Un piacevole incontro

di
genere
etero

Si incrociarono quasi per caso davanti al tavolo del buffet, entrambi con il piatto e la forchetta in mano. "Scusi signorina, cosa mi suggerisce degli antipasti?" "Francesco, ma ciao! Che sorpresa vederti qui!" "Ciao Emanuela! Anche tu all'attacco degli affettati, a quanto vedo...". Si scambiarono due baci veloci sulle guance, quasi senza pensarci. "Allora, che ci fai su questo traghetto?" "Sto tornando in Grecia, a casa" disse lei. "Sono stata a Roma ad un convegno universitario"."Io invece sono in ferie me ne vado a fare un giretto in Grecia". "Vengo con te, allora. Se mi vuoi..." disse lei strizzando l'occhio". "Vediamo, di solito non viaggio com gli estranei..." e scoppiarono entrambi in una genuina risata. Non che a lui sarebbe dispiaciuto, vista la mezza cotta che si era preso per lei tempo addietro, quando la seguiva nel lavoro di tesi. "Sei sola? Perchè non ti siedi al tavolo con me?" "Molto volentieri, Francesco!". Cenarono insieme e parlarono di tante cose, dopo quattro anni che non si vedevano le cose da dirsi erano tante.
Chiacchierarono a lungo, accompagnando la loro piacevole chiacchierata con diversi bicchieri di vino. Alla fine furono presi da una strana euforia, forse tutti quei brindisi cominciavano a dar loro alla testa. "Che ne dici di andare a fare due passi fuori?" le disse prendendola scherzosamente per un braccio. Uscirono sul ponte, sottobraccio l'uno con l'altra come due signori d'altri tempi. La brezza fresca accarezzava i loro volti un pò accaldati con un gradevole effetto refrigerante. Si diressero verso la prua e si appoggiarono al parapetto. Quella zona era in penombra, appena illuminata dalla luna che si specchiava sul vasto mare Adriatico. Chiusero entrambi gli occhi godendosi quel momento, in mezzo a quel mare vasto, e in quel luogo un pò fuori dal tempo e fuori dal mondo. Emanuela venne scossa da un brivido, probabilmente quel vestitino bianco non era sufficiente a proteggerla da quella brezza fresca. "Freddo?" chiese lui. "Appena appena" rispose, continuando a guardare di fronte verso l'infinito. Francesco quasi senza pensarci le passò un braccio attorno alle spalle. "Meglio?" "Decisamente" rispose lei accoccolandosi ancora di più.
Francesco iniziò a sentirsi strano. Il contatto con le sue braccia nude gli provocò un fremito. Il respiro iniziò a farsi un pò più corto, tanta era l'emozione che stava provando. Non era da lui, persona timida, ma forse quei bicchieri di vino lo stavano sciogliendo un pò. Prima di ripensarci si spostò dietro di lei e la cinse forte tra le sue braccia. Il profumo dei suoi capelli, così vicini al suo viso, gli stava regalando sensazioni sempre più forti. Voleva baciarla, su quel collo, voleva affondare il suo viso sulla sua pelle così profumata. Lei avrebbe apprezzato? E se si fosse allontanata di scatto, magari con un "Cazzo fai..."? Non avrebbe potuto rovinare quella bella amicizia. Ma la voglia di sfiorarla con le labbra era troppo forte.
Si fece coraggio ed affondò il viso sul lato del collo. Era pronto alla sua reazione stizzita, ma Emanuela, ad occhi chiusi, si godeva il calore di quel contatto. Gemendo appenda gli afferrò la testa con la mano, come ad impedirgli si staccarsi. Francesco la cinse alla vita, stringendola a sè da dietro, in un abbraccio serrato. No, non voleva staccarsi e glielo avrebbe impedito. Emanuela girò la testa cercando le sue labbra. Si girò, e le mani di Francesco si ritrovarono a toccarle quel suo bel culetto. E lei sembrava apprezzare tantissimo, da come lo stringeva e lo cercava. Stringendosi sempre di più cominciava a sentire il suo cazzo che prendeva sempre più consistenza, nonostante i pantaloni. Da quello che percepiva doveva essere bello grosso, e duro, anche.
