Constatazione poco amichevole
di
ric
genere
bondage
Squilla il telefono, è l'sms che aspettavo da parte del mio amico vigile, sul quale c'è scritto Lucia xxx residente in via xxx N°1 a Rho, bene ora posso andare a fare un sopralluogo.
Ma facciamo un passo indietro, la settimana scorsa sono stato tamponato da una Lancia Y celeste, dalla quale è scesa una ragazza sui 25 anni, alta circa 1,60, formosa e leggermente in carne. Anche da un rapido sguardo si capiva che i suoi capelli lisci non erano biondi naturali, ma tinti. I suoi occhi neri fissavano increduli il paraurti anteriore della Y, io invece fissavo il suo un vestitino a fiori lungo fino al ginocchio e abbastanza scollato, ma anche i sandali col tacco alto, forse un po' troppo alto per guidare, e il bellissimo smalto color aragosta che aveva sulle unghie delle mani e dei piedi. La carnagione scura la faceva sembrare la tipica ragazza del sud, infatti stava parlando al telefono con accento napoletano. Poco gentilmente mi disse che avevo frenato senza motivo, mentre io con garbo le facevo presente che avrebbe dovuto rimanere più distante e non parlare al telefonino. Gli animi si accesero un po', la ragazza cominciò a dirmi che il mio faro era già rotto e che stavo facendo il furbo, ma io avendo l'auto aziendale non avrei avuto nessun motivo per farlo, comunque visto che i danni erano esigui decisi di lasciar perdere, presi però il numero di targa della sua auto.
Avendo un amico in polizia municipale decisi di dargli il numero di targa per scoprire chi fosse e dove abitasse la "simpatica" ragazza napoletana, ecco spiegato il perchè dell'SMS.
Esco di casa la sera dopo mangiato, è estate ed è ancora chiaro, anche perchè mangio abbastanza presto, arrivo all'indirizzo, scopro che in fondo ad una via poco illuminata c'è una villetta bifamiliare di due piani e di recente costruzione. Mi sembra che solamente la parte destra sia abitata, molto bene penso, ora vediamo un po' se abita sola. La sua macchina è parcheggiata proprio di fianco alla villetta e non ce ne sono altre intorno. Mi fermo abbastanza lontano dall'ingresso di casa sua e cerco di guardare attraverso le finestre, la luce sembra accesa solamente in una stanza, per fortuna le tende non sono tirate, visto che la zona è praticamente deserta, attorno ci sono solo alcuni capannoni e cantieri edilizi.
Dopo qualche minuto vedo la ragazza che cammina avanti e indietro per la stanza, che credo essere il salotto, tanto per cambiare è al telefono. Non vedo altre persone in casa, ma per essere più sicuro mi collego col tablet a Facebook, vado a vedere il suo profilo per avere maggiori informazioni su di lei. Per fortuna il profilo è pubblico, sbircio tutta la sua cronostoria dal 2010 ad oggi, vedo che ha avuto diverse relazioni e attualmente è single, vedo che è di Ercolano, che lavora per una compagnia telefonica, che va in vacanza in Campania, che ha tante amiche sparse per tutta la penisola, ma soprattutto sul suo stato vedo:"Serata pizza e film sul divano", ottimo sono le 21 passate, probabilmente la pizza sta per arrivare, come il buio, in base al numero di pizze ordinate avrei saputo con esattezza il numero di persone in casa.
Allora scendo dall'auto e mi apposto davanti al cancelletto della villetta, in modo da non essere visto dalla finestra. Da lì a poco arriva il motorino del ragazzo delle pizze, allora lo intercetto.
"Ciao" gli dico "Mi sono disturbato a scendere, sai non vedo l'ora di mangiare la pizza" e gli dico il cognome della ragazza. Precedentemente avevo pensato a delle eventuali risposte da dare al ragazzo delle pizze se avesse dovuto farmi qualche domanda, ma lui senza insospettirsi minimamente mi da in mano una pizza e una Coca Cola, ottimo penso io, è sicuramente a casa da sola.
"Sono 8 euro" dice il ragazzo allungando la mano, io gli do 10 euro e gli dico di tenersi il resto. Il ragazzo ringrazia e se ne va.
Torno all'auto per prendere lo zaino con dentro tutto l'armamentario adatto al mio scopo, indosso anche un ridicolo cappellino da sole e degli occhiali da moto, con la montatura spessa e le lenti chiare, per fortuna ho anche la barba incolta, non mi rado da circa una settimana, Lucia non dovrebbe riconoscermi conciato così.
Suono al citofono, una volta che la ragazza risponde gli dico di essere il ragazzo delle pizze e che avevo una consegna per lei. Allora mi apre il cancelletto e si apposta sulla porta di casa.
La ragazza è vestita con una tuta dell'Adidas poco elegante, infatti la felpa è rosa con le maniche bianche e i pantaloni sono neri, ma apprezzabile il fatto che mi stia attendendo sull'uscio a piedi nudi, con le unghie sempre smaltate color aragosta, deve proprio piacerle quel colore.
