Latrina 3: un’uscita con la schiava
di
tom aniel
genere
dominazione
Partiamo da un presupposto fondamentale, scientificamente provato: alle donne piace l’uomo simil- Costantino. Alle donne di tutte le età, intendo, dalle ragazzine delle medie alle mature signore avanti con gli anni. Molte non l’ammetterebbero mai, se poni loro il fatidico quesito ti rispondono “Preferisco l’uomo intelligente, quello tutto muscoli e niente cervello non mi attira” e additeranno ad altre scuse simili. Tutte cazzate.
Le donne vanno dietro a due cose, bellezza e spessore del portafogli.
Come dici? Purtroppo? Ma perché? A me non dispiace affatto. Solidi ne ho, macchinone pure, villa e quant’altro occorre per accalappiare tutti gli animaletti si sesso femminile che m’occorrono. Prendiamo l’ultima bestiolina che ho catturata, quella che ho ribattezzata Scovolina e quant’è accaduto l’altro ieri. La porto in una discoteca in centro; la faccio vestire come una vera puttana, vestitino trasparente, mini microscopica, scollatura vertiginosa. A guardarla dall’alto, dalla scollatura le puoi vedere le scarpe. Io mi siedo ad un tavolo ed ordino da bere. Lei mi raggiunge e fa per sedersi accanto a me.
-“Che cazzo fai?”- la fulmino –“Non ti avvicinare troppo, che mi vergogno a farmi vedere accanto ad una vacca vestita alla tua maniera. Ho un’immagine da difendere io, lo sai?”-
Scovolina si ferma. Non sa cosa fare, dentro il suo cervellino di donna (tre neuroni e ci si va larghi) forse si domanda per quale motivo l’abbia portata con me per poi rifiutare la sua compagnia. Ma io ho dei progetti per stasera, questa cosa l’ho letta tempo fa su di un racconto pubblicato in Internet.
-“Vai a ballare, dimenati un po’. Avvicinati ad un uomo e digli che per trenta euro te lo fai sbattere in gola”-
Scovolina parte. Non ci pensa neppure un istante ad obbedire. Non esita. E’ ovvio. Da una parte sa che è suo dovere obbedire dall’altra le piace l’uccello.
Arriva in pista, inizia a sculettare come una vera troia. Ah, quante ne ho viste di ragazze “serie” che al momento giusto non hanno esitato a fare le puttane. Secondo la mia illuminata opinione deve essere una sorta di eredità genetica legata al cromosoma X. Le donne ne hanno due, l’uomo uno solo così, almeno in parte, si salva.
Insomma, tempo due minuti di orologio, ed un ragazzo che avrà avuto si e no vent’anni si avvicina a Scovolina.
-“Per trenta euro ti faccio una pompa”- dice lei.
-“Andiamo”- risponde lui.
Scovolina porta in bagno il ragazzo. Sono i sudici cessi del locale, puzzano di piscio e vomito ma per la mia schiava sono un posto come un altro.
S’inginocchia davanti al ragazzo, glielo tira fuori lei stessa. Lui è già mezzo eccitato. Due colpi e viene. Glielo schizza fino in gola. Scovolina tossisce, riesce a ingoiare tutto come le ho insegnato a casa e gli ripulisce la stecca.
-“I soldi”-
-“Si, si…brava, puttana”- dice il ragazzo gettandole in faccia trenta euro in banconote da dieci, come si fa con una puttanaccia da strada.
Se ne và. Scovolina esce dal bagno pochi secondi dopo di lui. Dal tavolo la vedo uscire, annuisco compiaciuto per la riuscita della sua impresa e con il dito indico la pista da ballo. Voglio che se ne faccia un altro. Lei riparte.
Altri due minuti e la vedo scomparire ancora una volta in bagno seguita da un uomo. Questo è più anziano, avrà una quarantina d’anni. Escono dopo una decina di minuti. Di nuovo spedisco la mia schiava in cerca di cazzo.
Altro cliente, altre trenta euro. Se ne fa uno dopo l’altro, senza pause. D’altra parte perché sorprendersi? Scovolina è carina ed il prezzo abbordabile per le tasche di chiunque. Che altro ci compri oggi con trenta euro?
Così i clienti non mancano di certo.
Nel giro di tre ore la vedo andare in bagno per lo meno una ventina di volte. Facciamo due conti. Trenta euro per venti fa seicento. Seicento euro, poco più di un milione delle vecchie lire. Per stasera è sufficiente.
