La mia slave 2 gli inzi
di
dominaregine
genere
dominazione
Segue....
Ti copri sommariamente, lasciando andare la gonna, e chiudendo appena la camicetta. Esci dall’ascensore, tremante, ancora sconvolta dall’accaduto….Apri, con le chiavi la porta, e ci infiliamo in casa tua.
Sono mesi che sogno questo momento.
Non credevo sarebbe mai accaduto. Mi sono gustata il tuo volto, quando a sorpresa mi hai trovato fuori dall’ufficio, non riuscivi a credere ai tuoi occhi! Ed ora sei qui, qui dinnazi a me,pronta a soddisfarmi. Preoccupata, ti agiti per la cena. Ti stringo la vita e ti dico che non mi interessa la cena, che ho fame solo di Te.
Dischiudi le labbra, la mia lingua ti viene a cercare.
Sinuose le nostre lingue s’intrecciano, i nostri sapori si mescolano ed io sono felice, felice d’essere qui con Te, Ora.
Finalmente!
Il nostro bacio è lungo, appassionato, mentre accarezzo il tuo corpo, desiderosa di ricontattare la tua sensuale nudità.
Sei mia, ed io ti voglio. Sei tutto un fremito.
Forse questo è troppo per te.
Perché ti stacchi, ti separi, insisti che vuoi preparare la cena.
Neanche immagini quanto sei bella ai miei occhi, con la camicetta così sbottonata che mal cela la nudità dei tuoi seni, il forte turgore dei tuoi capezzoli. Decidiamo per spaghetti aglio, olio e peperoncino.
Voli in cucina, levi la pentola dal cassetto, la riempi d’acqua sotto al rubinetto, posi il tutto sul fornello, accendi il fuoco.
Anche il mio, che t’inseguo. Sono alle tue spalle, e ti disturbo mentre lavori. Scosto i tuoi morbidi capelli mossi dalla tua spalla destra.
Scendo la camicetta dalla tua spalla, accarezzo lentamente con la mia lingua il tuo incavo, mentre avidamente ricontatto la generosa nudità dei tuoi seni, che palpo decisa, svegliando i tuoi capezzoli, appena sopiti. Presa dalle tue faccende, ti fermi un istante, per abbandonarti alla mia persistente carezza, che riaccende fremiti nel tuo corpo da poco scaricati.
Quanto mi piaci! Quanto mi ammalia la tua sensualità, la tua arrendevolezza, la tua voglia d’essere mia, d’appartenermi.
Accarezzo il tuo corpo, i tuoi fianchi, la vita.
Scorre la lampo laterale della tua gonna, che cade a terra, lasciandoti con gli slip ancora arrotolati sotto la coscia, appena sopra le autoreggenti che mi incantano, ma ancor di più la tua vulva glabra.
L’accarezzo, l’accarezzo pastosa. La schiaccio e la premo, spronandoti a divenire nuovamente la mia puttana vogliosa…..Sento la tua voce farsi gemito, il tuo respiro confondersi col mio.
Sei mia, la mia puttana vogliosa.
Sembra che le mie carezze non ti bastino mai.
Ma arretro, e mi siedo alla tavola della tua cucina.
Ti guardo. Osservo come ti muovi nella stanza, immagino quando lo fai nella vita di tutti i giorni, non come ora seminuda, la camicetta che oramai mi nasconde solo la tua schiena.
Guardo il tuo magnifico corpo nudo che si flette, tu che apparecchi la tavola dove sono seduta, il tuo andare e venire, ora mi mostri i seni, il ventre, e la vulva, ora scodinzolano le tue natiche, prigioniere solo dello slip arrotolato,mentre ancheggi sulle scarpe dal tacco alto.
Non fai nulla per coprirti, anzi. Ti mostri, generosa, nella segreta speranza di convincermi a toccarti, ancora ed ancora.
Fiera ergi le spalle, cerchi di interessarmi alle tue lussuriose mammelle, ti accarezzi per un attimo la vulva. Poi fingi ti sia caduto qualcosa, poiché t’intriga mostrarti, muoverti con lo slip che lega le tue cosce, t’impedisce un poco i movimenti…..
Mi mostri appena le tue parti intime, poiché vuoi che ti mangi.
Non pensi alla finestra con la tapparella alzata, a chiunque che dalla sua finestra può vederti, anche se sta imbrunendo.
E non sarò di certo io a fartelo notare, perché adoro che tu ti mostri,
voglio che tutti sappiano quanto ti piace stare nuda per me, e quanto io ti trovi bella…..Troppo bella e sensuale…….
Cerco qualcosa in tasca. Ti trattengo. Accarezzo la tua schiena.
Ti fai brividi. Prendo uno dei tuoi seni, ne ciuccio bene il capezzolo.
