Il Peso della Mia Disobbedienza

di
genere
dominazione

Il peso della punizione aleggiava nell’aria, denso come un’ombra che non potevo ignorare. Sapevo di aver trasgredito, saltando gli esercizi pelvici che mi erano stati imposti con severità e cura. Il desiderio di obbedire era sempre dentro di me, ma quella volta il mio corpo mi aveva tradita, si era ribellato al dolore e alla fatica.

Ero lì, inginocchiata, la pelle delicata delle ginocchia che bruciava per ore di sottomissione, mentre la mente cercava di dominare il tumulto di sensazioni che mi invadevano. Il dolore al basso ventre si faceva sempre più presente, una pressione sorda e insistente che sembrava voler scatenare qualcosa di più profondo.
La frusta, le sculacciate, le parole dure del mio padrone si mescolavano nella mia testa, eppure quel malessere non era solo fisico. Era il senso di colpa, l’umiliazione di aver ceduto, di non aver mantenuto il controllo come avevo promesso. Stringevo le mani tra le cosce, cercando di calmare quel nodo di disagio che mi stringeva lo stomaco.

Ma anche nella debolezza, trovavo un filo sottile di piacere. Quel dolore che mi spingeva oltre, che mi metteva a nudo davanti al mio padrone e alla mia stessa vulnerabilità. Il suo sguardo severo mi accarezzava l’anima con una promessa: solo attraversando quel limite avrei potuto risorgere più forte, più obbediente, più mia.
Il corpo tremava, la pelle punzecchiava di desiderio e tensione, eppure, in quel momento fragile, mi sentivo viva come mai prima. Ero pronta a riprendere, a cedere ancora, a farmi guidare nel gioco intenso del dolore e del piacere, sapendo che ogni passo, anche il più difficile, era parte del mio percorso.
scritto il
2025-07-03
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