Guardandomi arrivare comincia ad esclamare:"Era ora, è passata quasi mezz'ora da quando ho ordinato, spero almeno che la pizza sia ancora calda" Sempre con il suo fastidioso accento napoletano e tono di superiorità. Scusandomi per il ritardo chiedo permesso ed entro in casa, anche se la ragazza non si aspettava che entrassi in maniera così decisa. Appoggio la pizza e la bibita sul tavolo della cucina, poi le chiedo se era disponibile un bagno e se potevo usarlo intanto che preparava gli 8 euro da darmi. Con un po' di titubanza e l'aria scocciata mi dice di sì, mi indica le scale e mi spiega che il bagno era la seconda porta a sinistra. La ringrazio e salgo in fretta simulando proprio uno che se la stava facendo addosso.
Una volta al piano di sopra scorgo che nella prima porta a sinistra c'è una specie di studio, mentre in fondo la camera da letto, quindi entro nel bagno, prendo la chiave dalla toppa e chiudo a chiave la porta da fuori. Entro di corsa in camera da letto, che ha la porta proprio di fianco al bagno, apro il mio zaino, prendo un paio di manette e mi apposto al buio.
La ragazza non vedendomi tornare dopo poco più di cinque minuti prova a chiamare dal piano di sotto, poi si decide a salire le scale, arriva fino alla porta del bagno, bussa, ma non ricevendo risposta prova ad aprire la porta, che ovviamente è chiusa, dunque ribussa, a quel punto le salto addosso riuscendo al primo colpo ad allacciare una manetta al suo polso sinistro. La ragazza rimane un attimo di pietra, quindi appoggiandomi a lei con il corpo la spingo con la faccia sulla porta del bagno e cerco di prenderle la mano destra. A questo punto lei urla e tenta di aprire la porta del bagno, riesco dopo qualche interminabile secondo a prenderle anche l'altra mano e tirarla dietro la schiena avvicinandola quel tanto che basta a serrarle anche quel polso con le manette.
Ecco fatto, ora che l'ho resa meno offensiva posso stare più tranquillo, lei però è ancora in piedi e urla a squarciagola prendendomi a male parole. Allora prendo le manette con una mano e la tiro verso la stanza, ma Lucia non molla, si punta, scuote le spalle e scalcia, una vera indemoniata. Per fortuna la moquette a terra è abbastanza scivolosa ed essendo scalza non riesce a fare molta presa sul terreno, riesco quindi a trascinarla vicino alla borsa, dalla quale prendo il nastro americano con una mano, sempre tenendo la catenella delle manette con l'altra.
Visto che lo spirito combattivo della ragazza non sembra arrestarsi con uno sgambetto riesco a metterla pancia a terra e mi siedo a cavalcioni sulle sue cosce, lei agita le gambe, ma io intanto alzo un lembo del nastro americano, poi con una mano le blocco una gamba e comincio ad avvolgere il nastro alla sua caviglia sinistra, metà sulla pelle e metà sul tessuto della tuta, quindi le blocco anche l'altra gamba cingendola con il braccio e con alcuni giri di nastro le immobilizzo le caviglie unite affiancate. Finito con le caviglie faccio altri 3 giri di nastro americano poco sotto le ginocchia.
Ora che il problema mobilità era risolto mi giro e mi siedo sempre a cavalcioni sulla sua schiena, Lucia continua la sceneggiata con urla e insulti, quindi decido di imbavagliarla, le applico il nastro adesivo pure sulla bocca, facendo anche in questo caso un paio di giri per essere sicuro che non venga via tanto facilmente. Una volta terminato lascio il rotolo vicino a lei, quindi prendo dal suo comodino la mascherina da notte, quella che serve per coprirsi gli occhi quando c'è luce, la uso per bendarla e faccio un altro paio di giri col nastro americano per essere sicuro che non riesca a toglierla strisciando il volto per terra.
Dopo tutto questo movimento mi è venuta fame, guardo la ragazza a terra dimenarsi come un'anguilla e decido di portarla in salotto, prima però devo fare un giro in casa per ambientarmi e soprattutto chiudere le tende, anche se la zona è semi deserta non voglio rischiare. Per prima cosa vado a riaprire la porta del bagno, poi scendo le scale e dopo aver dato un'occhiata fuori tiro tutte le tende di salotto e cucina.
Ora posso togliermi cappellino e occhiali, non servono più. Salgo di nuovo le scale ed entro in camera, ma Lucia non è più sul pavimento, allora guardo sotto al letto, ma nulla, apro l'armadio, ma ancora niente, caspita dove sarebbe potuta andare conciata così, che sia riuscita a liberarsi? Mi chiedo pensieroso, ma proprio in quel momento sento un rumore arrivare dal corridoio, mi affaccio dalla stanza, ma non vedo niente, quindi entro nello studio, ma è abbastanza piccolo e non ha posti per nascondersi, esco di nuovo in corridoio e sento rumore di chiavi al piano di sotto, mi precipito giù dalle scale e trovo la ragazza in piedi che stava girando le chiavi nella toppa della porta d'ingresso, con disappunto le blocco la porta con una mano e con l'altra le do una sculacciata.
