L'inizio della mia trasformazione: da Marco a Laura
di
Giovanetrav25
genere
gay
Ciao, sono Marco e vi racconterò la mia storia di amicizia, scopate, sottomissione vissuta con il mio coinquilino: io e Francesco è ormai cinque anni che viviamo insieme. Assieme abbiamo intrapreso un cammino non comune, una strada lunga e complicata ma assolutamente fantastica.
Tutto cominciò cinque anni fa, quando entrambi eravamo due giovani e sprovvedute matricole di una nota università italiana. Non so se fu il caso o l'attrazione non ancora manifesta verso Francesco, ma mentre aspettavamo di svolgere il test d’ingresso ci conoscemmo. All’epoca non avevo ancora scoperto la mia passione per gli uomini, né quella per il cazzo, ma trovai Francesco molto bello, prestante ed attraente. Qualche convenevole e qualche battuta mi fecero capire che tra noi due esisteva una perfetta sintonia; in più, entrambi eravamo senza appartamento, essendo tutti e due fuori sede. Fu così che ci scambiammo i numeri di cellulare e che ebbe inizio il tutto.
Una settimana dopo il test d’ammissione uscirono i risultati: ero passato! Lo scrissi a Francesco e con mia gioia scoprii che anche lui era stato ammesso. Ci accordammo per cercare insieme un appartamento e fu così che dopo qualche ricerca ne trovammo uno, composto da una camera doppia e da un salotto-cucina. Lo visitammo e data la posizione comoda sia per il centro che per le università, lo prendemmo. E cominciò anche la nostra convivenza. All’inizio eravamo entrambi impacciati, dovevamo conoscerci e imparare alcune basilari regole di convivenza. Francesco si rivelò ancora più simpatico e piacevolmente fisicato di quanto immaginassi: la calura che ancora persisteva negli ultimi di settembre ci faceva girare, almeno a casa, a torso nudo. Non potevo non ammirare, anche una certa invidia, il fisico scultoreo, abbronzato e definito di Francesco. Sembrava e sembra ancora anche adesso un’antica divinità greca: i capelli mori corti, la pelle ambrata e gli occhi grigi e profondi ne facevano un ragazzo eccezionale.
Iniziai ad invaghirmi di lui e feci i miei primi pensieri erotici gay. Inoltre, non potevo non notare il grosso pacco contenuto negli attillati slip che Fra portava. Francesco mi confessò che aveva notato sin da subito le occhiate che gli tiravo, al fisico, al pacco, al culo. Quello che non sapevo, però, era della sua bisessualità. Lato che scoprii, però, già dopo un mese di convivenza. Era una sera di festa, in cui eravamo usciti con amici comuni a bere. Tornati a casa, vuoi l’alcol, vuoi che Fra voleva farmi suo simulammo una lotta entrambi in mutande. L’effetto combinato di alcol e contatto fisico mi eccitò oltre modo e l’erezione potente che ne conseguì fu immediatamente notata da Fra. Me lo fece notare e io divenni completamente bordò. Con tutta calma mi disse che non c'era nulla di male e che non vedeva l’ora di conoscermi meglio: si avvicinò a me e mi baciò appassionatamente. Ci ritrovammo avvinghiati l’uno con l’altro, sudati ed eccitati: sentivo il suo cazzo crescere ed indurirsi lungo la mia pancia. Era talmente grosso e gli slip così aderenti che strabordò dagli slip stessi e lo sentivo pulsare sulla mia pancia. Le mie fantasie si stavano per avverare. Tuttavia, mi disse anche che non gli piacevano i ragazzi pelosi, come lo ero all’epoca e quindi armati di pazienza e di rasoio cominciò a rasarmi per bene: partì dalle gambe, per poi salire al pube e poi al petto. Dopo credo un’eternità ero completamente libero da pelo. Prese un olio e cominciò a massaggiarmi, prima la schiena, poi il culo. Ero completamente fuori di me dall’eccitazione. A quel punto ci alzammo e premendo con le mani sulle mie spalle, capii che era arrivato il momento di fare il mio primo pompino, il primo di una lunghissima serie. Fu così che mi ritrovai per la prima volta a tu per tu con un cazzo, e che cazzo! Ero ipnotizzato da tanta