Francesco abbassò la mano sollevandole la gamba ed insinuandosi sotto il vestito, dietro il ginocchio. Inizio ad accarezzare la coscia calda, risalendo piano piano verso il culo. Arrivò alle mutandine, che scostò leggermente percependo la morbida peluria. COntinuarono a baciarsi a lungo, le lingue a cercarsi a vicenda in maniera quasi oscena. Si staccarono un attimo gardandosi negli occhi; non ebbero bisogno di dirsi nulla, si presero per mano e corsero verso la cabina di Emanuela.
Entrarono, e appena la porta si fu richiusa alle loro spalle tornarono a baciarsi profondamente. Francesco iniziò a cercare la cerniera dell'abito e l'abbassò, scoprendole la schiena. Lentamente le abbassò il vestito e prese ad ammirarla in tutto il suo splendore. Non indossava il reggiseno e rimase incantanto da quelle morbide tette, non troppo grandi ma perfette, che da lì a poco avrebbe succhiato e mordicchiato. Questo pensiero gli fece aumentare l'eccitazione. Sentiva il cazzo premere, si, voleva essere liberato e lasciato alle attenzioni di Emanuela.
Mentre lei si liberò del vestito, Francesco si tolse la camicia. Prese ad armeggiare con la chiusura dei pantaloni, quando sentì le mani di lei scansare le sue ed abbassare lentamente la lampo dei jeans. LA vicinanza delle sue mani al suo cazzo duro lo fece andare in estasi. Si liberò anche lui dei pantaloni e prese in braccio Emanuela facendola sdraiare sul letto della cabina. Riprese a baciarla, scendendo lentamente sul collo e scivolando verso il suo morbido petto. Andò dritto al capezzolo, così turgido e svettante, leccandolo e poi succhiandolo con dei tocchi molto leggeri. Emanuela venne scossa da un brivido. LA bocca di Francesco sul suo corpo la stava facendo impazzire, ad occhi chiusi si gustava la lingua che le solleticava il capezzolo.
Francesco abbandonò a mailncuore le tette continuando a scendere verso la fica. Prese le mutandine e, sollevandole le gambe, con un solo gesto gliele sfilò, lasciandola completamente nuda. Stette per un attimo ad ammirare estasiato la fica di Emanuela, con quella morbida e curata peluria nera. Che ora stava aspettando soltanto la sua bocca. Iniziò a baciarle le caviglie, che aveva proprio di fronte alla sua faccia, e piano piano iniziò a scendere, prima sul ginocchio e poi sull'interno coscia. La fica era lì, sempre più vicina, ne riusciva a percepire l'odore. Emanuela si godeva quelle attenzioni ad occhi chiusi, pregustando il momento in cui la lingua di Francesco avrebbe finalmente raggiunto l'agognato traguardo. Quanto ci stava mettendo, però! La sua eccitazione stava crescendo a dismisura, non vedeva l'ora di lasciare la sua fica vogliosa alla mercè di Francesco.
Finalmente Francesco la raggiunse, le diede un fugace bacetto che la fece sobbalzare dal piacere, e poi risalì verso l'altra gamba. No, la stava facendo impazzire! Inarcò la schiena avvicinando la fica verso la bocca di Francesco; lui non si fece pregare ed iniziò a leccare e succhiare le labbra, aprendole piano piano con la ligua. Dio come'era bagnata! E che buon sapore aveva! Continuò a leccare, alternando rapide linguate a lunghi baci e risucchi. Lentamente si diresse verso il clitoride. Lo sentì, duro ed eccitato, e cominciò a succhiarlo dolcemente. Emanuela non resistette più: infilò le mani in quella testa riccioluta e gli serrò le gambe dietro la schiena, schiacciandogli la faccia nella fica. Inarcò la schiena e con un lungo ma soffocato gemito fu sconquassata da un violento orgasmo. Francesco sentì il liquido sgorgare dalla sorgente del piacere che gli bagnava la bocca. Si alzo e baciò profondamente Emanuela, condividendo con lei i suoi umori.