"Cominciamo male signorina" le dico con tono scherzoso, "Ma complimenti per la tenacia, dovrò stare più attento con te" e le tiro un'altra sculacciata.
Lucia si agita e mugugna, ma non riesce ad impedirmi di caricarmela su una spalla e buttarla sul divano. Poi accendo la televisione, intanto vado in cucina, che per fortuna è a vista, sempre tenendo d'occhio la ragazza, prendo un bicchiere di plastica, ci metto sul fondo la chiave delle manette, lo riempio con 2 dita d'acqua e lo metto in freezer, infine metto una cordicella con un capo immerso nell'acqua nel bicchiere e richiudo il freezer, quindi prendo la pizza e mi siedo sul divano accanto a Lucia.
"Prosciutto e funghi, non è la mia preferita, ma può andare" le dico sarcasticamente.
Comincio a mangiare tranquillamente la pizza guardando la TV seduto affianco alla ragazza che cerca di allentare il nastro che le cinge gambe e caviglie sbattendo i piedi a terra, provocando ben poco rumore vista la moquette spessa.
Una volta terminata la pizza, che era buona, ma un po' fredda, prendo in spalla la ragazza, che intanto aveva smesso di agitarsi, ma appena caricata ricomincia a muoversi facendomi perdere l'equilibrio. Allora la scarico a terra, salgo le scale e prendo dalla borsa che avevo lasciato in camera una corda. Scendo al piano di sotto, dove avevo lasciato Lucia, e le lego la corda al collo, poi la metto in piedi e tirandola le spiego che visto il suo comportamento avrebbe dovuto saltellare fino di sopra.
Lei scuote la testa e punta i piedi, ma dopo due strattoni che le bloccano per brevissimo tempo il respiro si rassegna e comincia a saltellare nella direzione da dove la sto tirando. Arrivati alle scale la avviso che stavano iniziando la salita, lei fa dei passettini finchè tocca con le punte il limite del gradino, piega le gambe per spingersi meglio e salta su quello più in alto, ripetendo la procedura per ogni gradino fino ad arrivare in cima.
Siccome vederla saltellare era proprio uno spettacolo decido di farla continuare fino alla camera da letto, dandole una sculacciatina ogni tanto. Giunti a destinazione la faccio sedere sul letto, quindi prendo uno spago e le lego gli alluci uniti, incontrando una certa resistenza da parte di Lucia, ma riesco nell'intento. Quindi le dico che siccome era stata brava a saltellare volevo vedere come se la cavava con gli alluci legati e la tiro di nuovo per la corda legata al collo. Lei brontolando qualcosa di incomprensibile visto il bavaglio è costretta ad assecondarmi e riprende a saltellare, fermandosi ad ogni saltello per non perdere l'equilibrio.
Alla fine la faccio fermare ai piedi del letto, che era a baldacchino, la lascio lì per un attimo, il tempo di prendere un'altra corda, con la quale le cingo i gomiti quasi uniti, provocando i soliti mugugni della ragazza, una volta terminato le slaccio le manette con la chiave di riserva e con un'altra corda le lego i polsi affiancati, ovviamente dietro la schiena.
Mi allontano per ammirare la mia opera, Lucia cerca di liberarsi dai nodi, ma non sono a portata delle sue dita. Decido dunque di darle la lezione che si meritava, dalla borsa prendo il libro dei quiz di scuola guida e spiego alla ragazza che le avrei letto delle domande e avrebbe dovuto rispondermi con un mugugno lungo per SI/Vero e due mugugni corti per NO/Falso, sbagliando avrebbe ricevuto una punizione.
Lucia cerca di dire qualcosa attraverso il bavaglio, ma io comincio con le domande, dopo che finisco la prima lei continua a mugugnare insistentemente e quindi le comunico che la risposta esatta era Vero, quindi non avendo mugugnato correttamente avrei dovuto punirla.
Dalla borsa prendo un'altra corda e la lego ai polsi della ragazza, che si dimena come un'ossessa, poi tiro un capo della corda in alto legandola al montante superiore del letto a baldacchino, costringendo Lucia a piegarsi in avanti per non gravare troppo sulle spalle.
A questo punto ricomincio a leggere le domande e alla seconda la ragazza sorprendentemente risponde correttamente dimostrando di essersi arresa, quindi procedo con un'altra domanda, ma questa volta la risposta di Lucia è sbagliata, che alla comunicazione dell'errore ricomincia a mugugnare e ad agitarsi. Quindi prendo la corda che aveva legata al collo e lego l'altro capo alle ginocchia, già immobilizzate precedentemente col nastro americano, così da costringerla a rimanere in equilibrio sulle punte dei piedi.
Una volta terminato anche questo passaggio ricomincio con le domande, la ragazza si rimette in carreggiata rispondendo correttamente a tre domande di fila, ma alla quarta, la settima in totale, sbaglia di nuovo. Allora mi avvicino a lei e lentamente le slaccio la zip anteriore del pezzo sopra della tuta, mentre Lucia cerca di urlare, e mi accorgo che sotto non indossa nulla, quindi il prorompente seno esce allo scoperto con mia sorpresa e ora c'è lì una bella quinta a penzoloni con in mezzo la corda che unisce il collo alle ginocchia, veramente un bel vedere.
