Diario di una sottomessa - Mi chiamo Giulia e sono una cagna
di
Giulia1991
genere
dominazione
Da oggi sono la cagna del mio padrone. Mi aveva annunciato la sera precedente che da oggi per una settimana intera sarei stata trattata come un animale e lui aveva scelto la cagna, perchè è la bestia a cui somiglio di più. Fui subito ubbidiente, non me lo stava chiedendo, me lo stava ordinando. E' tornato a casa pieno di buste, ha inizato a trafficare con diversi oggetti nel salotto, mentre io stavo accucciata nuda in un angolo con le mani dietro la schiena, come voleva lui. Aveva comprato una grossa cesta di vimini, delle ciotole, del cibo per cani e un grosso collare nero con tanto di guinzaglio. Preso in mano quest'ultimo oggetto mi si avvicinò, mi mise il collare al collo e vi agganciò il corto guinzaglio di pelle. Mi ordinò di tirare fuori la lingua e iniziare ad ansimare e a sbavare come fanno i cani. Feci quanto mi era stato richiesto e mi misi a quattro zampe.
-"Fare la cagna ti viene proprio naturale!"- esclamò lui, ed io ero contenta che al padrone piacesse quello che facevo, se avessi avuto la coda probabilmente avrei anche scodinzolato. Mi ero subito bagnata, da quando mi aveva messo il guinzaglio, lui non mi aveva neanche sfiorata e io già avevo la fica grondante. Si tirò fuori il grosso uccello glabro, si mise a sedere sul divano e mi ordinò di leccarglielo, sempre rimanendo a quattro zampe. Iniziai a lappare come un cane, glielo leccavo voracemente insalivandogli tutta la lunghezza, gli leccavo i coglioni e mi spinsi fino al buco del culo. Leccavo avidamente ogni centimetro della sua verga dura e la sognavo dentro la mia fica, sentendo i miei liquidi gocciolare lungo le cosce mugolavo di piacere. Il padrone, sul punto di venire mi fece staccare, si menò il cazzo per qualche secondo e scaricò una grande quantità di sborra calda sul pavimento. Mi ordinò di leccarla e io bevvi tutto il suo seme dal pavimento, leccando bene e attenta a non lasciarne neanche una goccia. Ero stata brava e docile, quindi il padrone decise che potevo essere premiata. Mi toccò la fica e constatò il livello della mia eccitazione.
-"Sei già pronta per essere montata, lurida cagna! Sei sempre fradicia e avida di cazzo come sempre!"-. Mi scopò da dietro con una ferocia inaudita, dopo pochi colpi venni indecentemente guaendo da brava cagna.
-"Abbaia zoccola, fammi sentire quanto ti piace essere sfondata"-, e io iniziai ad abbaiare come una forsennata, mentre il suo bastone scivolava dentro e fuori dalla mia fica rotta e pulsante. Il padrone afferrò il guinzaglio e iniziò a tirarmi il collo, costringendomi ad inarcarmi fino all'inverosimile facendomi sentire il cazzo fin dentro alla stomaco, ero sul punto di soffocare quando lui iniziò a pomparmi con ancora più forza fin quando non mi sborrò dentro e lasciando finalmente la presa dal guinzaglio.
Nei giorni successivi dormii sempre nella cesta, bevevo dalla ciotola e mangiavo cibo per cani sempre dalla ciotola, mi faceva venire i conati di vomito per quanto faceva schifo, ma non mi lamentai mai. Piangevo di notte, in silenzio, ma sapevo che quello era il mio dovere di lurida cagna. Il padrone mi faceva pisciare e cacare su un foglio di giornale fuori al balcone, e per me quella era il massimo dell'umiliazione, avevo il terrore che qualcuno mi potesse vedere nuda con il collare a fare la cacca.
