On/Off On/Off
di
artaddicted
genere
esibizionismo
Si separarono al parcheggio ed entrarono nella villa ognuno per conto proprio. Come al solito lei si
soffermava sempre più di lui tra cassa / guardaroba / bookshop. Ma che cazzo … quanto ci poteva volere
per depositare una borsa e l’ombrello gocciolante di pioggia ?
Finalmente l’uomo all’ingresso strappò il biglietto e si trovarono nelle sale in penombra.
Bella mostra, indubbiamente! Ma loro non erano li per questo …
Nelle prime due sale si comportarono come normali visitatori, ognuno assorto nella propria
contemplazione delle opere.
Lui andò avanti e la precedette nella terza sala.
Come lei vi mise piede lui azionò brevemente il telecomando.
Lei trasalì, neanche si fosse dimenticata di che cosa lui le aveva fatto indossare sotto gli slip!
La sua espressione era impagabile. Anche da lontano lui vedeva il suo fiato mozzo, nonostante lei tentasse
di darsi un contegno.
Come primo assaggio poteva bastare così; lui azionò il pulsante off, scrutando il viso di lei.
Sollievo ? Delusione?
Lui cercava i suoi occhi ma lei li volse lontano da lui, privandolo di un piacere che lei sapeva benissimo
indispensabile per lui; continuò imperterrita a camminare per le altre sale del piano terra, sedendosi dove
ne trovava la possibilità, completamente sconvolta dall’essere totalmente in balia di lui, del telecomando,
che sembrava essere in mano ad un bambino bizzoso e si azionava e spegneva in maniera del tutto
imprevedibile, facendola impazzire.
C’era poca gente quel giorno a visitare la villa; i pochi visitatori erano attenti alle opere e, se notarono
l’atteggiamento inconsulto di quella donna bionda e solitaria, non lo diedero a vedere.
Lui si manteneva a distanza da lei e da tutti; il giaccone che aveva tenuto addosso gli teneva un caldo
pazzesco ma era irrinunciabile a coprire la sua evidente erezione.
Stavano arrivando alla fine delle sale del piano terra. Loro sapevano che la maggior parte dei già pochi
visitatori non avrebbe continuato la visita al piano di sopra.
E lì c’era lo scalone … quello scalone!
Se lo ricordavano perfettamente tutti e due quello scalone. Lei sentiva ancora sotto le ginocchia il marmo
freddo dei gradini e lui intuiva sulle natiche la sagoma del panciuto torchon della balaustra, nel punto in cui
lo scalone nobile faceva creava un ansa, in corrispondenza del primo pianerottolo, perfetta per ricevere
loro due. Esposti alla vista di chi, andando controcorrente, avesse voluto ridiscendere ma non
immediatamente visibili da chi arrivava da sotto, dando loro il tempo per ricomporsi, almeno parzialmente
o quel tanto da giustificare chi li avesse visti a non sentirsi in imbarazzo.
Ma questa volta non c’era il tempo di arrivare al pianerottolo e ritrovare la “loro” alcova; troppa l’ansia di
ritrovarsi vicini per dimostrare e condividere l’effetto che il continuo on/off del telecomando aveva avuto
su di loro.
Ogni gradone li trovava più urgenti e meno vestiti; gli ultimi due lei li percorse sulle ginocchia mentre lo
assaggiava con le labbra tumefatte per essersele morse tutto il tempo nel tentativo di trattenere i gemiti
che il giochetto nelle sue mutandine le provocava.
Finalmente il membro di lui, ben tornito come le colonne dello scalone e quasi altrettanto rigido, trovò
casa. La bocca di lei lo accolse voluttuosamente, proprio come piaceva ad entrambi, trattenendolo fino
quasi a soffocare e lasciandolo andare con riluttanza, guidata dalle mani di lui nei capelli.
Cazzo … voci che si avvicinano! Sicuramente la coppia di anziani olandesi non rinuncerà a salire di sopra e
vedere le sale dall’alto.
Con riluttanza si ricomposero alla meglio e, ridendo, tenendosi per mano percorsero la seconda volata di
scale ritrovandosi presto risucchiati nella confortante penombra della balaustra affacciata sul salone delle
feste. È il centro nevralgico della mostra; logico che le persone vi si soffermino più a lungo che nelle altre
sale. Ma difficilmente qualcuno alzerà la testa; nel buio la bellezza degli stucchi a soffitto non sono
percepibili e le opere ad altezza d’occhi sono catalizzanti.
Però ci sono gli olandesi …
Pazientemente… NO, CAZZATE! con estrema impazienza attesero l’arrivo e la lenta ed accurata visita – che
commenti del cazzo! – e, finalmente, l’uscita degli olandesi dalla balaustra, mentre le loro mani e le loro
bocche si cercavano convulsamente e furtivamente.