Le faccio quindi presente che mancavano tre domande e non poteva più sbagliare, altrimenti sarebbe stata bocciata, la ragazza risponde incredibilmente con un mugugno lungo. Dunque riprendo a leggere le domande, non devo nemmeno arrivare alla nona, perchè all'ottava incappa già nel quarto errore.
"Mannaggia ragazza mia" le dico "Possibile che pur avendo la patente non sai certe cose? Ci credo poi che in giro combini casini" Quindi con una mossa fulminea le abbasso i pantaloni della tuta fino alle ginocchia e anche in questo caso rimango stupito dalla mancanza di intimo, quindi la ragazza si trova con culo e figa scoperti.
"Vedo con piacere che sei allergica a reggiseno e mutandine" le dico scherzosamente, mentre lei arrossisce in viso e tenta di dimenarsi.
"Visto che sei stata bocciata dovrai essere punita severamente,non tollero chi si mette alla guida senza conoscere le basi del codice della strada" le dico con tono severo dandole un paio di sonore sculacciate. Allora prendo un'altra corda, gliela cingo in vita e poi gliela passo tra le gambe, la ragazza ha un fremito nel momento che la corda le entra nella figa, ma io non ho ancora finito, la tiro bene e passo la quantità restante tra il suo fondoschiena e la parte di corda legata in vita, quindi tiro verso il basso e la lego alle caviglie, costringendola sempre a tenere le gambe semi piegate e a stare sulle punte dei piedi.
A quel punto le urla strozzate dal bavaglio diventano gemiti e la ragazza muove il bacino per far fare attrito al suo clitoride contro la corda, ma io non voglio che questo diventi troppo un piacere per lei, quindi vado in bagno e prendo due mollette dallo stendi biancheria, torno nella stanza dove vedo che la corda in mezzo alle gambe di Lucia si sta inzuppando, e le attacco le mollette ai capezzoli contemporaneamente, provocando la reazione veemente della ragazza, che torna a mugugnare.
Visto che la ragazza era in un mix di dolore e piacere decido di immortalarla col telefonino, meno male che la fotocamera integrata è una delle migliori, poi decido di solleticarla un po', prima sotto le piante dei piedi, che per via della posizione non può appoggiare a terra, poi sui fianchi. La sento ridere attraverso il bavaglio, quel suono mi piace particolarmente, quindi continuo per un po' di tempo.
Ad un certo punto mi accorgo che si è fatto tardi, purtroppo la serata volgeva al termine, quindi slego la corda dal montante del letto e faccio adagiare Lucia per terra su di un fianco, la ragazza ora è sicuramente più comoda, ma continua a cercare di far sfregare il clitoride sulla corda, si dev'essere abituata alle mollette sui capezzoli, quindi perchè toglierle? Intanto che si dimena a terra le slego i polsi e le rimetto le manette, poi le slego anche i gomiti.
Comincio a rimettere le corde nella borsa, poi le tolgo anche quella che dalle ginocchia andava al collo, la ragazza, sempre distesa a terra su un fianco, subito raddrizza il busto e si gira schiena a terra, anche da questa angolazione è una splendida visione, non riesce ancora a raddrizzare le gambe, ma da qualche strattone tentando di farlo e gemendo di piacere subito dopo. Immortalo anche questa fase col telefonino e ripongo anche questa corda in borsa.
Penso che potrei lasciarle la corda in mezzo alle gambe, ma poi penso che non se lo meritava, quindi le slaccio il nodo con cui era legata alle caviglie e comincio a sfilarla prendendola da poco sopra il pube. La corda striscia sotto il corpo di Lucia e tra le sue gambe, facendola contorcere dal piacere, ma dopo qualche secondo me la trovo in mano tutta bagnata, le sciolgo anche l'ultimo pezzo che le cinge la vita e la rimetto nella borsa.
A quel punto vado di sotto a prendere il bicchiere con dentro le chiavi e l'acqua, che intanto era diventata ghiaccio in freezer, e torno di sopra. Tolgo il blocco di ghiaccio dal bicchiere e lego un capo della cordicella al montante del letto a baldacchino, l'altro capo era saldo nel blocco di ghiaccio, spiegando alla ragazza che il ghiaccio si sarebbe sciolto in breve tempo e che il blocco con dentro la chiave sarebbe caduto a terra, poi una volta sciolto del tutto la chiave sarebbe stata disponibile per aprire le manette.
Quindi scendo le scale lasciando la ragazza praticamente nuda a terra con le mani dietro la schiena serrate dalle manette, le gambe legate con il nastro americano poco sotto alle ginocchia e alle caviglie, gli alluci legati tra di loro con lo spago, bendata, imbavagliata e con le mollette da bucato sui capezzoli. Vorrei rimanere a vederla dimenarsi non più molto contenta della situazione, ma devo proprio andare.
Raccolgo tutte le mie cosa dalla casa, cancello le mie tracce, esco dalla porta d'ingresso chiudendola alle mie spalle e ridando un'occhiata alle foto sul telefonino penso di aver passato proprio una bella serata, anche se ci ho rimesso un paio di manette.
