L'occasione fa l'uomo ladro, e la donna?
di
LALLA
genere
tradimenti
Sono le quattro del mattino di una caldissima notte di mezz’estate. Mi alzo mettendomi seduta sul letto. Sono in preda a un’eccitazione sessuale indescrivibile. Mio marito sta beatamente dormendo dopo il magnifico orgasmo che gli ho regalato. Per tutta la sera mi ha costretto a girare per le vie di Rimini con addosso solo un cortissimo e semitrasparente vestitino bianco, mi ha obbligata a piegarmi, sedermi a gambe aperte in ogni dove, mostrare la mia scollatura mozzafiato in qualsiasi bar del lungomare con almeno una cinquantina di avventori maschi intontiti dalle mie esibizioni. Per un’ora intera sono dovuta salire su autobus strapieni e rimanere impassibile ad ogni mano morta che si poggiava sulle mie natiche sudate, mentre lui mi guardava compiaciuto da lontano. Mi ha chiesto di raccontargli tutte le mie sensazioni e fantasie provate durante questa eccitantissima avventura; infine mi sono dovuta inginocchiare nell’ascensore del nostro albergo, prendergli in bocca il suo durissimo uccello e fargli un delizioso pompino… durato meno di quindici secondi.
“Scusami amore!... Ma stasera sei stata troppo porca!... Non sono riuscito a trattenermi.”
Con questa triste affermazione lui ha giustificato la sua prematura venuta lasciandomi letteralmente arrapata e insoddisfatta.
Ebbene sì! Forse non l’avevate capito, ma sono la moglie di un deviato sessuale. Uno splendido uomo che non mi fa mancare niente, ma che dal punto di vista sessuale manca di qualche rotella. Lui si eccita quando ha la possibilità di mostrarmi agli altri. Perde la testa quando vede un qualsiasi maschio impegnato a sbirciare fra le mie cosce lunghe e al termine delle quali non troverà delle mutandine incaricate di coprire un pube depilato alla perfezione. Ogni volta che usciamo mi fa fare cose indicibili, per poi chiedermi a quale maschio, fra i tanti che ho eccitato, mi sarei concessa senza riserve. Gli basta solo questo per alluparsi in un secondo e chiedermi di liberare tutta la mia fervida fantasia, mentre lui mi fotte selvaggiamente e mi fa godere a dismisura. Purtroppo stasera non è andata così. Per mia sfortuna l’ultima palpata ricevuta sull’autobus strapieno l’ho ricevuta proprio dal nostro vicino di stanza d’albergo. Un bellissimo uomo sposato, con due figli e una moglie antipatica. Un maschione alto quasi due metri, che dal primo giorno in cui mi ha vista non ha fatto nulla per nascondere la sua attrazione fisica nei miei confronti.
“Sai amore?!...”
Ho detto a mio marito mentre le porte dell’ascensore si chiudevano e mi accingevo ad accogliere fra le labbra la sua cappella enorme e fradicia.
“...Quel porco è riuscito ad infilarmi completamente un dito là sotto… con sua moglie lì… ad un passo da lui!”
“Ohh mioddiooo…. ohhh…. E tu cosa hai fatto?”
“Niente tesoro! Ho solo spinto il culo in fuori… tanto da permettergli di appoggiare completamente la mano alla mia fica e sentire che sono completamente depilata, bagnata e disposta a tutto pur di provare il suo enorme coso…”
Solo questa affermazione sarebbe bastata per far venire il mio compagno, ma stasera ero decisa ad infierire:
“Sai che me l’ha fatto toccare?... Ha appoggiato la sua patta alla mia mano e io non sono riuscita ad evitare di stringere le dita attorno ad una cosa enorme e dura come il marmo…”
“Mmmmhhh…. E gliel’hai menato almeno un pochino?”
“Sì!... Sono rimasta indecisa per qualche secondo, fino a quando ho infilato la mano sotto i suoi pantaloncini per sentire subito la punta di un uccello fradicio e scivoloso…. Mentre mi guardavi l’ho scappellato un paio di volte e l’ho fatto gemere di piacere…”
E così, purtroppo per me, mio marito è venuto nella mia bocca mentre l’ascensore ci portava al settimo piano. Con le sue mani avvinghiate alla nuca ed impegnate a farmi ingoiare ritmicamente la sua notevole asta, non potevo dirgli che avevo realmente toccato la verga dura di un altro uomo provando un immenso piacere. Proprio così!... Non era stata una fantasia! Per la prima volta nella mia vita avevo veramente menato la cappella fradicia di uno sconosciuto impegnato a molestarmi dentro un autobus affollato.
