Perversamente cagna
di
AnimadellaLupa
genere
incesti
Ero appena tornata dalle vacanze trascorse con una amica e mio figlio decise di restare a dormire da me per stare un po’ insieme. Mangiammo una pizza al volo e poi di corsa sotto le coperte come quando era piccolo a parlare di tutto e nulla e aspettando che uno dei due si addormentasse. “Di certo vi siete divertite, ma avete trovato qualche uomo almeno?” mi disse beffardo. Non avevo mai raccontato troppe cose di me a lui, ma di certo non avevo mai nascosto di uscire con altri uomini ed era evidente che se mi attizzavano ci finissi pure a letto. La mia amica poi era conosciuta in tutto il paese come bocca d’oro e quindi che ci fossimo trovate qualcuno era più che evidente. “Che fai ti vergogni? Vedi che ho quasi 24 anni … Dimmi almeno quanti cazzi hai preso …” “5 o forse 6″ risposi spegnendo la luce. “Non male per essere state via solo una settimana!” rispose accendendo di nuovo la luce e guardandomi in faccia.
“Che vuoi da me … mi hai chiesto quanti e te l’ho detto, non vorrai mica farmi la morale?!”
“Morale no, ma permettimi di dirti che non ti facevo così porca”
“Non sono porca, son viva e passionale e se permetti quando capita non mi tiro indietro”
“Certo che se ti vedessero ora, vorrei vedere quanti si arraperebbero?” mi disse sfottendomi per via del pigiamone ed io che odiavo quando mi sfotteva sfacciatamente dissi che evidentemente sotto avevo qualcosa di interessante.
“vediamo un po’ … ” fu la sua reazione e lo disse mentre mi tirava il pigiama. Accesi la luce e non essendo nuda sotto, sbottonai tutto e mostrai il mio corpo abbronzato e ben curato nonostante avessi qualche anno.
“Sei una gran figa ma’, beato chi ti scopa!”
“Ma sei scemo, ti sembrano cose da dirmi, son tua madre” e cercando di cambiare discorso presi a prenderlo a cuscinate. Giocammo come quando era bambino per un po’ e quando dissi che era meglio dormire mio figlio mi disse “ti ricordi quando ero piccolo, volevo sempre ciucciarti le tette, fammelo fare pure ora?” Mentre diceva così mi scostò il reggiseno e si buttò con la sua bocca sul capezzolo e iniziò a ciucciarmelo come faceva da piccolo. Tentai di scostarlo, ma lui mi disse che non si ricordava che quando era bambino mi diventasse appuntito e duro, lo ricordo morbido. “Quindi?” risposi di riflesso. “Quindi sei eccitata!” Continuammo a scambiare battute sulla situazione e ovviamente badai bene a far valere il mio ruolo di madre nonostante lui continuasse a succhiarmi il capezzolo. “Smettila e dormi!” dissi per vedere se smetteva, ma Enrico invece di fermarsi denudò anche l’altro mio seno e iniziò a toccarmelo sino a farlo diventare appuntito come un chiodo. Per quanto fossi porca a letto con un uomo, non mi sfiorò l’idea che mio figlio avesse idee incestuose, ma quando avvertì che si stava eccitando iniziai a innervosirmi e a diventare severa. Ovviamente non dissi che avevo sentito che aveva l’asta dura, ma cercai di girarmi e di richiudere il pigiama. “Mamma, girati per favore. Odio quando ti arrabbi. Girati ti prego” mi disse con un fil di voce. Pensai avesse capito, mi girai verso lui e lo abbracciai forte. Enrico prese a baciarmi sulla bocca, poi scese sul collo e le sue mani tornarono sui miei seni. “Sono ancora eccitati perché mi dici di smetterla allora?” tentai di spiegargli che non era normale quel che stava facendo, ma ad Enrico le mie parole entrarono da una parte e uscirono dall’altra. “Non sei contenta che pure io ti desidero? Dovresti esserne fiera … Chi ti dice che il mio cazzo non ti piaccia!?” Cercai di girarmi nuovamente, ma Enrico mi afferrò per il pigiama e iniziò a tirarmelo sino a strapparmelo da addosso. Poi mi calò il reggiseno e tornò a succhiare i miei capezzoli, erano durissimi e quando ci passò su i denti e la lingua avvertì una scarica elettrica lungo la schiena che mi paralizzò. Non riuscivo più a dir nulla, cercavo di spostarlo da sopra al mio corpo ma non ci riuscivo e lui in più ci metteva forza per bloccarmi. Le sue mani scesero sulla mia pancia, mi accarezzarono i fianchi e poi si insinuarono sotto il perizoma. “Che bel pelo hai mamma! Sin da quando ero piccolo e ho capito che papà ti scopava ho sempre desiderato toccartelo come faceva lui e ora che lo tocco è una sensazione bellissima!” “Lo è per te Enrico, io mi sto vivendo male la tua reazione, ti prego fermati!”