Lo stringo con un piccolissimo elastico morbido, da capelli, di quelli che usano le bambine per farsi le trecce. Lo arrotolo una, due, tre volte intorno al tuo capezzolo. Ti manca il respiro.
Non so se è l’emozione della mia prima tortura…..od altro…..
Ti sembra un gioco innocuo. Soppeso le tue mammelle.
Serro l’altro capezzolo tra pollice ed indice, con forza. Gemi, provocata, ti umetti le labbra lasciva. Ti piace questa leggera pretesa.
Faccio lo stesso con l’altro. In un istante sono dietro di te, serro le tue
mammelle tra le mani e spingo col mio bacino, il tuo pube nudo.
Lo spingo in avanti, verso lo spigolo del tavolo. Lo colpisci una due tre volte, come ti chiedo dandoti il ritmo col mio bacino.
Così incalzata fremi, turbata, io insisto.
-Su mia superba puttana mostrami quanto ti piace….-sussurro al tuo orecchio, mentre continuo ad incalzarti col movimento delicato, ma con determinazione, provocandoti quella sensazione vagamente dolorosa, ma così conturbante da lasciarti divenire la mia troia lasciva.
I tuoi seni si sono fatti più turgidi, per via del sangue richiamato dagli elastici ai capezzoli, e tu smani e ti dichiari mia, pronta a soddisfare qualsiasi cosa ti chiederò.
Anche la pasta è pronta. Ti separi da me controvoglia, prendi il tegame e la scoli, poi la condisci. Vieni da me, ora seduta a tavola, col piatto fumante. Ingorda di te, ti siedo di traverso sulle mie ginocchia, ridiamo,
scherziamo. Arrotolo gli spaghetti, e t’imbocco.
Serro il tuo capezzolo violaceo tra le labbra. Tu ti fai seria. Deglutisci.
Di nuovo t’imbocco, obbligandoti ad essere passiva. Mastichi, mentre ti stuzzico insistente il capezzolo con la bocca, e l’altro con le dita.
Ingoi. Ti consumerò i capezzoli, poiché ho scoperto che quando lo faccio perdi completamente il controllo e sei solo mia.
Ancora t’imbocco e mentre mastichi, accarezzo a più mani il tuo corpo nudo, passivo, reso caldo dalle mie carezze. Gioco col tuo ombellico.
Sei mia, ed io ti adoro. Ancora spaghetti, mentre io continuo a nutrirmi del tuo corpo…..Bacio il tuo collo, ripeto più carezze al centro del tuo petto, gioco col capezzolo più vicino alla mia lingua.
Stringo di nuovo anche l’altro con dita insistenti, che pretendono di stimolare il tuo eccitamento, la tua voglia di essere di nuovo mia.
Ora gemi, gemi piccoli siiih. T’imbocco. Mastichi. La mia mano cerca
Il tuo ventre, scende e preme la tua vulva.
Riconosci il turgore indolenzito provocato dal mio farti sbattere dolcemente con la vulva contro lo spigolo del tavolo. Ti piace.
Perversamente ti piace. Deglutisci mentre le mie dita ti sfiorano le grandi labbra.
E’ la prima volta che mi spingo così oltre….
Ti accarezzo. Ti accarezzo avanti ed indietro, sulle grandi labbra serrate, perché la tua attenzione sia con me, le tue sensazioni amplificate, perché tu sia consapevole di questo momento.
Non t’interessa più il cibo. Sei golosa solo di sensazioni…
Reclini il capo all’indietro, ti umetti le labbra con la lingua.
Lasci che i miei polpastrelli ti dischiudano lentamente.
Lentamente ispezionino la tua intimità, il tuo carnoso frutto proibito.
Immobile, sospiri ed ascolti le sensazioni portate dal mio tocco.
Libero il capezzolo più vicino alla mia bocca.
Non ti do il tempo di respirare, e lo schiaccio contro al mio palato.
Provocata gemi, decisa rincalzo entrando con l’indice nella tua vagina.
Ooooh siiiiii! Stimolata sollevi il capo, ansante, ti appoggi al mio.
I nostri sguardi si sfiorano per un attimo. Non ti ho mai visto così.
Così eccitata e fremente, paonazza in volto…..senza dignità….solo pronta ad essere la mia puttana.
Insito col capezzolo che tengo in bocca, oscillo due dita nella tua vagina….ti piace…ti eccita..ti accalora….smani e mi dici che sei la mia troia, mi ripeti che posso tutto su di te.
Ti sollevo e ti adagio sulla tavola. Le mie dita ritornano nella tua vagina, ti mordo i seni, potrei tutto su di te.
Imito la foga di una possibile scopata.
Poi mi arresto.
Ti ho portato un regalo.