Ho poco più di trent’anni… Sono in ferie… Lontanissima da casa... Nessuno mi conosce… Ho un marito complice… Mi piace tantissimo il sesso… Cos’altro avrei potuto fare? Non sto cercando giustificazioni, ma vorrei solamente farvi capire l’imperdibilità dell’occasione e adesso non posso fare a meno di immaginarmi alla pecorina, chiusa dentro il bagno di qualche bar affollato e con quel maschione impegnato a fottermi da dietro, mentre succhio l’uccello all’uomo che ho sposato dieci anni fa.
Ho voglia! Ho tantissima voglia di essere penetrata da qualcosa di duro e grosso. Disteso sulla schiena mio marito sta russando rumorosamente al mio fianco. Afferro il lenzuolo e lo scopro completamente. Osservo il suo bel fisico, e la voglia aumenta. Mi metto a carponi sul letto, apro la bocca e lentamente inizio al leccare un pene apparentemente inerme, ma che da lì ad un attimo si gonfia prepotentemente nella mia bocca vogliosa. Lui dorme ancora, ma istintivamente inizia a muovere i fianchi per pomparmi fino in gola. Questa cosa mi eccita ulteriormente costringendomi a portare una mano al mio nido fradicio. Mi accarezzo il grilletto provando un piacere smisurato. Infilo un dito, poi un altro, e comincio a masturbarmi selvaggiamente. Pur essendo pieno agosto la camera è freschissima. Il condizionatore è acceso al massimo della potenza, ma per far girare un po’ di salubre aria marittima lasciamo sempre la finestra leggermente socchiusa. Sto quasi raggiungendo un tumultuoso orgasmo, quando mi blocco di colpo nel sentire odore di sigaretta provenire dalla piccola fessura. Mi rendo immediatamente conto di una cosa: chi sta fumando sul terrazzino non può essere altro che il mio conturbante vicino di stanza. La sua camera e la mia hanno un grande poggiolo in comune, separato solamente da un’inferriata capace solo di fermare un inopportuno andirivieni di persone sgradite alle rispettive famiglie.
In meno di due secondi sono in piedi e mi fiondo alla porta per spiare. Lui è poggiato al parapetto e sta guardando il panorama notturno. E’ completamente nudo e mi sta mostrando uno splendido culo. La sua sigaretta è quasi finita, quindi realizzo di dovermi muovere se voglio portare a termine quello che mi sta frullando in testa. Indosso velocemente l’accappatoio senza allacciarlo. Afferro una sigaretta, apro rumorosamente la porta ed esco sorprendendo la mia prossima preda. Lui ha un sussulto, mentre mi mette a fuoco ed istintivamente afferra uno dei teli bagno stesi ad asciugare. Tenendo il panno con una mano si copre il maestoso uccello che poche ore prima scivolava fradicio fra le mie dita, dentro un affollato autobus cittadino. Nessuno dei due parla fino a quando gli mostro la sigaretta e senza preoccuparmi del mio accappatoio completamente aperto chiedo sottovoce: “Hai da accendere?”