Ma facciamo un passo indietro, la settimana scorsa sono stato tamponato da una Lancia Y celeste, dalla quale è scesa una ragazza sui 25 anni, alta circa 1,60, formosa e leggermente in carne. Anche da un rapido sguardo si capiva che i suoi capelli lisci non erano biondi naturali, ma tinti. I suoi occhi neri fissavano increduli il paraurti anteriore della Y, io invece fissavo il suo un vestitino a fiori lungo fino al ginocchio e abbastanza scollato, ma anche i sandali col tacco alto, forse un po' troppo alto per guidare, e il bellissimo smalto color aragosta che aveva sulle unghie delle mani e dei piedi. La carnagione scura la faceva sembrare la tipica ragazza del sud, infatti stava parlando al telefono con accento napoletano. Poco gentilmente mi disse che avevo frenato senza motivo, mentre io con garbo le facevo presente che avrebbe dovuto rimanere più distante e non parlare al telefonino. Gli animi si accesero un po', la ragazza cominciò a dirmi che il mio faro era già rotto e che stavo facendo il furbo, ma io avendo l'auto aziendale non avrei avuto nessun motivo per farlo, comunque visto che i danni erano esigui decisi di lasciar perdere, presi però il numero di targa della sua auto.
Avendo un amico in polizia municipale decisi di dargli il numero di targa per scoprire chi fosse e dove abitasse la "simpatica" ragazza napoletana, ecco spiegato il perchè dell'SMS.
Esco di casa la sera dopo mangiato, è estate ed è ancora chiaro, anche perchè mangio abbastanza presto, arrivo all'indirizzo, scopro che in fondo ad una via poco illuminata c'è una villetta bifamiliare di due piani e di recente costruzione. Mi sembra che solamente la parte destra sia abitata, molto bene penso, ora vediamo un po' se abita sola. La sua macchina è parcheggiata proprio di fianco alla villetta e non ce ne sono altre intorno. Mi fermo abbastanza lontano dall'ingresso di casa sua e cerco di guardare attraverso le finestre, la luce sembra accesa solamente in una stanza, per fortuna le tende non sono tirate, visto che la zona è praticamente deserta, attorno ci sono solo alcuni capannoni e cantieri edilizi.
Dopo qualche minuto vedo la ragazza che cammina avanti e indietro per la stanza, che credo essere il salotto, tanto per cambiare è al telefono. Non vedo altre persone in casa, ma per essere più sicuro mi collego col tablet a Facebook, vado a vedere il suo profilo per avere maggiori informazioni su di lei. Per fortuna il profilo è pubblico, sbircio tutta la sua cronostoria dal 2010 ad oggi, vedo che ha avuto diverse relazioni e attualmente è single, vedo che è di Ercolano, che lavora per una compagnia telefonica, che va in vacanza in Campania, che ha tante amiche sparse per tutta la penisola, ma soprattutto sul suo stato vedo:"Serata pizza e film sul divano", ottimo sono le 21 passate, probabilmente la pizza sta per arrivare, come il buio, in base al numero di pizze ordinate avrei saputo con esattezza il numero di persone in casa.
Allora scendo dall'auto e mi apposto davanti al cancelletto della villetta, in modo da non essere visto dalla finestra. Da lì a poco arriva il motorino del ragazzo delle pizze, allora lo intercetto.
"Ciao" gli dico "Mi sono disturbato a scendere, sai non vedo l'ora di mangiare la pizza" e gli dico il cognome della ragazza. Precedentemente avevo pensato a delle eventuali risposte da dare al ragazzo delle pizze se avesse dovuto farmi qualche domanda, ma lui senza insospettirsi minimamente mi da in mano una pizza e una Coca Cola, ottimo penso io, è sicuramente a casa da sola.
"Sono 8 euro" dice il ragazzo allungando la mano, io gli do 10 euro e gli dico di tenersi il resto. Il ragazzo ringrazia e se ne va.
Torno all'auto per prendere lo zaino con dentro tutto l'armamentario adatto al mio scopo, indosso anche un ridicolo cappellino da sole e degli occhiali da moto, con la montatura spessa e le lenti chiare, per fortuna ho anche la barba incolta, non mi rado da circa una settimana, Lucia non dovrebbe riconoscermi conciato così.
Suono al citofono, una volta che la ragazza risponde gli dico di essere il ragazzo delle pizze e che avevo una consegna per lei. Allora mi apre il cancelletto e si apposta sulla porta di casa.
La ragazza è vestita con una tuta dell'Adidas poco elegante, infatti la felpa è rosa con le maniche bianche e i pantaloni sono neri, ma apprezzabile il fatto che mi stia attendendo sull'uscio a piedi nudi, con le unghie sempre smaltate color aragosta, deve proprio piacerle quel colore.
