Ricordi
di
Satiro81
genere
pulp
“mi accompagni domani alla Villa? Se è un problema chiedo a qualcun altro” Ho pochi secondi per accettare la richiesta telefonica di Luna e so che non acconsentendo troverebbe subito qualche altro “amico” disposto ad accompagnarla. “Certo, non ci sono problemi, a che ora passo a prenderti?” “non voglio esserci prima delle 23, poi regolati tu” “OK, ti squillo appena arrivo”.
Mi salta l’appuntamento con Maurizio ma non posso certo rinunciare a quest’occasione; l’ultima volta che l’ho vista risale a due mesi fa e sono l’unico che non se l’è scopata quella sera, per cui, mi dico, domani me la devi dare con gli interessi e più.
Da quando mi ha relegato da amante ad autista è diventata un’impresa scivolare tra le sue cosce, mi è piuttosto toccato assistere più volte alle sue performance restando con l’uccello tra le mani in speranzosa attesa di infilarglielo.
E pensare che solo un anno fa, non passava settimana che non la scopassi in qualsiasi posto mi venisse voglia di farlo. Ora si sente una diva. Non c’è organizzatore di gang bang che se la lasci scappare.
Da Como a Sumirago serve giusto un’ora, non che sia distante ma occorre percorrere un certo tratto oltre l’autostrada, tutto viuzze tortuose tra fitti boschi.
Con passo ancheggiante attraversa la piazza verso di me; provo ad immaginare cosa nasconda il leggero soprabito che indossa, ma è solo quando sale che posso accertare la sua totale nudità.
Mi sorride compiaciuta dal mio evidente turbamento e subito mi istruisce su come comportarmi una volta arrivati.
Sa che sono geloso, che la vorrei gestire io, decidendo di lei a mio piacere, ma oramai ho perso la partita, si è resa autonoma; so di dover assecondare le sue richieste per non perderla del tutto.
Mi passa per la testa che se mi imboscassi in qualche deviazione potrei servirmi di lei come mi piace, e lasciarla pure li a fare la diva col culo rotto, costringendola a cecare un passaggio come una qualsiasi puttana di strada. Sorrido dell’idea e penso che se questa sera farà ancora la preziosa con me, al ritorno non è detto che non realizzi la mia fantasia.
Siamo arrivati: parcheggio nell’area antistante il portico d’accesso. La troia vuole il suo ingresso d’onore e sa come ottenerlo. Il soprabito è diventato un mantello così da permettere a tutti di vedere la sua nudità. La serata ha inizio; niente di originale. Sette femmine per una cinquantina di singoli. Strusciamenti, battute, sorrisi, è il gioco del gatto col topo, e tutti i maschi sono certi che il ruolo del gatto spetti a loro. Dopo i primi palpeggiamenti le signorine vengono “invitate” al piano superiore nelle camere appositamente approntate. Luna no, a lei piace farli soffrire prima, per cui si concede a tratti ma non ancora definitivamente e quando finalmente decide, si fa scopare dal prescelto, in piedi accanto al caminetto nel salone sotto lo sguardo dei presenti. Adoro il suo stile ma nel contempo odio quel senso di superiorità che si da rispetto a tutte le altre troie. Vorrei vederla smarrita e timorosa in balia del desiderio bestiale di chi le sta attorno; invece con assoluta padronanza si muove come fosse la regista di se stessa; è lei che sceglie le pose le inquadrature e tutti seguono incantati il suo show. Opta per una saletta a lato del salone dove è stata posizionata una sorta di morbida pedana. Mi aspettavo che l’orda la buttasse riversa per poi servirsi di lei, invece, si sistemano sulle poltroncine a lato per assistere ai suoi amplessi, tenuti rigorosamente one to one, attendendo pazienti il loro turno.
Penso se la siano scopata in più della metà, ma mai, e dico mai, senza che lei mantenesse il controllo su di loro.
Sono irritato ed eccitato; irritato perché non l’ho ancora chiavata, eccitato, perché non l’ho ancora chiavata.
La serata volge al termine. Le troie sono sfiancate e tutto il loro iniziale sex appeal è sfumato definitivamente . Si trascinano tra i tavoli del buffet rincorse da maschi seminudi che elemosinano l’ultimo pompino.
Ho il mio orgoglio, mi dico, non mi metto in fila con gli altri, voglio il mio momento di gloria e lo voglio subito.
Saliamo in auto; io serissimo evito il suo sguardo, mentre lei ripone i suoi compensi nelle tasche del soprabito appena indossato. Vedo la sua mano sinistra deporre una banconota da cinquanta accanto al mio portafoglio, nel portaoggetti. Mi sale una rabbia improvvisa; mi rendo conto che per lei sono la puttana da pagare per il servizio reso.
