Letto di rose

di
genere
etero

Al centro della stanza con il pavimento e le colonne di marmo, in un ampio letto a forma di vasca e colmo di petali di rosa, riposava un efebo dalla pelle bianca, dal corpo perfetto di statua greca. Volse verso di me il bel viso armonioso e mi tese la mano. Mi spogliai e gli andai accanto. 
Passò con indolenza le mani sul mio corpo. Io accarezzai i capelli ricci, gli baciai il petto. La sua carne era tenera e soda, la pelle glabra e così morbida che sembrava fosse stata immersa nel latte.
Le rose ci facevano da letto soave, molle, incredibilmente vellutato e di un profumo squisito. Lui prese un petalo fra le dita bianche e paffute, e me lo infilò fra le labbra. Lo morsi, lo assaporai e, a mia volta, gliene tesi uno che misi nella sua bocca carnosa, e che lui pure mangiò, mentre io gli succhiavo delicatamente il dito medio. Il suo membro, piccolo e graziosissimo, s'indurì. Lo sfiorai per liberarne la punta rossa.
Lui mi venne sopra e mi penetrò. Gli strinsi le gambe intorno alla schiena, poggiai i talloni sul solco delle sue natiche e l'accompagnai nel movimento sossultorio. Se la prendeva comoda, dava spinte leggere con abilità d'artista, come se stessimo eseguendo un balletto che si sarebbe certamente concluso con un piacere tanto assoluto quanto raffinato. E, in effetti, tutta la zona del mio sesso era eccitata, perchè sentivo, oltre al suo membro nel fodero, i testicoli che mi colpivano mollemente e ritmicamente proprio sotto, fra le cosce, sull'orlo delle natiche, e il suo pube che sfregava contro il mio solleticandomi il clitoride.
Non trascurava di chinarsi spesso su di me per leccarmi e mordicchiarmi il lobo dell'orecchio, baciarmi il viso, il collo, le clavicole, le braccia e il seno. Quanto a me, gli stuzzicavo i capezzoli, gli accarezzavo il ventre o le palle, lo afferravo per i capelli o per le natiche. Il piacere montava con una regolarità e un'armonia tali che non sentimmo il bisogno di cambiare posizione. Raggiungemmo l'orgasmo insieme, un duetto di gemiti languidi.
Si sdraiò su di me e io l'abbracciai, felice. Riposammo a lungo abbracciati, gli occhi chiusi e il sorriso sulle labbra. Poi si ritrasse, e asciugammo i nostri liquidi d'amore nei petali di rosa.
Lo baciai sulla fronte, uscii dal letto e mi rivestii. Nel momento in cui aprii la porta, mi voltai verso di lui. Mi guardava, ancora sdraiato indolentemente sulle rose, e mi mandò un bacio.
Raggiunsi il corridoio, piena di tenera gioia, e camminai per un po' prima di spingere la porta successiva...
scritto il
2009-07-23
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