La sua mano si dirige verso il tavolino, ma i suoi occhi neri percorrono il mio corpo da cima a fondo facendomi bagnare come una ragazzina. In spiaggia lui ha già avuto la fortuna di apprezzare il mio fisico di trentenne prosperosa e amante dei microbikini, articoli da spiaggia quasi al limite della denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Di solito ne indosso uno nero e trasparente, completamente incapace di coprire il mio seno sodo rotondo e la mia fica totalmente depilata, ma adesso non c’è nulla in grado di ad occultare i miei rotondi capezzoli rosa ed un grilletto fradicio impegnato a far capolino dal solco liscio delle mie grandi labbra. Raccolgo i capelli neri in una mano e piego leggermente la testa per accendere la sigaretta con l’accendino acceso che lui mi sta porgendo. L’esile fiamma giallastra illumina pienamente il mio corpo e Il suo traballante danzare crea un incredibile gioco di luci e ombre sulle mie curve ormai lucide di sudore. L’asciugamano cade a terra e io rimango imbambolata ad osservare un uccello semiduro, lungo, grosso e pulsante. Un maestoso bastone sconosciuto che dovrei rifiutare di venerare come fosse un Totem innalzato al piacere. Sollevo lo sguardo… do un paio di boccate… sorrido maliziosamente e dopo essermi assicurata di non avere sgraditi spettatori posizionati sui poggioli degli altri alberghi, lascio scivolare l’accappatoio. Non parlo. Mi mordicchio un paio di volte il labbro inferiore nel sentirmi vulnerabile al cospetto dello sguardo pieno di lussuria che sta ustionando la pelle del mio pube rasato. Appoggio la sigaretta sulle labbra dell’uomo, poi mi piego, spalanco le gambe e appoggio le natiche sulle mie caviglie. Senza emettere un fiato attendo che lui si avvicini ed infili il suo membro tra i ruvidi intrecci ferrosi dell’inferriata che ci separa. In meno di un secondo mi ritrovo davanti agli occhi una cappella enorme e viola. Esito un attimo prima di spazzare via ogni senso di colpa, quindi spalanco le labbra accogliendo in bocca il vellutato glande di un estraneo. Il gemito di piacere giunto alle mie orecchie scende subito in picchiata verso il basso ventre; mi attanaglia le piccole labbra per poi sferzare con una sorta di micidiale scarica elettrica un grilletto bagnato fradicio e fastidiosamente turgido. L’orgasmo più bello e strano della mia vita mi coglie di sorpresa facendomi quasi perdere l’equilibrio. Mi aggrappo con una mano all’uccello del mio amante, e seguendo il pulsare degli spasmi di piacere impegnati a squassarmi il corpo strapazzo quella sublime asta mentre la mia lingua rotea velocissima attorno ad un nerbo capace di slogarmi la mandibola. Cerco di farlo il meno possibile, ma i gemiti di piacere emessi dalla mia gola fanno vibrare l’aria tutt’attorno. Sento due mani afferrarmi la nuca e questo scatena ancora di più la mia lussuria, perché sto pensando a mio marito e a quanto gli piacerà la fantasia erotica che gli racconterò domani. Il mio focoso amante esplode silenziosamente, ma da come tira i miei capelli sta godendo come non mai. Il suo seme mi riempie la bocca e non riesco ad ingoiarlo tutto. Mi cola dalle labbra a fiotti, scivola sul mento, cade sulle mie tette sode e rotonde avvolgendo in un abbraccio caldo e umido i capezzoli gonfi e duri. Porto subito le mani al seno e dopo aver raccolto fra le dita un po’ di quel magico liquido me lo porto laggiù, per depositarlo su due grandi labbra spalancate e bramanti di cazzo! Sì!... Lo so!... Non è una gran bella parola, ma non ne ho trovate di migliori per descrivervi la voglia provata in quel momento.
Abituata alle prestazioni di un maschio normale mi aspetto un immediato afflosciarsi del membro “alieno” appena ciucciato, ma questo non succede! Grugnendo insoddisfatto il mio incredibile amante mi ordina di alzarmi e girarmi. Non capisco cosa voglia fare fino a quando non sento il suo glande pericolosamente scivoloso spingere sul mio buco più stretto obbligandomi ad esclamare sottovoce: “Stai sbagliando… Aspetta!”