Non appena la vedo uscire per l’ennesima volta dal bagno le indico l’uscita. Lei annuisce ed esce dalla discoteca. Mi aspetterà in macchina, penso. Anzi, no. Non può. Le chiavi le ho io. Va bene, aspetterà fuori. E’ solo seminuda, in novembre, e poi fuori non piove così forte.
Finisco con calma il mio drink ed esco dal locale a mia volta. La schiava non ha la borsetta o il portafogli, sarà costretta a tenere i soldi nella piccola tasca del suo minuscolo abitino; non vorrei che l’acqua avesse danneggiato le banconote.
La vedo accanto all’auto. Un animaletto che attende il padrone.
Apro.
-“Sali”-
Siamo in macchina.
-“Dammi i soldi”- li prendo e li conto. Seicentosessanta euro e le banconote non sono sciupate. Non male. Metto i soldi nel vano portaoggetti, a lei non lascio neppure cinque centesimi. Tuttavia mi sento un ingrato, povera Scovolina, ha lavorato tanto! Merita un premio ed io per natura non sono irriconoscente. Vediamo, un regalo per la mia schiava. Potrei farmi fare un pompino. Bell’idea. Poi la guardo e ci ripenso. E’ conciata da sbattere via, forse ha dello sperma pure nei capelli. Ma qualcosa merita comunque.
-“Schiava, abbassati”- ordino. Scovolina obbedisce.
Io mi slaccio i pantaloni e tiro fuori il secondo palpitante padrone della fortunata fanciulla.
-“Piglialo in bocca e bevi tutto. Mi scappa da pisciare, non mi sono giovato di andarla a fare in quei cessi puzzolenti, m’avrebbe fatto davvero schifo”-
Scovolina prende in bocca la cappella e va giù lungo l’asta. Settimane di sana abitudine alla bocca della serva mi hanno insegnato a sbatterglielo fra le labbra senza farmelo diventare istantaneamente duro come il marmo.
-“Se una sola goccia cade sui pantaloni o sul tappetino scendi e te ne torni a casa a piedi”-
-“Si, padrone”- mugugna lei col mio arnese premuto contro il palato.
Sa che non scherzo. Cela mette tutta per…
No, non ve lo dico se l’ho fatta tornare a casa a piedi o meno. E, per cortesia, non mi prendete per uno schifoso maschilista. Dopotutto non lo dico solo io, fu Dio che s’accontentò di una costola per realizzare la prima donna. Una sola costola. Ma lo sapete quante costole ci sono in un uomo? E poi vertebre, scapole, tibie, tendini, muscoli e tutto il resto. No, via, non mi fate aggiungere altro. Un uomo vale, ad essere prudenti, un venti- venticinque donne.
Minimo
Le donne vanno dietro a due cose, bellezza e spessore del portafogli.
Come dici? Purtroppo? Ma perché? A me non dispiace affatto. Solidi ne ho, macchinone pure, villa e quant’altro occorre per accalappiare tutti gli animaletti si sesso femminile che m’occorrono. Prendiamo l’ultima bestiolina che ho catturata, quella che ho ribattezzata Scovolina e quant’è accaduto l’altro ieri. La porto in una discoteca in centro; la faccio vestire come una vera puttana, vestitino trasparente, mini microscopica, scollatura vertiginosa. A guardarla dall’alto, dalla scollatura le puoi vedere le scarpe. Io mi siedo ad un tavolo ed ordino da bere. Lei mi raggiunge e fa per sedersi accanto a me.
-“Che cazzo fai?”- la fulmino –“Non ti avvicinare troppo, che mi vergogno a farmi vedere accanto ad una vacca vestita alla tua maniera. Ho un’immagine da difendere io, lo sai?”-
Scovolina si ferma. Non sa cosa fare, dentro il suo cervellino di donna (tre neuroni e ci si va larghi) forse si domanda per quale motivo l’abbia portata con me per poi rifiutare la sua compagnia. Ma io ho dei progetti per stasera, questa cosa l’ho letta tempo fa su di un racconto pubblicato in Internet.
-“Vai a ballare, dimenati un po’. Avvicinati ad un uomo e digli che per trenta euro te lo fai sbattere in gola”-
Scovolina parte. Non ci pensa neppure un istante ad obbedire. Non esita. E’ ovvio. Da una parte sa che è suo dovere obbedire dall’altra le piace l’uccello.
Arriva in pista, inizia a sculettare come una vera troia. Ah, quante ne ho viste di ragazze “serie” che al momento giusto non hanno esitato a fare le puttane. Secondo la mia illuminata opinione deve essere una sorta di eredità genetica legata al cromosoma X. Le donne ne hanno due, l’uomo uno solo così, almeno in parte, si salva.
