Seguendo te

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Avevo troncato la mia relazione con Donato da più di quattro mesi. Eravamo insieme da cinque anni, e il nostro rapporto si era lentamente spento, fino alla sua inevitabile fine. A 32 anni mi ritrovai single, senza compagnia con cui uscire, perché Donato non amava la vita sociale.
Mi ero buttata nel lavoro, ma piano piano l'insoddisfazione personale cresceva, lasciandomi frustrata e inacidita.
La mia titolare, Rosanna, per cui lavoravo come impiegata da tempo si accorse del mio stato d'animo e mi invitò a pranzo, per fare due chiacchiere.
Era una donna sulla cinquantina, né bella né brutta. Poco femminile, poco elegante, ma mi trovavo bene a lavorare per lei.
A pranzo andò dritta al sodo, e mi chiese cosa mi stesse succedendo. Glielo dissi, e non so se perché i aveva mesa a mio agio, o perché avevo bevuto un paio di bicchieri di vino a cui non ero abituata, arrivai a dirle che avevo una voglia di cazzo che mi sarei attaccata al palo della luce.
Lei rise alla battuta, per poi dirmi che se avessi voluto, avrebbe potuto aiutarmi. Le chiesi come, fra il riso e la perplessità. Mi disse che una bella ragazza come me, così bionda, formosa non potevo avere difficoltà a trovare da soddisfarmi. Mi chiese se mi sarebbe piaciuto essere scopata, e sempre con la complicità della dinamica insoddisfazione/vino le risposi di si.
Rientrammo in ufficio, fino alle 17. La salutai per congedarmi e lei mi disse di farmi trovare pronta per le 19 che sarebbe passata a prendermi, raccomandandosi di non usare biancheria.
Arrivai a casa, feci una doccia e mi truccai, indossai un abito a tunica lungo, di tessuto leggero, con un'ampia scollatura, misi i tacchi.
Ero emozionata, divertita e un po' frastornata.
Rosanna suonò al campanello puntuale, salii in auto con lei che mi sorrise, apprezzando la scelta del mio abito. Dopo una decina di minuti eravamo arrivate al cancello di una villetta. Lei aprì la porta e nel salotto c'erano quattro uomini seduti a chiacchierare. Erano tutti fra i cinquanta e i sessant'anni, chi pelato, chi grasso, tutti nudi.
Si interruppero quando entrammo. Rosanna mi prese per mano e mi portò al centro della stanza. Si rivolgeva a loro presentandomi come la brava ragazza che aveva deciso di diventare troia e che il loro compito, il suo e quello degli uomini era di aiutarmi a diventarlo. Mentre parlava ed io ero ancora paralizzata dall'imbarazzo e vergogna, le sue mani mi accarezzavano da sopra il vestito, fermandosi più volte a stringere ora una tetta, ora una natica.
Fece quindi uscire entrambe le tette dalla scollatura, e mi fece piegare a 90 gradi, per farle sballonzolare, mentre le mungeva, strizzandomi i capezzoli.
I cazzi degli uomini iniziavano a manifestare erezioni, più o meno evidenti.
Sollevò la gonna del vestito scoprendo le natiche, schiaffeggiandole ed allargandole per mostrare i buchi. Dalla figa stavo gocciolando, lo confesso.
Avrei voluto sparire dalla vergogna, ma ero eccitatissima.
Li invitò ad avvicinarsi.
Normalmente non avrei degnato di uno sguardo nessuno di loro, ora avevo le loro bocche e le loro lingue che mi riempivano la bocca, le loro mani ovunque, mentre le mie mani si riempivano dei loro cazzi.
Rosanna aveva sempre il controllo della situazione.
Mi fece inginocchiare sul divano,, mettere a quattro zampe e tutti e quattro si alternarono a scoparmi, con l'ordine di Rosanna di fermarsi prima di sborrare.
Entravano e uscivano, riempendomi di cazzo.
Godevo, godevo come una pazza, mentre quegli sconosciuti si divertivano a prendere tutto ciò che potevano dal mio corpo.
Iniziai a sentire il loro sapore in bocca, per la prima volta ingoiai sperma. E infine, io che avevo avuto tre ragazzi fino ad allora, mi sentii riempire di sborra calda la figa; il nettare di tutti loro si mescolò e cominciò a colarmi lungo le cosce, caldo e appiccicoso.
Non so dire quanti orgasmi provai, tanti, inarrestabili e quando loro furono esauriti, io mi accasciai senza più forze sul divano.
Mi addormentai, profondamente, senza pensieri in testa, troppo sfinita fisicamente ed emotivamente.
Quando riaprii gli occhi ero stesa su un letto e uno sconosciuto stava tentando di infilare il suo cazzo nella mia figa. Sussultai, e in quel momento fu dentro. Non riuscivo ad avere reazioni. Mentre lui pompava, e sentivo che l'orgasmo dentro di me si preparava, ai piedi del letto vidi Rosanna, e altre figure maschili che assistevano alla monta.
Quando sentii dentro me lo spruzzo dello sperma, l'uomo che avevo sopra si tolse da me, per lasciare spazio ad un altro. Se ne alternavano diversi.
Io mi sentivo il cervello leggero, come se tutto quello non stesse accadendo a me.
La voce di Rosanna in sottofondo magnificava la mia bellezza, e la mia bramosia di sesso. La sentivo dire che ero la troia ideale, la figa che ogni uomo sogna di sbattere, perché calda e bagnata. Invitava i presenti a rispettare il proprio turno.
Io non riuscivo a controllare nulla, passavo da un orgasmo all'altro, non avevo mai provato nulla di simile. Pensavo che sarei morta, che mi sarebbe scoppiato il cuore.
La figa mi bruciava da morire, cominciavo a sentire dolore in fondo alla pancia, mi doleva il seno; sentivo l'odore intenso del sudore e delle secrezioni miei unite a coloro che con me si stavano accoppiando.
Alla fine tutto finì, e non avevo un solo pensiero che mi attraversasse la mente. Mi addormentai, in un sonno senza sogni.
Al mattino mi svegliai che il sole era già alto in cielo. Sul comodino c'era una bottiglia di acqua e un succo di frutta. Bevvi, come se avessi attraversato il deserto.
Provai a muovermi, avevo male ovunque. Riuscii ad arrivare al bagno. Lo specchio mi rifletteva un'immagine terribile di me. Scarmigliata, il trucco sfatto, lividi ovunque, croste rapprese di sperma ovunque.
Accesi la doccia e mi ci misi sotto. Un tempo che mi parve non finisse mai.
La porta si aprì e comparve Rosanna. Aveva un camicione, il viso rilassato e contento.
Mi chiese come mi sentissi. Mi incoraggiò, disse che per prendere cazzi ci vuole il fisico e allenamento e forse avevano esagerato la notte scorsa. Mi riferì che i suoi amici avevano molto apprezzato la mia prestazione e mise sul lavandino un pacchetto di banconote. Mi disse che era la mia parte.
Oddio, non solo troia, ma ora ero ufficialmente una puttana.
Mi aiutò a lavarmi, con delicatezza e mi riaccompagno a letto. Aveva già cambiato le lenzuola e mi invitò a provare a dormire ancora un po'.
A metà pomeriggio mi risvegliai e, sentendomi muovere lei mi raggiunse con un piatto di pasta, frutta e dolcetti.
Mi pettinò, mi rinfrescò la faccia.
Poi mi disse che dovevamo parlare
scritto il
2016-06-26
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