Una mattina, alla fine della mia settimana da cagna, il padrone mi fece uscire con lui, mi mise nel portabagagli della sua auto come un cane qualsiasi sempre con il collare e il guinzaglio, non mi fu permesso neanche di indossare le scarpe. Il padrone non mi faceva espletare i miei bisogni dalla sera prima, a stento riuscivo a trattenermi. Il tragitto in macchina fu lungo e tortuoso, venivo sballonzolata di continuo all'interno del portabagagli e le ginocchia erano piste di lividi per tutto il tempo che ero stata a quattro zampe. Arrivammo in aperta campagna, lontano dalle strade, eravamo agli inizi di una boscaglia. Non conoscevo affatto quel posto. Il padrone mi fece scendere a quattro zampe il mezzo al prato e mi disse che potevo fare i miei bisogni finalmente. L'impellente bisogno di liberarmi superò l'umiliazione, e così feci. Alzai una gamba e un potente getto di urina di riversò fuori dalla mia fica.
-"Brava la mia cagnetta"- disse lui. Dopo qualche minuto arrivò un furgoncino, ne scese un vecchio barbuto, fece un cenno al mio padrone e si diresse ad aprire gli sportelli posteriori. Ne uscirono due grossi cani, il vecchio li liberò nella nostra direzione. Salutò il mio padrone e andò via. I cani ci corsero incontro. Avevo intuito il mio destino, l'unica cosa che mi rincuorava è che non sembravano affatto feroci, erano solo molto grossi. I cani furono subito attirati dalla mia presenza, ma io indietreggiavo istintivamente, un po' per paura un po' per vergogna, non volevo che il mio padrone si accorgesse che mi ero già eccitata. I cani erano irrequieti e cercavano di avvicinarsi, probabilmente attirati dall'odore della mia fichetta nuda.
-"Ora da brava cagna in calore ti offrirai ai tuoi simili, ti farai montare da entrambi, e se sarai brava forse dopo ti sarà permesso ciucciare il mio cazzo"-, mi disse il padrone, permettendo ai cani di avvicinarsi verso di me. Mi si tuffarono entrambi in mezzo alle gambe, e iniziarono a slinguarmi tutta la fica e il buco del culo, avevano delle grosse lingue bagnate e io iniziai subito a gemere di piacere e a ondeggiare il culetto, da brava cagna. Mi sentivo le gambe molli, mi leccavano meravigliosamente e io venni presto, spruzzando tutto il mio nettare nelle bocche di quei famelici cani. Mi sentivo colare dalla fregna liquidi di ogni genere, mi ero fatta pipì sotto dall'eccitazione. Il mio padrone appariva compiaciuto e si godeva la scena menandosi il cazzo. Prese uno dei due cani, gli sfoderò un membro enorme, molto lungo, rosso e dalla forma strana, e lo diresse verso la mia bocca, mentre l'altro da dietro cercava disperatamente di montarmi. Succhiavo l'arnese della bestia che avevo davanti, mentre il padrone indirizzò il membro del cane che avevo dietro all'ingresso della mia fica colante. Il cane finalmente mi penetrò, mi invase tutta la fica in un attimo e ululai di piacere. Iniziò a montarmi come un forsennato, a una velocità animale mentre io mugolavo arrapata, sempre spompinando l'altro cane. Il padrone fece scambiare i due animali, e iniziai a ciucciare il membro impregnato dei miei umori del cane che fino a un momento prima mi stava scopando. L'altro, già quasi al culmine dopo il lavoro di bocca, mi sborrò dentro trattenendosi per alcuni secondi dentro di me spaccandomi la fica ancora di più mentre il nodo alla base della sua verga mi si gonfiava dentro. Mi procurò un orgasmo viscerale e intenso. Dopo essersi liberato dentro di me iniziò a ripulirmi la fica, leccandomi di nuovo meravigliosamente. L'altro cane invece mi sborrò in bocca una quantità di nettare mostruosa, e io la bevvi tutta avidamente. Il padrone allora lego entrambi i cani alla macchina e gli si sostituì.
-"Adesso leccamelo, cagna sfondata"-, mi disse, e da brava cagnetta famelica spompinai anche il mio padrone. Quando fu soddisfatto delle mie leccate mi si mise dietro. Mi lubrificò il buco del culo con le secrezioni della mia fica e me lo spinse dentro, iniziai ad abbaiare e a guaire come voleva lui, mentre me lo pompava e me lo spingeva nel mio piccolo culo rotto. Continuò a incularmi selvaggiamente per parecchi minuti, ora strizzandomi i capezzoli, ora scopandomi la fichetta con le dita. Mi stava premiando e io ne ero fiera. Si tirò fuori e mi sborrò in bocca, il suo sapore mischiato a quello del cane.