grandezza, sopraffatto da tanta maestosità. Erano 23 cm di cazzo, largo, venoso e pulsante. I romani con "fascinum" indicavano il cazzo in erezione, ecco cosa significava avere un cazzo di fronte. Mi disse di stare fermo e iniziò a picchiarmelo in faccia, prima piano poi con movimenti del bacino sempre più forti. Lo vedevo arrivare, vedevo le sue grosse palle muoversi e mi eccitavo ancora di più. Mi disse che se volevo si sarebbe fermato subito, ma ero completamente ipnotizzato da quel cazzo meraviglioso e dissi la frase che segnò i nostri cinque anni di convivenza: “Fra, fai di me quello che vuoi, sarò la tua troia”. Era quello che voleva sentirsi dire Fra, si avvicinò alla bocca e iniziai il mio primo pompino, cercavo di mandare giù il più possibile, leccavo l’asta da cima a fondo e attorno al frenulo e devo dire, con mia grande soddisfazione, di essermela cavata egregiamente. Mi accorsi che stava per venire quando ormai durissimo, il cazzò vibrò: sei o sette grosse schizzate di un caldo, denso e saporito sperma mi inondarono la bocca, la faccia e il torso. Lo sentivo colare, e mi sentivo benissimo. Fra mi disse: “Bravo Marco, abbiamo cominciato benissimo la nostra convivenza. Ti sei rivelato una troietta collaborativa e sono sicuro che andremo d’accordo. Da oggi per me sarai Laura e se ti va cominceremo una relazione tutta particolare, in cui io sarò il maschio alfa, e tu diventerai, col tempo, una brava ragazza ubbidiente. Ora lecca lo sperma finito per terra, Laura”. Io non seppi dire di no, e in ogni caso non volevo dirlo: la mia indole remissiva, per anni rimasta sopita, era venuta fuori; le mie fantasie erotiche più proibite erano state esaudite e quindi non potei che ubbidire al mio nuovo padrone e scopamico oltre che coinquilino.
Il giorno dopo andammo a prendere un letto a due piazze, e il mio primo intimo femminile.
Questo è stato il primo episodio della mia lunga via nella femminilizzazione. In cinque anni siamo arrivati ad ottimi risultati, il mio culo, dopo anni di allenamenti mirati e diete equilibrate, fa invidia a quello di una ragazza. È perfettamente tondo, sodo e rigorosamente depilato. Ma per questo e per le prime scopate c’è tempo nei prossimi capitoli.
Tutto cominciò cinque anni fa, quando entrambi eravamo due giovani e sprovvedute matricole di una nota università italiana. Non so se fu il caso o l'attrazione non ancora manifesta verso Francesco, ma mentre aspettavamo di svolgere il test d’ingresso ci conoscemmo. All’epoca non avevo ancora scoperto la mia passione per gli uomini, né quella per il cazzo, ma trovai Francesco molto bello, prestante ed attraente. Qualche convenevole e qualche battuta mi fecero capire che tra noi due esisteva una perfetta sintonia; in più, entrambi eravamo senza appartamento, essendo tutti e due fuori sede. Fu così che ci scambiammo i numeri di cellulare e che ebbe inizio il tutto.
Una settimana dopo il test d’ammissione uscirono i risultati: ero passato! Lo scrissi a Francesco e con mia gioia scoprii che anche lui era stato ammesso. Ci accordammo per cercare insieme un appartamento e fu così che dopo qualche ricerca ne trovammo uno, composto da una camera doppia e da un salotto-cucina. Lo visitammo e data la posizione comoda sia per il centro che per le università, lo prendemmo. E cominciò anche la nostra convivenza. All’inizio eravamo entrambi impacciati, dovevamo conoscerci e imparare alcune basilari regole di convivenza. Francesco si rivelò ancora più simpatico e piacevolmente fisicato di quanto immaginassi: la calura che ancora persisteva negli ultimi di settembre ci faceva girare, almeno a casa, a torso nudo. Non potevo non ammirare, anche una certa invidia, il fisico scultoreo, abbronzato e definito di Francesco. Sembrava e sembra ancora anche adesso un’antica divinità greca: i capelli mori corti, la pelle ambrata e gli occhi grigi e profondi ne facevano un ragazzo eccezionale.
