Fiamme

di
genere
etero

La notte avvolgeva l’uomo dentro il suo manto scuro e impenetrabile, costringendolo a camminare a carponi, tastando il terreno con le mani per capire dove stava andando. 
Nella mano, come unico simbolo di speranza, stringeva una pietra appuntita, che l’avrebbe difeso in caso di pericolo e gli avrebbe permesso di accendere un fuoco, o almeno lo sperava. 
Continuò a camminare così, incespicando nel buio, fino a quando la sua mano non percepì la superficie secca e ruvida del legno, forse di un ramo secco caduto da un albero. 
Preso dalla frenesia, dal desiderio sfrenato di creare una luce in quel buio così profondo, cominciò a sfregare ed a sbattere la pietra contro il pezzo di legno, finché all’improvviso apparve una scintilla e il ramo sprigionò una grande fiamma. 
L’uomo arretrò, stupito. 
La facilità con cui quel pezzo di legno aveva preso fuoco era a dir poco miracolosa, considerando il fatto che fino a pochi giorni prima il cielo aveva riversato sulla terra una pioggia torrenziale. 
Quella fiamma aveva un che di strano e terribile, di affascinante e misterioso. 
Il modo in cui le scintille guizzavano e si riunivano, vorticavano nell’aria nera, espandevano e ritiravano la loro luce ardente faceva crescere nell’uomo sentimenti di paura e curiosità intrattenibili. 
Senza nemmeno rendersene conto si stava muovendo verso il fuoco, sempre più vicino. 
E, più si avvicinava, più si accorgeva che non percepiva calore, come se la fiamma che danzava davanti a lui non fosse null’altro che una visione. 
Le scintille si fondevano davanti ai suoi occhi delineando forme nuove, segrete, svelando immagini e figure. 
All’improvviso, nell’eterno caos del falò, qualcosa apparve e prese vita, unendosi con il suo corpo evanescente all’elegante danza delle fiamme: gli ardenti capelli, la linea sensuale della bocca, il braciere degli occhi, le dita come lingue di fuoco, i seni morbidi e caldi, il ventre perso nelle vampe. 
Quella terribile e stupenda creatura attirava a sé l’uomo, lo riscaldava con le sue parole e con la passione che sprigionavano i movimenti del suo corpo. 
Infondeva in lui un calore mai provato prima, che lo avvolgeva totalmente, lo faceva sentire strano, stanco, in un limbo di piacere e tortura. 
La fiamma lo avvolse, bruciò i suoi miseri vestiti, lo irradiò di forza ed energia, trascinandolo con sé e dentro di sé. 
Le mani roventi lo cinsero e le labbra cercarono le sue, con la lingua di fuoco caldo che danzava sul palato dell’uomo, esplorando la sua bocca. 
Lui, non potendo capire altro che la sensazione bellissima e tremenda del fuoco, ovunque sopra il suo corpo, rimaneva immobile, gli occhi divorati dalle fiamme, le labbra schiuse in quell’ardente bacio. 
Nel crescendo di calore che lo avvolgeva, sentì ad un tratto la sensazione intensa del piacere, che gli saliva su per il ventre e continuava ad aumentare, stimolata dal furore di quelle mani, di quel corpo focoso. 
Nel delirio del rogo desiderò di possedere quella donna e le sue mani si mossero attraverso di lei, per scoprirne i seni e la vagina. 
Così, ancora preso da quel bacio, carezzò il grembo caldo di lei, sentendo la fiamma vibrare sotto il suo tocco. 
I seni floridi si accesero con nuova forza e ardore e dal ventre salirono fiammate azzurre di piacere. 
L’uomo era ormai diventato parte del fuoco, fiamma egli stesso, e, sopra il ceppo in fiamme, cominciò a carezzare con desiderio la donna, risalendo e scendendo con la mano, entrandone e uscendone, seguendo le curve di quel corpo perfetto. 
Lei, in risposta, si chinò sul membro eretto dell’uomo e lo avvolse nel fuoco della bocca, lo spinse dentro di sé avviluppandolo tra le fiamme della gola. 
L’uomo, immerso nella smania del piacere, non percepiva neppure minimamente il dolore del fuoco e del suo corpo in combustione. 
Si chinò anch’egli verso le magre gambe della donna che scaturivano dall’incendio. 
Si immerse nella schiena di lei, protendendo la lingua verso la sorgente delle fiamme azzurre. 
Carezzò e leccò godendo della sensazione di calore che gli avvolgeva il membro e della lingua calda che lo stimolava con passione. 
Le fiamme azzurre continuarono ad aumentare, nell’aria risuonava il gemito strano della donna e quello soffocato di lui, entrambi chinati l’uno sull’altra, ansimanti. 
All’improvviso il volto dell’uomo fu investito da una vampata di fiammate celesti: la fiamma si contorse, si scosse come mossa dal vento. 
La sua bocca rovente avvolse ancora di più il pene e trascinò con sé l’uomo in quell’orgasmo così caldo ed intenso. 
Lo sperma fuoriuscì in un fiotto bollente e ricoprì il volto della donna, la sua schiena, in parte atterrò sul ceppo di legno, dissolvendosi tra le fiamme. 
Le vampate azzurre continuavano, seguite da scatti felini del bacino di lei, che l’uomo, ancora in preda al godimento, stimolava con la lingua e con le mani. 
Però, mentre l’orgasmo dell’uomo andava diminuendo, la donna continuava a godere, sprigionando dalla vagina potenti fiammate di piacere. 
Lui sentì la bocca rovente allontanarsi dal suo membro, che continuava ad essere duro per il miracolo di quella donna prodigiosa. 
Lei si alzò, attraversandolo totalmente, infiammandogli le viscere, e lo cinse di nuovo tra le braccia, stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi. 
L’uomo, preso dal desiderio e dalla passione, spinse con forza il suo pene contro di lei, immergendolo nella sorgente delle fiamme celesti, godendo di quel contatto così intenso e rovente. 
Dalla sua gola in fiamme continuavano ad uscire gemiti di piacere che si disperdevano nell’aria densa di fumo e di fuoco. 
Continuò a possederla, attraversandola con violenza, sentendo ad ogni affondo il piacere aumentare in modo incredibile. 
Lei, imprigionata nella stretta dell’uomo, perdeva man mano la sua parvenza di fiamma, avvolta dalle vampe azzurre del godimento. 
I loro corpi, le loro essenze, erano ormai un’unica cosa, uniti sull’erba in fiamme, stretti l’uno all’altra in un incendio blu e rosso da cui si alzavano urli e gemiti. 
Il pene di lui era ormai puro fuoco che penetrava incessante la donna, che la spingeva e schiacciava contro il terreno, quasi passandola da parte a parte. 
Le sue mani stringevano i seni accendendoli di piaceri nuovi, il suo corpo danzava con quello di lei, fluttuando senza sosta, come le fiamme. 
Questa volta fu lui a venire per primo. 
Il suo membro ardente sprigionò un fiotto cocente di sperma e l’aria si saturò del suo odore penetrante. 
Il pene si gonfiò, quasi esplodendo tra le gambe di fuoco della donna e facendole raggiungere l’orgasmo. 
Le fiamme azzurre li avvolsero entrambi, tuonarono nei loro ventri, li gettarono nel delirio di un immenso piacere. 
I loro movimenti convulsi li facevano apparire come un unico grande essere di fuoco. 
Le vampate celesti divennero essi stessi, ancora immersi l’uno nell’altra, finché il piacere non si estinse, e di loro non rimase altro che cenere.
scritto il
2010-08-06
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