Tra le braccia di morfeo
di
Il Cantastorie
genere
gay
Ci eravamo già visti qualche altra volta, versatili entrambi, scopamici che si regalavano piacere reciproco, penetrandosi a vicenda. Ricordo che una volta, mentre era seduto sopra il mio uccello in tiro, si era masturbava intensamente, mentre io lo osservavo. Ad un tratto iniziò ad ansimare ed ebbe un'eiaculazione repentina e violenta, che mi arrivò direttamente sulle labbra: non avevamo mai fatto nulla senza condom, ma cedetti alla tentazione di assaggiare il suo sperma.
Mentre mi leccavo le labbra, si avvicinò e leccò dal mio viso e dalla mia bocca quello sperma che aveva eiaculato su di me.
Una sera, l'ultima che ci vedemmo (si sarebbe trasferito molto lontano), non ero molto in vena di penetrare e gli dissi: "stavolta fa tu!".
Gli piacque l'idea. E io mi abbandonai completamente.
Eravamo entrambi in mutande. Dapprima mi accarezzò tutto il corpo, solleticando il mio pene che pian piano dava segni di eccitazione. Passò a baciare qua e là il mio petto, indugiando sui capezzoli che succhiò, leccò e mordicchiò, aumentando la mia eccitazione.
Infine arrivò al mio buchino segreto. Mi fece mettere a quattro zampe e poi mi fece abbassare le spalle in maniera che il mio sedere era in alto con le natiche ben aperte.
Accarezzò le natiche e iniziò a passare le dita sulla fessura, indugiando sull'ano. Quindi passò ad una dolce, lunga leccata che partiva dal perineo per arrivare ai lombi.
Mi scioglievo e iniziavo ad agognare sempre di più che entrasse dentro di me.
Era in tipo molto esile, anche se nerboruto e non particolarmente peloso, ma aveva una pelle che sembrava vellutata.
Ad un tratto non sentii più nulla: si stava mettendo il condom.
Il suo pene era particolare: dalla posizione a riposo all'erezione non cambiava molto in lunghezza (piuttosto lungo!), ma cambiava appena il diametro e la consistenza.
Era ben eccitato e dolcemente entrò nel mio culetto che aveva appena preparato con tanta sapienza. Non sentii male, ma solo la dolcezza della sua tenera violazione.
Si muoveva dentro di me piano piano, con movimenti molto lunghi, quasi estraendo il suo pene e poi ritornando tutto dentro, facendomi sentire i suoi peli pubici sul mio sedere glabro.
A volte, una volta affondato completamente il suo uccello dentro di me, su muoveva con movimenti rotatori, cosi che il suo basso ventre accarezzava le mie natiche.
Iniziavo a provare un profondo piacere nella zona anale, ma anche lui iniziava ad avvertire il crescente orgasmo. Ora si muoveva più deciso dentro di me e i nostri orgasmi crescevano insieme. Fui io a venire per primo, senza neppure toccarmi l'uccello, ma lui mi segui quasi immediatamente. Mentre ancora aveva contrazioni orgasmiche, mi strinse il petto, tirandomi a sé, mentre io puntavo sulle ginocchia per assecondare il suo movimento.
Pian piano mi accasciai e lui sopra di me, senza uscire. mi baciò dolcemente il collo e si abbandonò su di me, sempre senza uscire.
Nessuno dei due disse una parola. Parlavano i nostri respiri che si facevano lunghi e rilassati.
D'un tratto mi accorsi che si era addormentato, così, dentro di me, mentre il suo uccello aveva perso la durezza che aveva prima.
Mi commossi per la dolce eccitazione che provavo. Rimasi immobile ascoltando il suo respiro e cullandolo col mio.
Di lì a poco mi addormentai anch'io.
Mi svegliai non so dopo quanto tempo, mentre lui dormiva ancora. Mi mossi per trovare conforto in una nuova posizione e mi accorsi che il suo uccello stava diventando ancora duro dentro di me, senza che si fosse svegliato.
Volevo godermi quella sensazione e mi mossi con movimenti rotatori lenti e leggeri.