Guardandomi arrivare comincia ad esclamare:"Era ora, è passata quasi mezz'ora da quando ho ordinato, spero almeno che la pizza sia ancora calda" Sempre con il suo fastidioso accento napoletano e tono di superiorità. Scusandomi per il ritardo chiedo permesso ed entro in casa, anche se la ragazza non si aspettava che entrassi in maniera così decisa. Appoggio la pizza e la bibita sul tavolo della cucina, poi le chiedo se era disponibile un bagno e se potevo usarlo intanto che preparava gli 8 euro da darmi. Con un po' di titubanza e l'aria scocciata mi dice di sì, mi indica le scale e mi spiega che il bagno era la seconda porta a sinistra. La ringrazio e salgo in fretta simulando proprio uno che se la stava facendo addosso.
Una volta al piano di sopra scorgo che nella prima porta a sinistra c'è una specie di studio, mentre in fondo la camera da letto, quindi entro nel bagno, prendo la chiave dalla toppa e chiudo a chiave la porta da fuori. Entro di corsa in camera da letto, che ha la porta proprio di fianco al bagno, apro il mio zaino, prendo un paio di manette e mi apposto al buio.
La ragazza non vedendomi tornare dopo poco più di cinque minuti prova a chiamare dal piano di sotto, poi si decide a salire le scale, arriva fino alla porta del bagno, bussa, ma non ricevendo risposta prova ad aprire la porta, che ovviamente è chiusa, dunque ribussa, a quel punto le salto addosso riuscendo al primo colpo ad allacciare una manetta al suo polso sinistro. La ragazza rimane un attimo di pietra, quindi appoggiandomi a lei con il corpo la spingo con la faccia sulla porta del bagno e cerco di prenderle la mano destra. A questo punto lei urla e tenta di aprire la porta del bagno, riesco dopo qualche interminabile secondo a prenderle anche l'altra mano e tirarla dietro la schiena avvicinandola quel tanto che basta a serrarle anche quel polso con le manette.
Ecco fatto, ora che l'ho resa meno offensiva posso stare più tranquillo, lei però è ancora in piedi e urla a squarciagola prendendomi a male parole. Allora prendo le manette con una mano e la tiro verso la stanza, ma Lucia non molla, si punta, scuote le spalle e scalcia, una vera indemoniata. Per fortuna la moquette a terra è abbastanza scivolosa ed essendo scalza non riesce a fare molta presa sul terreno, riesco quindi a trascinarla vicino alla borsa, dalla quale prendo il nastro americano con una mano, sempre tenendo la catenella delle manette con l'altra.
Visto che lo spirito combattivo della ragazza non sembra arrestarsi con uno sgambetto riesco a metterla pancia a terra e mi siedo a cavalcioni sulle sue cosce, lei agita le gambe, ma io intanto alzo un lembo del nastro americano, poi con una mano le blocco una gamba e comincio ad avvolgere il nastro alla sua caviglia sinistra, metà sulla pelle e metà sul tessuto della tuta, quindi le blocco anche l'altra gamba cingendola con il braccio e con alcuni giri di nastro le immobilizzo le caviglie unite affiancate. Finito con le caviglie faccio altri 3 giri di nastro americano poco sotto le ginocchia.
Ora che il problema mobilità era risolto mi giro e mi siedo sempre a cavalcioni sulla sua schiena, Lucia continua la sceneggiata con urla e insulti, quindi decido di imbavagliarla, le applico il nastro adesivo pure sulla bocca, facendo anche in questo caso un paio di giri per essere sicuro che non venga via tanto facilmente. Una volta terminato lascio il rotolo vicino a lei, quindi prendo dal suo comodino la mascherina da notte, quella che serve per coprirsi gli occhi quando c'è luce, la uso per bendarla e faccio un altro paio di giri col nastro americano per essere sicuro che non riesca a toglierla strisciando il volto per terra.
Dopo tutto questo movimento mi è venuta fame, guardo la ragazza a terra dimenarsi come un'anguilla e decido di portarla in salotto, prima però devo fare un giro in casa per ambientarmi e soprattutto chiudere le tende, anche se la zona è semi deserta non voglio rischiare. Per prima cosa vado a riaprire la porta del bagno, poi scendo le scale e dopo aver dato un'occhiata fuori tiro tutte le tende di salotto e cucina.
Ora posso togliermi cappellino e occhiali, non servono più. Salgo di nuovo le scale ed entro in camera, ma Lucia non è più sul pavimento, allora guardo sotto al letto, ma nulla, apro l'armadio, ma ancora niente, caspita dove sarebbe potuta andare conciata così, che sia riuscita a liberarsi? Mi chiedo pensieroso, ma proprio in quel momento sento un rumore arrivare dal corridoio, mi affaccio dalla stanza, ma non vedo niente, quindi entro nello studio, ma è abbastanza piccolo e non ha posti per nascondersi, esco di nuovo in corridoio e sento rumore di chiavi al piano di sotto, mi precipito giù dalle scale e trovo la ragazza in piedi che stava girando le chiavi nella toppa della porta d'ingresso, con disappunto le blocco la porta con una mano e con l'altra le do una sculacciata.
"Cominciamo male signorina" le dico con tono scherzoso, "Ma complimenti per la tenacia, dovrò stare più attento con te" e le tiro un'altra sculacciata.