Ti copri sommariamente, lasciando andare la gonna, e chiudendo appena la camicetta. Esci dall’ascensore, tremante, ancora sconvolta dall’accaduto….Apri, con le chiavi la porta, e ci infiliamo in casa tua.
Sono mesi che sogno questo momento.
Non credevo sarebbe mai accaduto. Mi sono gustata il tuo volto, quando a sorpresa mi hai trovato fuori dall’ufficio, non riuscivi a credere ai tuoi occhi! Ed ora sei qui, qui dinnazi a me,pronta a soddisfarmi. Preoccupata, ti agiti per la cena. Ti stringo la vita e ti dico che non mi interessa la cena, che ho fame solo di Te.
Dischiudi le labbra, la mia lingua ti viene a cercare.
Sinuose le nostre lingue s’intrecciano, i nostri sapori si mescolano ed io sono felice, felice d’essere qui con Te, Ora.
Finalmente!
Il nostro bacio è lungo, appassionato, mentre accarezzo il tuo corpo, desiderosa di ricontattare la tua sensuale nudità.
Sei mia, ed io ti voglio. Sei tutto un fremito.
Forse questo è troppo per te.
Perché ti stacchi, ti separi, insisti che vuoi preparare la cena.
Neanche immagini quanto sei bella ai miei occhi, con la camicetta così sbottonata che mal cela la nudità dei tuoi seni, il forte turgore dei tuoi capezzoli. Decidiamo per spaghetti aglio, olio e peperoncino.
Voli in cucina, levi la pentola dal cassetto, la riempi d’acqua sotto al rubinetto, posi il tutto sul fornello, accendi il fuoco.
Anche il mio, che t’inseguo. Sono alle tue spalle, e ti disturbo mentre lavori. Scosto i tuoi morbidi capelli mossi dalla tua spalla destra.
Scendo la camicetta dalla tua spalla, accarezzo lentamente con la mia lingua il tuo incavo, mentre avidamente ricontatto la generosa nudità dei tuoi seni, che palpo decisa, svegliando i tuoi capezzoli, appena sopiti. Presa dalle tue faccende, ti fermi un istante, per abbandonarti alla mia persistente carezza, che riaccende fremiti nel tuo corpo da poco scaricati.
Quanto mi piaci! Quanto mi ammalia la tua sensualità, la tua arrendevolezza, la tua voglia d’essere mia, d’appartenermi.
Accarezzo il tuo corpo, i tuoi fianchi, la vita.
Scorre la lampo laterale della tua gonna, che cade a terra, lasciandoti con gli slip ancora arrotolati sotto la coscia, appena sopra le autoreggenti che mi incantano, ma ancor di più la tua vulva glabra.
L’accarezzo, l’accarezzo pastosa. La schiaccio e la premo, spronandoti a divenire nuovamente la mia puttana vogliosa…..Sento la tua voce farsi gemito, il tuo respiro confondersi col mio.
Sei mia, la mia puttana vogliosa.
Sembra che le mie carezze non ti bastino mai.
Ma arretro, e mi siedo alla tavola della tua cucina.
Ti guardo. Osservo come ti muovi nella stanza, immagino quando lo fai nella vita di tutti i giorni, non come ora seminuda, la camicetta che oramai mi nasconde solo la tua schiena.
Guardo il tuo magnifico corpo nudo che si flette, tu che apparecchi la tavola dove sono seduta, il tuo andare e venire, ora mi mostri i seni, il ventre, e la vulva, ora scodinzolano le tue natiche, prigioniere solo dello slip arrotolato,mentre ancheggi sulle scarpe dal tacco alto.
Non fai nulla per coprirti, anzi. Ti mostri, generosa, nella segreta speranza di convincermi a toccarti, ancora ed ancora.
Fiera ergi le spalle, cerchi di interessarmi alle tue lussuriose mammelle, ti accarezzi per un attimo la vulva. Poi fingi ti sia caduto qualcosa, poiché t’intriga mostrarti, muoverti con lo slip che lega le tue cosce, t’impedisce un poco i movimenti…..
Mi mostri appena le tue parti intime, poiché vuoi che ti mangi.
Non pensi alla finestra con la tapparella alzata, a chiunque che dalla sua finestra può vederti, anche se sta imbrunendo.
E non sarò di certo io a fartelo notare, perché adoro che tu ti mostri,
voglio che tutti sappiano quanto ti piace stare nuda per me, e quanto io ti trovi bella…..Troppo bella e sensuale…….
Cerco qualcosa in tasca. Ti trattengo. Accarezzo la tua schiena.
Ti fai brividi. Prendo uno dei tuoi seni, ne ciuccio bene il capezzolo.
