Doppio ricatto

di
genere
incesti

Ho compiuto da qualche mese diciotto anni ed ho già preso la patente. Sono appena arrivato a scuola, da quando guido la macchina non devo più aspettare il pullman e sono sempre puntuale. Anzi quasi sempre in anticipo. Sto per entrare in classe, frequento l'ultimo anno delle superiori. Stranamente oggi Michela, la bidella, è in classe. Dice che i banchi erano sporchi e avevano bisogno di una ripulita. Per la verità non capisco come possano esserlo, dal momento che li usiamo tutti i giorni. La saluto e lei si avvia alla porta. Sento la serratura girare e mi volto. Michela ha chiuso entrambi dentro. Chiedo spiegazioni ma lei non parla. Tira fuori una tetta e si avvicina. Arrossisco dalla vergogna, ma contemporaneamente sento gli ormoni fare tempesta. Michela avrà più o meno l'età di mia madre, perché si sta comportando così? D'un tratto mi viene in mente il decolleté di mia madre e il ricordo dei miei pomeriggi trascorsi in bagno a masturbarmi. Michela ha le tette molto più grandi delle sue. Non resisto e lascio che mi infili in bocca la mammella. È enorme, mi pare quasi di soffocare.

"Succhia", mi sussurra. "Succhia forte", ripete. Obbedisco fedelmente e lascio che mi tocchi il cazzo. Indossa una gonna virtuosa color cachi, che le scende fin sotto le ginocchia. Sento che molla il cazzo, ancora costretto nei miei jeans e prende a tirar su la gonna. Continuo a succhiare avidamente. Mi allontana la faccia dalla tetta sulla quale lascio un bel po' di saliva e posso guardarla meglio. Ha i fianchi larghi proprio come mia madre; indossa dei collant color carne ed anche questi mi ricordano mia madre. Mi avvicina alla cattedra e ci sale sopra. Apre le cosce e strappa i collant all'altezza della figa. È estremamente pelosa. È slabbrata e a dirla tutta non ha proprio un buon odore. Ma a lei non importa e nemmeno a me. Avvicino la bocca e comincio a leccare. Mi dice lei come fare, vuole che lecchi anche il buco del culo. Eseguo senza discutere. Posso vedere le sue labbra, grandi e piccole. Un po' mi intimorisco ma lei mi guida con maestria. Allarga bene il pertugio e mi dice come penetrarla. La sento gemere. Le lancio un'occhiata e vedo che ha la fronte corrugata dal piacere. Una volta dentro, la mia lingua si agita, spinge e si dimena.

"Un'anguilla", mi dice. "Falla roteare e agitare come un'anguilla", ripete. Anche in questo caso non ho potere sui miei sensi, è lei che detta le regole del gioco. Non so più distinguere la mia saliva dai suoi umori. Il mio odore è confuso con il suo. Le palpo continuamente le gambe, non riesco a smettere. Il caratteristico senso che danno i collant al tatto mi fa esplodere di piacere. Sono venuto nei boxer, ma lei mi sta venendo in faccia. Con una mano mi tiene il capo contro di lei e con l'altra strizza la parte superiore della gnocca, vedo la punta clitoridea. Le sue gambe sono appoggiate sulle mie spalle e talvolta le sento irrigidirsi, talvolta rilassarsi. Vedo una sostanza biancastra colarle intorno alle grandi labbra e lei che si morde il labbro per non urlare.

"Leccalo tutto", mi dice. "Non sprecarne neanche un goccio", aggiunge perentoria.

Lambisco con sempre maggior veemenza tutte le sue parti intime e intuisco di aver ingoiato i suoi fluidi quasi senza accorgermene.

Ho appena terminato e lei si sta riordinando. Noto la macchia dello sperma sui miei jeans; tiro fuori la maglietta; è abbastanza lunga da coprire tutta la zona. Senza aggiungere altro apre la porta ed esce, lasciandomi col suo odore sulla faccia e il cazzo che vuole vendetta.

È di nuovo mattina e sono di nuovo a scuola. Michela è davanti alla porta dell'aula, mi sta aspettando. Entro e lei chiude la porta dietro di me. Non mi dà il tempo di posare lo zaino che si abbassa e mi tira giù la lampo. Il mio cazzo si era già inturgidito appena l'avevo vista. È bello duro. Lei ha delle mani callose e mi fa un po' male, ma pazienza. Le sue labbra scappellano il mio cazzo e con la lingua comincia a picchiettare alla base della testa. Infila l'altra mano nei miei boxer e raggiunge il buco del culo. Ficca con autorità il dito medio nell'ano provocandomi un misto di piacere e dolore e così facendo mi fa venire di botto. Gli schizzi sono poderosi, alcuni raggiungono la lavagna, ma la gran parte le finiscono in bocca. Beve avidamente e mi pulisce per bene. A dirla tutta sono seccato dal fatto di essere già venuto. È ancora presto e potevamo continuare. Ma, come ieri, anche oggi Michela detta legge.

All'uscita lei non c'è. Strano. Torno a casa, parcheggio ed entro. Mi piglia quasi un colpo, vedo Michela seduta che chiacchiera con mia madre! Non si sono accorti di me, ne approfitto per cercare di capire cosa si stanno dicendo.

Non ci posso credere... Michela sta dicendo a mia madre che ora sono pari! Scopro quindi che Michela ha un figlio mio coetaneo e che... mia madre se l'è scopato!

Ho motivo di credere che Michela avesse ricattato mia madre e che se si fosse opposta al mio amplesso con lei avrebbe detto tutto a mio padre.

Hai capito, le due mammine...

Mi viene un'idea ed irrompo nella loro discussione. Entrambe sbiancano nel vedermi, ma ancora non sanno cosa sto per dire.

Sono passati due anni da quel giorno. Mi scopo regolarmente mia madre e Michela; lo faccio separatamente ed anche insieme, se mi va.

Dovranno assecondare il mio doppio ricatto fin quando ne avrò voglia, se non vogliono che lo dica ai loro mariti...
scritto il
2016-05-14
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