Le dimensioni contano
di
Frost
genere
gay
Ho 21 anni, castano, un fisico modesto. Ci tengo a tenere il mio corpo il più depilato possibile, ma sono estremamente attratto da coloro i quali lasciano qualche pelo sul corpo.
Non sono il tipo di ragazzo fissato con la palestra. Ci vado solo qualche volta, pago a gettone, giusto per controllare quale merce offrano gli spogliatoi. C’è da dire che i più porci sono sicuro i quarantenni. Sposati o non, guardavano il mio culetto sodo girare nudo negli spogliatoi. Alcuni nascondevano l’erezione sotto l’asciugamano sperando di potersi segare a casa, altri entravano sotto la doccia, chiudevano le tende e uscivano solo dopo essere venuti. Adoro queste situazioni. Sarei potuto entrare nelle docce e assaggiare un po’ del loro sperma, ma, come detto, non mi piace arrivare al sodo. Mi piace sentire gli sguardi sul mio corpo, leggere la voglia irrefrenabile di chi ti scoperebbe all’istante, eppure sono molto paziente, so aspettare il momento giusto.
Solito pomeriggio. Solito giorno negli spogliatoi. Solite persone. Decido di trattenermi un po’ più del solito, magari fare un po’ di esercizio. Ci presi gusto, passai forse due ore a lavorare con gli attrezzi, quando me ne resi conto si erano fatte le 20:00. Era ora di tornare a casa e farsi una doccia calda. Entrai negli spogliatoi per prendere il borsone e … cazzo! Di fronte a me la personificazione del sesso. Vincenzo. Il suo nome era stampato sul borsone, un po’ infantile, ma a giudicare dalle dimensioni del suo corpo non doveva esserlo più di tanto.
“Anche tu hai fatto tardi stasera?” – mi chiese.
“Sì, ho perso proprio la cognizione del tempo” – gli risposi guardando i suoi boxer.
“Le dimensioni non contano”… dai! Siamo onesti! Lì sotto ci doveva essere un vulcano. Certo, Rocco non si batte , ma non era un pasto da rifiutare. Mi venne una voglia pazzesca di prenderlo in bocca.
“Scusa, ho dimenticato il mio bagnoschiuma a casa, potresti prestarmi il tuo?” – aveva già fatto la doccia, era l’unico modo per farlo restare negli spogliatoi.
“Certo. Fai con calma, me lo porti domani” – merda! Cosa cazzo potevo rispondere?
“No, tranquillo, ci metto davvero poco. Domani rischierei di dimenticarlo a casa. Di solito mi piace fare le cose con calma, gustarle passo per passo (misi il giusto tono di malizia), ma per questa volta riuscirò a fare uno strappo alla regola e sbrigarmi in massimo 3 minuti”- speravo avesse capito il doppio senso delle mie parole.
“Ah, la pensiamo allo stesso modo. Le cose fatte di fretta non piacciono a nessuno” – rispose cedendomi il bagnoschiuma.
“Non sai a chi lo dici” – afferrai il bagnoschiuma guardandolo fisso negli occhi. Mi spogliai, afferrai la roba necessaria e aprii il getto d’acqua. Niente da fare. Uscii, mi asciugai. Nonostante avevo notato il suo continuo sguardo su di me, non si era spinto oltre.
“Non so dove abiti, ma se sei di questa zona ti posso dare uno strappo”. BINGO. Avevo fatto centro.
“Ti ringrazio, mi faresti davvero un piacere” – gli risposi.
Ci mettemmo in macchina. Indossava un paio di pantaloncini da cui la forma del pacco si vedeva chiaramente. Avevo sempre più voglia. Prima che mettesse in moto la macchina poggiai velocemente la mano sul suo pacco. Dapprima Vincenzo si irrigidì, poi si rilassò lasciando che la mia mano entrasse nei suoi boxer. Iniziai a segarlo e lui a gemere. “Perché non la facciamo finita e mi scopi direttamente?” – mi guardò sorpreso. Si cacciò il cazzo fuori dalle mutande. Era ancora più grande di come l’avevo immaginato. Iniziai a leccare la cappella. Lui godeva tantissimo, come se la mia bocca fosse stata la prima a poggiarsi sul suo cazzo. Decisi di metterlo alla prova. Lo misi tutto in bocca. Lui urlò dal piacere.
“Ti prego, continua!” – mi stava pregando di farlo godere. Mi prese la testa e rese il movimento veloce, sempre più veloce, sempre più veloce.
“Ah, sto venendo” – neanche a dirlo e mi schizzò subito in bocca. Non ingoiai, presi a baciarlo, lo limonai. Ci passammo lo sperma da bocca a bocca. Sentivo i suoi capezzoli sempre più turgidi mentre li stimolavo. Evidentemente non si era svuotato ancora del tutto. La sua erezione era ancora là.
“Chissà da quanto non ti svuotavi. Secondo me sei pronto per un altro round” – gli dissi.
“Ti prego, fatti inondare dal mio sperma!”- sì, era decisamente eccitato.
“Stendi i sedili. Voglio vedere come mi scopi il culo”
Iniziò a leccare il mio buchetto. La sua lingua si dimenava, inesperta, ma allo stesso tempo piacevole.
“Io devo venirti dentro” – con una forza spaventosa fece entrare il suo cazzo dentro me. Provai un dolore immaginabile, era davvero enorme. Mi sbatteva sul sedile, sempre più forte. Sentivo l’odore del sesso nell’aria. Con la bocca urlavo dal piacere, mentre con la mano mi masturbavo velocemente. Dopo pochi secondi Vincenzo venne sulla mia schiena, io sul suo sedile. Lui raccolse il suo sperma dalla mia schiena con la lingua, io feci lo stesso dal suo sedile. Ce lo scambiammo, bacio dopo bacio, sul collo, sul petto.
“Sei davvero un porco” – mi disse. “Sai farci davvero, troppo”
“Lo so. Ora parti, si è fatto tardi”. Durante la guida mi pulii e riuscii a pulire anche lui.
“Ci vediamo domani? “ – mi chiese.
“Certo, a domani” – uscii dalla macchina con la consapevolezza di aver detto una delle più grandi bugie della mia vita. Avevo giurato, in passato, di non affezionarmi più a nessun ragazzo.
Sembrava un tipo apposto, ma il mio orgoglio non me lo avrebbe mai concesso.
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