- "Brava, oggi sei stata degna di bere la mia sborra, piccola cagna"-, mi disse, e io iniziai a fargli le feste.
-"Domani potrai riposarti, mentre io penserò a quale animale sarai la settimana prossima"-.
-"Fare la cagna ti viene proprio naturale!"- esclamò lui, ed io ero contenta che al padrone piacesse quello che facevo, se avessi avuto la coda probabilmente avrei anche scodinzolato. Mi ero subito bagnata, da quando mi aveva messo il guinzaglio, lui non mi aveva neanche sfiorata e io già avevo la fica grondante. Si tirò fuori il grosso uccello glabro, si mise a sedere sul divano e mi ordinò di leccarglielo, sempre rimanendo a quattro zampe. Iniziai a lappare come un cane, glielo leccavo voracemente insalivandogli tutta la lunghezza, gli leccavo i coglioni e mi spinsi fino al buco del culo. Leccavo avidamente ogni centimetro della sua verga dura e la sognavo dentro la mia fica, sentendo i miei liquidi gocciolare lungo le cosce mugolavo di piacere. Il padrone, sul punto di venire mi fece staccare, si menò il cazzo per qualche secondo e scaricò una grande quantità di sborra calda sul pavimento. Mi ordinò di leccarla e io bevvi tutto il suo seme dal pavimento, leccando bene e attenta a non lasciarne neanche una goccia. Ero stata brava e docile, quindi il padrone decise che potevo essere premiata. Mi toccò la fica e constatò il livello della mia eccitazione.
-"Sei già pronta per essere montata, lurida cagna! Sei sempre fradicia e avida di cazzo come sempre!"-. Mi scopò da dietro con una ferocia inaudita, dopo pochi colpi venni indecentemente guaendo da brava cagna.
-"Abbaia zoccola, fammi sentire quanto ti piace essere sfondata"-, e io iniziai ad abbaiare come una forsennata, mentre il suo bastone scivolava dentro e fuori dalla mia fica rotta e pulsante. Il padrone afferrò il guinzaglio e iniziò a tirarmi il collo, costringendomi ad inarcarmi fino all'inverosimile facendomi sentire il cazzo fin dentro alla stomaco, ero sul punto di soffocare quando lui iniziò a pomparmi con ancora più forza fin quando non mi sborrò dentro e lasciando finalmente la presa dal guinzaglio.
Nei giorni successivi dormii sempre nella cesta, bevevo dalla ciotola e mangiavo cibo per cani sempre dalla ciotola, mi faceva venire i conati di vomito per quanto faceva schifo, ma non mi lamentai mai. Piangevo di notte, in silenzio, ma sapevo che quello era il mio dovere di lurida cagna. Il padrone mi faceva pisciare e cacare su un foglio di giornale fuori al balcone, e per me quella era il massimo dell'umiliazione, avevo il terrore che qualcuno mi potesse vedere nuda con il collare a fare la cacca.
Una mattina, alla fine della mia settimana da cagna, il padrone mi fece uscire con lui, mi mise nel portabagagli della sua auto come un cane qualsiasi sempre con il collare e il guinzaglio, non mi fu permesso neanche di indossare le scarpe. Il padrone non mi faceva espletare i miei bisogni dalla sera prima, a stento riuscivo a trattenermi. Il tragitto in macchina fu lungo e tortuoso, venivo sballonzolata di continuo all'interno del portabagagli e le ginocchia erano piste di lividi per tutto il tempo che ero stata a quattro zampe. Arrivammo in aperta campagna, lontano dalle strade, eravamo agli inizi di una boscaglia. Non conoscevo affatto quel posto. Il padrone mi fece scendere a quattro zampe il mezzo al prato e mi disse che potevo fare i miei bisogni finalmente. L'impellente bisogno di liberarmi superò l'umiliazione, e così feci. Alzai una gamba e un potente getto di urina di riversò fuori dalla mia fica.