La spinta decisa che apre il mio culo mi fa emettere un urlo strozzato. Non sono mai stata un’amante del sesso anale, almeno fino a questo momento! Non so se sia la circostanza o il diametro decisamente inferiore a quello del mio uomo ufficiale, ma il siluro di carne impegnato a salirmi nella pancia attraverso una strada semi sconosciuta mi obbliga a gemere rumorosamente come non ho mai fatto in vita mia. Non posso credere di avere un cazzo nel culo e provare al contempo un immenso, indescrivibile e micidiale piacere. Sono completamente nuda sul terrazzino di una camera d’albergo di Rimini. Qualcuno potrebbe vedermi e magari eccitarsi. Mi sto facendo sodomizzare da uno sconosciuto, che come me ha il proprio consorte addormentato a pochi passi di distanza. Cos’altro potrebbe esserci di più esaltante? Le sue mani mi afferrano con forza le creste iliache, e questo mi fa andare ulteriormente via di testa. Mi lamento inutilmente, visto che tutti i miei strozzati NOOHHH…. suonano come un incitamento a pompare di più. Sento venti centimetri abbondanti scorrere con foga inaudita su e giù nel mio retto. Io vengo una prima volta alla quinta pompata, poi con due dita infilate in fica attendo un’esplosione di liquido denso nell’addome. Incredibilmente non ho un periodo refrattario, quello che dopo un orgasmo ti fa dire di no, ma avverto chiaramente che quella cosa enorme impegnata a scorrere dentro e fuori dal mio buco contronatura, mi sta accompagnando velocemente ad una nuova esplosione di goduria allo stato puro. Porto le mani alle natiche aprendole il più possibile. Mi piego a novanta gradi e con le sue mani che mi tirano in continuazione contro il le sbarre dell’inferriata veniamo scompostamente insieme. Lui si ferma di colpo e posso distinguere chiaramente gli spasmi del suo uccello dilatare ad intermittenza il mio buco più stretto. Il suo seme sta allagando le mie viscere e la consapevolezza che tanta fecondità andrà miseramente a vuoto aggiunge godimento al godimento. Per quasi un minuto assaporo ogni contrazione mia e sua, quindi senza dire una parola mi defilo velocemente evitando perfino di salutare. Indosso l’accappatoio e rientro in camera. Apro il minibar e ansimando stappo una bottiglia di coca. Il sibilo della bibita gassata risveglia mio marito. Nell’oscurità quasi totale mi individua e chiede a bocca impastata: “Non riesci a dormire?”
“No!... “ Rispondo dolcemente sottovoce.
“Scusami se non sono riuscito a farti godere… ma ero troppo stanco.”
“Non preoccuparti amore!... Grazie lo stesso… Sono uscita a fumarmi una sigaretta e nel frattempo mi sono fatta inculare dal nostro vicino…”
“Sei così arrapata da farti le fantasie alle cinque di mattina? Vuoi che te la lecchi fino a farti venire?”
Ho il seno, la pancia e le cosce completamente imbrattate di sperma di un altro uomo. Sento ancora gli spasmi di piacere che mi percorrono l’intero corpo. Non posso e non voglio accettare la proposta:
“No amore! Facciamo domani… così ti racconterò per filo e per segno cosa mi sono immaginata… e ti garantisco che questa volta sarò molto porca… molto di più del solito!... Buonanotte… vado a farmi una doccia e magari… un bel ditalino per calmarmi… Penserò a te… dormi tranquillo.”
“Scusami amore!... Ma stasera sei stata troppo porca!... Non sono riuscito a trattenermi.”
Con questa triste affermazione lui ha giustificato la sua prematura venuta lasciandomi letteralmente arrapata e insoddisfatta.
Ebbene sì! Forse non l’avevate capito, ma sono la moglie di un deviato sessuale. Uno splendido uomo che non mi fa mancare niente, ma che dal punto di vista sessuale manca di qualche rotella. Lui si eccita quando ha la possibilità di mostrarmi agli altri. Perde la testa quando vede un qualsiasi maschio impegnato a sbirciare fra le mie cosce lunghe e al termine delle quali non troverà delle mutandine incaricate di coprire un pube depilato alla perfezione. Ogni volta che usciamo mi fa fare cose indicibili, per poi chiedermi a quale maschio, fra i tanti che ho eccitato, mi sarei concessa senza riserve. Gli basta solo questo per alluparsi in un secondo e chiedermi di liberare tutta la mia fervida fantasia, mentre lui mi fotte selvaggiamente e mi fa godere a dismisura. Purtroppo stasera non è andata così. Per mia sfortuna l’ultima palpata ricevuta sull’autobus strapieno l’ho ricevuta proprio dal nostro vicino di stanza d’albergo. Un bellissimo uomo sposato, con due figli e una moglie antipatica. Un maschione alto quasi due metri, che dal primo giorno in cui mi ha vista non ha fatto nulla per nascondere la sua attrazione fisica nei miei confronti.
“Sai amore?!...”