Mio figlio non ascoltò nulla di quel che dicevo e continuò a toccarmi tra le gambe, come aveva fatto suo padre e tanti altri uomini o come sarebbe stato ovvio avesse toccato una sua coetanea.
“Mamma, non obbligarmi a legarti, lasciati andare e goditi sta cosa con me!”
Pensai fosse diventato matto, pensai pure che se avessi urlato avrebbe smesso. Ma nella palazzina dove vivevo erano o persone anziane o in vacanza e nessuno mi avrebbe sentita e lui lo sapeva bene.
Cercai di dargli pure due ceffoni, ma Enrico mi bloccò i polsi e tornò a baciarmi, mi morse le labbra, mi leccò il viso e poi passò alle orecchie. “Mio Dio … ” dissi cambiando voce. In quelle parole, ma specialmente il tono che avevo usato Enrico non si fece di certo sfuggire che aveva trovato un mio punto debole e continuò a tenermi bloccata e a darci di lingua dentro, vicino e dietro. Stavo perdendo il controllo e non volevo accadesse, tentai di resistergli ma ad un certo punto la mia figura di madre crollò e prese piede quella di donna calda e passionale. “Brava Mamy, così ti voglio … ” mi sussurrò all’orecchio con tono caldo e basso, poi riprese a giocarci con la lingua sino a che ogni mio poro finì per odorare di desiderio. Si calò i pantaloncini e mettendosi con le ginocchia sopra le mie braccia mise il suo grosso cazzo vicino alla mia bocca. Leccai la sua cappella, poi iniziai ad avvolgerlo con le labbra, lo spompinai per un po’ e sentendo le sue vene esplodermi quasi in gola domandai se voleva portassi a termine quello che tutti mi avevano sempre detto che era quel che sapevo far meglio. “Sei una troia lo sai!” mi sfilò dalla bocca il suo arnese e tornò sui miei capezzoli pungenti e gonfi, poi lento scese come uno che non ha fretta e mi sfilò il perizoma.
Era delicato in quel momento, lo fu sino a quando le mie gambe restarono semichiuse. Le sue mani scorrevano sui miei fianchi, lui si mise tra le gambe e con la lingua prese a fare una miriade di giochi.
“Smettila Enrico, fermati … ti prego smettila non voglio che tu scopra questo lato di me” inizialmente ero sincera mentre lo invitavo a smetterla, ma la sua lingua era così avvolgente e sapiente che ad un certo punto mi ritrovai a dirgli di smetterla e a desiderare che non finisse mai.
