi tra tanta bellezza.
Salito sul treno la il mio umore iniziò immediatamente a farsi migliore, le comode poltrone della prima classe, e il fatto che ci fossero pochi viaggiatori presenti, mi procurarono il calore di cui avevo bisogno.
Ero arrivato in anticipo quindi con tutta calma avevo sistemato il mio borsone e mi ero accomodato con il mio libro a fianco del finestrino, perdendomi da subito nel capitolo che spesso avevo abbandonato a casa perché troppo inquieto per leggerlo con l'attenzione che meritava.
Dopo una ventina di minuti gli annunci del capotreno mi fecero capire che la partenza si era fatta imminente e apprezzai tantissimo il fatto che nessun viaggiatore di fosse presentato nella poltrona al mio fianco, permettendomi di viaggiare e più comodo e sgombro da eventuali conversazioni di circostanza che avrei mal sopportato.
Il tonfo del sistema di apertura delle porte automatico sopraggiunto appena dopo la partenza mi fece alzare lo sguardo dal libro e quello che mi apparve davanti fu la cosa più inaspettata possibile.
Biglietto in mano dal quale cercava di ricavare qualche informazione su quale potesse essere il posto prenotato e un trolley troppo grande per la sua esile corporatura che sbatteva contro tutta la fila di sedili dello scompartimento , Claudia, con trench e i capelli bagnati dalla pioggia che nel frattempo si era fatta più intensa, avanzava nel corridoio apparendo comunque ai miei occhi meravigliosa come sempre.
Il destino questa volta era andato oltre ogni fantasia possibile, facendo si che il suo biglietto del vagone due, A13, fosse titolare della poltrona a fianco della mia, provocando, dopo un legittimo stupore e un malcelato imbarazzo, un sorriso che fece sembrare quella situazione paradossale una cosa normale.
Le sette ore di viaggio passarono in un soffio, tra aggiornamenti sulle rispettive situazioni di vita, sul lavoro, i figli e aneddoti sul tempo passato insieme, ricordati ora serenamente ma accompagnati da sguardi che rivelavano sentimenti mai sopiti.
Ci separammo ai taxi, il suo albergo era nel Marais mentre il mio era nella zona della Tour Eiffel e la distanza tra due hotel ci costrinse a separarci con la promessa di risentirci nelle ore successive per condividere qualche ora delle giornate a venire.
Affondato nei sedili posteriori della monovolume Peugeot incantato dalla vista delle meraviglie che si susseguivano al finestrino pensavo, tra lo stupito e l'incredulo, a Claudia e al nostro incredibile incontro. Il mio pensiero fu interrotto dalla suoneria del cellulare che annunciava un messaggio, era lei..- mi ha fatto molto piacere- accompagnato dalla faccina che arrossisce.
-Aperitivo ?- risposi non senza aver esitato per qualche minuto.
-Volentieri- la sua risposta che non si fece attendere nemmeno dieci secondi.
Arrivato alla Madeline, luogo scelto per l'appuntamento, con un po' di anticipo, passai i minuti precedenti al suo arrivo passeggiando nervosamente con la stessa emozione che aveva preceduto ogni nostro incontro negli anni precedenti.
Incontrarci era ancora quello e sorrisi tra me e me rendendomene conto.
Scese dal Taxi e subito mi resi conto che le era stato sufficiente una doccia per scacciare la stanchezza del viaggio e presentarsi al nostro appuntamento splendida.
Dal trench nero, scendendo dal Taxi, si mostrarono le sue gambe toniche e perfette, nervose, le scarpe con il tacco alto e con il solito sfacciato disprezzo del freddo non indossava calze.
Mi mancò il fiato ma cercai di fingere indifferenza, lei si avvicinò e mi baciò sulla guancia per poi prendermi sotto braccio e chiedermi dove avessi intenzione di recarmi.
Il localo era carino, pur con la seducente decadenza di certi locali parigini un po' blasé, e i drink ottimi, cosa che insieme alla confidenza ed al feeling comprovato scatenò battute e doppi sensi.
La fissavo, mettendola anche in imbarazzo in certi momenti, scandagliavo ogni dettaglio e ogni centimetro sulla sua pelle trovando solo conferme.
Le gambe accavallate, la gonna nera che saliva mostrando la sua pelle dalla grana perfetta, la camicia bianca indossata senza reggiseno erano un messaggio chiaro.
Claudia non aveva dimenticato nulla di quello che mi piaceva..
le chiesi, sfidandola, di aprire altri due bottoni della camicia, fissandomi eseguì mostrando quasi interamente a me ed al cameriere che ci portava il terzo drink il suo seno, piccolo ma perfetto e i suoi capezzoli duri e diritti eccitati dagli sguardi e dallo strofinarsi contro la lunga collana che aveva scelto di indossare.
Il terzo cocktail scivolò via velocemente, così come veloce fu l'accordo di proseguire la serata a cena insieme. Il primo bacio vero, dei nostri, scattò davanti al cassiere del locale, le labbra un incastro perfetto come sempre e le lingua ad intrecciarsi in vortice di saliva che ci dissetava come nient'altro, rendendo evidente ancora una volta quanto ogni altro partner fosse inutile..
Saliti sul Taxi che ci portava verso il suo Hotel continuammo a baciarci ed a guardarci con sguardi che parlavano più delle parole, il taxista avvertì immediatamente la tensione erotica di quel momento e appena il traffico parigino lo permetteva spostava i suoi occhi sullo specchietto, per godersi quello che ora non poteva definirsi che uno spettacolo, la camicia di Claudia ormai non aveva più bottoni chiusi, la gonna era salita fino agli slip e le mie dita frugavano nella sua figa trovandola bagnata come la ricordavo.
Claudia ebbe in pochi minuti un orgasmo, potente come lei definiva i suoi orgasmi con me scherzando, e non trattenne i suoi gemiti quando puntò i tacchi contro la poltrona del guidatore del taxi, provocando un sussulto al guidatore, che guardando lo specchietto incrocio' gli occhi di Claudia che lo fissavano con aria di sfida... continua
scritto il
2025-04-18
1 . 2 K
visite
2 7
voti
valutazione
3.9
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto sucessivo

Finalmente Parigi parte 2
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.