Finalmente ! mentre la pesante tenda in velluto non si era ancora abbassata del tutto dietro ai vecchietti
fiamminghi, lui la spinse verso la balaustra e facendola appoggiare con le braccia sul largo parapetto,
esponendo il suo viso ed il suo busto al salone sottostante, inizio a stuzzicarla con il suo membro - mentre il
giochino continuava a non dare tregua al suo clito – e senza minimamente considerare la richiesta di lei a
prenderla, finalmente prenderla, riempiendola completamente. No, non considerava affatto le sue
suppliche, giocava, stuzzicava, inserendolo il suo membro solo quel tanto da farla impazzire … neanche lei
sapeva se più di rabbia o di eccitazione.
Poi si avvicinò alle sue orecchie e sussurrò “io ora torno giu e ti guardo mentre ti gestisco con il
telecomando; non ti muovere, non farti uscire un fiato … semplicemente guardami da quassù mentre io
decido se e quando tu dovrai godere”.
Lei protestò e cercò di trattenerlo in tutti i modi, senza riuscirci. Infine gli promise “se tu te ne vai io ti giuro
che, qualora passasse qualcuno, non importa chi, mi farò scopare proprio qui sulla balaustra”
Lui rise “non lo faresti mai!” e già era sparito.
Lei voleva andarsene, mandare definitivamente a quel paese lui e i suoi giochetti. Li facesse con
qualcun'altra !
Ma già il giochetto aveva ricominciato a mozzarle il fiato, provocando quasi non più un godimento ma
qualcosa di molto vicino al dolore alla sua fica, frustrata per essere stata abbandonata. E gli occhi di lui
avevano già catturato i suoi, impedendole qualsiasi movimento, figuriamoci di fuggire.
Rumore di passi, il fruscio della pesante tenda che viene spostata … lei non era più sola su quella balaustra.
E, chiunque fosse il suo compagno li sopra, non poteva avere alcun dubbio su cosa stesse avvenendo lì e in
quel momento.
Lei non riusciva a vedere chi fosse, forse perché non lo voleva vedere. Ma gli prese la mano e la appoggio
vicino alla sua sulla balaustra. Poi fece lo stesso con l’altra.
L’uomo ora era molto vicino a lei; era sopra di lei. Le fu facile strusciarsi contro l’uomo; sentirlo crescere
quasi immediatamente.
L’uomo staccò una mano dalla balaustra e, con un unico gesto, aprì i pantaloni e la penetrò.
Lui, da sotto, vide una mano sulla bocca di lei, per impedirle di emettere qualsiasi suono mentre l’uomo la
scopava con forza … sembra non volesse fermarsi mai più!
I loro occhi erano indissolubilmente legati, lui non riusciva a staccare i propri da quelli di lei; e la vide
godere convulsamente e selvaggiamente , mentre azionava freneticamente il telecomando che continuava
ad avere in mano … ON/OFF ON/OFF ON/OFF
soffermava sempre più di lui tra cassa / guardaroba / bookshop. Ma che cazzo … quanto ci poteva volere
per depositare una borsa e l’ombrello gocciolante di pioggia ?
Finalmente l’uomo all’ingresso strappò il biglietto e si trovarono nelle sale in penombra.
Bella mostra, indubbiamente! Ma loro non erano li per questo …
Nelle prime due sale si comportarono come normali visitatori, ognuno assorto nella propria
contemplazione delle opere.
Lui andò avanti e la precedette nella terza sala.
Come lei vi mise piede lui azionò brevemente il telecomando.
Lei trasalì, neanche si fosse dimenticata di che cosa lui le aveva fatto indossare sotto gli slip!
La sua espressione era impagabile. Anche da lontano lui vedeva il suo fiato mozzo, nonostante lei tentasse
di darsi un contegno.
Come primo assaggio poteva bastare così; lui azionò il pulsante off, scrutando il viso di lei.
Sollievo ? Delusione?
Lui cercava i suoi occhi ma lei li volse lontano da lui, privandolo di un piacere che lei sapeva benissimo
indispensabile per lui; continuò imperterrita a camminare per le altre sale del piano terra, sedendosi dove
ne trovava la possibilità, completamente sconvolta dall’essere totalmente in balia di lui, del telecomando,
che sembrava essere in mano ad un bambino bizzoso e si azionava e spegneva in maniera del tutto
imprevedibile, facendola impazzire.
C’era poca gente quel giorno a visitare la villa; i pochi visitatori erano attenti alle opere e, se notarono
l’atteggiamento inconsulto di quella donna bionda e solitaria, non lo diedero a vedere.
Lui si manteneva a distanza da lei e da tutti; il giaccone che aveva tenuto addosso gli teneva un caldo
pazzesco ma era irrinunciabile a coprire la sua evidente erezione.
Stavano arrivando alla fine delle sale del piano terra. Loro sapevano che la maggior parte dei già pochi
visitatori non avrebbe continuato la visita al piano di sopra.
E lì c’era lo scalone … quello scalone!
Se lo ricordavano perfettamente tutti e due quello scalone. Lei sentiva ancora sotto le ginocchia il marmo
freddo dei gradini e lui intuiva sulle natiche la sagoma del panciuto torchon della balaustra, nel punto in cui
lo scalone nobile faceva creava un ansa, in corrispondenza del primo pianerottolo, perfetta per ricevere
loro due. Esposti alla vista di chi, andando controcorrente, avesse voluto ridiscendere ma non
immediatamente visibili da chi arrivava da sotto, dando loro il tempo per ricomporsi, almeno parzialmente
o quel tanto da giustificare chi li avesse visti a non sentirsi in imbarazzo.