Appena si riprese dall'orgasmo, Emanuela percepì il corpo di Francesco inginocchiato accanto a sè. Il suo sguardo andò direttamente verso il cazzo, la cui forma si percepiva chiaramente al di sotto dei boxer attillati. Iniziò ad accarezzarlo, seguendo il profilo che spuntava dai boxer. Era veramente duro!. Il cuore iniziò a batterle veloce ed il respiro si fece più corto. Lentamente abbassò i boxer ed il cazzo svettò fuori in tutta la sua potenza. Rimase a fissarlo ipnotizzata, quel bel bastone di carne grosso e già scappellato. Con un dito lo percorse in tutta la sua lunghezza, dalla punta fino alle palle. Prese tra le mani i coglioni, apprezzandone la loro consistenza e turgidità. Risalì con la mano il bastone e, giunta verso la cappella gonfia, lo strinse bene ed iniziò a masturbarlo. Fu un massaggio molto molto lento; lo stringeva con forza e a Francesco piaceva. Quel bel cazzo era il suo trofeo, e non voleva lasciarselo sfuggire per nulla al mondo.
Emanuela si sdraiò sulla pancia, mettendosi con il viso molto vicino al cazzo. Ora lo poteva apprezzare in tutti i suoi particolari; la leggera curvatura e tutte quelle vene in rilievo che lo rendevano simile ad un bastone nodoso. Quasi senza pensarci si trovò a passare la lingua in tutta la sua lunghezza. Dalla punta scese ancora verso le palle, lentamente, respirandolo e inumidendolo con la sua saliva. Mordicchiò leggermente i coglioni e poi risalì verso la punta. Indugiò dietrò la cappella, nell'attaccatura del prepuzio, che solleticò roteandoci la lingua velocemente. Si staccò brevemente, per poi accogliere tutta la cappella dentro la bocca. Aveva una buon sapore, leggermente salato. Iniziò a succhiare delicatamente la grossa cappella, continuando a masturbarlo. Francesco si stava godendo quel fantastico pompino. Dio, come era brava! Quel massaggio di bocca, così calda ed umida, glielo stava facendo indurire ancora di più. Anche Emanuela se ne accorse, lo sentiva sempre più duro e consistente dentro la sua bocca. Non pensava potesse indurirsi ancora, ma piacevolmente stupita si stava accorgendo del contrario.
L'eccitazione di entrambi stava crescendo al massimo, lui non vedeva l'ora di possederla e lei bramava per sentire quel duro e potente bastone dentro di lei. Francesco si staccò e la fece sdraiare sulla schiena. Afferrò il cazzo e lo appoggiò sulla fica, tra le labbra. Si guardarono negli occhi e, con un lieve movimento, iniziò a penetrare la stretta e calda fica di Emanuela. Lei chiuse gli occhi ed iniziò a gustarsi la sensazione di quel grosso cazzo duro che si faceva strada dentro di lei. Glielo infilò tutto quanto, fermandosi per apprezzare lo stretto abbraccio della sua fica. Iniziò a scoparla lentamente, sfilando quasi del tutto il cazzo e spingendolo poi in tutta la sua lunghezza. Lei si stava gustando quella dolce scopata, afferrandogli e stringendogli i glutei modellati da tanta corsa. Francesco iniziò ad aumentare il ritmo, affondando i colpi sempre più velocemente e ai quali Emanuela rispondeva portando ritmicamente il pube verso di lui.
