Giuseppe il cornutone

di
genere
tradimenti

SENAGO, CIRCA 10 ANNI FA.

-E’ possibile che sia sempre a stessa storia?- urlò con furore Alba.
-Come sempre a te basta alzare il tono di voce per reputare di aver ragione.- ribatté suo marito Andrea.
La discussione era nel climax. Alba era sull’orlo di una crisi di nervi e le povere antine dei mobili ne erano le prime vittime.
-Stai calma-disse Andrea- non ti sto dicendo che non andiamo. Ti sto dicendo che non ne ho voglia!
-Come sempre! Quando si tratta di andare da mio fratello. Se fosse stato da qualsiasi altra parte sarebbe stato diverso.
-Ti sbagli. Come ben sai ieri, sabato, ho lavorato e oggi mi farebbe piacere riposare e non annoiarmi a morte a casa del tuo fratellino. - Andrea con tono leggermente sarcastico.
-Inoltre la tua squadra del cuore ha già giocato. Non hai nemmeno quella scusa.
-Vedo che quando ti faccio un’obiezione la eviti! E comunque, per tua norma, oggi le partite ci sono. E stai tranquilla che il tuo fratellino ci proporrà di seguirle. Anche se conosco il motivo dell’invito…e non è certo vedere la partita insieme!
-E quale sarebbe? Hai paura che ti facciano piantare due chiodi? Hai paura di farti del male se alzi un pollice la domenica?
-Non è quello il punto!
-E quale sarebbe?
-Sarebbe che ogni volta che andiamo a casa sua trova sempre qualche lavoretto da fare. Come li chiama lui …la-vo-re-tti…poi magari bisogna costruire una centrale nucleare ma lui li chiama sempre la-vo-re-tti.
-Sei l’unico che è un elettricista in famiglia!
-So che non capirai la distinzione ma non demordo. Prima o poi ci arriverai. Non “sono” un elettricista: “faccio” l’elettricista. Ma non tutti i giorni! La domenica vorrei essere una comunissima persona che se ha voglia di foderarsi sul proprio divano lo possa fare.
-Sei diventato di una pigrizia assurda.
-Sempre stato, solo che non ti eri mai accorta.
-Infatti se l’avessi saputo col cazzo che ti avrei sposato!
-Se è per quello anche tua cognata se avesse saputo com’era il tuo fratellino, col cazzo che se lo sarebbe sposato.
-Quella lasciala lì dov’è. Lei è l’ultima a poter parlare!
-Brava! Intanto vorresti comunque andare a casa sua!
-Casa di mio fratello. Prego! Io vado per mio fratello, non per quella.
-Come sempre siamo sempre noi adeguarci. Bisognerebbe che qualcuno le spiegasse che casa sua, ops scusa, la casa di tuo fratello, non è una moschea ma bensì, come dicevo prima, una casa! Quindi non serve o meglio non dovrebbe servire togliersi le scarpe per poter entrare.
-Lo sai che la penso come te in questo! Non è questo il punto. Inoltre, pure a me infastidisce che quando viene a casa nostra solleva lo sguardo in cerca di possibili ragnatele. E’ fissata con la pulizia. Sai cosa vuol dire fissata? Significa fissata! Ma questo è un problema loro. Io ho solo voglia di andare a trovare mio fratello e le mie nipoti.
-Capirai le nipoti! Appena ci vedono ciao zietto ciao zia poi si fiondano fuori con gli amici e le amiche. Hai idea di quanti anni abbiano le tue nipoti? Sono già in età di scopaggio!
-Sei il solito volgare. Fai proprio schifo quando parli così. Voi uomini vedete il sesso ovunque.
-Non sono io che vedo il sesso. La piccolina, perché voi la chiamate, così ha solo tredici anni ma scopa! E non me lo sono inventato io ma guarda caso, me lo hai confidato proprio tu. Perché nella vostra famigliola quando si tratta di spettegolare, non siete pari a nessuno.
-Comunque sia, è la mia famiglia. Quindi, al limite, sono cazzi nostri!
Alba è sul punto di piangere. Un misto tra rabbia e delusione fa capolino sul suo volto.
A quel punto Andrea si alza e la abbraccia.
-E dai che ci andiamo. Però torniamo presto. Ok?
Alba accenna a un sì con il capo. Aggiungendo:
-Vado a prepararmi. Stiamo lì un’oretta poi rientriamo.
-Ci fermiamo a comprare dei pasticcini?
-D’accordo.
-Per quante persone?
-Dovremmo essere in quattro, noi e loro.