-"Brava la mia cagnetta"- disse lui. Dopo qualche minuto arrivò un furgoncino, ne scese un vecchio barbuto, fece un cenno al mio padrone e si diresse ad aprire gli sportelli posteriori. Ne uscirono due grossi cani, il vecchio li liberò nella nostra direzione. Salutò il mio padrone e andò via. I cani ci corsero incontro. Avevo intuito il mio destino, l'unica cosa che mi rincuorava è che non sembravano affatto feroci, erano solo molto grossi. I cani furono subito attirati dalla mia presenza, ma io indietreggiavo istintivamente, un po' per paura un po' per vergogna, non volevo che il mio padrone si accorgesse che mi ero già eccitata. I cani erano irrequieti e cercavano di avvicinarsi, probabilmente attirati dall'odore della mia fichetta nuda.
-"Ora da brava cagna in calore ti offrirai ai tuoi simili, ti farai montare da entrambi, e se sarai brava forse dopo ti sarà permesso ciucciare il mio cazzo"-, mi disse il padrone, permettendo ai cani di avvicinarsi verso di me. Mi si tuffarono entrambi in mezzo alle gambe, e iniziarono a slinguarmi tutta la fica e il buco del culo, avevano delle grosse lingue bagnate e io iniziai subito a gemere di piacere e a ondeggiare il culetto, da brava cagna. Mi sentivo le gambe molli, mi leccavano meravigliosamente e io venni presto, spruzzando tutto il mio nettare nelle bocche di quei famelici cani. Mi sentivo colare dalla fregna liquidi di ogni genere, mi ero fatta pipì sotto dall'eccitazione. Il mio padrone appariva compiaciuto e si godeva la scena menandosi il cazzo. Prese uno dei due cani, gli sfoderò un membro enorme, molto lungo, rosso e dalla forma strana, e lo diresse verso la mia bocca, mentre l'altro da dietro cercava disperatamente di montarmi. Succhiavo l'arnese della bestia che avevo davanti, mentre il padrone indirizzò il membro del cane che avevo dietro all'ingresso della mia fica colante. Il cane finalmente mi penetrò, mi invase tutta la fica in un attimo e ululai di piacere. Iniziò a montarmi come un forsennato, a una velocità animale mentre io mugolavo arrapata, sempre spompinando l'altro cane. Il padrone fece scambiare i due animali, e iniziai a ciucciare il membro impregnato dei miei umori del cane che fino a un momento prima mi stava scopando. L'altro, già quasi al culmine dopo il lavoro di bocca, mi sborrò dentro trattenendosi per alcuni secondi dentro di me spaccandomi la fica ancora di più mentre il nodo alla base della sua verga mi si gonfiava dentro. Mi procurò un orgasmo viscerale e intenso. Dopo essersi liberato dentro di me iniziò a ripulirmi la fica, leccandomi di nuovo meravigliosamente. L'altro cane invece mi sborrò in bocca una quantità di nettare mostruosa, e io la bevvi tutta avidamente. Il padrone allora lego entrambi i cani alla macchina e gli si sostituì.
-"Adesso leccamelo, cagna sfondata"-, mi disse, e da brava cagnetta famelica spompinai anche il mio padrone. Quando fu soddisfatto delle mie leccate mi si mise dietro. Mi lubrificò il buco del culo con le secrezioni della mia fica e me lo spinse dentro, iniziai ad abbaiare e a guaire come voleva lui, mentre me lo pompava e me lo spingeva nel mio piccolo culo rotto. Continuò a incularmi selvaggiamente per parecchi minuti, ora strizzandomi i capezzoli, ora scopandomi la fichetta con le dita. Mi stava premiando e io ne ero fiera. Si tirò fuori e mi sborrò in bocca, il suo sapore mischiato a quello del cane.
- "Brava, oggi sei stata degna di bere la mia sborra, piccola cagna"-, mi disse, e io iniziai a fargli le feste.
-"Domani potrai riposarti, mentre io penserò a quale animale sarai la settimana prossima"-.
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