Insomma, tempo due minuti di orologio, ed un ragazzo che avrà avuto si e no vent’anni si avvicina a Scovolina.
-“Per trenta euro ti faccio una pompa”- dice lei.
-“Andiamo”- risponde lui.
Scovolina porta in bagno il ragazzo. Sono i sudici cessi del locale, puzzano di piscio e vomito ma per la mia schiava sono un posto come un altro.
S’inginocchia davanti al ragazzo, glielo tira fuori lei stessa. Lui è già mezzo eccitato. Due colpi e viene. Glielo schizza fino in gola. Scovolina tossisce, riesce a ingoiare tutto come le ho insegnato a casa e gli ripulisce la stecca.
-“I soldi”-
-“Si, si…brava, puttana”- dice il ragazzo gettandole in faccia trenta euro in banconote da dieci, come si fa con una puttanaccia da strada.
Se ne và. Scovolina esce dal bagno pochi secondi dopo di lui. Dal tavolo la vedo uscire, annuisco compiaciuto per la riuscita della sua impresa e con il dito indico la pista da ballo. Voglio che se ne faccia un altro. Lei riparte.
Altri due minuti e la vedo scomparire ancora una volta in bagno seguita da un uomo. Questo è più anziano, avrà una quarantina d’anni. Escono dopo una decina di minuti. Di nuovo spedisco la mia schiava in cerca di cazzo.
Altro cliente, altre trenta euro. Se ne fa uno dopo l’altro, senza pause. D’altra parte perché sorprendersi? Scovolina è carina ed il prezzo abbordabile per le tasche di chiunque. Che altro ci compri oggi con trenta euro?
Così i clienti non mancano di certo.
Nel giro di tre ore la vedo andare in bagno per lo meno una ventina di volte. Facciamo due conti. Trenta euro per venti fa seicento. Seicento euro, poco più di un milione delle vecchie lire. Per stasera è sufficiente.
Non appena la vedo uscire per l’ennesima volta dal bagno le indico l’uscita. Lei annuisce ed esce dalla discoteca. Mi aspetterà in macchina, penso. Anzi, no. Non può. Le chiavi le ho io. Va bene, aspetterà fuori. E’ solo seminuda, in novembre, e poi fuori non piove così forte.
Finisco con calma il mio drink ed esco dal locale a mia volta. La schiava non ha la borsetta o il portafogli, sarà costretta a tenere i soldi nella piccola tasca del suo minuscolo abitino; non vorrei che l’acqua avesse danneggiato le banconote.
La vedo accanto all’auto. Un animaletto che attende il padrone.
Apro.
-“Sali”-
Siamo in macchina.
-“Dammi i soldi”- li prendo e li conto. Seicentosessanta euro e le banconote non sono sciupate. Non male. Metto i soldi nel vano portaoggetti, a lei non lascio neppure cinque centesimi. Tuttavia mi sento un ingrato, povera Scovolina, ha lavorato tanto! Merita un premio ed io per natura non sono irriconoscente. Vediamo, un regalo per la mia schiava. Potrei farmi fare un pompino. Bell’idea. Poi la guardo e ci ripenso. E’ conciata da sbattere via, forse ha dello sperma pure nei capelli. Ma qualcosa merita comunque.
-“Schiava, abbassati”- ordino. Scovolina obbedisce.
Io mi slaccio i pantaloni e tiro fuori il secondo palpitante padrone della fortunata fanciulla.
-“Piglialo in bocca e bevi tutto. Mi scappa da pisciare, non mi sono giovato di andarla a fare in quei cessi puzzolenti, m’avrebbe fatto davvero schifo”-
Scovolina prende in bocca la cappella e va giù lungo l’asta. Settimane di sana abitudine alla bocca della serva mi hanno insegnato a sbatterglielo fra le labbra senza farmelo diventare istantaneamente duro come il marmo.
-“Se una sola goccia cade sui pantaloni o sul tappetino scendi e te ne torni a casa a piedi”-
-“Si, padrone”- mugugna lei col mio arnese premuto contro il palato.
Sa che non scherzo. Cela mette tutta per…
No, non ve lo dico se l’ho fatta tornare a casa a piedi o meno. E, per cortesia, non mi prendete per uno schifoso maschilista. Dopotutto non lo dico solo io, fu Dio che s’accontentò di una costola per realizzare la prima donna. Una sola costola. Ma lo sapete quante costole ci sono in un uomo? E poi vertebre, scapole, tibie, tendini, muscoli e tutto il resto. No, via, non mi fate aggiungere altro. Un uomo vale, ad essere prudenti, un venti- venticinque donne.
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