Alba sa che suo fratello Giuseppe è considerato lo zimbello della famiglia.
Un “quaraquaquà”. Così è definito dai parenti e dagli amici. Nonostante tutto considera una specie di missione prenderne le difese, anche se è consapevole che è una partita persa.
Giuseppe è un personaggio unico. Uno di quei tipi capaci di sbruffonate inverosimili che non saranno mai realizzate. In genere i suoi strali sono rivolti a persone assenti. Possono essere amici, conoscenti, vicini, la propria moglie o le figlie. Tutti sono stati, in tempi diversi oggetto dei suoi memorabili “vedrai alla prima occasione come gliela canto”.
Sono entrati nella letteratura di famiglia i suoi divieti di uscita alle figlie. In ogni circostanza il risultato fu un sorrisino ironico e sprezzante, una scrollata di spalle accompagnata dalla chiusura della porta di casa. Dall’esterno.
Nonostante sia palesemente irriso, non demorde e quando ambisce a ottenere qualche favore non si fa scrupolo di insistere fino allo sfiancamento. Si ostina pervicacemente in quella strategia che ritiene vincente e, i risultati, almeno quelli concreti, sembrano dargli ragione.
Conosce mezzo mondo, la sua filosofia è che ogni contatto può tornare utile; se non nell’ immediato in un ipotetico futuro. Se si commette lo sbaglio di dargli confidenza è ragionevole pensare che da lì a poco tempo lo ci si ritrovi a questuare qualche favore per qualche lavoro nella sua villetta a schiera.


-E’ giù che sta facendo qualcosa- dice Dina, la moglie di Giuseppe, aprendo la porta –ora lo chiamo con l’interfono. Le pattine sapete dove sono.
-Miss simpatia- sussurra Andrea alla moglie mentre si tolgono le scarpe.
-Come sempre! Ti aspettavi che fosse cambiata?
-Sono arrivatiii!- urla Dina nell’interfono che mette in comunicazione il piano interrato con il piano superiore.
-Adesso arriva. Stiamo sistemando la taverna. Piuttosto-rivolgendosi ad Andrea- avremmo bisogno che ci dai una consulenza a una presa al piano sotto. Vorremmo spostarla.
Lui lancia un’occhiata obliqua alla moglie e Alba ci legge, correttamente, un “cosa ti avevo detto?”
-Abbiamo portato due pasticcini, dove li appoggiamo?
-Lasciali pure lì – Dina indicando un tavolino.
-Magari un grazie non ci sarebbe stato male- pensò Alba- mi sa che stavolta aveva ragione Andrea. Se stavamo in casa avrei evitato una lite e soprattutto avrei evitato di incontrare una stronza simile!
Nel frattempo arriva Giuseppe con un’esagerazione di baci e abbracci.
Ad Andrea venne in mente di aver letto che è proprio l’esagerazione a smascherare le menzogne.
-Eccolo qua il mio cognato preferito!- Giuseppe urlando come un’aquila.
-Peccato che lo dici di tutti!- fu la risposta di Andrea, mentre Alba parve fulminarlo con lo sguardo.
-Dai…dai …accomodiamoci in salotto-sempre Giuseppe che non aveva realizzato l’ironia di Andrea.
-Ora la mia mogliettina ci prepara un buon caffè.- logorroico come sempre.
-E allora come va cara sorellina? Ti tratta bene il mio cognatino? Ma sì che sei stata fortunata a trovare uno come lui. Io lo dico a tutti! Andrea è stato la fortuna di mia sorella. Non come Antonella con Aldo. Io glielo avevo detto sin dai tempi del loro fidanzamento: non fa per te! Ascolta il tuo fratellone maggiore. Aldo è’ un fannullone, uno scansafatiche! Ma lei niente. Dura come un sasso. E ora? E ora? Hai visto come viene trattata? Come uno zerbino. Ma è stato fortunato che se fosse stato per me gliene avrei cantate quattro! Ah se gliene avrei cantate. Mi ha fermato Dina. Mi ha fermato. Lascia correre mi ha detto, sono fatti loro. Ma la prossima volta Dina o non Dina, la prossima volta che vengo a sapere qualcosa che non va mi sente eccome se…
DRIIN.
Solo un kalashnikov poteva interrompere la ridicola logorrea di Giuseppe. O il suono del campanello di casa.
-Dev’essere Luca-disse Giuseppe- Dinaaa, amoreee, vai tu ad aprire?
-Luca?!- disse Andrea.
-Sì, Luca. Un mio collega. Viene spesso a trovarci. Oggi è con la moglie e le figlie. Ve lo presento, vedrete che simpatico! Lui, non lei. Lei è una stronza che glielo dico sempre- e abbassando la voce- lasciala. Luca: lasciala. Non ci vai d’accordo e secondo me-abbassando ulteriormente la voce- …gli fa le corna!
Fu in quel trambusto che Andrea riuscì a chiamare in disparte Alba.
-Ma hai visto? E’ incredibile! Ci invita a casa sua e contemporaneamente invita degli estranei. E noi non ne sapevamo niente. Dimmi che ho torto che commetto un omicidio!
-Hai ragione. Però per favore non fare scenate. Ci mangiamo i pasticcini e filiamo. Piuttosto penso che non bastino per tutti. Che dici? Esco a prenderne degli altri?
-Mi sa che è il caso.
Nel frattempo Luca, la moglie e le due figlie fanno ingresso nel salotto. Le presentazioni di rito e Alba:
-Io esco un attimo a prendere…una cosa…torno subito.
-Aspetta. Ti va se ti faccio compagnia?-inaspettatamente la moglie di Luca- ho dimenticato anche le sigarette. Così chiaccheriamo un po’…
In un istante la casa si svuota. Nel salotto rimangono Giuseppe, Andrea e Luca.
Giuseppe ne approfitta per chiamare vicino a se Luca. Una mano sulla gamba e:
-Ma allora! Ancora insieme con lei sei? Ma quando ti decidi a scaricarla? Ma quante volte…
Fu in quell’istante che comparve Dina.
-Giuseppe. Che dici, faccio vedere ad Andrea il lavoro della presa?
-Si...sì…fai... fai pure - rispose distrattamente- cosa ti stavo dicendo? Ah si...ma quando hai intenzione di…