“che voglia di farti un ditalino” disse mentre entrava nella mia caverna infuocata e poco dopo non so se per farmi un complimento o altro mi disse che un solo dito non lo stavo certo sentendo e piano piano fece entrare il secondo, poi il terzo e infine il quarto. “Sei una gran troia mamma, hai una figa così larga che un solo cazzo le fa solletico” Ruotava le sue dita dentro e io sentivo che ad ogni movimento della mano provavo sempre più piacere. “Guarda come ti stai aprendo … è incredibile quanto sei porca” – si allungò e prese dal comodino il mio specchietto e me lo mise davanti al viso. “Guardati che faccia da affamata di cazzo, hai una faccia da puttana mamma” Più parlava così e più si eccitava e più mi dava della troia e più io mi sentivo esplodere di piacere. Le sue dita ruotavano dentro la mia fica, io ansimavo come una troia in calore, non sapevo cosa aspettarmi da lui ma lo lasciavo fare. “vorrei scoparti ma non voglio ancora venire” disse mentre tornava sul mio orecchio, sapendomi che mi avrebbe fatta “sbroccare” – continuava a dirmi porcate, ed era evidente fosse fiero di quel che stava vedendo, poi ad un tratto si fermò e guardandomi negli occhi mi domandò perché prima avessi detto che non volevo scoprisse quel lato di me.
“non volevo mi vedessi porca …”
Enrico non si fece trarre in inganno, ripercorse con la mente ogni passo e tornò con le dita dentro alla mia topa, un dito, due, tre, cinque. “Cazzo, ti piace farti fistare … ecco cosa non volevi scoprissi!” A quel punto le mie gambe ebbero come un cedimento e le pareti della mia vagina si rilassarono completamente. Enrico entrò con tutta la mano e vedendomi saltare come una molla sul letto e ansimare si rese davvero conto di quanto fossi zoccola. Non ebbi tempo di vergognarmi, la mia fica aperta e grondante non mi permetteva più di trattenere chi fossi. Enrico eccitato come credo non sarà mai più in vita sua continuò a fottermi sino al polso, godendosi ogni mia contrazione muscolare. “Ti ho pensato cagna, ma ora so che sei molto di più, hai la figa di una cavalla sfondata e se dovessi partorirmi ora nemmeno te ne accorgeresti”
Ansimavo, ansimavo e rantolavo, la sua mano era dentro di me e più la muoveva e più io ansimavo come una schifosa cagna in calore. Mentre la sua mano se ne stava a girare in me, sfacciatamente mi domandò se anche suo padre mi avesse messo la mano dentro. Non risposi subito, ma Enrico trovò il modo di farmi dire ogni cosa. “Smetto se non mi racconti tutto” e davanti a quel smetto mi sentì piacevolmente ricattata. Raccontai mentre continuava a fistarmi tutto di me e continuò così per tanto tempo che bastava solo muovesse la mano un millimetro e orgasmavo. “prendi lo specchio e guarda come ti ha ridotto tuo figlio” non volevo ed Enrico mi obbligava, continuò per un lunghissimo tempo, sino a quando sfinita lo pregai di allentare. Tremavo per quanto avevo goduto e quando tolse la sua mano sentì dentro me qualcosa che era andato oltre a quello che avevo provato con altri uomini e che mio figlio era persino riuscito a farmi godere più di quelle volte che mi ero fatta scopare da due. “Girati troia, girati e dammi il culo, voglio goderti dentro e voglio sentire che ansimi ancora. Mi girai, mise un cuscino sotto la mia pancia e lento iniziò ad entrare con la cappella, poco dopo stava sodomizzandomi come uno stallone e il suo cazzo era così in tiro che arrivò a farmi eccitare nuovamente, aprì con le mie mani più le natiche e lo invitai a entrare tutto di forza. “Sfondami il culo” continuavo a ripetere mentre mi godevo a pieno ogni suo colpo, era splendido come mi stava inculando e ancor di più lo divenne quando dato un colpo si fermava a colpiva con uno schiaffo le mie natiche. “Sto per venire puttana, sto per venire dentro al tuo fottutissimo culo e voglio tu sappia che sei la prima che ho inculato” Schizzò un mare di sperma dentro di me e mentre lo sfilava sfinito gli domandai se fosse vero che ero il suo primo culo. “certo che è vero, chiedilo pure a papà se non mi credi!” Cosa centra tuo padre dissi accendendomi una sigaretta … “Devi sapere che poco fa gli avevo chiesto consiglio su come fare e convincere una donna a farsi inculare e devo dire che non si è sbagliato”
Cioè dissi comprendendo che mancava un pezzo del discorso. “Lui mi disse che non dovevo preoccuparmi e che prima o poi l’avrei trovata quella disposta a darmelo e mi augurò di aver la stessa fortuna che aveva avuto lui quando l’aveva fatto con te” sorrisi per le belle parole, ma Enrico era stronzo come me e nel spegnere la luce mi disse “vedi che papà non voleva farti un complimento, quando ha detto come te, ha aggiunto “perché a letto ti assicuro che è una gran troia e … mi dispiace solo non potergli dire che aveva ragione!”