No bella, non è così che si concluderà la serata. La fottuta puttana sei tu, non io. Percorro a ritroso la strada verso Como, ma senza che lei se ne accorga esco dall’autostrada a Lomazzo e imbocco la provinciale trentadue, dove so esserci più puttane che lampioni. E’ alla stazione di servizio IP che fermo l’auto. Nel suo sguardo la sorpresa. “Perché ti sei fermato?” “Perché ora tu mi farai un pompino e ti riprendi i tuoi fottuti soldi” Sembra aver capito e senza scomporsi si appresta a succhiarmi il cazzo, dimostrandomi, mio malgrado, per l’ennesima volta di saper condurre il gioco. Le sfilo il soprabito con decisione per poi tenerla impegnata sul mio cazzo. Succhia, la troia e non si accorge che due puttane nere si stanno avvicinando decise. E’ un attimo, la portiera viene aperta mentre io la sospingo fra loro. L’afferrano per i capelli gettandola sull’asfalto, gridando come animali. Io sgommo e mi allontano fermandomi in fondo al piazzale. Mi godo la scena di lei nuda presa a calci e sberle sino all’arrivo inevitabile del pappone che interviene a separarle. Le afferra i capelli con una mano e con l’altra le allarga le cosce probabilmente infilandoci le dita. La strattona gridando a sua volta per poi assestarle un calcio sul suo bel culo da diva. Cade la troia sulle ginocchia e bocconi invoca il mio intervento alzando un braccio. Vado a raccoglierla piangente, sporca e sanguinolenta. Il pappone urla ancora ma non lo cago. Ho un’erezione incredibile. La sostengo sino all’auto dove spossata la piego sul cofano ed è li che liberato il cazzo dai pantaloni la penetro con forza da dietro. Singhiozza ma niente di più; resta a gambe aperte mentre mi prendo con rabbia anche il suo culo. Mi fa un po’ pena ora; tutta rannicchiata sul sedile senza più quell’aria spavalda da troia orgogliosa. Puttana tra le puttane, ma quelle vere, quelle che il pane se lo sudano veramente ogni santa notte lungo le strade del nostro bel paese. Troppo facile smettere i panni della signora per bene e in qualche serata e farsi accompagnare nei motel o nei festini recitando la parte della puttana disinibita, incassando lauti compensi.
Ti ho visto finalmente umiliata e persa, senza più controllo senza dignità; esattamente come me, ridotto ad amarti ancora nonostante il tuo disprezzo che so essermi meritato dopo averti portato ad essere la troia che sei.
Mi salta l’appuntamento con Maurizio ma non posso certo rinunciare a quest’occasione; l’ultima volta che l’ho vista risale a due mesi fa e sono l’unico che non se l’è scopata quella sera, per cui, mi dico, domani me la devi dare con gli interessi e più.
Da quando mi ha relegato da amante ad autista è diventata un’impresa scivolare tra le sue cosce, mi è piuttosto toccato assistere più volte alle sue performance restando con l’uccello tra le mani in speranzosa attesa di infilarglielo.
E pensare che solo un anno fa, non passava settimana che non la scopassi in qualsiasi posto mi venisse voglia di farlo. Ora si sente una diva. Non c’è organizzatore di gang bang che se la lasci scappare.
Da Como a Sumirago serve giusto un’ora, non che sia distante ma occorre percorrere un certo tratto oltre l’autostrada, tutto viuzze tortuose tra fitti boschi.
Con passo ancheggiante attraversa la piazza verso di me; provo ad immaginare cosa nasconda il leggero soprabito che indossa, ma è solo quando sale che posso accertare la sua totale nudità.
Mi sorride compiaciuta dal mio evidente turbamento e subito mi istruisce su come comportarmi una volta arrivati.
Sa che sono geloso, che la vorrei gestire io, decidendo di lei a mio piacere, ma oramai ho perso la partita, si è resa autonoma; so di dover assecondare le sue richieste per non perderla del tutto.
Mi passa per la testa che se mi imboscassi in qualche deviazione potrei servirmi di lei come mi piace, e lasciarla pure li a fare la diva col culo rotto, costringendola a cecare un passaggio come una qualsiasi puttana di strada. Sorrido dell’idea e penso che se questa sera farà ancora la preziosa con me, al ritorno non è detto che non realizzi la mia fantasia.