Andrea si alza e segue Dina che nel dirigersi verso le scale pigia un pulsante dell’interfono.
Scendono entrambi velocemente le due rampe. Sono in taverna. In un secondo le loro lingue s’intrecciano. Andrea le mette le mani nel seno mentre lei si avventa sul suo uccello. E’ lei ad abbassargli i pantaloni e ad inghiottire completamente il suo cazzo.
-Abbiamo poco tempo, scopami, sbattimi e poi…inculami!- una trasformata Dina.
Andrea non si fece pregare. Le alzò la gonna e non rimase sorpreso nel vederla senza mutande.
-Come sempre!-pensò.
Quasi con violenza la sbatté sul tavolo alla pecorina e iniziò a pomparla. Il loro ansimare faceva da sfondo a delle parole che uscivano dall’interfono: quelle di Giuseppe.
…credi a me. Io ne capisco di donne, ti tradisce. Quella ti tradisce…
-Sentilo il cornuto-Dina con voce libidinosa- sentilo il cornuto.
Mentre Andrea la prendeva come un animale, mentre lei in un interminabile monologo:
-cornuto…cornuto…cornutoo…
Andrea venne nel solito modo. Almeno con lei. Sbattendoglielo sulla lingua e infilandoglielo in bocca nel momento dell’estasi.
-Un giorno mi dirai con quanti l’hai fatto cornuto!-Andrea riassettandosi i vestiti.
-Troppo curioso. Pensa a solo scoparmi-lei sorridendo.
Risalirono. Andrea si unì a Giuseppe e a un silenzioso Luca.
Fu sempre Dina a interrompere il fiume di parole di Pino.
-Faccio vedere io a Luca quel lavoretto da fare in taverna o lo fai vedere tu?
-Fai tu…fai tu…Andrea ed io guardiamo la partita.
Luca era già scomparso quando Giuseppe osservò Andrea:
-Beh…cos’è quella faccia?
-Niente…niente….ma Luca che lavoro fa?
-Il falegname. E’ così gentile. La taverna l’ha fatta praticamente lui a tempo perso- poi avvicinandosi come nel fare una confidenza importante- con una moglie così, mi sa che non vedeva l’ora di scappare di casa.
-E allora che dici? Ci vediamo o no sta partita?- tornando al solito volume da tenore.
-E vediamoci sta partita- Andrea con un sorriso beffardo- però ti consiglio di stare un po’ in silenzio a godercela.
-Perché in silenzio?
-Porta male parlare. Potrebbero spaccarvi le corna!
-Bisogna averle per romperle!
-Hai ragione. Bisogna proprio averle!!!

Sono disponibili foto NON HARD per questo racconto, per contatti writerghost@libero.it









scritto il
2014-07-08
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