“Che vuoi da me … mi hai chiesto quanti e te l’ho detto, non vorrai mica farmi la morale?!”
“Morale no, ma permettimi di dirti che non ti facevo così porca”
“Non sono porca, son viva e passionale e se permetti quando capita non mi tiro indietro”
“Certo che se ti vedessero ora, vorrei vedere quanti si arraperebbero?” mi disse sfottendomi per via del pigiamone ed io che odiavo quando mi sfotteva sfacciatamente dissi che evidentemente sotto avevo qualcosa di interessante.
“vediamo un po’ … ” fu la sua reazione e lo disse mentre mi tirava il pigiama. Accesi la luce e non essendo nuda sotto, sbottonai tutto e mostrai il mio corpo abbronzato e ben curato nonostante avessi qualche anno.
“Sei una gran figa ma’, beato chi ti scopa!”
“Ma sei scemo, ti sembrano cose da dirmi, son tua madre” e cercando di cambiare discorso presi a prenderlo a cuscinate. Giocammo come quando era bambino per un po’ e quando dissi che era meglio dormire mio figlio mi disse “ti ricordi quando ero piccolo, volevo sempre ciucciarti le tette, fammelo fare pure ora?” Mentre diceva così mi scostò il reggiseno e si buttò con la sua bocca sul capezzolo e iniziò a ciucciarmelo come faceva da piccolo. Tentai di scostarlo, ma lui mi disse che non si ricordava che quando era bambino mi diventasse appuntito e duro, lo ricordo morbido. “Quindi?” risposi di riflesso. “Quindi sei eccitata!” Continuammo a scambiare battute sulla situazione e ovviamente badai bene a far valere il mio ruolo di madre nonostante lui continuasse a succhiarmi il capezzolo. “Smettila e dormi!” dissi per vedere se smetteva, ma Enrico invece di fermarsi denudò anche l’altro mio seno e iniziò a toccarmelo sino a farlo diventare appuntito come un chiodo. Per quanto fossi porca a letto con un uomo, non mi sfiorò l’idea che mio figlio avesse idee incestuose, ma quando avvertì che si stava eccitando iniziai a innervosirmi e a diventare severa. Ovviamente non dissi che avevo sentito che aveva l’asta dura, ma cercai di girarmi e di richiudere il pigiama. “Mamma, girati per favore. Odio quando ti arrabbi. Girati ti prego” mi disse con un fil di voce. Pensai avesse capito, mi girai verso lui e lo abbracciai forte. Enrico prese a baciarmi sulla bocca, poi scese sul collo e le sue mani tornarono sui miei seni. “Sono ancora eccitati perché mi dici di smetterla allora?” tentai di spiegargli che non era normale quel che stava facendo, ma ad Enrico le mie parole entrarono da una parte e uscirono dall’altra. “Non sei contenta che pure io ti desidero? Dovresti esserne fiera … Chi ti dice che il mio cazzo non ti piaccia!?” Cercai di girarmi nuovamente, ma Enrico mi afferrò per il pigiama e iniziò a tirarmelo sino a strapparmelo da addosso. Poi mi calò il reggiseno e tornò a succhiare i miei capezzoli, erano durissimi e quando ci passò su i denti e la lingua avvertì una scarica elettrica lungo la schiena che mi paralizzò. Non riuscivo più a dir nulla, cercavo di spostarlo da sopra al mio corpo ma non ci riuscivo e lui in più ci metteva forza per bloccarmi. Le sue mani scesero sulla mia pancia, mi accarezzarono i fianchi e poi si insinuarono sotto il perizoma. “Che bel pelo hai mamma! Sin da quando ero piccolo e ho capito che papà ti scopava ho sempre desiderato toccartelo come faceva lui e ora che lo tocco è una sensazione bellissima!” “Lo è per te Enrico, io mi sto vivendo male la tua reazione, ti prego fermati!”