Lucia si agita e mugugna, ma non riesce ad impedirmi di caricarmela su una spalla e buttarla sul divano. Poi accendo la televisione, intanto vado in cucina, che per fortuna è a vista, sempre tenendo d'occhio la ragazza, prendo un bicchiere di plastica, ci metto sul fondo la chiave delle manette, lo riempio con 2 dita d'acqua e lo metto in freezer, infine metto una cordicella con un capo immerso nell'acqua nel bicchiere e richiudo il freezer, quindi prendo la pizza e mi siedo sul divano accanto a Lucia.
"Prosciutto e funghi, non è la mia preferita, ma può andare" le dico sarcasticamente.
Comincio a mangiare tranquillamente la pizza guardando la TV seduto affianco alla ragazza che cerca di allentare il nastro che le cinge gambe e caviglie sbattendo i piedi a terra, provocando ben poco rumore vista la moquette spessa.
Una volta terminata la pizza, che era buona, ma un po' fredda, prendo in spalla la ragazza, che intanto aveva smesso di agitarsi, ma appena caricata ricomincia a muoversi facendomi perdere l'equilibrio. Allora la scarico a terra, salgo le scale e prendo dalla borsa che avevo lasciato in camera una corda. Scendo al piano di sotto, dove avevo lasciato Lucia, e le lego la corda al collo, poi la metto in piedi e tirandola le spiego che visto il suo comportamento avrebbe dovuto saltellare fino di sopra.
Lei scuote la testa e punta i piedi, ma dopo due strattoni che le bloccano per brevissimo tempo il respiro si rassegna e comincia a saltellare nella direzione da dove la sto tirando. Arrivati alle scale la avviso che stavano iniziando la salita, lei fa dei passettini finchè tocca con le punte il limite del gradino, piega le gambe per spingersi meglio e salta su quello più in alto, ripetendo la procedura per ogni gradino fino ad arrivare in cima.
Siccome vederla saltellare era proprio uno spettacolo decido di farla continuare fino alla camera da letto, dandole una sculacciatina ogni tanto. Giunti a destinazione la faccio sedere sul letto, quindi prendo uno spago e le lego gli alluci uniti, incontrando una certa resistenza da parte di Lucia, ma riesco nell'intento. Quindi le dico che siccome era stata brava a saltellare volevo vedere come se la cavava con gli alluci legati e la tiro di nuovo per la corda legata al collo. Lei brontolando qualcosa di incomprensibile visto il bavaglio è costretta ad assecondarmi e riprende a saltellare, fermandosi ad ogni saltello per non perdere l'equilibrio.
Alla fine la faccio fermare ai piedi del letto, che era a baldacchino, la lascio lì per un attimo, il tempo di prendere un'altra corda, con la quale le cingo i gomiti quasi uniti, provocando i soliti mugugni della ragazza, una volta terminato le slaccio le manette con la chiave di riserva e con un'altra corda le lego i polsi affiancati, ovviamente dietro la schiena.
Mi allontano per ammirare la mia opera, Lucia cerca di liberarsi dai nodi, ma non sono a portata delle sue dita. Decido dunque di darle la lezione che si meritava, dalla borsa prendo il libro dei quiz di scuola guida e spiego alla ragazza che le avrei letto delle domande e avrebbe dovuto rispondermi con un mugugno lungo per SI/Vero e due mugugni corti per NO/Falso, sbagliando avrebbe ricevuto una punizione.
Lucia cerca di dire qualcosa attraverso il bavaglio, ma io comincio con le domande, dopo che finisco la prima lei continua a mugugnare insistentemente e quindi le comunico che la risposta esatta era Vero, quindi non avendo mugugnato correttamente avrei dovuto punirla.
Dalla borsa prendo un'altra corda e la lego ai polsi della ragazza, che si dimena come un'ossessa, poi tiro un capo della corda in alto legandola al montante superiore del letto a baldacchino, costringendo Lucia a piegarsi in avanti per non gravare troppo sulle spalle.
A questo punto ricomincio a leggere le domande e alla seconda la ragazza sorprendentemente risponde correttamente dimostrando di essersi arresa, quindi procedo con un'altra domanda, ma questa volta la risposta di Lucia è sbagliata, che alla comunicazione dell'errore ricomincia a mugugnare e ad agitarsi. Quindi prendo la corda che aveva legata al collo e lego l'altro capo alle ginocchia, già immobilizzate precedentemente col nastro americano, così da costringerla a rimanere in equilibrio sulle punte dei piedi.
Una volta terminato anche questo passaggio ricomincio con le domande, la ragazza si rimette in carreggiata rispondendo correttamente a tre domande di fila, ma alla quarta, la settima in totale, sbaglia di nuovo. Allora mi avvicino a lei e lentamente le slaccio la zip anteriore del pezzo sopra della tuta, mentre Lucia cerca di urlare, e mi accorgo che sotto non indossa nulla, quindi il prorompente seno esce allo scoperto con mia sorpresa e ora c'è lì una bella quinta a penzoloni con in mezzo la corda che unisce il collo alle ginocchia, veramente un bel vedere.