Ma questa volta non c’era il tempo di arrivare al pianerottolo e ritrovare la “loro” alcova; troppa l’ansia di
ritrovarsi vicini per dimostrare e condividere l’effetto che il continuo on/off del telecomando aveva avuto
su di loro.
Ogni gradone li trovava più urgenti e meno vestiti; gli ultimi due lei li percorse sulle ginocchia mentre lo
assaggiava con le labbra tumefatte per essersele morse tutto il tempo nel tentativo di trattenere i gemiti
che il giochetto nelle sue mutandine le provocava.
Finalmente il membro di lui, ben tornito come le colonne dello scalone e quasi altrettanto rigido, trovò
casa. La bocca di lei lo accolse voluttuosamente, proprio come piaceva ad entrambi, trattenendolo fino
quasi a soffocare e lasciandolo andare con riluttanza, guidata dalle mani di lui nei capelli.
Cazzo … voci che si avvicinano! Sicuramente la coppia di anziani olandesi non rinuncerà a salire di sopra e
vedere le sale dall’alto.
Con riluttanza si ricomposero alla meglio e, ridendo, tenendosi per mano percorsero la seconda volata di
scale ritrovandosi presto risucchiati nella confortante penombra della balaustra affacciata sul salone delle
feste. È il centro nevralgico della mostra; logico che le persone vi si soffermino più a lungo che nelle altre
sale. Ma difficilmente qualcuno alzerà la testa; nel buio la bellezza degli stucchi a soffitto non sono
percepibili e le opere ad altezza d’occhi sono catalizzanti.
Però ci sono gli olandesi …
Pazientemente… NO, CAZZATE! con estrema impazienza attesero l’arrivo e la lenta ed accurata visita – che
commenti del cazzo! – e, finalmente, l’uscita degli olandesi dalla balaustra, mentre le loro mani e le loro
bocche si cercavano convulsamente e furtivamente.
Finalmente ! mentre la pesante tenda in velluto non si era ancora abbassata del tutto dietro ai vecchietti
fiamminghi, lui la spinse verso la balaustra e facendola appoggiare con le braccia sul largo parapetto,
esponendo il suo viso ed il suo busto al salone sottostante, inizio a stuzzicarla con il suo membro - mentre il
giochino continuava a non dare tregua al suo clito – e senza minimamente considerare la richiesta di lei a
prenderla, finalmente prenderla, riempiendola completamente. No, non considerava affatto le sue
suppliche, giocava, stuzzicava, inserendolo il suo membro solo quel tanto da farla impazzire … neanche lei
sapeva se più di rabbia o di eccitazione.
Poi si avvicinò alle sue orecchie e sussurrò “io ora torno giu e ti guardo mentre ti gestisco con il
telecomando; non ti muovere, non farti uscire un fiato … semplicemente guardami da quassù mentre io
decido se e quando tu dovrai godere”.
Lei protestò e cercò di trattenerlo in tutti i modi, senza riuscirci. Infine gli promise “se tu te ne vai io ti giuro
che, qualora passasse qualcuno, non importa chi, mi farò scopare proprio qui sulla balaustra”
Lui rise “non lo faresti mai!” e già era sparito.
Lei voleva andarsene, mandare definitivamente a quel paese lui e i suoi giochetti. Li facesse con
qualcun'altra !
Ma già il giochetto aveva ricominciato a mozzarle il fiato, provocando quasi non più un godimento ma
qualcosa di molto vicino al dolore alla sua fica, frustrata per essere stata abbandonata. E gli occhi di lui
avevano già catturato i suoi, impedendole qualsiasi movimento, figuriamoci di fuggire.
Rumore di passi, il fruscio della pesante tenda che viene spostata … lei non era più sola su quella balaustra.
E, chiunque fosse il suo compagno li sopra, non poteva avere alcun dubbio su cosa stesse avvenendo lì e in
quel momento.
Lei non riusciva a vedere chi fosse, forse perché non lo voleva vedere. Ma gli prese la mano e la appoggio
vicino alla sua sulla balaustra. Poi fece lo stesso con l’altra.
L’uomo ora era molto vicino a lei; era sopra di lei. Le fu facile strusciarsi contro l’uomo; sentirlo crescere
quasi immediatamente.
L’uomo staccò una mano dalla balaustra e, con un unico gesto, aprì i pantaloni e la penetrò.
Lui, da sotto, vide una mano sulla bocca di lei, per impedirle di emettere qualsiasi suono mentre l’uomo la
scopava con forza … sembra non volesse fermarsi mai più!
I loro occhi erano indissolubilmente legati, lui non riusciva a staccare i propri da quelli di lei; e la vide
godere convulsamente e selvaggiamente , mentre azionava freneticamente il telecomando che continuava
ad avere in mano … ON/OFF ON/OFF ON/OFF
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