Mio figlio non ascoltò nulla di quel che dicevo e continuò a toccarmi tra le gambe, come aveva fatto suo padre e tanti altri uomini o come sarebbe stato ovvio avesse toccato una sua coetanea.
“Mamma, non obbligarmi a legarti, lasciati andare e goditi sta cosa con me!”
Pensai fosse diventato matto, pensai pure che se avessi urlato avrebbe smesso. Ma nella palazzina dove vivevo erano o persone anziane o in vacanza e nessuno mi avrebbe sentita e lui lo sapeva bene.
Cercai di dargli pure due ceffoni, ma Enrico mi bloccò i polsi e tornò a baciarmi, mi morse le labbra, mi leccò il viso e poi passò alle orecchie. “Mio Dio … ” dissi cambiando voce. In quelle parole, ma specialmente il tono che avevo usato Enrico non si fece di certo sfuggire che aveva trovato un mio punto debole e continuò a tenermi bloccata e a darci di lingua dentro, vicino e dietro. Stavo perdendo il controllo e non volevo accadesse, tentai di resistergli ma ad un certo punto la mia figura di madre crollò e prese piede quella di donna calda e passionale. “Brava Mamy, così ti voglio … ” mi sussurrò all’orecchio con tono caldo e basso, poi riprese a giocarci con la lingua sino a che ogni mio poro finì per odorare di desiderio. Si calò i pantaloncini e mettendosi con le ginocchia sopra le mie braccia mise il suo grosso cazzo vicino alla mia bocca. Leccai la sua cappella, poi iniziai ad avvolgerlo con le labbra, lo spompinai per un po’ e sentendo le sue vene esplodermi quasi in gola domandai se voleva portassi a termine quello che tutti mi avevano sempre detto che era quel che sapevo far meglio. “Sei una troia lo sai!” mi sfilò dalla bocca il suo arnese e tornò sui miei capezzoli pungenti e gonfi, poi lento scese come uno che non ha fretta e mi sfilò il perizoma.
Era delicato in quel momento, lo fu sino a quando le mie gambe restarono semichiuse. Le sue mani scorrevano sui miei fianchi, lui si mise tra le gambe e con la lingua prese a fare una miriade di giochi.
“Smettila Enrico, fermati … ti prego smettila non voglio che tu scopra questo lato di me” inizialmente ero sincera mentre lo invitavo a smetterla, ma la sua lingua era così avvolgente e sapiente che ad un certo punto mi ritrovai a dirgli di smetterla e a desiderare che non finisse mai.
“che voglia di farti un ditalino” disse mentre entrava nella mia caverna infuocata e poco dopo non so se per farmi un complimento o altro mi disse che un solo dito non lo stavo certo sentendo e piano piano fece entrare il secondo, poi il terzo e infine il quarto. “Sei una gran troia mamma, hai una figa così larga che un solo cazzo le fa solletico” Ruotava le sue dita dentro e io sentivo che ad ogni movimento della mano provavo sempre più piacere. “Guarda come ti stai aprendo … è incredibile quanto sei porca” – si allungò e prese dal comodino il mio specchietto e me lo mise davanti al viso. “Guardati che faccia da affamata di cazzo, hai una faccia da puttana mamma” Più parlava così e più si eccitava e più mi dava della troia e più io mi sentivo esplodere di piacere. Le sue dita ruotavano dentro la mia fica, io ansimavo come una troia in calore, non sapevo cosa aspettarmi da lui ma lo lasciavo fare. “vorrei scoparti ma non voglio ancora venire” disse mentre tornava sul mio orecchio, sapendomi che mi avrebbe fatta “sbroccare” – continuava a dirmi porcate, ed era evidente fosse fiero di quel che stava vedendo, poi ad un tratto si fermò e guardandomi negli occhi mi domandò perché prima avessi detto che non volevo scoprisse quel lato di me.
