Le puttane intelligenti

di
genere
etero

Lo scrissi pensando a lei che mi regalato e poi tolto la vita






Donna delle mie brame, donna dei miei sogni ad occhi aperti, donna che si nega a Morfeo anche quando mi accascio ubriaco sul letto, donna di cui non sento più il profumo, donna che esiste.

Sono un idiota, sto per regalarti i miei pensieri e il mio cuore. Mi domando perché e non trovo la risposta, uscirò fra qualche minuto per andare a spegnere con il solito rito la disperazione e lascio il computer acceso perchè al mio ritorno voglio trovarti qui con quel viso che ha due sguardi, uno profondo e uno lascivo, che donna incredibile sei, anche su di un banale cellulare riesci a essere più zoccola di Paolina Buonaparte, a fra poco Alessandra, a quando il veleno scorrer? nelle mie vene e forse riuscirò a capire il perché…

Perché sei nelle pagine di tutti libri che ho letto, ecco perché, e ora devo decidere solo come chiamarti, se Madame, Alessandra, piccolina, troia, occhi belli… forse Nemesi, non è sbagliato, è della mia fine come uomo che ti racconterò. Ale-Nemesi, una vendetta della vita per il disprezzo che le porto nel non voler ricevere i suoi regali.

Le Puttane Intelligenti


Tutto ebbe inizio in un pomeriggio torrido di circa quaranta anni fa, avevo quasi 13 anni, erano tutti in spiaggia e ero corso a casa per alleviare la tensione che mi stava torturando, mamma quel giorno era splendida con quel bikini bianco, aveva un culo e due tette da impazzire e quel giorno mi aveva chiesto di portarla lontano col pattino per prendere il sole meglio, si era sdraiata sul telo dandomi la schiena ed io remavo guardandola annichilito dal piacere, che meraviglia quella pelle nuda, il seno che s’intravedeva, che meraviglia quando rimpiccioliva lo slip con un gesto veloce facendomi diventare il cazzo duro come la pietra. Non ho mai capito se davvero una donna intelligente come lei non avvertisse lo sconquasso erotico che mi donava, come poteva non accorgersi dell’evidente gonfiore sul mio costume, non capiva che per me era una tortura?
- Davide vai più al largo perché siamo troppo vicini alla riva, voglio prendere il sole tranquilla e se vedi qualcuno che si avvicina con una barca avvisami-
Remai tremando, col cuore che batteva forte in petto, tutto era un trionfo dei sensi, il mare piatto, quel sole abbagliante e il culo di mia madre in cui perdevo lo sguardo e l’anima, arrivai lontanissimo quel giorno, la spiaggia era una sottilissima linea, per miglia non si vedeva nulla, eravamo soli.
- Va bene qui mamma?-
Alzò il capo e scrutando il mare mi sorrise.
- Va benissimo Davide, stenditi vicino a me e fatti mettere un po’ di crema perché oggi il sole scotta troppo
Per me era la salvezza, avevo il cazzo durissimo e non sapevo come nasconderlo, mi sdraiai velocemente a pancia in giù sentendo il legno duro coprire la mia erezione, mi spalmò la crema dolcemente accarezzandomi come il suo bambino che in quel momento la desiderava come l’ultima delle puttane.
-Ti sei proprio fatto grande e sei bello come una statua greca, ti ho fatto io-
Mi sussurrò, dandomi un bacio sulla nuca. Volevo morire in quel momento, il cazzo mi faceva male quanto era duro e non sapevo cosa fare, ero terrorizzato che potessi sborrare di lì a poco solo sentendo il contatto dell’asciugamano sul mio ventre.
- Facciamo il bagno sto morendo di caldo -
E si tuffò in acqua lasciandomi finalmente rifiatare, dopo pochi istanti approfittando del fatto che non poteva vedermi mi tuffai anch’io e mi allontanai velocemente a nuoto, poi tornò sul pattino e si ristese al sole.
- Non andare lontano e quando torni vorrei che mi ungessi la schiena d’olio -
Non potevo in quelle condizioni, mi avvicinai silenziosamente e fissai di nascosto il suo corpo sdraiato di schiena, lo slip del bikini era sottile e si intravedevano i peli chiari della sua fica, quelle coscie abbronzate mi facevano impazzire, mi abbassai il costume e nascosto dall’acqua cominciai a toccarmi.
- Vieni dai, esci dall’acqua - Un attimo mamma arrivo subito -
Se lo avessi stretto sarei venuto all’istante ma volevo moltiplicare il piacere, lo accarezzai fissando il suo culo e dopo pochi secondi ebbi un orgasmo col mare e il mio seme caldo danzò in eleganti filamenti bianchi in onore del mio piacere, non ansimai e gustai a lungo quelle scosse che mi donarono finalmente la pace, ora potevo. Ritornai sul pattino e presi la bottiglietta con l’olio, sentivo ancora una languida senzazione nel mio inguine e in quella estasi rovente cominciai a toccarle le spalle, la sua pelle era bellissima e calda sotto le mie dita, l’olio profumato la faceva luccicare come una seta, era la mia dea, mia, solo mia. A lei piaceva moltissimo, si rilassava tanto sino ad addormentarsi diceva. Le slacciai il reggiseno, sapevo di poterlo fare, e le accarezzai tutte le spalle e scesi sino all’inizio degli slip, le toccai i fianchi sentendola per un attimo fremere.
- Mi fai il solletico Davide, va bene mamma, continuo sulle gambe?-