Iniziai ad invaghirmi di lui e feci i miei primi pensieri erotici gay. Inoltre, non potevo non notare il grosso pacco contenuto negli attillati slip che Fra portava. Francesco mi confessò che aveva notato sin da subito le occhiate che gli tiravo, al fisico, al pacco, al culo. Quello che non sapevo, però, era della sua bisessualità. Lato che scoprii, però, già dopo un mese di convivenza. Era una sera di festa, in cui eravamo usciti con amici comuni a bere. Tornati a casa, vuoi l’alcol, vuoi che Fra voleva farmi suo simulammo una lotta entrambi in mutande. L’effetto combinato di alcol e contatto fisico mi eccitò oltre modo e l’erezione potente che ne conseguì fu immediatamente notata da Fra. Me lo fece notare e io divenni completamente bordò. Con tutta calma mi disse che non c'era nulla di male e che non vedeva l’ora di conoscermi meglio: si avvicinò a me e mi baciò appassionatamente. Ci ritrovammo avvinghiati l’uno con l’altro, sudati ed eccitati: sentivo il suo cazzo crescere ed indurirsi lungo la mia pancia. Era talmente grosso e gli slip così aderenti che strabordò dagli slip stessi e lo sentivo pulsare sulla mia pancia. Le mie fantasie si stavano per avverare. Tuttavia, mi disse anche che non gli piacevano i ragazzi pelosi, come lo ero all’epoca e quindi armati di pazienza e di rasoio cominciò a rasarmi per bene: partì dalle gambe, per poi salire al pube e poi al petto. Dopo credo un’eternità ero completamente libero da pelo. Prese un olio e cominciò a massaggiarmi, prima la schiena, poi il culo. Ero completamente fuori di me dall’eccitazione. A quel punto ci alzammo e premendo con le mani sulle mie spalle, capii che era arrivato il momento di fare il mio primo pompino, il primo di una lunghissima serie. Fu così che mi ritrovai per la prima volta a tu per tu con un cazzo, e che cazzo! Ero ipnotizzato da tanta grandezza, sopraffatto da tanta maestosità. Erano 23 cm di cazzo, largo, venoso e pulsante. I romani con "fascinum" indicavano il cazzo in erezione, ecco cosa significava avere un cazzo di fronte. Mi disse di stare fermo e iniziò a picchiarmelo in faccia, prima piano poi con movimenti del bacino sempre più forti. Lo vedevo arrivare, vedevo le sue grosse palle muoversi e mi eccitavo ancora di più. Mi disse che se volevo si sarebbe fermato subito, ma ero completamente ipnotizzato da quel cazzo meraviglioso e dissi la frase che segnò i nostri cinque anni di convivenza: “Fra, fai di me quello che vuoi, sarò la tua troia”. Era quello che voleva sentirsi dire Fra, si avvicinò alla bocca e iniziai il mio primo pompino, cercavo di mandare giù il più possibile, leccavo l’asta da cima a fondo e attorno al frenulo e devo dire, con mia grande soddisfazione, di essermela cavata egregiamente. Mi accorsi che stava per venire quando ormai durissimo, il cazzò vibrò: sei o sette grosse schizzate di un caldo, denso e saporito sperma mi inondarono la bocca, la faccia e il torso. Lo sentivo colare, e mi sentivo benissimo. Fra mi disse: “Bravo Marco, abbiamo cominciato benissimo la nostra convivenza. Ti sei rivelato una troietta collaborativa e sono sicuro che andremo d’accordo. Da oggi per me sarai Laura e se ti va cominceremo una relazione tutta particolare, in cui io sarò il maschio alfa, e tu diventerai, col tempo, una brava ragazza ubbidiente. Ora lecca lo sperma finito per terra, Laura”. Io non seppi dire di no, e in ogni caso non volevo dirlo: la mia indole remissiva, per anni rimasta sopita, era venuta fuori; le mie fantasie erotiche più proibite erano state esaudite e quindi non potei che ubbidire al mio nuovo padrone e scopamico oltre che coinquilino.
Il giorno dopo andammo a prendere un letto a due piazze, e il mio primo intimo femminile.
Questo è stato il primo episodio della mia lunga via nella femminilizzazione. In cinque anni siamo arrivati ad ottimi risultati, il mio culo, dopo anni di allenamenti mirati e diete equilibrate, fa invidia a quello di una ragazza. È perfettamente tondo, sodo e rigorosamente depilato. Ma per questo e per le prime scopate c’è tempo nei prossimi capitoli.
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Commenti dei lettori al racconto erotico