L'uomo e la sua grossa bottiglia
di
Flavio & Laura
genere
etero
Era la seconda notte di sesso. la seconda volta che lo vedevo. Due scampanellii, l'uno abbastanza distante dall'altro, o almeno abbastanza da lasciarmi ricordare il suo coso che mi penetrava fortemente con due colpi secchi. Mi preparai sulla porta, la camicetta di seta si presentava sgualcita e il mio corpo immerso per metà nell'oscurità celava quei pochi difetti che lo segnavano. Le dita dell'uomo sul campanello, dita che scorrevano e carezzavano voluttuosamente quel tasto appena fuori casa mia, mi avevano avvolto in una morsa di calda attesa.
D'improvviso la luce dell'ascensore, abbagliante, mi mostrò l'uomo che attendevo. Incedeva sicuro, stringendo nella mando destra una grossa bottiglia di vino. Giunto dinanzi a me proseguì oltre l'uscio di casa mia quasi trascinandomivi dentro, senza grazia o cortesia; non degnando d'attenzione neppure la porta. Mi gettò sul divano e lui si recò invece vicino al tavolino e prese l'apribottiglie. Lo pose sul tappo e lo girò con un tale vigore da procurare alle mie viscere un'umida speranza. Fissando il suo sguardo nel mio rimosse infine il tappo con un'unico colpo. Mi si accostò, mi prese e mi voltò. Dopodichè mi infilò il collo della bottiglia dentro penetrandomi violentemente. Non riuscivo a distinguere se il liquido che scorreva fosse il mio o si trattasse invece del vino. Allungai la mano a strinegere i suoi folti ricci mentre la sua lingua si inarcava lì dove tutto fluiva. Gli lasciai credere di avermi in pugno ma fui io in realtà a permettergli di continuare ad agire su di me fin quando non decisi che era giunto il momento. Lo spinsi via e con agile mossa gli slacciai la cintura così da lasciarlo coi soli boxer. Con mia sorpresa fu lui a eliminare l'ultimo impedimento, se lo afferrò scoprendo la sua rosea punta avvicinandomela, ed io seppi già cosa fare. Lo rinchiusi nella mia bocca sempre più serrata, muovendomi in un sempre più frenetico saliscendi. Nel frattempo versò del vino sul suo membro facendo sì che lo assaporassi. Ma mi staccai da lui mettendomi comoda per cavalcarlo al mio modo e seguendo il mio ritmo, sentivo il suo turgido membro scivolare dentro di me e il mio clitoride strusciando su di lui si indurì. Nel pieno del mio piacere mi ritrovai premuta contro il muro, coi seni schiacciati sul suo volto e le mie gambe cinte e sorrette dalle sue braccia. Durante quei profondi colpi che sentivo ripercuotersi nello stomaco le mie unghie si facevano strada nella sua schiena che annaspava sotto la mia impetuosa passione. Uno dei tanti colpi infertomi travolse la mia mente come un brivido gelido che si propagò nell'interezza del mio essere. Strillai. Forte. L'uomo non sembrò apprezzare e anzi, con rabbia, quasi a punirmi mi sbattè a terra. Nel torpore dell'orgasmo mi parve di non avvertire il dolore di quell'atto che invece andò ad esplodere in quell'altro lurido buco.
Mi lasciò a terra, in una pozza di bianco e rosso. Non avevo più forze, mi girai verso di lui e lo vedi rivestirsi come se nulla fosse accaduto. In breve era già sull'uscio della porta, ancora aperta. Così, com'era venuto sen'era andato, senza una parola, senza un bacio, senza cuore.
D'improvviso la luce dell'ascensore, abbagliante, mi mostrò l'uomo che attendevo. Incedeva sicuro, stringendo nella mando destra una grossa bottiglia di vino. Giunto dinanzi a me proseguì oltre l'uscio di casa mia quasi trascinandomivi dentro, senza grazia o cortesia; non degnando d'attenzione neppure la porta. Mi gettò sul divano e lui si recò invece vicino al tavolino e prese l'apribottiglie. Lo pose sul tappo e lo girò con un tale vigore da procurare alle mie viscere un'umida speranza. Fissando il suo sguardo nel mio rimosse infine il tappo con un'unico colpo. Mi si accostò, mi prese e mi voltò. Dopodichè mi infilò il collo della bottiglia dentro penetrandomi violentemente. Non riuscivo a distinguere se il liquido che scorreva fosse il mio o si trattasse invece del vino. Allungai la mano a strinegere i suoi folti ricci mentre la sua lingua si inarcava lì dove tutto fluiva. Gli lasciai credere di avermi in pugno ma fui io in realtà a permettergli di continuare ad agire su di me fin quando non decisi che era giunto il momento. Lo spinsi via e con agile mossa gli slacciai la cintura così da lasciarlo coi soli boxer. Con mia sorpresa fu lui a eliminare l'ultimo impedimento, se lo afferrò scoprendo la sua rosea punta avvicinandomela, ed io seppi già cosa fare. Lo rinchiusi nella mia bocca sempre più serrata, muovendomi in un sempre più frenetico saliscendi. Nel frattempo versò del vino sul suo membro facendo sì che lo assaporassi. Ma mi staccai da lui mettendomi comoda per cavalcarlo al mio modo e seguendo il mio ritmo, sentivo il suo turgido membro scivolare dentro di me e il mio clitoride strusciando su di lui si indurì. Nel pieno del mio piacere mi ritrovai premuta contro il muro, coi seni schiacciati sul suo volto e le mie gambe cinte e sorrette dalle sue braccia. Durante quei profondi colpi che sentivo ripercuotersi nello stomaco le mie unghie si facevano strada nella sua schiena che annaspava sotto la mia impetuosa passione. Uno dei tanti colpi infertomi travolse la mia mente come un brivido gelido che si propagò nell'interezza del mio essere. Strillai. Forte. L'uomo non sembrò apprezzare e anzi, con rabbia, quasi a punirmi mi sbattè a terra. Nel torpore dell'orgasmo mi parve di non avvertire il dolore di quell'atto che invece andò ad esplodere in quell'altro lurido buco.
Mi lasciò a terra, in una pozza di bianco e rosso. Non avevo più forze, mi girai verso di lui e lo vedi rivestirsi come se nulla fosse accaduto. In breve era già sull'uscio della porta, ancora aperta. Così, com'era venuto sen'era andato, senza una parola, senza un bacio, senza cuore.
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