“non volevo mi vedessi porca …”
Enrico non si fece trarre in inganno, ripercorse con la mente ogni passo e tornò con le dita dentro alla mia topa, un dito, due, tre, cinque. “Cazzo, ti piace farti fistare … ecco cosa non volevi scoprissi!” A quel punto le mie gambe ebbero come un cedimento e le pareti della mia vagina si rilassarono completamente. Enrico entrò con tutta la mano e vedendomi saltare come una molla sul letto e ansimare si rese davvero conto di quanto fossi zoccola. Non ebbi tempo di vergognarmi, la mia fica aperta e grondante non mi permetteva più di trattenere chi fossi. Enrico eccitato come credo non sarà mai più in vita sua continuò a fottermi sino al polso, godendosi ogni mia contrazione muscolare. “Ti ho pensato cagna, ma ora so che sei molto di più, hai la figa di una cavalla sfondata e se dovessi partorirmi ora nemmeno te ne accorgeresti”
Ansimavo, ansimavo e rantolavo, la sua mano era dentro di me e più la muoveva e più io ansimavo come una schifosa cagna in calore. Mentre la sua mano se ne stava a girare in me, sfacciatamente mi domandò se anche suo padre mi avesse messo la mano dentro. Non risposi subito, ma Enrico trovò il modo di farmi dire ogni cosa. “Smetto se non mi racconti tutto” e davanti a quel smetto mi sentì piacevolmente ricattata. Raccontai mentre continuava a fistarmi tutto di me e continuò così per tanto tempo che bastava solo muovesse la mano un millimetro e orgasmavo. “prendi lo specchio e guarda come ti ha ridotto tuo figlio” non volevo ed Enrico mi obbligava, continuò per un lunghissimo tempo, sino a quando sfinita lo pregai di allentare. Tremavo per quanto avevo goduto e quando tolse la sua mano sentì dentro me qualcosa che era andato oltre a quello che avevo provato con altri uomini e che mio figlio era persino riuscito a farmi godere più di quelle volte che mi ero fatta scopare da due. “Girati troia, girati e dammi il culo, voglio goderti dentro e voglio sentire che ansimi ancora. Mi girai, mise un cuscino sotto la mia pancia e lento iniziò ad entrare con la cappella, poco dopo stava sodomizzandomi come uno stallone e il suo cazzo era così in tiro che arrivò a farmi eccitare nuovamente, aprì con le mie mani più le natiche e lo invitai a entrare tutto di forza. “Sfondami il culo” continuavo a ripetere mentre mi godevo a pieno ogni suo colpo, era splendido come mi stava inculando e ancor di più lo divenne quando dato un colpo si fermava a colpiva con uno schiaffo le mie natiche. “Sto per venire puttana, sto per venire dentro al tuo fottutissimo culo e voglio tu sappia che sei la prima che ho inculato” Schizzò un mare di sperma dentro di me e mentre lo sfilava sfinito gli domandai se fosse vero che ero il suo primo culo. “certo che è vero, chiedilo pure a papà se non mi credi!” Cosa centra tuo padre dissi accendendomi una sigaretta … “Devi sapere che poco fa gli avevo chiesto consiglio su come fare e convincere una donna a farsi inculare e devo dire che non si è sbagliato”
Cioè dissi comprendendo che mancava un pezzo del discorso. “Lui mi disse che non dovevo preoccuparmi e che prima o poi l’avrei trovata quella disposta a darmelo e mi augurò di aver la stessa fortuna che aveva avuto lui quando l’aveva fatto con te” sorrisi per le belle parole, ma Enrico era stronzo come me e nel spegnere la luce mi disse “vedi che papà non voleva farti un complimento, quando ha detto come te, ha aggiunto “perché a letto ti assicuro che è una gran troia e … mi dispiace solo non potergli dire che aveva ragione!”
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