Ho detto a mio marito mentre le porte dell’ascensore si chiudevano e mi accingevo ad accogliere fra le labbra la sua cappella enorme e fradicia.
“...Quel porco è riuscito ad infilarmi completamente un dito là sotto… con sua moglie lì… ad un passo da lui!”
“Ohh mioddiooo…. ohhh…. E tu cosa hai fatto?”
“Niente tesoro! Ho solo spinto il culo in fuori… tanto da permettergli di appoggiare completamente la mano alla mia fica e sentire che sono completamente depilata, bagnata e disposta a tutto pur di provare il suo enorme coso…”
Solo questa affermazione sarebbe bastata per far venire il mio compagno, ma stasera ero decisa ad infierire:
“Sai che me l’ha fatto toccare?... Ha appoggiato la sua patta alla mia mano e io non sono riuscita ad evitare di stringere le dita attorno ad una cosa enorme e dura come il marmo…”
“Mmmmhhh…. E gliel’hai menato almeno un pochino?”
“Sì!... Sono rimasta indecisa per qualche secondo, fino a quando ho infilato la mano sotto i suoi pantaloncini per sentire subito la punta di un uccello fradicio e scivoloso…. Mentre mi guardavi l’ho scappellato un paio di volte e l’ho fatto gemere di piacere…”
E così, purtroppo per me, mio marito è venuto nella mia bocca mentre l’ascensore ci portava al settimo piano. Con le sue mani avvinghiate alla nuca ed impegnate a farmi ingoiare ritmicamente la sua notevole asta, non potevo dirgli che avevo realmente toccato la verga dura di un altro uomo provando un immenso piacere. Proprio così!... Non era stata una fantasia! Per la prima volta nella mia vita avevo veramente menato la cappella fradicia di uno sconosciuto impegnato a molestarmi dentro un autobus affollato.
Ho poco più di trent’anni… Sono in ferie… Lontanissima da casa... Nessuno mi conosce… Ho un marito complice… Mi piace tantissimo il sesso… Cos’altro avrei potuto fare? Non sto cercando giustificazioni, ma vorrei solamente farvi capire l’imperdibilità dell’occasione e adesso non posso fare a meno di immaginarmi alla pecorina, chiusa dentro il bagno di qualche bar affollato e con quel maschione impegnato a fottermi da dietro, mentre succhio l’uccello all’uomo che ho sposato dieci anni fa.
Ho voglia! Ho tantissima voglia di essere penetrata da qualcosa di duro e grosso. Disteso sulla schiena mio marito sta russando rumorosamente al mio fianco. Afferro il lenzuolo e lo scopro completamente. Osservo il suo bel fisico, e la voglia aumenta. Mi metto a carponi sul letto, apro la bocca e lentamente inizio al leccare un pene apparentemente inerme, ma che da lì ad un attimo si gonfia prepotentemente nella mia bocca vogliosa. Lui dorme ancora, ma istintivamente inizia a muovere i fianchi per pomparmi fino in gola. Questa cosa mi eccita ulteriormente costringendomi a portare una mano al mio nido fradicio. Mi accarezzo il grilletto provando un piacere smisurato. Infilo un dito, poi un altro, e comincio a masturbarmi selvaggiamente. Pur essendo pieno agosto la camera è freschissima. Il condizionatore è acceso al massimo della potenza, ma per far girare un po’ di salubre aria marittima lasciamo sempre la finestra leggermente socchiusa. Sto quasi raggiungendo un tumultuoso orgasmo, quando mi blocco di colpo nel sentire odore di sigaretta provenire dalla piccola fessura. Mi rendo immediatamente conto di una cosa: chi sta fumando sul terrazzino non può essere altro che il mio conturbante vicino di stanza. La sua camera e la mia hanno un grande poggiolo in comune, separato solamente da un’inferriata capace solo di fermare un inopportuno andirivieni di persone sgradite alle rispettive famiglie.