Lo stringo con un piccolissimo elastico morbido, da capelli, di quelli che usano le bambine per farsi le trecce. Lo arrotolo una, due, tre volte intorno al tuo capezzolo. Ti manca il respiro.
Non so se è l’emozione della mia prima tortura…..od altro…..
Ti sembra un gioco innocuo. Soppeso le tue mammelle.
Serro l’altro capezzolo tra pollice ed indice, con forza. Gemi, provocata, ti umetti le labbra lasciva. Ti piace questa leggera pretesa.
Faccio lo stesso con l’altro. In un istante sono dietro di te, serro le tue
mammelle tra le mani e spingo col mio bacino, il tuo pube nudo.
Lo spingo in avanti, verso lo spigolo del tavolo. Lo colpisci una due tre volte, come ti chiedo dandoti il ritmo col mio bacino.
Così incalzata fremi, turbata, io insisto.
-Su mia superba puttana mostrami quanto ti piace….-sussurro al tuo orecchio, mentre continuo ad incalzarti col movimento delicato, ma con determinazione, provocandoti quella sensazione vagamente dolorosa, ma così conturbante da lasciarti divenire la mia troia lasciva.
I tuoi seni si sono fatti più turgidi, per via del sangue richiamato dagli elastici ai capezzoli, e tu smani e ti dichiari mia, pronta a soddisfare qualsiasi cosa ti chiederò.
Anche la pasta è pronta. Ti separi da me controvoglia, prendi il tegame e la scoli, poi la condisci. Vieni da me, ora seduta a tavola, col piatto fumante. Ingorda di te, ti siedo di traverso sulle mie ginocchia, ridiamo,
scherziamo. Arrotolo gli spaghetti, e t’imbocco.
Serro il tuo capezzolo violaceo tra le labbra. Tu ti fai seria. Deglutisci.
Di nuovo t’imbocco, obbligandoti ad essere passiva. Mastichi, mentre ti stuzzico insistente il capezzolo con la bocca, e l’altro con le dita.
Ingoi. Ti consumerò i capezzoli, poiché ho scoperto che quando lo faccio perdi completamente il controllo e sei solo mia.
Ancora t’imbocco e mentre mastichi, accarezzo a più mani il tuo corpo nudo, passivo, reso caldo dalle mie carezze. Gioco col tuo ombellico.
Sei mia, ed io ti adoro. Ancora spaghetti, mentre io continuo a nutrirmi del tuo corpo…..Bacio il tuo collo, ripeto più carezze al centro del tuo petto, gioco col capezzolo più vicino alla mia lingua.
Stringo di nuovo anche l’altro con dita insistenti, che pretendono di stimolare il tuo eccitamento, la tua voglia di essere di nuovo mia.
Ora gemi, gemi piccoli siiih. T’imbocco. Mastichi. La mia mano cerca
Il tuo ventre, scende e preme la tua vulva.
Riconosci il turgore indolenzito provocato dal mio farti sbattere dolcemente con la vulva contro lo spigolo del tavolo. Ti piace.
Perversamente ti piace. Deglutisci mentre le mie dita ti sfiorano le grandi labbra.
E’ la prima volta che mi spingo così oltre….
Ti accarezzo. Ti accarezzo avanti ed indietro, sulle grandi labbra serrate, perché la tua attenzione sia con me, le tue sensazioni amplificate, perché tu sia consapevole di questo momento.
Non t’interessa più il cibo. Sei golosa solo di sensazioni…
Reclini il capo all’indietro, ti umetti le labbra con la lingua.
Lasci che i miei polpastrelli ti dischiudano lentamente.
Lentamente ispezionino la tua intimità, il tuo carnoso frutto proibito.
Immobile, sospiri ed ascolti le sensazioni portate dal mio tocco.
Libero il capezzolo più vicino alla mia bocca.
Non ti do il tempo di respirare, e lo schiaccio contro al mio palato.
Provocata gemi, decisa rincalzo entrando con l’indice nella tua vagina.
Ooooh siiiiii! Stimolata sollevi il capo, ansante, ti appoggi al mio.
I nostri sguardi si sfiorano per un attimo. Non ti ho mai visto così.
Così eccitata e fremente, paonazza in volto…..senza dignità….solo pronta ad essere la mia puttana.
Insito col capezzolo che tengo in bocca, oscillo due dita nella tua vagina….ti piace…ti eccita..ti accalora….smani e mi dici che sei la mia troia, mi ripeti che posso tutto su di te.
Ti sollevo e ti adagio sulla tavola. Le mie dita ritornano nella tua vagina, ti mordo i seni, potrei tutto su di te.
Imito la foga di una possibile scopata.
Poi mi arresto.
Ti ho portato un regalo.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La mia slaveracconto sucessivo
La mia slave - gli inizi 3
Commenti dei lettori al racconto erotico