Le faccio quindi presente che mancavano tre domande e non poteva più sbagliare, altrimenti sarebbe stata bocciata, la ragazza risponde incredibilmente con un mugugno lungo. Dunque riprendo a leggere le domande, non devo nemmeno arrivare alla nona, perchè all'ottava incappa già nel quarto errore.
"Mannaggia ragazza mia" le dico "Possibile che pur avendo la patente non sai certe cose? Ci credo poi che in giro combini casini" Quindi con una mossa fulminea le abbasso i pantaloni della tuta fino alle ginocchia e anche in questo caso rimango stupito dalla mancanza di intimo, quindi la ragazza si trova con culo e figa scoperti.
"Vedo con piacere che sei allergica a reggiseno e mutandine" le dico scherzosamente, mentre lei arrossisce in viso e tenta di dimenarsi.
"Visto che sei stata bocciata dovrai essere punita severamente,non tollero chi si mette alla guida senza conoscere le basi del codice della strada" le dico con tono severo dandole un paio di sonore sculacciate. Allora prendo un'altra corda, gliela cingo in vita e poi gliela passo tra le gambe, la ragazza ha un fremito nel momento che la corda le entra nella figa, ma io non ho ancora finito, la tiro bene e passo la quantità restante tra il suo fondoschiena e la parte di corda legata in vita, quindi tiro verso il basso e la lego alle caviglie, costringendola sempre a tenere le gambe semi piegate e a stare sulle punte dei piedi.
A quel punto le urla strozzate dal bavaglio diventano gemiti e la ragazza muove il bacino per far fare attrito al suo clitoride contro la corda, ma io non voglio che questo diventi troppo un piacere per lei, quindi vado in bagno e prendo due mollette dallo stendi biancheria, torno nella stanza dove vedo che la corda in mezzo alle gambe di Lucia si sta inzuppando, e le attacco le mollette ai capezzoli contemporaneamente, provocando la reazione veemente della ragazza, che torna a mugugnare.
Visto che la ragazza era in un mix di dolore e piacere decido di immortalarla col telefonino, meno male che la fotocamera integrata è una delle migliori, poi decido di solleticarla un po', prima sotto le piante dei piedi, che per via della posizione non può appoggiare a terra, poi sui fianchi. La sento ridere attraverso il bavaglio, quel suono mi piace particolarmente, quindi continuo per un po' di tempo.
Ad un certo punto mi accorgo che si è fatto tardi, purtroppo la serata volgeva al termine, quindi slego la corda dal montante del letto e faccio adagiare Lucia per terra su di un fianco, la ragazza ora è sicuramente più comoda, ma continua a cercare di far sfregare il clitoride sulla corda, si dev'essere abituata alle mollette sui capezzoli, quindi perchè toglierle? Intanto che si dimena a terra le slego i polsi e le rimetto le manette, poi le slego anche i gomiti.
Comincio a rimettere le corde nella borsa, poi le tolgo anche quella che dalle ginocchia andava al collo, la ragazza, sempre distesa a terra su un fianco, subito raddrizza il busto e si gira schiena a terra, anche da questa angolazione è una splendida visione, non riesce ancora a raddrizzare le gambe, ma da qualche strattone tentando di farlo e gemendo di piacere subito dopo. Immortalo anche questa fase col telefonino e ripongo anche questa corda in borsa.
Penso che potrei lasciarle la corda in mezzo alle gambe, ma poi penso che non se lo meritava, quindi le slaccio il nodo con cui era legata alle caviglie e comincio a sfilarla prendendola da poco sopra il pube. La corda striscia sotto il corpo di Lucia e tra le sue gambe, facendola contorcere dal piacere, ma dopo qualche secondo me la trovo in mano tutta bagnata, le sciolgo anche l'ultimo pezzo che le cinge la vita e la rimetto nella borsa.
A quel punto vado di sotto a prendere il bicchiere con dentro le chiavi e l'acqua, che intanto era diventata ghiaccio in freezer, e torno di sopra. Tolgo il blocco di ghiaccio dal bicchiere e lego un capo della cordicella al montante del letto a baldacchino, l'altro capo era saldo nel blocco di ghiaccio, spiegando alla ragazza che il ghiaccio si sarebbe sciolto in breve tempo e che il blocco con dentro la chiave sarebbe caduto a terra, poi una volta sciolto del tutto la chiave sarebbe stata disponibile per aprire le manette.
Quindi scendo le scale lasciando la ragazza praticamente nuda a terra con le mani dietro la schiena serrate dalle manette, le gambe legate con il nastro americano poco sotto alle ginocchia e alle caviglie, gli alluci legati tra di loro con lo spago, bendata, imbavagliata e con le mollette da bucato sui capezzoli. Vorrei rimanere a vederla dimenarsi non più molto contenta della situazione, ma devo proprio andare.
Raccolgo tutte le mie cosa dalla casa, cancello le mie tracce, esco dalla porta d'ingresso chiudendola alle mie spalle e ridando un'occhiata alle foto sul telefonino penso di aver passato proprio una bella serata, anche se ci ho rimesso un paio di manette.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il Fotograforacconto sucessivo
Spionaggio industriale
Commenti dei lettori al racconto erotico