In meno di due secondi sono in piedi e mi fiondo alla porta per spiare. Lui è poggiato al parapetto e sta guardando il panorama notturno. E’ completamente nudo e mi sta mostrando uno splendido culo. La sua sigaretta è quasi finita, quindi realizzo di dovermi muovere se voglio portare a termine quello che mi sta frullando in testa. Indosso velocemente l’accappatoio senza allacciarlo. Afferro una sigaretta, apro rumorosamente la porta ed esco sorprendendo la mia prossima preda. Lui ha un sussulto, mentre mi mette a fuoco ed istintivamente afferra uno dei teli bagno stesi ad asciugare. Tenendo il panno con una mano si copre il maestoso uccello che poche ore prima scivolava fradicio fra le mie dita, dentro un affollato autobus cittadino. Nessuno dei due parla fino a quando gli mostro la sigaretta e senza preoccuparmi del mio accappatoio completamente aperto chiedo sottovoce: “Hai da accendere?”
La sua mano si dirige verso il tavolino, ma i suoi occhi neri percorrono il mio corpo da cima a fondo facendomi bagnare come una ragazzina. In spiaggia lui ha già avuto la fortuna di apprezzare il mio fisico di trentenne prosperosa e amante dei microbikini, articoli da spiaggia quasi al limite della denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Di solito ne indosso uno nero e trasparente, completamente incapace di coprire il mio seno sodo rotondo e la mia fica totalmente depilata, ma adesso non c’è nulla in grado di ad occultare i miei rotondi capezzoli rosa ed un grilletto fradicio impegnato a far capolino dal solco liscio delle mie grandi labbra. Raccolgo i capelli neri in una mano e piego leggermente la testa per accendere la sigaretta con l’accendino acceso che lui mi sta porgendo. L’esile fiamma giallastra illumina pienamente il mio corpo e Il suo traballante danzare crea un incredibile gioco di luci e ombre sulle mie curve ormai lucide di sudore. L’asciugamano cade a terra e io rimango imbambolata ad osservare un uccello semiduro, lungo, grosso e pulsante. Un maestoso bastone sconosciuto che dovrei rifiutare di venerare come fosse un Totem innalzato al piacere. Sollevo lo sguardo… do un paio di boccate… sorrido maliziosamente e dopo essermi assicurata di non avere sgraditi spettatori posizionati sui poggioli degli altri alberghi, lascio scivolare l’accappatoio. Non parlo. Mi mordicchio un paio di volte il labbro inferiore nel sentirmi vulnerabile al cospetto dello sguardo pieno di lussuria che sta ustionando la pelle del mio pube rasato. Appoggio la sigaretta sulle labbra dell’uomo, poi mi piego, spalanco le gambe e appoggio le natiche sulle mie caviglie. Senza emettere un fiato attendo che lui si avvicini ed infili il suo membro tra i ruvidi intrecci ferrosi dell’inferriata che ci separa. In meno di un secondo mi ritrovo davanti agli occhi una cappella enorme e viola. Esito un attimo prima di spazzare via ogni senso di colpa, quindi spalanco le labbra accogliendo in bocca il vellutato glande di un estraneo. Il gemito di piacere giunto alle mie orecchie scende subito in picchiata verso il basso ventre; mi attanaglia le piccole labbra per poi sferzare con una sorta di micidiale scarica elettrica un grilletto bagnato fradicio e fastidiosamente turgido. L’orgasmo più bello e strano della mia vita mi coglie di sorpresa facendomi quasi perdere l’equilibrio. Mi aggrappo con una mano all’uccello del mio amante, e seguendo il pulsare degli spasmi di piacere impegnati a squassarmi il corpo strapazzo quella sublime asta mentre la mia lingua rotea velocissima attorno ad un nerbo capace di slogarmi la mandibola. Cerco di farlo il meno possibile, ma i gemiti di piacere emessi dalla mia gola fanno vibrare l’aria tutt’attorno. Sento due mani afferrarmi la nuca e questo scatena ancora di più la mia lussuria, perché sto pensando a mio marito e a quanto gli piacerà la fantasia erotica che gli racconterò domani. Il mio focoso amante esplode silenziosamente, ma da come tira i miei capelli sta godendo come non mai. Il suo seme mi riempie la bocca e non riesco ad ingoiarlo tutto. Mi cola dalle labbra a fiotti, scivola sul mento, cade sulle mie tette sode e rotonde avvolgendo in un abbraccio caldo e umido i capezzoli gonfi e duri. Porto subito le mani al seno e dopo aver raccolto fra le dita un po’ di quel magico liquido me lo porto laggiù, per depositarlo su due grandi labbra spalancate e bramanti di cazzo! Sì!... Lo so!... Non è una gran bella parola, ma non ne ho trovate di migliori per descrivervi la voglia provata in quel momento.