La sentii esitare e il si che mi regalò fu più un sussurro che un suono preciso. Cominciai dalle caviglie sottili per passare sui polpacci che massaggiai a lungo come avevo visto fare una volta alla sua estetista uno dei tanti giorni in cui la spiavo dal buco della serratura. Mi aveva sempre detto no sino a quel giorno, finalmente ero vicino al paradiso. La senzazione fu sublime, l’incavo delle sue ginocchia era il viatico per le meravigliose cosce, lo assaporai a lungo e finalmente toccai la sua pelle dove non ero arrivato mai, un confine dove l’eccitazione sarebbe arrivata al culmine; ricominciai a sentire il cazzo fremere di piacere, una lava calda mi scorse nei testicoli e cominciai a perdere il controllo toccandola a piene mani, non più sfiorandola. Furono solo pochi istanti di puro e sconvolgente piacere, arrivai ai suoi slip e le toccai l’interno delle cosce a pochissimi centimetri dalla sua fica che ormai era la sola cosa che guardavo impazzito.
- Davide basta! Va bene così, arriva fino alla piattaforma e restaci, ti vengo a prendere io dopo -
Mi risvegliai dal sogno e per non incrociare il suo sguardo mi rituffai in acqua immediatamente. Poche bracciate e mi ritrovai lontano da lei in preda ad una eccitazione incredibile, si allontanò col pattino e si stese al sole seduta, ero lontano e vedevo solo il contorno del suo corpo, fece cadere il reggiseno e si unse lentamente, immaginavo le sue mani sui capezzoli, fra le cosce, immagginavo la morbidezza delle sue carni e questa volta lo strisi forte, su e giù violentemente fino a sentire il caldo della sborra nuovamente fra le dita.
Faceva caldo quel pomeriggio, fradicio di sudore per la terza volta mi ero masturbato sognandola ad occhi aperti, il ricordo della senzazione delle mie mani sulle sue cosce mi torturava, mi ero sporcato tutto, era uscita copiosa e mi era arrivata sul viso tanto eruttò violenta. Credevo di essere solo in casa avendo lasciato mamma e i miei fratelli in spiaggia, mi avviai in bagno per lavarmi, mi sbagliavo, sentii uno sguardo alle spalle e mi girai di scatto.
Si chiamava Anna, aveva 20 anni e faceva la cameriera da noi d’estate, quel pomeriggio non era tornata a casa e stava lì silenziosa a fissare il mio corpo nudo e il mio membro ancora semi eretto.
- Vai in camera mia e prendi i soldi che ho nei jeans, subito ! -
Era povera Anna, veniva da una famiglia misera, parlava solo in dialetto Manfredoniano e a stento sapeva leggere e scrivere; una serva giovane e consapevole del mio potere di piccolo maschio ricco.
- Queste sono 5000 lire, spogliati nuda e vieni sotto la doccia a lavarmi -
- Non sono una puttana -
E quasi accarezzandoli infilò i soldi nella tasca del grembiule. Mi prese per mano fissandomi dritto negli occhi e entrammo nel bagno. Si levò il vestito subito e con un gesto misto a vergogna e piacere si sfilò le mutandine. Era la prima donna nuda che guardavo da vicino e non era bella come mamma, aveva due seni piccoli e duri, una fica pelosissima, il culo grosso, puzzava di sudore, ma era un corpo femminile finalmente! Mi lavò davvero, e quando le sue mani si fermarono a lungo sul mio sesso ricominciai a sentirlo di nuovo duro come qualche istante prima. Mi chiese un bacio, voleva essere una ragazza non una puttana e io l’accontentai come sempre dopo nella mia vita ho fatto con voi perché il corpo di una donna, la sua bocca, la sua pelle, il suo odore, quello del sesso asciutto o bagnato sono un’opera d’arte che si può solo adorare. Ci asciugammo e andammo a stenderci sul mio letto, ero spaventato di scoprirmi inesperto, goffo, e per allontanare il momento in cui avrei dovuto dirle che per me era la prima volta iniziai a baciarla e a leccarla ovunque, non era bella come mamma ma godeva e gemeva sublime sotto le mie carezze e m’inondò le dita del suo umore che aspro leccai come se lo avessi fatto da sempre. Era vergine Anna, era fidanzata con un pescatore a cui permetteva solo di toccarla e che non doveva neanche masturbare perché appena lo sfiorava sui pantaloni veniva subito, si sposarono l’anno dopo e la prima cosa che fece al ritorno dal viaggio di nozze fu di venire subito da me a fare l’amore, era vergine Anna che i fratelli si inculavano tutti i giorni e che avevano fatto di lei una impagabile donna di piacere, era vergine Anna quando finalmente mi sussurrò, offrendosi prona:
- Leccami il buco del culo e sputami dentro, appoggia la punta e non muoverti -
Se lo infilò dentro lentamente gemendo, ed io rimasi sconvolto dalla senzazione che per la prima volta sentii sul mio cazzo, era circondato da carne calda, umida, viva. Mi ero masturbato tre volte quel giorno, due guardando quel corpo meraviglioso steso sul pattino mescolando seme all’acqua del mare e una volta sognando di toccarla, per la quarta volta stavo per sborrare di nuovo ma in un altro modo, avevo il cuore che mi batteva forte forte in petto, le facevo male, la sua carne era mia e lo infilavo tutto con forza facendola gridare, non so come, ma si accorse che stavo per godere e se lo sfilò stringendolo forte in mano, venato di merda, come se fosse ambrosia lo portò alle labbra e bevve tutto fino all’ultima goccia. Sono stato un amante meraviglioso con tutte le mie donne comprese le puttane cui ho sempre dato di più di quello che chiedevano, sono nato uomo sborrando su mia madre e in una serva, sono nato lascivo e lussurioso da due Angeli che mi hanno fatto crescere in un pomeriggio caldo e la prima volta non ho avuto un ventre ma un canale, in un giorno ho imparato che solo le puttane intelligenti avrebbero potuto regalarmi il piacere.
scritto il
2010-10-21
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