Si svegliò: "Cazzo! Mi sono addormentato! Ah, ma senti come sei ancora voglioso..."
Si mosse assecondando i miei movimenti, cosa che generò in entrambi un dolce piacere, ma senza orgasmo. La cosa durò alcuni minuti.
Concludemmo così i nostri giochi.
Mentre mi leccavo le labbra, si avvicinò e leccò dal mio viso e dalla mia bocca quello sperma che aveva eiaculato su di me.
Una sera, l'ultima che ci vedemmo (si sarebbe trasferito molto lontano), non ero molto in vena di penetrare e gli dissi: "stavolta fa tu!".
Gli piacque l'idea. E io mi abbandonai completamente.
Eravamo entrambi in mutande. Dapprima mi accarezzò tutto il corpo, solleticando il mio pene che pian piano dava segni di eccitazione. Passò a baciare qua e là il mio petto, indugiando sui capezzoli che succhiò, leccò e mordicchiò, aumentando la mia eccitazione.
Infine arrivò al mio buchino segreto. Mi fece mettere a quattro zampe e poi mi fece abbassare le spalle in maniera che il mio sedere era in alto con le natiche ben aperte.
Accarezzò le natiche e iniziò a passare le dita sulla fessura, indugiando sull'ano. Quindi passò ad una dolce, lunga leccata che partiva dal perineo per arrivare ai lombi.
Mi scioglievo e iniziavo ad agognare sempre di più che entrasse dentro di me.
Era in tipo molto esile, anche se nerboruto e non particolarmente peloso, ma aveva una pelle che sembrava vellutata.
Ad un tratto non sentii più nulla: si stava mettendo il condom.
Il suo pene era particolare: dalla posizione a riposo all'erezione non cambiava molto in lunghezza (piuttosto lungo!), ma cambiava appena il diametro e la consistenza.
Era ben eccitato e dolcemente entrò nel mio culetto che aveva appena preparato con tanta sapienza. Non sentii male, ma solo la dolcezza della sua tenera violazione.
Si muoveva dentro di me piano piano, con movimenti molto lunghi, quasi estraendo il suo pene e poi ritornando tutto dentro, facendomi sentire i suoi peli pubici sul mio sedere glabro.
A volte, una volta affondato completamente il suo uccello dentro di me, su muoveva con movimenti rotatori, cosi che il suo basso ventre accarezzava le mie natiche.
Iniziavo a provare un profondo piacere nella zona anale, ma anche lui iniziava ad avvertire il crescente orgasmo. Ora si muoveva più deciso dentro di me e i nostri orgasmi crescevano insieme. Fui io a venire per primo, senza neppure toccarmi l'uccello, ma lui mi segui quasi immediatamente. Mentre ancora aveva contrazioni orgasmiche, mi strinse il petto, tirandomi a sé, mentre io puntavo sulle ginocchia per assecondare il suo movimento.
Pian piano mi accasciai e lui sopra di me, senza uscire. mi baciò dolcemente il collo e si abbandonò su di me, sempre senza uscire.
Nessuno dei due disse una parola. Parlavano i nostri respiri che si facevano lunghi e rilassati.
D'un tratto mi accorsi che si era addormentato, così, dentro di me, mentre il suo uccello aveva perso la durezza che aveva prima.
Mi commossi per la dolce eccitazione che provavo. Rimasi immobile ascoltando il suo respiro e cullandolo col mio.
Di lì a poco mi addormentai anch'io.
Mi svegliai non so dopo quanto tempo, mentre lui dormiva ancora. Mi mossi per trovare conforto in una nuova posizione e mi accorsi che il suo uccello stava diventando ancora duro dentro di me, senza che si fosse svegliato.
Volevo godermi quella sensazione e mi mossi con movimenti rotatori lenti e leggeri.
Si svegliò: "Cazzo! Mi sono addormentato! Ah, ma senti come sei ancora voglioso..."
Si mosse assecondando i miei movimenti, cosa che generò in entrambi un dolce piacere, ma senza orgasmo. La cosa durò alcuni minuti.
Concludemmo così i nostri giochi.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L'Ingegnereracconto sucessivo
Il ritardatario
Commenti dei lettori al racconto erotico