Andarono avanti per parecchio tempo, e il rumore che il cazzo iniziava a fare nei suoi affondi era segno che la fica si stava bagnando sempre di più. Si staccò da lei sdraiandosi di schiena; Emanuela di scatto si rigirò sopra di lui e, afferrato il cazzo e puntatolo verso la fica, si impalò. Iniziò a cavalcare velocemente quel duro bastone, aiutata anche da Francesco che le afferrò le chiappe assecondando i movimenti della cavalcata. Le tette di Emanuela sobbalzavano vicino alla faccia di Francesco, che si incanto ad osservarne il movimento. Staccò le mani dal culo e afferrò quelle morbide tette, stringendole e giocando con i capezzoli turgidi. Gli effetti di questo dolce massaggio non tardarono ad arrivare: Emanuela iniziò a muoversi più velocemente, alternando la cavalcata a strusciamenti del clitoride sul pube peloso di Francesco. Il piacere stava lentamente pervadendo ogni angolo del suo corpo, il cuore iniziò a batterle più in fretta ed il suo respiro si fece sempre più affannato. Riuscì soltanto a dire "Oh, si... che bello..." e con un lungo gemito fu investita da un nuovo intenso orgasmo.
Si accasciò spossata sopra il corpo di Francesco. Il cazzo si sfilò da quella fica bagnatissima andando a sbattere, duro come una roccia, nel solco tra le chiappe. Francesco si sentiva le palle bagnate dal succo sgorgato da Emanuela. Dopo qualche istante di riposo lei si alzò e il suo sguardo fu di nuovo catturato dal bastone ora appoggiato sulla pancia di Francesco. Lo prese in mano e lo masturbò. Era ancora bagnato dai succhi del suo orgasmo e questo rendeva la sega estremamente piacevole per Francesco. Mentre lo massaggiava continuava a guardare rapita quel grosso cazzo tra le sue mani; senza pensarci due volte, riconoscente per il forte piacere che le aveva procurato, lo riprese in bocca, succhiandolo profondamente. Il sapore del cazzo era ora pervaso da quello dei suoi umori, in una sorta di cocktail erotico ed eccitante. Francesco, dopo essersi goduto per pò il favoloso pompino, prese le gambe di Emanuela e la fece accomodare con la fica davanti alla sua bocca, dando il via ad un lungo 69. La stanza era intrisa di uno strano silenzio, interrotto soltanto dal rumore delle loro lingue e delle loro bocche che vogliose e affamate si tuffavano in quel banchetto proibito. Francesco leccava con passione la fica aperta ed umida di Emanuela; d'un tratto, preso da una forte eccitazione, sposto le sue attenzioni sullo stretto buco del culo. Emanuela si irrigidì. Era la prima volta che qualcuno la leccava in quel punto così segreto. La lingua di Francesco continuava decisa a solleticarle l'ano mentre le mani le accarezzavano le chiappe; dopo un pò si rilassò, godendosi quelle nuove fantastiche sensazioni.
La vista di quel culo così vicino alla sua faccia spronò Francesco, che fece alzare Emanuela e la face mettere a pecorina. Si mise in ginocchio dietro di lei e in un attimo le fu di nuovo dentro la fica. Iniziò a menare colpi sempre più decisi, che Emanuela assecondava inarcando la schiena. Le chiappe sobbalzavano sotto l'effetto di quei colpi ritmati e accompaganti dal rumore dei due corpi che si incontravano. Si voltò verso le specchio e la scena che vide aumentò la sua eccitazione: Emanuela ad occhi chiusi, che si godeva la scopata. Le tette ballavano seguendone al ritmo e con una mano in mezzo alle gambe si sitimolava il clitoride.Poteva vedere il suo cazzo che entrava ed usciva dalla fica ancora umida.
Ad un tratto sentì il piacere aumentare sempre di più; si sfilò da lei e la fece sdariare sulla schiena. Si accomodò in ginocchio in mezzo alle sue gambe, continuando a segarsi il cazzo. E finalmente l'orgamo arrivò anche per lui: il primo schizzo, potente, la colpì su una tetta. Puntò il cazzo verso la fica, dirigendo gli schizzzi successivi verso il pube di Emanuela. La sua fica di venne così intrisa dello sperma caldo di Francesco; il bianco degli schizzi risaltava ora sulla nera e morbida peluria, quasi a firmare, a sigillare nero su bianco, questo segreto che ora condividevano. E il fatto che le cose, tra loro due, non sarebbero state più le stesse.
di
scritto il
2016-07-14
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