Abituata alle prestazioni di un maschio normale mi aspetto un immediato afflosciarsi del membro “alieno” appena ciucciato, ma questo non succede! Grugnendo insoddisfatto il mio incredibile amante mi ordina di alzarmi e girarmi. Non capisco cosa voglia fare fino a quando non sento il suo glande pericolosamente scivoloso spingere sul mio buco più stretto obbligandomi ad esclamare sottovoce: “Stai sbagliando… Aspetta!”
La spinta decisa che apre il mio culo mi fa emettere un urlo strozzato. Non sono mai stata un’amante del sesso anale, almeno fino a questo momento! Non so se sia la circostanza o il diametro decisamente inferiore a quello del mio uomo ufficiale, ma il siluro di carne impegnato a salirmi nella pancia attraverso una strada semi sconosciuta mi obbliga a gemere rumorosamente come non ho mai fatto in vita mia. Non posso credere di avere un cazzo nel culo e provare al contempo un immenso, indescrivibile e micidiale piacere. Sono completamente nuda sul terrazzino di una camera d’albergo di Rimini. Qualcuno potrebbe vedermi e magari eccitarsi. Mi sto facendo sodomizzare da uno sconosciuto, che come me ha il proprio consorte addormentato a pochi passi di distanza. Cos’altro potrebbe esserci di più esaltante? Le sue mani mi afferrano con forza le creste iliache, e questo mi fa andare ulteriormente via di testa. Mi lamento inutilmente, visto che tutti i miei strozzati NOOHHH…. suonano come un incitamento a pompare di più. Sento venti centimetri abbondanti scorrere con foga inaudita su e giù nel mio retto. Io vengo una prima volta alla quinta pompata, poi con due dita infilate in fica attendo un’esplosione di liquido denso nell’addome. Incredibilmente non ho un periodo refrattario, quello che dopo un orgasmo ti fa dire di no, ma avverto chiaramente che quella cosa enorme impegnata a scorrere dentro e fuori dal mio buco contronatura, mi sta accompagnando velocemente ad una nuova esplosione di goduria allo stato puro. Porto le mani alle natiche aprendole il più possibile. Mi piego a novanta gradi e con le sue mani che mi tirano in continuazione contro il le sbarre dell’inferriata veniamo scompostamente insieme. Lui si ferma di colpo e posso distinguere chiaramente gli spasmi del suo uccello dilatare ad intermittenza il mio buco più stretto. Il suo seme sta allagando le mie viscere e la consapevolezza che tanta fecondità andrà miseramente a vuoto aggiunge godimento al godimento. Per quasi un minuto assaporo ogni contrazione mia e sua, quindi senza dire una parola mi defilo velocemente evitando perfino di salutare. Indosso l’accappatoio e rientro in camera. Apro il minibar e ansimando stappo una bottiglia di coca. Il sibilo della bibita gassata risveglia mio marito. Nell’oscurità quasi totale mi individua e chiede a bocca impastata: “Non riesci a dormire?”
“No!... “ Rispondo dolcemente sottovoce.
“Scusami se non sono riuscito a farti godere… ma ero troppo stanco.”
“Non preoccuparti amore!... Grazie lo stesso… Sono uscita a fumarmi una sigaretta e nel frattempo mi sono fatta inculare dal nostro vicino…”
“Sei così arrapata da farti le fantasie alle cinque di mattina? Vuoi che te la lecchi fino a farti venire?”
Ho il seno, la pancia e le cosce completamente imbrattate di sperma di un altro uomo. Sento ancora gli spasmi di piacere che mi percorrono l’intero corpo. Non posso e non voglio accettare la proposta:
“No amore! Facciamo domani… così ti racconterò per filo e per segno cosa mi sono immaginata… e ti garantisco che questa volta sarò molto porca… molto di più del solito!... Buonanotte… vado a farmi una doccia e magari… un bel ditalino per calmarmi… Penserò a te… dormi tranquillo.”
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
Ma mio marito ci è o ci fa?
Commenti dei lettori al racconto erotico