Siamo arrivati: parcheggio nell’area antistante il portico d’accesso. La troia vuole il suo ingresso d’onore e sa come ottenerlo. Il soprabito è diventato un mantello così da permettere a tutti di vedere la sua nudità. La serata ha inizio; niente di originale. Sette femmine per una cinquantina di singoli. Strusciamenti, battute, sorrisi, è il gioco del gatto col topo, e tutti i maschi sono certi che il ruolo del gatto spetti a loro. Dopo i primi palpeggiamenti le signorine vengono “invitate” al piano superiore nelle camere appositamente approntate. Luna no, a lei piace farli soffrire prima, per cui si concede a tratti ma non ancora definitivamente e quando finalmente decide, si fa scopare dal prescelto, in piedi accanto al caminetto nel salone sotto lo sguardo dei presenti. Adoro il suo stile ma nel contempo odio quel senso di superiorità che si da rispetto a tutte le altre troie. Vorrei vederla smarrita e timorosa in balia del desiderio bestiale di chi le sta attorno; invece con assoluta padronanza si muove come fosse la regista di se stessa; è lei che sceglie le pose le inquadrature e tutti seguono incantati il suo show. Opta per una saletta a lato del salone dove è stata posizionata una sorta di morbida pedana. Mi aspettavo che l’orda la buttasse riversa per poi servirsi di lei, invece, si sistemano sulle poltroncine a lato per assistere ai suoi amplessi, tenuti rigorosamente one to one, attendendo pazienti il loro turno.
Penso se la siano scopata in più della metà, ma mai, e dico mai, senza che lei mantenesse il controllo su di loro.
Sono irritato ed eccitato; irritato perché non l’ho ancora chiavata, eccitato, perché non l’ho ancora chiavata.
La serata volge al termine. Le troie sono sfiancate e tutto il loro iniziale sex appeal è sfumato definitivamente . Si trascinano tra i tavoli del buffet rincorse da maschi seminudi che elemosinano l’ultimo pompino.
Ho il mio orgoglio, mi dico, non mi metto in fila con gli altri, voglio il mio momento di gloria e lo voglio subito.
Saliamo in auto; io serissimo evito il suo sguardo, mentre lei ripone i suoi compensi nelle tasche del soprabito appena indossato. Vedo la sua mano sinistra deporre una banconota da cinquanta accanto al mio portafoglio, nel portaoggetti. Mi sale una rabbia improvvisa; mi rendo conto che per lei sono la puttana da pagare per il servizio reso.
No bella, non è così che si concluderà la serata. La fottuta puttana sei tu, non io. Percorro a ritroso la strada verso Como, ma senza che lei se ne accorga esco dall’autostrada a Lomazzo e imbocco la provinciale trentadue, dove so esserci più puttane che lampioni. E’ alla stazione di servizio IP che fermo l’auto. Nel suo sguardo la sorpresa. “Perché ti sei fermato?” “Perché ora tu mi farai un pompino e ti riprendi i tuoi fottuti soldi” Sembra aver capito e senza scomporsi si appresta a succhiarmi il cazzo, dimostrandomi, mio malgrado, per l’ennesima volta di saper condurre il gioco. Le sfilo il soprabito con decisione per poi tenerla impegnata sul mio cazzo. Succhia, la troia e non si accorge che due puttane nere si stanno avvicinando decise. E’ un attimo, la portiera viene aperta mentre io la sospingo fra loro. L’afferrano per i capelli gettandola sull’asfalto, gridando come animali. Io sgommo e mi allontano fermandomi in fondo al piazzale. Mi godo la scena di lei nuda presa a calci e sberle sino all’arrivo inevitabile del pappone che interviene a separarle. Le afferra i capelli con una mano e con l’altra le allarga le cosce probabilmente infilandoci le dita. La strattona gridando a sua volta per poi assestarle un calcio sul suo bel culo da diva. Cade la troia sulle ginocchia e bocconi invoca il mio intervento alzando un braccio. Vado a raccoglierla piangente, sporca e sanguinolenta. Il pappone urla ancora ma non lo cago. Ho un’erezione incredibile. La sostengo sino all’auto dove spossata la piego sul cofano ed è li che liberato il cazzo dai pantaloni la penetro con forza da dietro. Singhiozza ma niente di più; resta a gambe aperte mentre mi prendo con rabbia anche il suo culo. Mi fa un po’ pena ora; tutta rannicchiata sul sedile senza più quell’aria spavalda da troia orgogliosa. Puttana tra le puttane, ma quelle vere, quelle che il pane se lo sudano veramente ogni santa notte lungo le strade del nostro bel paese. Troppo facile smettere i panni della signora per bene e in qualche serata e farsi accompagnare nei motel o nei festini recitando la parte della puttana disinibita, incassando lauti compensi.
Ti ho visto finalmente umiliata e persa, senza più controllo senza dignità; esattamente come me, ridotto ad amarti ancora nonostante il tuo disprezzo che so essermi meritato dopo averti portato ad essere la troia che sei.
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